S. TERESA DI GESU’
Donna di eccezionali talenti di mente e di cuore, entrò a vent'anni nel Carmelo di Avila, dove concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un intensa attività come riformatrice dell'Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l'autorizzazione del Generale dell'Ordine si dedicò appassionatamente ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale. Lasciò nella sua autobiografia e nei suoi scritti di spiritualità un documento di profonda esperienza mistica. |
IL
CASTELLO INTERIORE
INDICE:
LA PORTA DEL
CASTELLO
PRIME MANSIONI
DELL’ANIMA : CONOSCERSI
SECONDE MANSIONI
DELL’ANIMA : la fuga dalle occasioni e la sofferenza dell’ascolto
TERZE MANSIONI:
L’amore verso la beatitudine
QUARTE MANSIONI:
ORAZIONE DI QUIETE Inizio del soprannaturale
LA PREGHIERA DI RACCOGLIMENTO
“Come da una fonte
limpidissima non sgorgano che limpidi ruscelli, così di un’anima in
grazia; ma se l’anima l’abbandona di sua colpa per mettersi in un’altra
dalle acque sudicie e fetenti, non sgorgherebbe da lei che la stessa
abominevole sporcizia; anzitutto, un timore grandissimo di offenderlo; uno
specchio di umiltà, nel quale vedeva che il principio del bene che
facciamo non procede da noi, ma dal fonte nel quale l’albero dell’anima è
piantato, e dal Sole che feconda le nostre buone opere.
Portate il vostro sguardo al centro, dove è situato l’appartamento o il palazzo del Re. Egli vi abita come in una “palmista”, di cui non si può prendere il buono se non togliendo le molte foglie che lo coprono.
Come possiamo
paragonare l’anima?
Essa è come un grande
castello fatto da un solo diamante limpidissimo nel quale vi sono molte
mansioni.
Le mura e il castone
di questo castello è il corpo, l’interno è formato di stanze trasparenti
si da far riflettere la luce ovunque.
Queste stanze sono
poste ovunque nel castello, sopra, sotto, di lato; quella più importante è
al centro di questo castello, è la stanza segreta dove vi abita il Re e
dove si svolgono le cose più belle tra l’anima e Dio.
La gioia di
un’anima:
La gioia di un’anima è
quella di poter entrare in questo castello e poter essere introdotta nella
stanza segreta.
Lo stato di peccato
non favorisce l’anima in questo obiettivo e viene in qualche modo
ostacolata dal demonio in quanto il nascondimento nella stanza segreta
comporta non solo la salvezza dell’anima ma la sua piena gioia.
L’anima, a motivo del
peccato, ha l’abitudine di vivere nei dintorni del castello il quale è
circondato di rettili e di animali pericolosissimi che tentano di assalire
e sbranare l’anima attraverso gli inganni e le illusioni, e coprono la
luminosità del castello, sicchè si trova nelle tenebre più fitte.
L’anima è desiderosa
di entrare nel castello e nonostante giri intorno per cercarne l’ingresso,
spesso si trova nella condizione di non poterlo fare perché una sola porta
conduce al suo interno e questa porta è l’Orazione e la preghiera.
Non c’è una preferenza
di preghiere (riguardo allo stile: meditazione, verbale o di memoria)
l’importante che sia una preghiera sincera la quale, secondo S. Teresa,
deve avere una particolare caratteristica:
“La porta per entrare in questo
castello è l’orazione e la meditazione. Non chiamo infatti orazione quella
di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e
a chi domanda, benchè muova molto le labbra. Ma se alcuno ha l’abitudine
di parlare con la maestà di Dio come con uno schiavo, senza pensare se
dice bene o male; contento di quello che gli viene in bocca o ha imparato
a memoria per averlo recitato altre volte…non tengo ciò per orazione, né
piaccia a Dio che vi siano cristiani che così facciano”. (P. 756 nota 1)
Lo Stato
dell’anima:
Abbiamo detto che
l’anima vive in una inquietudine a motivo del suo connaturale desiderio di
gioia.
Come la natura umana
spesso priva il corpo delle sue naturali attitudini, così nella vita dello
spirito l’anima può essere privata delle sue spirituali attitudini, mentre
a chi concede una certa normalità tuttavia non è capace di prestare uno
stato di perfezione, che il corpo, per averlo ha bisogno di continuo
esercizio.
Così il giudizio
riguardo al corpo si limita in un approssimato giudizio di : sano e
malato.
Così l’anima può
essere: paralitica (incapace di quei movimenti spirituali che la
completano) oppure sana, cioè capace di tendere ad una perfezione, non
però senza sacrificio ed esercizio.
