Storia Nascosta |
Il parco
dei Mostri di Bomarzo
A fianco, sulla destra del sentiero, una fontana alimentata da due delfini. Più avanti, a sinistra, una nicchia con una figura femminile che poggia su un drago, sormontata da due enormi maschere. Si arriva al Grande ninfeo ad emiciclo, preceduto da una gradinata. Nello spazio antistante sono collocati due basamenti con iscrizioni: quella di sinistra dice: SOL / PER / SFOGARE / IL CORE; quella di destra: VICINO / ORSINO / NEL / MDLII. Pochi metri ed ecco la Casetta Pendente nel cui interno si provano emozioni da capogiro. Girando a sinistra e salendo una scala in pietra, si raggiunge un grande spiazzo rettangolare, detto Platea dei vasi perchè presenta sei vasi per ciascun lato lungo. Qui sono sparsi alcuni degli episodi plastici più singolari del parco. Sul lato di fondo il cosiddetto Nettuno ed a sinistra, spuntando dalla roccia, l'orrida testa di un Mostro marino somigliante ad un delfino, con le fauci spalancate. Ancora più a sinistra, verso la valle, una gigantesca figura di Ninfa dormiente. A monte, un pauroso Drago assalito da un leone e da un cane, e, più avanti, l'Elefante da battaglia che solleva con la proboscide un guerriero. Ritornando sui propri passi, dalla parte opposta del Nettuno, ecco una grandiosa figura femminile col capo coronato da un elegante vaso. Più sopra, al sommo di una breve scalinata, l'Orco,
enorme mascherone dalla bocca spalancata, nel cui interno è scavato un
vano con bancali e tavolo di pietra. Sul labbro superiore si legge: OGNI
PENSIERO VOLA. Risalendo il declivio, si incontra un gigantesco vaso monumentale,
ma è decorato con tale cura da risultare prezioso come un'opera di un
orafo. Prima di riprendere il cammino, volgendo lo sguardo a destra si
nota un ariete coricato. Più avanti, un sedile di pietra a nicchia, detto
Panca Etrusca nel cui fondo un'iscrizione espone in versi quanto il Sacro
Bosco offre al visitatore: VOI CHE PEL MONDO GITE ERRANDO VAGHI / DI VEDER
MARAVIGLIE ALTE ET STVPENDE / VENITE QVA DOVE SON FACCIE HORRENDE / ELEFANTI
LEONI ORSI ORCHE ET DRAGHI. Dopo la sosta alla Panca Etrusca ci si incammina lungo il vialetto in salita e fatti i primi gradini sulla destra appare Cerbero, un'altra delle raffigurazioni demoniache, posta al limite della parte popolata di "mostri", e quella serena, costituita dalla spianata del Tempietto. Si è voluto vedere nella collocazione del guardiano degli Inferi, presso la scala che porta al ripiano superiore, proprio questa netta separazione di due mondi: quello passionale, espresso da gran parte delle sculture del bosco, e quello della spiritualità, in alto, dove le linee austere dell'architettura assumerebbero significato di purificata perfezione. Non si sale l'ultimo tratto di scale, ma si gira a sinistra, e si incontra un sedile sormontato da un busto femminile a braccia aperte: siamo nel lato corto di uno spazio pianeggiante, detto Xisto. Esso è delimitato sui lati lunghi da file di pigne e ghiande decorative e, nel fondo, da due Orsi araldici: quello a sinistra porta lo stemma, quello a destra la rosa romana. Oltre gli Orsi è una piccola piazzetta che si affaccia verso il fondovalle, dove sono due colossali Sirene, una alata ed una bicaudata e, tra di esse, due leoni. Si prende a destra, e dopo aver superato un sedile a destra del sentiero, si nota, sempre a destra del sentiero, un timpano abbattuto, sul quale si vede a stento un guerriero ed una ninfa marina che tiene nella mano destra una melagrana. Si tiene sempre a destra, arrivando nella parte più alta, al vertice del percorso: qui sorge il Tempietto, elegante edificio in antis, tetrastilo, innestato su un corpo ottagonale con cupoletta dedicato da Vicino Orsini alla sua seconda moglie Giulia, una principessa Farnese. Ridiscendendo verso l'ingresso, si percorre un viale fiancheggiato da canefore giacenti in varie parti del Parco e qui collocate provvisoriamente: da notare Giano Bifronte e la Triplice Ecate. Nel fondo appare una Maschera demoniaca con la bocca spalancata sormontata da un globo con un castello, simbolo araldico del ramo orsiniano cui appartenne Vicino: gli Orsini di Castello. |
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