ETRURIA
Vulci
Gruppo Pegaso

Vulci - Castello dell'Abbadia (disegno di Sergio Morelli)

Le origini di Vulci sono simili a quelle degli altri grandi centri dell'Etruria marittima dove la vita si sviluppa a partire dal IX secolo. A questo fenomeno si contrappone, nell'entroterra, un fenomeno inverso e cioè un esaurirsi di quei centri per lo più collocati all'interno e posti su alture naturalmente protette e fortificate. E' opinione comune che quelle popolazioni siano scese a valle, insediandosi nella pianura, ove si collocano in luoghi naturalmente fortificati, ma più idonei alle comunicazioni marittime e terrestri ed agli scambi commerciali.

Come in altre grandi città etrusche anche a Vulci si verifica lo stesso fenomeno e i tanti nuclei sepolcrali villanoviani presenti nelle necropoli vulcenti sono testimonianza di una fase protourbana, primo elemento generatore di quello che sarà poi il fenomeno urbanistico del nucleo della città etrusca. Dall'unione di questi villaggi sorgeranno le città storiche destinate, nel volgere di poco tempo, a divenire vere e proprie metropoli. L'antefatto del fenomeno urbanistico etrusco è caratterizzato soprattutto dalla rapidissima diffusione del ferro, di quel metallo cioè che accompagna il profondo mutamento dalla vecchia economia agricola e pastorale ad una nuova economia di scambi con lo sfruttamento delle miniere dell'Elba, del Monte Amiata e della Tolfa. Infatti i Villanoviani, ormai organizzati socialmente e commercialmente, riuniti in comunità più consistenti, vengono a trovarsi in condizioni di privilegio rispetto alle altre popolazioni rimaste nell'interno imponendosi a quest'ultime sia economicamente che culturalmente.

Vulci - Castello e ponte dell'AbbadiaLa città etrusca sorgeva su un pianoro, in una posizione geografica ottimale per la relativa vicinanza alla costa, con grandi possibilità di commercio e con un adeguato margine di sicurezza per improvvise incursione nemiche. Il VI secolo a.C. fu il momento di massima fioritura dell'area, nel complesso essenzialmente agricola. Nel V secolo, mentre Vulci continuava a prosperare, una violenta recessione si manifestava nei centri minori, connessa con una crisi dell'agricoltura documentata dalla quasi totale assenza di sepolture.

Nel III secolo a.C. entrava nel territorio vulcente Roma. Non si trattò di una pacifica penetrazione, ma di una violenta e per certi aspetti brutale conquista. I romani impiantarono colonie sia sulla costa che nell'interno e requisirono terre. Da quest'epoca iniziò il declino della zona. Nel 280 a.C., dopo uno sfortunato scontro militare con Roma, Vulci perdette parte del suo territorio, compreso lo sbocco al mare, e si ridusse a centro agricolo di modesta importanza. Nel tardo impero, poi, il fenomeno del latifondo portò all'abbandono della fertile pianura.

Nell'alto medioevo Vulci fu sede vescovile e cioè sino a quando il vescovo Bernardo non trasferì l'episcopato nella non lontana e più sicura città di Castro. Ogni traccia di vita nella vecchia città etrusca sembra essere cessata alla fine del X secolo dopo un'invasione di saraceni che ebbe come conseguenza una sanguinosa battaglia in cui vincitori e vinti si distrussero a vicenda.


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