E’ di quest’anima che
S. Teresa desidera esporre il cammino spirituale, in quanto essa si agira
intorno al castello cercando di entrare.
“Parliamo, invece di quelle che poi
finiscono con entrare nel castello. Ben chè ingolfate nel mondo, non
mancano di buoni desideri: di tanto in tanto si raccomandano a Dio, e, sia
pure in fretta, rientrano in sé stesse con qualche considerazione.Pregano
qualche volta al mese, benchè distrattamente, dato che il loro pensiero è
quasi sempre tra gli affari, a cui
sono molto attaccate. Però, di
tanto in tanto decidono di liberarsene perché, grazie al proprio
conoscimento --- riconoscono
che la strada per cui camminano non è quella che conduce al castello.
Finalmente entrano nelle prime stanze del pianterreno, ma vi portano con
sé un’infinità di animaletti, i quali non solo impediscono di vedere le
bellezze del castello, ma neppur permettono di rimanervi in pace
“.(P. 756 nota
2)
L’anima in ricerca usa
due mezzi efficaci per trovare la porta del castello:
Il timore di offendere
Dio
L’umiltà di vedere il
principio del bene che compie (tutto rapporta a Dio).
Mentre l’anima intenta
alla ricerca della porta, si volge all’orazione, la situazione del
Castello è così descritta da Teresa:
“Prima di andare innanzi, vi prego di
considerare come si trasformi questo castello meraviglioso e risplendente,
quando s’imbratti di peccato mortale.
Non vi sono tenebre così dense, né così tanto
tetre e buie, che non ne siano superate e di molto.
Il sole che gli
compartiva tanta bellezza e
splendore è come se più non vi sia, perché, pur rimanendo ancora nel suo
centro, l’anima tuttavia non ne partecipa più.
Conserva sempre la
capacità di goderlo, come il cristallo di riflettere raggi, ma intanto non
vi è più nulla che vi sia di merito; e finchè dura in quello stato, non le
giovano a nulla per l’acquisto della gloria neppure le sue buone opere,
perché, non procedendo esse da quel principio per cui la nostra virtù è
virtù --- non gli possono essere accette. Chi commette un peccato mortale
intende di contentare, non Dio, ma il demonio; e siccome il demonio non è
che tenebra, la povera anima si fa tenebra con lui”. (P. 767 nota 3)
Entrata che è l’anima
nel castello si ritrova nelle prime stanze (alte o di lato che siano) e
nella piena libertà di movimento si adopra alle prime mansioni.
Stato dell’anima: è
sorda (incapace di ascoltare Dio) e
muta (incapace di parlare di Dio)
L’anima non è sola in
queste prime stanze, infatti con Lei entrano anche molti animaletti che
tentano di impedirle l’esercizio della propria conoscenza.
Come può l’anima
tentare di conoscersi se non ha alcun confronto!
Come il bianco si può
conoscere nella sua intensità e purezza, solo se avvicinato e comparato al
nero, così l’anima per potersi conoscere deve conoscere Dio (il mistero
dell’auto rivelazione di Dio nell’A.T. come propedeutica alla definitiva e
piena rivelazione nel Figlio Gesù).
L’esercizio
principale, semplice quanto intuitivo sarà quello di contemplare gli
attributi elementari di Dio: grandezza, potenza, purezza, umiltà.
In queste prime
mansioni hanno molta importanza le potenze che operano nell’uomo:
L’intelligenza e la Volontà.
Pericoli in cui si
trova l’anima: Timore, pusillanimità, codardia, vanità del pensiero:
“Le nostre correnti possono
intorbidirsi a contatto con
il fango del timore, della pusillanimità, della codardia e dei pensieri
come questi:”Mi guardano o non mi guardano? Che mi avverrà camminando per
questa via? Sarà per superbia se ardirò cominciare quest’opera? E’ bene
che un miserabile come mesi eserciti in cose così sublimi come l’orazione?
Non mi riterranno forze migliore, se non cammino per la strada
comune?
Quante anime il
demonio deve rovinare per questa strada, facendo loro credere che tutto
ciò sia per sentimento di umiltà! E quante altre cose potrei dire,
provenienti dall’insistere troppo sul proprio
conoscimento! “(P. 772 nota n.
4)
Non è facile giungere alla conoscenza di noi stessi, il demonio tenta in molti modi di dissuaderci in questo impegno e le stesse potenze che operano in noi: l’intelligenza e la volontà sono ancora troppo intrise degli inganni del piacere, degli onori, delle ambizioni, insomma di tutto ciò che è il mondo dei sensi.
Rimedio efficace che
ha l’anima per vincere le suggestioni della volontà e
dell’intelletto:
Il rimedio più
salutare è il ricorrere spesso al Signore, all’intercessione dei santi,
della madonna e protendersi alla potenza della grazia.
