Anche il Matese nella rete dei Signori del Vento (dal sito Matese.

 

Matese:  in esecuzione del richiamato accordo di Kyoto e della conseguente delibera CIPE, ma anche a seguito di un accordo (a porte chiuse) tra ENEL, Ministero dell’Ambiente, Legambiente e Federazione Italiana Parchi e Riserve, è stato di recente deciso che l’Enel stessa e suoi concessionari, senza alcuna pianificazione d’intervento sul territorio nazionale, possano eseguire tali impianti in modo indiscriminato. Un aereogeneratore medio ha il traliccio di sostegno alto circa 50 metri, le pale sono della lunghezza di 25 metri ognuna. Ogni elemento viene fissato al suolo con plinti in cemento di 10 metri per 10 e palificazioni di ancoraggio della profondità di circa 30. I “parchi” sono costituiti dai 30 ai 200 impianti e sono collegati da piste sterrate ed impianti sotterranei vastissimi per l’alloggiamento dei conduttori per il trasposto dell’energia nella rete Enel. Considerata la natura carsica del sottosuolo del Matese, si possono ben immaginare gli effetti dannosi che tali opere producono. Dopo le tante sue iatture, il Matese è capitato nella rete di interessi di operatori economici che affermano di contribuire a risolvere i problemi ambientali mediante la produzione di energia pulita. Così taluni comuni dell’Area Matesina, ricadenti anche nella perimetrazione del Parco, all’uopo sollecitati, hanno deliberato di dare in concessione alle società i suoli demaniali dietro indennità abbastanza consistenti. Fortunatamente la prevalenza dei comuni del versante casertano del Matese, quali Raviscanina, Castello del Matese, Ailano, S.Angelo d’Alife ed altri non hanno aderito al progetto, essendo prevalso, da parte dei propri amministratori, il buon senso. L’eolico va dilagando e già vaste zone sono disseminate di “ventilatori”, per usare un eufemismo. Ma l’obiettivo del 15% è ancora lontano. Nel 2012 per raggiungere tale traguardo gran parte dei monti dell’Appennino saranno presi di mira ed anche il Matese continuerà ad essere minacciato. Il protocollo di Kyoto, pur lungimirante e validissmo per combattere la crisi energetica mondiale ed il temibile effetto serra sul Globo, non poteva certo prevedere che dietro i siffatti ottimi intenti potessero verificarsi risvolti negativi per le varie realtà territoriali. Ma tocca ad ogni pubblico amministratore interessato alla vicenda, a livello locale e regionale, prendere le decisioni in merito perché possa essere contemperata ogni esigenza: quella del fabbisogno umano e quella della difesa del paesaggio. Ho visitato diverse località, soprattutto nel Molise, divenute recentemente ricettacolo di questi odierni mulini a vento. Nonostante lo sforzo dei realizzatori di renderli civettuoli ed acconci, rimangono comunque invasivi costringendo la fauna ed altre forme di vita ad allontanarsi od estinguersi. E’ necessario che i governanti a livello regionale e statale attuino uno strumento territoriale in base al quale siano indicate le aree che per le loro caratteristiche climatiche, orografiche e paesaggistiche siano idonee alla realizzazione dell’eolico. Una commissione all’uopo istituita od altro organismo, potrebbe con attenzione indicare tali direttive. Ciò con sollecitudine e prima ancora che i danni all’ambiente siano irreversibili.

 

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