L’insegnamento
spirituale dello starec Disiderij
sulla preghiera di Gesù
Ecco là sul Monte Santo
cresce un albero mirando,
sul verde ripido pendio
canta il Nome di Dio.
In ogni cella si rallegrano del Nome i glorificatori:
è gioia pura la Parola
risana la malinconia!
Dinanzi al popolo, a voce alta
i fratelli sono condannati; ma dalla bellissima eresia
non dobbiamo essere salvati.
Ogni volta che noi amiamo ecco che ci ricadiamo.
E l'amore senza nome
estirpiamo insieme al Nome.
(versi del poeta: Osip Mandel’stam)
Introduzione: l’incontro dello schimonaco Ilarion con lo starec Disiderij
Guardammo
a valle - scrive Ilarion - e con meraviglia scorgemmo da lontano un uomo,
che camminava con una grande bisaccia sulle spalle: a passi lenti e affaticati,
col capo chino, risaliva lungo il pendio la profonda conca assolata .. Eravamo
stupiti, ma al tempo stesso anche grandemente consolati, a vedere un essere
umano in quelle lande disabitate .. Guardando più da vicino, ci accorgemmo che
era anch'egli un monaco come noi, e ce ne rallegrammo molto, sperando di poter
ascoltare da lui molte parole utili sulla nostra vita nel deserto quando non era
più molto distante, lo salutammo col saluto comune tra i monaci:
"Benedite,
padre!". "Dio benedice!" Era uno
starec ormai avanzato negli anni ... un
uomo di alta statura, dal corpo asciutto ... la barba gli arrivava alla cintura,
i capelli erano completamente bianchi, come neve sui monti, e gli scendevano
sulle spalle ...
Su di lui era visibile il sigillo dell'illuminazione
spirituale: i suoi occhi riversavano un'indicibile cordialità e brillavano di
bontà, sincerità e buona disposizione.
Incominciammo a prendere il
tè con del pane secco. In quel momento incominciò tra noi una straordinaria
conversazione: "Per amore del Signore,
diteci, qual è il meglio che avete conseguito nel deserto?".
Il volto dello starec si illuminò, e una luce spirituale brillò nei suoi
occhi ... Lo starec rispose:
"Ho acquisito il Signore Gesù
Cristo nel mio cuore, e in Lui, senza dubbio, anche la vita eterna, che
percepisco in modo cosciente e senza inganno nel cuore" ...
Dopo aver ascoltato
tali parole inaspettate e sorprendenti, ne fummo estremamente meravigliati,
perché avevamo trovato proprio ciò che cercavamo.
"In che modo?", mi affrettai a
chiedere.
"Attraverso l'incessante preghiera al Signore nostro Gesù Cristo", fu
la risposta.
L’insegnamento spirituale dello "starec" Disiderij
I tre livelli della preghiera
Primo gradino
Per quasi quindici anni -
disse lo starec - praticai esclusivamente
la preghiera delle labbra,
quando vivevo in monastero e mi occupavo delle diverse incombenze che mi
venivano assegnate. Durante questi esercizi, ricordo, io non prestavo
assolutamente attenzione alla mente e al cuore, accontentandomi di pronunciare
con la bocca le parole della preghiera:
"Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me
peccatore".
Questo modo di preghiera è quello che si dice fatto con le labbra,
verbale, esteriore, corporale e per imparare l'orazione ed esercitarvisi occupa
il gradino più basso, dei principianti.
Secondo gradino
In seguito, passato un numero determinato di anni, essa stessa si trasforma in preghiera mentale, cioè quando la mente comincia a fissarsi nelle parole della preghiera ... E questo, secondo le opere dei santi padri, è il secondo gradino dell'esercizio della preghiera, che si chiama qui mentale (umnaja), intellettuale (umstvennaja) o semplicemente psichica (dusevnaja).
Al secondo gradino la
preghiera di Gesù è detta intellettuale o "mentale" (umnaja) e, quanto
alla sua azione, essa è psichica, poiché agisce con la partecipazione della
forza psichica dell'intelligenza (razum) o giudizio, che tutti gli
scritti patristici chiamano "intelletto" (um).