Chi vive in questa
prima mansione è in uno stato di penombra che non è data dal peccato
dell’anima ma bensì dalla gran quantità di animaletti che circondano
l’anima nel tentativo di persuaderla dalla lotta.
L’anima è tentata di
immergersi sempre di più nelle vane preoccupazioni e se non si libera
quanto prima, rischia di soccombere come chi, vivendo in una gabbia di
vipere, rischia di essere morsicato e di morire.
Liberarsi da tutte le
preoccupazioni può avvenire secondo il proprio stato di vita:
Nella libertà anche
esteriore (i consacrati)
Nella libertà
interiore (tutti i cristiani: cfr. S. Paolo)
In questo stadio
dell’anima, il demonio tenta
di raffreddare la
carità e l’amore vicendevole così che l’anima deve avere la massima
prudenza e la necessaria attenzione a non lasciarsi indurre a:
Giudizi, pregiudizi,
mormorazioni, osservazioni delle piccolezze, trascuratezza nel proprio
dovere.
Ancor più sottile
diventa l’attacco del demonio quando ci si presenta, per dissuadere
l’anima dal progredire, come angelo di luce nelle ispirazioni, come può
accadere nell’esempio propostoci da S. Teresa:
“Altre volte vi
ho detto che il demonio è come una lima sorda che bisogna sorprendere fin
da principio, e per meglio farvelo conoscere voglio aggiungere qualche
altra cosa.
Ispira egli ad una
sorella desideri così violenti di penitenza, da farle credere di non aver
riposo se non allora che si sta martoriando. Fin qui nulla di male. Ma
ecco che la Priora le ordina di non fare penitenza senza suo permesso. Il
demonio allora le fa credere che in cosa tanto buona può prendersi qualche
libertà! Ed ella si macera in segreto fino a rovinarsi la salute e a non
poter più seguire la Regola. – Ecco dove va a finire quel fervore!..”
Così come per meglio voler essere perfetti ci si ostini a scrutare le imperfezioni altrui e sottolinearne, ma per l’ignoranza che gli altri hanno delle intenzioni buone che hanno orientato lo scrutare gli altri, porti malcontenti e ostilità
E’ chiaro che non è poco l’obiettivo raggiunto dal demonio: raffreddare la carità e l’amore vicendevole, seminando rancore, gelosie e tanti altri sentimenti che logorano lo spirito e fiaccano la preghiera.
“Parlo dunque di
coloro che han già cominciato a far orazione e hanno inteso quanto importi
non rimanere nelle prime mansioni, benchè non sappiano ancora uscirne
definitivamente. Ciò dipende dal non fuggire le occasioni, come quei muti
che, per essere anche sordi, sopportano più facilmente la pena di non
poter parlare.
Ed è così dolce la sua
voce che la povera anima, vedendo di non saper far subito quello che le
dice , si sente tutta distruggere! --- Ecco perché ho detto che è più
penoso udire che non udire”(p.778 n.2)
Stato dell’anima:
sente (ascolta Dio che la
chiama) ma muta (incapace di risposta adeguata)
Entrando nelle stanze
in avanti, l’anima è più forte perché è capace di sentire le voci che la
invitano a Dio.
Queste voci non sono
nella espressione della perfezione che si tratterà più avanti.
Per meglio intendere
LEGGIAMO P. 779 5bis:
“Queste
voci ed inviti si odono non già come quelli di cui parlerò più avanti, ma
nelle parole di certe buone persone, nelle prediche, nelle buone letture e
in tutti quegli altri modi di cui Dio si serve per far sentire le sue
chiamate: prove, malattie e certe verità che Egli fa conoscere nei momenti
che si consacrano all’orazione, sia pure svogliatamente, ma da Lui molto
stimati.
I demoni mettono
innanzi tutti i beni e i piaceri del mondo, mostrano la stima in cui sono
tenuti; suggeriscono il ricordo dei parenti e degli amici; e siccome in
questa mansione si desidera di far un po’ di penitenza, la mostrano come
contraria alla salute, e mille altre difficoltà.”
La sofferenza
dell’anima in questo stadio è di molto aumentata appunto per
l’inadeguatezza che sente di rispondere a Dio.
Sorge dall’intimo un
desiderio di penitenza e l’esercizio che l’anima compie è quello di non
esporsi ai pericoli che si conoscono.
Al fine di un
risultato positivo, l’anima ha due atteggiamenti che l’aiutano:
La perseveranza
I buoni desideri.
I sublimi pensieri: la
passione, il peccato, il paradiso ecc.
L’azione del demonio
in queste mansioni è quella di agire mettendo innanzi all’anima tutti i
beni e i piaceri del mondo, tentando nella stima, nei legami affettivi e
perfino nella salute del corpo.
