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Marta Fiore (Palermo)

Il Libro "I Ragazzi di Paolo" > Palermo

La testimonianza di Marta
Era il 1992, e una calda giornata d’estate cambiò la mia vita: l’esplosione di via D’Amelio disintegrò infatti la chiusa dimensione della mia famiglia proiettandola all’esterno. Tutto ciò mi confuse all’inizio, ma subito cominciai a scoprire quanto tutto questo potesse arricchirmi! Soltanto un anno dopo mi trovavo con tanti amici intorno, che condividevano con me emozioni, sensazioni e riflessioni della quotidianità. Scoprii allora la dimensione associativa, che tanto significa oggi nella mia vita: entrai in contatto con molte associazioni di Palermo di cui fino ad allora non conoscevo neanche i nomi, molti “personaggi” erano per me diventate persone quasi di famiglia, di cui conoscevo non solo i pareri o le valutazioni su situazioni poco chiare, ma anche l’umanità, il carattere, l’affetto. Tutto ciò maturava dentro me mentre compivo i miei studi universitari, e scelsi di fare la tesi di laurea su quanto era scaturito dagli ultimi anni della mia vita: l’educazione alla legalità. Non me n’ero mai occupata in prima persona, ma mi ci misuravo quotidianamente attraverso gli incontri che mia madre faceva nelle scuole, dove spesso la accompagnavo o di cui poi mi riferiva; nel frattempo una grande amicizia mi dava modo di riflettere sulle mia capacità d’incidere sulla realtà, molto ridotte se restavo isolata ma che potevano aumentare in modo esponenziale entrando nel circuito associativo.
Tutto ciò mi ha permesso di fare delle esperienze esaltanti, di sentirmi parte di un progetto collettivo, di scoprire per esempio che ci sono dei ragazzi disposti a fare più di mille chilometri per andare a lavorare in una scuola in provincia di Siracusa, che è stata bruciata dopo aver intrapreso un percorso di educazione alla legalità, perché farlo vale molto di più che godersi una settimana di puro relax: ti permette di entrare in relazione profonda con una realtà diversa, con dei bambini che ti vengono a chiamare dopo appena dieci minuti che ti sei seduto a tavola per farli giocare, e anche se sei stanco capisci che non hai il diritto di deluderli, perché per loro quella è magari l’unica settimana diversa in un’estate sempre uguale a sé stessa. Sono piccole cose che quei bambini non dimenticheranno più: te ne accorgi dopo due anni quando ripassi da quella scuola con una manifestazione e i bambini ti corrono intorno, vantandosi con i più piccoli perché ti conoscono, perché hai giocato con loro, perché gli hai dato attenzione invece di girarti dall’altro lato e aver fatto finta che non fosse successo nulla, perché hai condiviso con loro l’ambiente scolastico come luogo di gioco, di divertimento, e questo ha creato tra di voi una grande complicità. E ti ascoltano con grande attenzione quando dici loro che quella scuola è parte della tua vita, che c’è anche la tua storia e che quindi merita rispetto!
Così, dal 1997 non faccio altro che dare il mio contributo, sapendo bene che non è essenziale, ma che arricchisce me ed altri in un confronto costante; mi sono trovata a misurarmi anche in settori diversi dal mio, a comprendere e ad assorbire dei metodi di lavoro per incidere nel piccolo nelle quotidianità: tutto ciò collaborando a vario titolo a diversi progetti, per il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti e dei loro familiari, per l’inserimento delle donne nell’imprenditoria, per l’inserimento e l’integrazione degli immigrati nella nostra realtà sociale ed economica.
La mia vita è oggi certamente più ricca - qualitativamente parlando - di 8 anni fa. Sono cresciuta con la frase di zio Paolo “ognuno nel suo piccolo, ognuno per quello che può, ognuno per quello che sa”, rinnegando la rassegnazione o il “chi te lo fa fare?” per abbracciare il motto di don Milani “I care”! So che non c’è limite di età per impegnarsi in un percorso simile, la realtà in cui viviamo appartiene a tutti e tutti abbiamo quindi il diritto e insieme il dovere di cambiarla perché tutti dobbiamo poter abitarla con dignità. E questo vale per i bambini della scuola materna come per le persone di novant’anni: nessuno ha il diritto di gettare la spugna, perché se lo fa perde il diritto alla vita! Mi sono accorta che basta mettere tanta buona volontà e tanto amore in ciò che si fa per farlo meglio, ed ottenere risultati più duraturi: le persone che ci stanno intorno se ne accorgono e possono anche chiedersi se lo fanno anche loro e perché. Credo che questo possa essere già un buon risultato!



- Io oggi Voglio Vivere Libero - Aggiornato il 30 set 2008 - | ragazzi-di-paolo@libero.it

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