Il modo di pregare è lo
stesso: la preghiera è pronunciata con la bocca, ma solo la mente è racchiusa o
contenuta nelle parole della preghiera.
Quest'inserzione della mente nelle
parole della preghiera ha, sul piano spirituale, un enorme significato, perché
trattiene la mente dal fantasticare. E' noto che non è possibile in nessun altro
modo trattenere la mente, se non con l'onnipotente Nome di Gesù Cristo.
San Giovanni Climaco
definisce questo stato della preghiera già piuttosto elevato, lo loda, perché a
questo gradino la nostra mente, per sua natura distratta, frammentata e dispersa
attorno alle cose di questo mondo, si raccoglie in se stessa e, tenendosi alle
parole della preghiera, dimora per così dire nella sua casa, restando estranea a
tutti i pensieri, che in generale tiranneggiano così dolorosamente l'anima di
ogni persona che non sia rinnovata dalla grazia della preghiera. Questo modo di
essere frammentato della nostra mente lo si può raffigurare come quello di un
uomo in mezzo a un mare agitato. E come questi è in balia delle onde e non ha la
possibilità di stare su un punto fermo, così anche la nostra mente, non avendo
in sé un punto di appoggio - Cristo -, è agitata e scossa da tutti i possibili
movimenti dei pensieri. Ma ecco che costui dal mare si trascina su uno scoglio e
resta tranquillo: fissando Cristo nel cuore, secondo l'espressione del canto
liturgico (nell'ufficio di san Basilio), tiene a bada i propri pensieri.
Terzo gradino
E poi
si rivelò, per misericordia di Dio, anche
la preghiera del cuore, la quale,
secondo il concorde insegnamento di tutti i santi padri, costituisce nella vita
spirituale e in generale in tutte le opere monastiche la corona, gloria e
perfezione, perché la sua essenza è la più stretta unificazione del nostro
cuore, o per meglio dire l'unione di tutto il nostro essere spirituale con il
Signore Gesù Cristo, chiaramente percepibile nel suo santissimo Nome.
Questo
stato superiore, che oltrepassa la natura, secondo l'intendimento di uomini
sapienti secondo Dio, costituisce l'ultimo gradino e il limite degli sforzi di
qualsiasi essere razionale, creato a immagine di Dio e per sua natura teso al
suo altissimo Archetipo. È qui che avviene l'unione del cuore con il Signore,
che penetra il nostro spirito con la sua presenza, come un raggio di sole
attraversa un vetro, e così ci dona di gustare l'indicibile beatitudine della
santa unione con Dio.
In questo gradino, secondo le parole di sant'Isacco il
Siro, la nostra natura spirituale raggiunge il più alto grado della sua
perfezione, semplicità e spiritualità, perché qui risiede la pienezza della vita
spirituale. L'uomo entra nella sfera della luce senza fine, nella quale, come
dice san Macario il Grande, vive, agisce e prende cittadinanza: e perciò questa
è anche la fine di tutta la fatica e il lavoro ascetico e noi, ricevendo la
libertà, dimoriamo in Dio e Dio in noi.
I primi due gradini della preghiera non cessano neanche qui: ma è come se la loro azione fosse sopraffatta, raffinata e spiritualizzata. La preghiera si spoglia delle sue vesti esteriori - nel primo gradino da quelle corporali (le diverse occupazioni), nel secondo da quelle psichiche (i pensieri) - ed entra purificata nel tempio spirituale del cuore, per il culto spirituale al Signore Dio. Come anche il sacerdote, entrando nel santuario per la liturgia, si toglie le vesti usuali e indossa i paramenti sacri, così anche qui cessa la parola, mentre la mente, rivestita dell'armatura della forza e dello zelo per Dio suo salvatore, e cintasi della purezza e della santità, sta come guardiano severo alle porte del cuore.