Le seconde mansioni
consistono in una lotta in cui le potenze dell’Intelletto e della volontà
subiscono l’influsso della fede, ma anche l’attacco della ragione.
Movimento della
ragione: Far presente la follia di mettere a confronto i beni della terra
e quelli che l’anima spera.
Movimento della fede:
Insegnare quello che meglio conviene per la salute dell’anima
Movimento della
memoria: Ricordare all’anima dove finiscono i beni del mondo.
Pericolo che incorre
l’anima: Tornare alle prime mansioni.
LEGGIAMO P. 781 n. 6:
“O Gesù che scompiglio
fan qui i demoni, e che afflizioni per l’anima. Non sa se andare avanti o
tornare alle mansioni prime, perché mentre la ragione le fa presente la
follia di mettere in confronto i beni della terra con quelli che spera, la
fede le insegna quello che meglio le conviene, e la memoria le ricorda
dove vanno a finire tutti i
beni del mondo, rimettendole sotto gli occhi la morte di molte
persone che ne godettero in abbondanza………
……
L’abitudine di correr dietro alla vanità è l’esempio di un mondo che non
sa far altro che questo, distruggono ogni cosa. La fede in noi è così
debole che crediamo più facilmente a quanto ci cade sotto gli occhi, che
non alle verità che essa insegna. E così la miseria di chi insegue queste
cose sensibili non è che troppo evidente: danno causato da quei rettili
velenosi con i quali siamo in contatto. Se uno viene morsicato da una
vipera, ne rimane avvelenato, e il corpo si gonfia. Così anche di noi se
non stiamo in guardia. Allora per guarire ci vorranno molte medicazioni.
Anzi sarà per una grande grazia di Dio se non finiamo per soccombere. Qui
l’anima va soggetta a gravi pene, specialmente se il demonio, riconoscendo
le sue attitudini e qualità, la vede capace di andare molto innanzi,
perché allora raduna tutto l’inferno per costringerla ad uscire dal
castello”.
AVVERTENZE PER
L’ANIMA:
1. Cercare di
trattare con coloro che si occupano di queste cose ed anche a chi è più in
avanti nel cammino.
2. All’anima
che resiste, il diavolo fugge; ma la fuga è in realtà un combattimento.
Per questo l’anima si adopri a caricarsi di virile coraggio e immaginarsi
di combattere terribili demoni.
3. Chi comincia
l’opera non deve neppure pensare alle consolazioni in quanto la ricerca
della consolazione è l’inizio di un lavoro fondato sulla sabbia.
4. Evitare
inutili sofferenze esterne, perché il Signore sa di cosa abbiamo bisogno e
non ha bisogno che lo consigliamo noi.
5.
La brama di chi vuole
darsi all’orazione è quella di conformarsi in tutto alla sua volontà
6.
Riguardo al pensiero:
“ Colui che comincia non deve
neppur pensare alle consolazioni, perché se inizia il
lavoro sulla sabbia , esso finirà col cadere, ed egli non potrà sottrarsi
ai disgusti e alle tentazioni. Ma il Signore sa meglio di noi quello che
ci conviene, e non ha certo bisogno che lo consigliamo noi. L’unica brama
di chi vuol darsi all’orazione --- dev’essere di fare di tutto per
risolversi e meglio disporsi a conformare la sua volontà a quella di Dio. Più questa
conformità sarà perfetta, maggiori grazie si riceveranno da Dio, e maggiore
sarà pure il progresso nel
cammino. Se sbagliamo fin da principio, volendo che il Signore faccia la
nostra volontà e ci conduca per dove vogliamo noi, che saldezza potrà
avere l’edificio? Spesso il Signore permetterà che le aridità e i
pensieri cattivi ci
perseguitino ed affliggano senza che sappiamo allontanarli. Altre volte
poi permetterà che ne rimaniamo morsicati, per insegnarci a star più
attenti e vedere se ci dispiace di averlo offeso. Perciò se qualche volta
cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare d’andare innanzi.” ( P. 783 n. 7 – 8 -9)
7. Nota riguardo al
pensiero: vedremo in modo chiaro il processo del pensiero alle quarte
mansioni.
8. Chi cade
eviti di avvilirsi al fine di fuggire la tentazione di lasciare d’andare
avanti.
9.
Ultimo consiglio per
le seconde mansioni è quello di: “Il modo con cui dovete comportarvi
nelle inquietudini suscitate dal demonio, e come per cominciare a
raccogliersi e perseverare nel raccoglimento si deve agire non a forza di
braccia, ma soavemente e con dolcezza” P. 784 n. 10
“..sono entrati nelle
terze mansioni, che cosa diremo se non: Beato l’uomo che teme il
Signore? Di non domandare
altra beatitudine che di entrare nella sicurezza dei beati.
