Articolo tratto dal quotidiano "L'Unione Sarda"
Arriva il “Parco eolico” e scatena una bufera su Sanluri, spacca la maggioranza in Comune
Lucio
Salis
Sanluri Arriva il “Parco eolico” e scatena una bufera
su Sanluri, spacca la maggioranza in Comune, provoca una guerra con
Villanovaforru e dà fiato a un comitato di protesta. All’origine di tutto, la
decisione del Consiglio comunale di autorizzare la costruzione di 20 generatori
di energia eolica proprio ai confini col paese di Sa Corona arrubia. Niente di
male, se proprio Villanovaforru non avesse rifiutato da poco quei
“ventilatori” per produrre elettricità pulita. «Abbiamo detto di no senza
dubbi di sorta - commenta il sindaco Giovanni Pusceddu (che però è cittadino
di Sanluri) - ora ce li troviamo a due passi da casa. Li abbiamo rifiutati perché
siamo convinti che danneggino l’ambiente, distruggano i campi seminati e non
diano un sostanziale ritorno economico. In poche parole, rischiamo di svendere
il nostro territorio per due soldi». Sì, gli amministratori di Sanluri hanno
giocato proprio un brutto tiro ai loro vicini, che ormai puntano tutto sul
turismo culturale, perché i giganteschi “mulini” alti 120 metri (80 la
base, 40 le pale) sorgeranno per lo più su campi di proprietà di forresi, (che
però riceveranno 60 milioni di lire ciascuno). Li costruirà la società
“Fri-el spa” di Bolzano che intende piazzarne in altri centri dell’isola
per produrre energia da rivendere all’Enel. Nobile obiettivo, se la presenza
dei generatori non fosse oggetto di valutazione contrastanti. Ha infatti detto sì
il comune di Sanluri, al quale la Fri-el corrisponderà ogni anno l’1,5 per
cento sull’energia fatturata all’Enel, (circa un miliardo e 124 milioni di
lire) più altri 5 milioni all’anno per generatore nei primi 8 anni di
funzionamento. La società regalerà inoltre al Comune 200 milioni per
l’acquisto degli arredi del nuovo Istituto tecnico. Singolare atto di
liberalità citato nelle delibera comunale che autorizza l’iniziativa, (e
prevede una piccola modifica al Piano urbanistico).
Il dono non ha comunque commosso due consiglieri dell’opposizione (Gianluca
Cadeddu e Marco Pau) e l’ex assessore della maggioranza Pietro Lobina, autori
di un documento in cui denunciano “una sottovalutazione dell’ impatto
ambientale nocivo sul territorio, provocato dalla realizzazione della rete
viaria necessaria per l’installazione e la gestione delle turbine”. Prima di
iniziare i lavori, meglio quindi - secondo gli autori del documento - consultare
la popolazione. Come pensa anche l’avvocato Angelo Bandinu (ex sindaco
sardista) tra i promotori di un comitato popolare, «perché il 90 per cento
della popolazione non ne sa niente e tutti gli altri hanno reagito male
all’iniziativa. Bisogna parlarne in una pubblica assemblea prima di
compromettere una parte tanto significativa del territorio».
Ad accrescere lo scetticismo contribuisce anche il parere negativo espresso da
Paolo Floris, capo dell’Ispettorato ripartimentale delle foreste, il quale ha
rilevato che le aree interessate dal parco sono “sottoposte a vincolo
paesaggistico..... per la presenza di nuraghi (Candela, Gattus e Melas) nonché
di numerosi altri rilevanti siti archeologici”. E Pusceddu aggiunge che «uno
dei generatori dovrebbe sorgere addirittura in cima al colle di Bruncu Prediara,
dove si trovano i resti di un nuraghe e un altro vicino alla chiesa medievale di
Sant’Antiogu». «Sono critiche ingiustificate - precisa l’assessore
comunale all’Ambiente Antonello Porcedda - la Soprintendenza ai beni
archeologici ha infatti espresso parere favorevole. È vero che dovremo
modificare il Puc, ma solo per realizzare la sottostazione di trasformazione».
Quanto all’impatto ambientale, «lo considero trascurabile, perché riguarda
territori marginali coltivati a graminacee, tanto è vero che gli agricoltori
sono favorevoli all’iniziativa. Sanno benissimo che l’esistenza del parco
consentirà una più puntuale manutenzione delle strade campestri. Infine, se
vogliamo energia pulita, un certo prezzo dobbiamo pur pagarlo». Però, quei 200
milioni per la scuola citati addirittura in delibera non sembrano proprio di
buon gusto. «Sì - ammette l’assessore - forse non era il caso, ma a caval
donato...».
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