La nostra mente, per sua
natura passionale, si spoglia dei suoi pensieri, dai quali era coperta come un
vestito ricopre un corpo o la corteccia un albero, e diventa pura, come la luce
celeste. Questo la rende capace dell'unione con il Signore Gesù Cristo; ed è
questo il fine ultimo, per il quale la creatura razionale è stata chiamata
all'essere e dal quale si era allontanata in Adamo nostro progenitore.
Il nostro
cuore in questo terzo gradino riceve il principio della vita e
dell'illuminazione spirituali, poiché la Fonte della santità e di tutte le
perfezioni spirituali, il Signore Gesù Cristo, discende misericordiosamente in
esso nella pienezza delle sue infinite benedizioni e vi dimora come su di un
trono".
I
requisiti della preghiera
Umiliarsi davanti al Signore
Se il monaco non si vede
realmente peggiore di ogni creatura, non riceverà nulla. Deve sempre pregare
così: "Signore, concedimi di vedere i miei peccati e tutta la mia peccaminosa
depravazione, così come sono; Signore, concedimi la tristezza e la contrizione
del cuore per i miei peccati numerosi come la sabbia del mare. Non togliere il
tuo Spirito santo da me; donami la gioia della tua salvezza; crea in me un cuore
puro, distogli il tuo volto dai miei peccati e purifica tutta la mia iniquità"
(cf. Sal 50,12-13) ...
Quando lo Spirito santo desidera prendere dimora nell'uomo, per prima cosa
risveglia proprio questi sentimenti. L'uomo conoscerà dallo Spirito santo la sua
assoluta miseria e povertà spirituale; scomparirà nell'abisso della coscienza
della propria pochezza come goccia nel mare; si umilierà non solo a parole, ma
nel sentimento del proprio cuore, in verità e nei fatti. Bisogna considerare se stessi
tra le qualità più basse, non confrontarsi con gli altri, ma reputarsi inferiori
a ogni uomo non a parole, ma nel sentimento del proprio cuore in verità e
realmente ...
Non c'è nulla che ci ostacoli così tanto nell'avvicinamento spirituale a Dio,
quanto l'opinione su di sé; questa è una tale ulcera, che cresce nella nostra
anima, che persino l'uomo più misero per condizione, anche lui ha una grande
idea di sé per quella o quell'altra sua capacità.
Ed ecco che la vera qualità
del nostro reale progresso spirituale consiste nel vederci nel nostro cuore
peggiori di ogni creatura animata e inanimata.
Mantenere durante la preghiera una mente pura da ogni pensiero, priva di immagini
Nell'uomo ogni cosa è
triadica, a causa della sua natura triadica: corpo, anima e spirito. Per questo,
quando i santi padri parlano del cuore, è difficile, senza esperienza personale,
comprendere esattamente ciò ch'essi intendono. Si tratta, come anche sopra si è
detto, del sentimento intimo dell'anima, che è la radice e il centro della
nostra vita psichica, perché in questo senso o cuore dell'anima scorre tutta la
nostra vita. L'intelletto partecipa in qualche modo nell'opera della preghiera,
privandosi dell'attività che gli è propria: pensieri, giudizi e l'irrefrenabile
tendenza al movimento. Qui esso non è altro che custode e guardiano, sta alle
porte del cuore e monta la guardia a tutto il territorio spirituale, affinché
non vi entrino pensieri terreni, nemici o inutili per la preghiera. Per questo i
santi padri raccomandano rigorosamente in tutti i loro scritti di
mantenere
durante la preghiera una mente pura da ogni pensiero, priva di immagini, di
visioni, senza determinazioni qualitative, così che non sia altro che un
osservatore esterno. E tutta la vita scorre innanzi alla mente, che, unendosi
nel Nome del Signore allo stesso Signore, è ricolmata della luce divina, di
gioia celeste e di beatitudine spirituale e trasmette tutto questo all'anima.
L'uomo in questo momento, interamente raccolto in uno con tutte le sue forze, si
unisce interamente al Signore Gesù.