Non è
piccola la grazia che il Signore ha fatto loro nell’aiutarle a vincere le
prime difficoltà. –desiderano ardentemente di non offendere il Signore, si
guardano anche dai peccati veniali, amano la penitenza, hanno le loro ore
di raccoglimento, impiegano bene il tempo, si esercitano in opere di
carità verso il prossimo, sono molto regolate nel parlare e nel vestire, e
quelle che hanno famiglia la tengono assai bene. Siccome queste anime
sentono che per nulla al mondo commetterebbero un sol peccato e vedono che
impiegano bene la loro vita e le loro ricchezze, non sanno sopportare con
pazienza di trovar chiusa la porta dell’appartamento del Re, di cui si
tengono e sono vassalle.
Veniamo ora a queste
anime così ben regolate. Se quando ci dice quello che dobbiamo fare per essere perfette, noi gli
volgiamo le spalle e ce ne andiamo con tristezza, come il giovane del
Vangelo, cosa volete che faccia, dato che ci deve premiare a seconda
dell’amore che gli portiamo?
.. la determinazione
della volontà.
Tuttavia a chi dà quanto ha, sembra di dar molto. E questa è già una buonissima disposizione, purchè si perseveri e non si torni fra i rettili delle prime mansioni, neppure con il desiderio. Se si persevera in questo spogliamento ed abbandono di ogni cosa, si otterrà quanto si brama, a condizione però --- che si tenga per “servi inutili. …. Ciò nonostante, quando pareva che già dominassero tutto il mondo, o per lo meno che non fossero pienamente disingannate, bastava che Sua Maestà le mettesse alla prova, e in cose non gravi, che subito cadevano in tanta inquietudine e turbamento di spirito che io ne rimanevo attonita e molto turbata
Giunta che è alle
terze mansioni, l’anima è protesa a volere l’amore verso la beatitudine,
desidera di non offendere Dio in alcun modo e si trattiene perfino
dall’offenderlo con il peccato veniale.
L’anima ama la
penitenza, ordina la vita di raccoglimento, impiega bene il tempo, si
esercita in opere di carità verso il prossimo, si regola nel parlare come
nel vestire e chi dirige una famiglia, la “tiene bene”.
In questo stato
l’anima ha un forte desiderio del Paradiso tuttavia la battaglia che
intraprende è sulla volontà, in quanto non è sufficiente desiderare
occorre volere.
Quali avvisi dare
all’anima che vive in queste mansioni?
01.
Evitare di scoraggiarsi
02.
Sopportare l’aridità perché è segno di umiltà
03.
Non confondere l’aridità con la melanconia
04.
Perseverare nella pratica dell’abbandono
05.
Non desiderare la condizione di prima (stare tra i peccati)
Chi vive in queste
mansioni comincia a vivere in rettitudine e regolarità di vita.
Il vero rischio che
l’anima ha è quello in cui, per migliorarsi, il Signore la prova e tale
prova può produrre
inquietitudine e turbamento.
E’ in questo stato in
cui è pericoloso il sopraggiungere della vanagloria e della superbia, per
cui l’anima credendosi immune da qualunque attacco, cede dinanzi alle
prove.
L’esercizio richiesto
è saperci mettere alla prova per conoscerci per farci trovare
preparati.
Riguardo al
distacco:
esempio: “Una persona ricca, senza figli ed
eredi a cui lasciare i suoi beni subisce una perdita di danaro. Tuttavia
con quello che rimane, può sopperire ai bisogni suoi e della sua casa, e
ne ha pure d’avanzo. Ora, se
questa persona si lascia andare a tanta pena come se non le sia rimasto
neppure un pane per cibarsi, in che modo il Signore potrà chiederle di
abbandonare tutto per amor suo?
Ma io credo che, più
dell’elemosina, il Signore desideri che io mi conformi al suo volere,
mantenendomi in pace.” P. 794 N°
4
Riguardo alla
ricchezza
Esempio : “Ecco un’altra che, quanto al suo
sostentamento, ne ha abbastanza ed anche d’avanzo. Le si presenta
un’occasione di fare acquisto di maggiori ricchezze. Riceverle, se vengono
date, passi; ma procurarle, e, dopo averle ottenute, affaticarsi per
acquistarne di più, abbia pure le migliori intenzioni del mondo --- e
veramente ottime dovrà averle, trattandosi di persona virtuosa e di
orazione --- stia pur sicura che non arriverà mai alle mansioni superiori,
più vicine al Re.” P.794 N° 4.
