Insegnamenti spirituali dell'abate Isaia
 


Dai “Detti”


 

Logos 26,17.17,3. Recueil ascétique, Solesmes, 1970,pp.241.148.

 

Metti salde radici su questa parola: la fatica, la povertà, lo stato di estraneo, la stabilità e il silenzio producono l’umiltà; e l’umiltà rimette i peccati. Se uno non osserva questo, vana è la sua abnegazione.
Se hai abbandonato ogni cosa visibile, fa’ attenzione al démone della tristezza, per tema che la tua gran povertà e tribolazione ti intralcino a pervenire fino alle virtù eccellenti che sono: non stimar sé stesso, sopportare l’ingiuria e non procurarsi notorietà in nessuna disciplina mondana. Se lotti per acquisire codeste virtù, esse ti prepareranno una corona per l’anima.
E sappi che non sono coloro che hanno rinnegato i beni visibili, diventando indigenti di tutto quello che si vede, ad essere poveri; tali sono davvero quelli che si svuotarono di ogni malizia e sono divorati da una fame continua di Dio.
Neppure acquistano l’impassibilità quelli che sono immersi in affanni concreti. Lo sono coloro che hanno l’assillo dell’uomo interiore e che rinnegano la propria volontà: questi sono i veri poveri e riceveranno la corona delle virtù.

 

 


Dai “Discorsi”


 

Logos 18. Solesmes,1970, p.153.

 

Perdonate, perchè anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati (Mc 11,26).
Spaventosa è questa parola del Signore:
se vedi che il tuo cuore non è puro verso tutti, non chiedere nulla a Dio. Lo ingiurieresti, perché peccatore come sei e pieno di risentimento verso un tuo simile, osi dire a colui che scruta i cuori: Perdonami i peccati. Un uomo siffatto non prega in spirito, ma soltanto col labbro, da ignorante; infatti chi vuole pregare sul serio Dio in spirito, nello Spirito Santo e con cuore puro, esamini i suoi sentimenti prima dell’orazione per sapere se è senza ostilità verso chiunque, oppure no. E se non lo è, si illude, dato che colui che lo ascoltasse non sarebbe presente dal momento che lo spirito non prega, ma si tratta soltanto di ore canoniche sbrigate via in modo meccanico.  
Chi vuole pregare con purezza, esamini anzitutto lo stato del suo cuore, in modo che se dici: Pietà di me, anche tu sappia aver pietà di chi ti supplica. Se dici: Perdonami, anche tu, misero come sei, perdona.

 

 

Logos 18,11-12.Op.cit.p.154s.

 

Il perdono che aneli da Dio, dallo tu per primo e sarai liberato nella misura in cui sarai riuscito a praticarlo con i fratelli. Se purifichi il cuore nei riguardi di ogni creatura per non conservare traccia di rancore verso alcuno, veglia però - Dio è esattezza - che ciò non sia soltanto a parole, soffio verbale.
Ogni uomo si incatena da sé per la geenna, oppure si slega da sé, dato che non esiste nulla più inflessibile della volontà, sia che essa si protenda verso la morte oppure verso la vita. Beati perciò quelli che amano la vita eterna, perché non inciamperanno nel vuoto.

Esiste dunque un combattimento del cuore nella fatica e nei sudori, condotto in segreto, contro il pensiero che ti sfinisce per non lasciare che la sua freccia ti ferisca dentro; e ti sarà penoso guarirlo se appunto non hai sempre presenti davanti a te i  tuoi peccati. Se vieni a sapere che uno ti ha colpito con qualche mezzo, opponi la tua buona volontà per non rendergli male per male in cuor tuo, né biasimarlo o giudicarlo o anche calunniarlo esponendolo alle critiche altrui.

Quindi: se il cuore ti si intenerisce e tu ti guardi dai cattivi pensieri, riceverai da Dio misericordia; ma se il tuo cuore si indurisce contro il prossimo, Dio non si ricorderà di te.

 

 

Logos XXV,l. 0p.cit.p.201s.

 

Non potete servire a Dio e a mammona (Mt 6,24).
Mammona significa tutta l’attività di questo mondo. Se non l’abbandona, l’uomo non può servire Dio.
Qual è dunque il servizio di Dio se non l’intelletto sgombro quando lodiamo il Signore, il cuore privo di voluttà nella preghiera, esente da malizia mentre salmodiamo?
Servire Dio significa non covare odio quando lo adoriamo, anzi neppure invidia maligna che sia un ostacolo quando stiamo con lui, e neppure brame vergognose nelle membra mentre ci ricordiamo di lui. Infatti tutto ciò è come cupa muraglia che circonda l’anima miserabile, sicché essa non può servire Dio con purezza; tali moti la trattengono e non la lasciano correre all’incontro con Dio, a lodarlo nel segreto del cuore, a pregarlo nella dolcezza dell’ amore, nella soavità di un santo volere, per essere illuminati da lui. A motivo di tutto questo la mente è sempre ottenebrata e non può progredire secondo Dio; occorrerebbe invece sgomberare tali impedimenti con discernimento sapiente; ma anche ciò è impossibile se non ci si sbarazza delle cure del secolo.

Finché l’anima si occupa di quanto succede fuori, lo spirito è come morto e le passioni interiori dispiegano tutta la loro energia. Ma se l’anima ascolta la parola di Gesù che le chiede di abnegare tutte le sue volontà proprie, essa rinnega ogni opera mondana; allora la mente si desta e mette in fuga i moti passionali, poi custodisce la casa interiore e non permette che tornino quelle forze nemiche.