Essere misericordiosi
Se a causa della nostra debolezza o per cattiva abitudine o anche, soprattutto, per disattenzione e distrazione, offendiamo qualcuno dei nostri fratelli, allora dovremo ricorrere a tutti i mezzi possibili che dipendono da noi per rappacificarci con lui e chiedere perdono e restituirgli la calma e la pace ... Questo nella preghiera è la cosa più importante. Se non ne terrete conto, non progredirete nella preghiera, anche se persevererete in essa giorno e notte per anni interi.
Leggere continuamente il Vangelo
Chiunque desideri operare nella propria anima la preghiera di Gesù deve leggere il santo vangelo il più frequentemente possibile, finché non lo avrà imparato tutto a memoria. Questo è assolutamente necessario, poiché c'è un solo spirito nel vangelo e nel Nome di Gesù Cristo.
I frutti della preghiera
Colui che ha in sé
l'attività interiore della preghiera nel Nome del
Signore Gesù sente chiaramente nel proprio cuore la sua presenza salvifica, la
sua vita e perfino quasi, se ci si può esprimere così, il suo respiro. E proprio
a tale strettissima unione con il Signore che ci conduce
la preghiera di Gesù.
In questo Nome è la vita eterna, per la presenza e la dimora in esso dell'eterno
Dio. Secondo le parole dei santi padri, non c'è un'unione più stretta di quella
che avviene tra Dio e la nostra anima. E questo si attua nel modo più stretto e
sensibile nella preghiera interiore di Gesù, dove la nostra mente è come se si
mescolasse con l'essere spirituale, invisibile del Signore Gesù Cristo.
E’ così che si riversa
la sovrabbondanza della grazia e della gioia in Dio salvatore, come
testimonia l'amore sincero per Dio e il prossimo e la pronta disponibilità a
ogni buona opera.
Espressione di questo stato è la preghiera interiore
ininterrotta, quando essa non è limitata né dal tempo, né dal luogo, né da
null'altro di esteriore, ma opera ciò che le è proprio senza che nessuno lo veda
nella profondità dello spirito, senza parole e senza prostrazioni, senza alcuna
immagine, visione o pensiero. O stato elevato e beatissimo! Ciò viene
dall'autentica unione del cuore con il Signore, quando il Signore Gesù Cristo
pone in noi la sua abitazione, dimorando sensibilmente e attivamente nel cuore,
e la sua divina presenza è avvertita chiaramente e consapevolmente, uno stato
che i santi padri definiscono come comunione vivente con Dio. Allora Cristo,
quale redentore e salvatore nostro, discende nell'uomo con i suoi doni di
grazia, si unisce a lui con le sue energie divine, che sono per la vita e la
pietà (cf. 2Pt 1,3), e in lui prende dimora (cf. Gv 14,23), così che l'uomo
diviene tempio dello Spirito di Dio (cf. 1Cor 3,6), chiesa del Dio vivo
(cf. 2Cor 6,16), forma un solo spirito con il Signore (cf. 1Cor 6,17).
Sulle altre forme e modi di preghiera
Io non disprezzo affatto,
rispose lo starec, le disposizioni della chiesa e ritengo veramente
necessario ... compiere tutto ciò che è tramandato e comandato dalla nostra
santa chiesa, madre amante dei suoi figli, per la loro salvezza.
Soltanto si
deve sapere che nella vita spirituale, e tanto più nel nostro cammino nella
preghiera verso il Signore Dio, ci sono misure e gradi.
Al principio ... la varietà delle preghiere in chiesa, salmi, canoni, tropari,
sono assolutamente necessari, perché la mente non può ancora pervenire al
raccoglimento in un unico punto, cosa che avviene al raggiungimento della
perfezione; ma a misura che uno progredisce nella spiritualità, o meglio, si
unisce con lo Spirito, tanto più penetra nell'unità fino a unificarsi con il
Nome di Dio in un'inseparabile unità.
Conosco un uomo in Cristo, aggiunse lo
starec ... che diceva di sé: "In tutto il mondo spirituale e
materiale io vedo solo due parole: Gesù Cristo".