Riguardo
l’autostima
Esempio: “Altrettanto si dica qualora accada
qualche cosa per cui siano disprezzate, o perdano un po’ del loro onere.
Il Signore, che pubblicamente ama onorare la virtù, spesso darà loro
grazia di sopportare quell’affronto: Tuttavia rimarranno con una certa
inquietudine da cui non sapranno liberarsi, o per lo meno non tanto
presto.” P.795 N°
5.
Tali esempi segnalano
l’importanza di praticare la virtù, di sottomettersi in tutto nella
volontà di Dio e il fine raggiunto non sia quello di fare ciò che volgiamo
ma ciò che vuole Dio
(Ottimo concetto di
libertà del cristiano)
Accelerare il cammino
verso le mansioni seguenti non consiste nell’esasperare la penitenza, ma
nel togliersi dalle preoccupazioni, le quali non risolvono in meglio le
situazioni, e vivere
nell’umiltà la quale principalmente consiste nel considerare gli
altri molto più avanti di noi e noi come dei miserabili.
Giunta l’anima a
queste mansioni trova grande aiuto avere una guida da cui dipendere PER
RINNEGARE IN TUTTO LA PROPRIA VOLONTA’.
Caratteristica della
guida spirituale:
“Pur non trattandosi di persone
religiose, sarebbe assai utile, come molti già fanno, avere una guida da
cui dipendere per rinnegare in tutto la propria volontà, causa ordinaria
di ogni nostra rovina; perciò, non una guida che abbia le nostre stesse
vedute e agisca con troppi riguardi , ma che sia staccata da tutto, non
essendovi nulla che più ci aiuti a ben conoscerci quanto il trattare con
persone che apprezzino il mondo per quello che vale.
Sebbene tali persone
siano fermamente decise di
non offendere Dio, è sempre bene che si allontanino da ogni occasione, perché essendo
ancora vicine alle prime mansioni, vi potrebbero facilmente
ritornare”. P.799 N° 12.
In questo stato è bene
guardare ai propri difetti e allontanarsi dal guardare quelli degli altri,
è la regola d’oro che ci fa volare alle quarte mansioni.
Prefazione ai fenomeni
mistici:
Entrare in un fenomeno
mistico significa essere segnati da un dominio di Dio sull’anima, per cui
tanto più questo dominio è totale tanto più si è in un grado mistico
elevato.
Da ciò si ha che i
fenomeni mistici si distinguono in gradi:
01.
ORAZIONE DI
QUIETE: si ha quando Dio
s’impossessa della sommità dell’anima (intelletto e volontà), lasciando i
sensi e le facoltà inferiori (memoria e ragione) liberi di darsi alla loro
naturale attività.
02.
UNIONE
PIENA: si ha quando Dio
afferra tutte le interne facoltà , lasciando alla loro attività i soli
sensi esterni
03.
UNIONE
ESTATICA: (o fidanzamento
spirituale): si ha quando Dio s’impossessa nello stesso tempo delle
facoltà interne e dei sensi esterni.
04.
MATRIMONIO
SPIRITUALE: si ha quando Dio
estende il suo dominio su tutte le facoltà interne ed esterne non più di
passaggio, ma in modo stabile e permanente.
Come si giunge alle
quarte mansioni?
In via ordinaria
passando attraverso le prime, ma in via straordinaria (a motivo della
libertà di Dio di elargire i suoi beni quando vuole e a chi vuole) non è
di regola assoluta.
Rapporto anima –
tentazione in queste quarte mansioni:
“Se in via ordinaria è vero che bisogna
passare per le mansioni precedenti, tuttavia, come avrete sentito più
volte, non è di regola assoluta, perché Dio distribuisce i suoi beni come
vuole, quando vuole e a chi
vuole, senza far ingiuria ad alcuno. Le bestie velenose entrano
raramente in queste mansioni; e se vi entrano, invece di far danno, sono
piuttosto di vantaggio.
Tali
anime, infatti, non vi
guadagnano che ben poco , perché il maligno toglie loro ogni
occasione di merito con
lasciarle in continua pace. La quale quando è sempre nello stesso grado,
non mi pare molto sicura, essendo impossibile in questa vita che lo
spirito di Dio stia in noi sempre nel medesimo modo.” P. 802 N° 2 – 3
Nella preghiera
occorre ben distinguere i contenti con i gusti spirituali, i quali primi
sono accordati già nelle terze mansioni.
I Contenti sono quei
sentimenti soavi che ci procuriamo da noi, facendo orazione o meditazione
o semplicemente pregando il Signore.
Benché sono da noi
prodotti, tuttavia essi godono del concorso del Signore, dunque, in
qualche modo, c’è da rallegrarsi della loro presenza.
I contenti si hanno
anche a seguito delle buone opere che facciamo.
Tuttavia essi
provengono anche da cose naturali quali: un incontro con una persona cara,
un buon esito di un affare importante una gratificazione ricevuta
ecc.
Pertanto essi sono di
ordine naturale compresi quelli provenienti dalle cose di Dio.
I gusti spirituali
sono più nobili in quanto si differenziano dai contenti per il
movimento:
I contenti partono da
noi e vanno verso Dio
I gusti spirituali
partono da Dio e si fanno sentire dalla natura, procurando una gioia e un
piacere più grandi di quelli provati dai contenti secondi.
In queste quarte
mansioni l’unica preoccupazione dell’anima non è già il pensare o il
discorrere con l’intelletto ma nell’amare e seguire tutte quelle cose che
eccitano all’amore.
IN COSA CONSISTE
L’AMORE DI DIO?
Perché il pensiero è
instabile?
Per natura e per
questo il pensiero può essere fermato solo da Dio.
“Il male deriva dal
credere che non si debba far altro che pensare a Voi, per cui non osiamo
interrogare i dotti, né conosciamo di che cosa abbiamo bisogno. E così,
per non intenderci, sopportiamo terribili sofferenze, credendo alle volte
che sia grave peccato, non solo il cattivo, ma persino il buono. Da qui
procedono le afflizioni di molte persone d’orazione, almeno la gran parte
di quelle che sono poco istruite, e il lamentarsi delle pene interiori; da
qui le malinconie, la perdita della salute e l’abbandono definitivo
dell’orazione: dal non pensare, cioè, che abbiamo in noi un mondo
interiore.
Come non possiamo fermare il movimento del cielo che continua sempre nella sua corsa vertiginosa, così non possiamo fermare il pensiero. E noi intanto, immaginandoci che dietro al pensiero vadano anche le altre potenze, crediamo di smarrirci e di impiegare malamente il tempo che passiamo innanzi a Dio, quando invece può darsi che mentre l’anima è assorta in Lui nelle mansioni più elevate, il pensiero si aggiri nelle vicinanze del castello soffrendo e lottando fra una quantità di bestie feroci e velenose, con grande suo merito. Perciò non dobbiamo turbarci, né abbandonare l’orazione, che è appunto lo scopo del demonio, ma persuaderci che la maggior parte di queste inquietudini e sofferenze derivano dal non conoscere noi stessi. Proprio ora, mentre scrivo queste righe, mi viene da osservare ciò che succede nella mia testa. Accenno al gran rumore di cui me la sento intontita…. Si direbbe che vi siano dentro fiumi molto grandi, cascate di acqua, uccelli in gran numero e fischi: non già negli orecchi ma nella sommità della testa……… Ma nonostante il rumore di cui me la sento ripiena, niente m’impedisce di applicarmi all’orazione e di continuare a scrivere, perché l’anima è tutt’intera nel riposo e nell’amore, con i suoi desideri e la sua chiara conoscenza. I pensieri dobbiamo trascurarli; non è ragionevole inquietarsene. Se provengono dal demonio, il maligno vedendo che non ce ne curiamo, ci lascerà in pace. Ma spesso avviene che procedano dalla debolezza lasciata in noi con molti altri inconvenienti dal peccato di Adamo. Allora sopportiamoli con pazienza per amor di Dio, come sopportiamo la necessità di mangiare e dormire, senza poterne fare a meno, nonostante la molestia che ne abbiamo. ” P. 806 N° 9 – 10 – 11.
Il male circa il
credere che occorra pensare solo a Dio.
L’incapacità di
fermare il pensiero che è paragonato al movimento del cielo.
Quando proviene dal
demonio, se non curato, saremo liberati!
Quando proviene dalla
debolezza, occorre pazienza nello stesso modo con cui siamo pazienti al
mangiare, bere, dormire etc.
Il pensiero verrà
fermato solo alle ultime mansioni.
I gusti spirituali anche se sono simili ai contenti negli effetti, tuttavia essi sono più sublimi, in quanto non provengono dal nostro impegno, ma sono doni gratuiti di Dio.
Possiamo spiegare la
loro origine e i loro effetti attraverso l’esempio delle due fonti:
FONTE N° 1: scaturisce
attraverso dei condotti
FONTE N° 2: Scaturisce
direttamente dalle profondità della terra
La genuinità, la
forza, la freschezza, la limpidezza, la spontaneità della seconda fonte
non è paragonabile alla prima.
I contenti provengono
dal frutto dei condotti della prima fonte i quali possiamo paragonare
essere: la meditazione, la preghiera, la riflessione, i sacrifici
ecc.
“L’acqua che viene per i condotti
rappresenta, secondo me, i contenti che sgorgano dalla meditazione e che
noi ci procuriamo con le nostre riflessioni, meditando sulle creature e
stancandoci l’intelletto. Siccome all’anima qualche vantaggio, lo fanno
con rumore.” P. 811 n° 3
Se l’acqua nasce dalle
profondità della fonte abbiamo i gusti e a tal proposito leggiamo:
“l’acqua fluisce nel più profondo
dell’anima con pace, dolcezza e tranquillità inesprimibile, senza che si
sappia donde e in che modo scaturisca. Si tratta di gioie e di diletti
che, sebbene da principio non si facciano sentire nel cuore, come quelli
del mondo, in seguito inondano ogni cosa. L’acqua si riversa per ogni
mansione e in tutte le potenze, sino a raggiungere il corpo: perciò ho
detto che comincia in Dio e finisce in noi. In questo gusto e soavità
l’uomo esteriore va tutto immerso, come sa bene chi l’ha provato.”
P. 811 n° 4.
L’errore più grande
che si possa fare è quello di desiderare i gusti, ed è sbagliato
desiderare i gusti perché unico vero e grande desiderio, che poi è il fine
di tutto, non è il gusto in sé e per sé, ma è quello di uniformare e
conformare la nostra anima a Dio.
L’esercizio
dell’umiltà promuoverà la ricerca del vero fine che è quello di possedere
ed essere posseduti da Dio; sarà l’umiltà ad allontanarci dal desiderio
dei gusti, in quanto essi sono dei doni immeritati e quindi non
desiderabili dalla natura spirituale.
Per quali motivi i
gusti spirituali non vanno ricercati?
1. Perché per
riceverli occorre amare il Signore senza alcun interesse. Il fatto stesso
che l’anima và alla ricerca dei gusti si perde nella loro vanità e deduce
che per ottenerli occorre amare il Signore. Si avrà che l’anima s’impegna
ad amare il Signore non per il Signore ma per i gusti che il Signore
potrebbe concedere.
2. Il
desiderare i gusti è mancanza di umiltà, perché l’anima si può convincere
di essere meritoria dei gusti spirituali.
3. La nostra
disposizione è orientata a bramare di soffrire e renderci simili a Lui e
non di aspirare ai gusti spirituali.
4. Dio non si è
obbligato a darci queste grazie ma solo a salvarci e queste grazie non
sono necessarie alla salvezza.
5. Il quinto
punto è bene leggere p.814 n° 9: “La quinta ragione è che faticheremo
inutilmente. Siccome quest’acqua non è condotta per via di canali come la
precedente, se la fonte si rifiuta di produrla, ci stancheremo senza alcun
risultato. Voglio dire che nonostante le nostre frequenti meditazioni e
gli sforzi che facessimo per versar lacrime, l’acqua non verrebbe
ugualmente, perché non scaturisce da qui. Dio la concede a chi vuole, e
spesso nel momento in cui meno si pensa”.
LA PREGHIERA DI RACCOGLIMENTO
Il raccoglimento di
cui parliamo è un raccoglimenti soprannaturale, non consiste nello
starsene al buio, nel chiudere gli occhi e in altre cose esteriori,
tuttavia gli occhi si chiudono e si cerca la solitudine.
E’ la situazione
spirituale in cui i sensi e le altre cose esteriori sembrano rinunciare a
ogni loro diritto, per dare modo all’anima di ricuperare i suoi sensi che
aveva perduti.
E’ il momento in cui
“l’uomo entra in sé stesso o sale al di sopra di sé”, è questo un
esercizio che si è invitati a fare e non può essere fatto per propria
iniziativa.
Tuttavia occorre
essere predisposti e tale
predisposizione la presentiamo con l’esempio fatto da S. Teresa:
“ Immaginiamoci dunque che i sensi e
le potenze – siano fuggiti fuori e vivano da giorni ed anni con gente
straniera, nemica del bene del castello.
Riconoscendo
finalmente il loro torto, ritornano, si avvicinano al castello, ma non si
decidono ad entrarvi per la tirannia della cattiva abitudine contratta. Il
gran Monarca che risiede nel castello, vedendo la loro buona volontà si
lascia impietosire, e nella sua grande misericordia decide di chiamarli a
sé. E ciò fanno immediatamente, perché quel fischio è di così grande
efficacia da districarli da tutte le cose esteriori fra le quali vivevano.
Quando il Signore accorda questa grazia, si ha un aiuto particolare nel
cercare Dio in noi stessi. Qui lo si trova meglio e con maggior profitto
che non nelle creature e qui afferma di averlo trovato anche S. Agostino
dopo averlo cercato altrove”. P. 816 N° 2
(Continua...........................)