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Emilio e CeciliaCorrao-Fiore (Palermo)

Il Libro "I Ragazzi di Paolo" > Palermo

La testimonianza di Emilio e Cecilia
Torno da scuola e vedo un uomo disteso per terra in una pozza di sangue.
Non ho neanche dodici anni e tutto quello che ho sempre visto in TV, tutte le storie che ho sentito raccontare di morti ammazzati, le rivedo lì, nel corpo di quell’uomo che giace per terra; nei volti della gente che sosta lì attorno; nel pianto di una madre; nel fascino di un uomo in divisa e del lampeggiante dell'auto in sosta.
Da sempre il contrasto tra bene e male è stato presente nella mia vita in tutte le sue sfaccettature.
Più crescevo e più mi rendevo conto di quanto l’aspetto negativo, il male, fosse così forte e presente nella mia terra,nella vita di ogni giorno, di ognuno di noi. Bastava mettersi al balcone e guardare per strada, per vedere i volti di quella gente, potenziale criminale ieri, grosso esponente mafioso oggi.
Gente dall’apparenza normale, di spirito, simpatica, ma nello stesso tempo spavalda, sicura delle proprie potenzialità di futuro leader e della forte protezione dietro le proprie spalle.
Un destino già segnato per un naturale erede, conosciuto personalmente e cresciuto parallelamente a me sul binario opposto. Lui faceva parte del gruppo dei “grandi” che quando noi piccoli giocavamo a pallone nel campetto ci costringevano a consegnargli il campo e il pallone e se andava bene i più grandi del nostro gruppo potevano giocare nel “branco dei grandi”, a loro rischio e pericolo.
Sono cresciuto così con l’idea che chi si trovava con i grandi si era piegato di fronte a quello che questi rappresentavano e gli aveva dato il suo pallone per fare parte del suo branco.
Oggi le cose non le vedo più come allora.
Sento nell’aria l’odore della speranza, della voglia di riscatto. Adesso per le strade e nei passi della gente si vede una coscienza civile che si muove.
Ma due ragazzi qualche anno fa, mossi da questa coscienza civile, trovano giusto, anzi “normale” aiutare lo Stato con la loro testimonianza.
Non è una buona esperienza,non è … non sarebbe istruttivo neanche raccontarlo, far perdere la fiducia,l’illusione della speranza che le cose siano cambiate o cambieranno.
Basta sostituire il significato astratto della parola “Stato” presente sul vocabolario per mantenere questa speranza, questa illusione.
Stato, concretamente, per quei due ragazzi, è l’uno, l’altro, le loro famiglie, gli amici rimasti accanto,i figli che un giorno verranno, lo zio Paolo che non c’è più, anche lui per questo Stato che gli ha dato la vita, gli ha dato le gioie della vita, e continua a tenerlo in vita.


Emilio e Cecilia
per le nostre figlie Chiara e Valentina
per tutti quelli che verranno


- Io oggi Voglio Vivere Libero - Aggiornato il 30 set 2008 - | ragazzi-di-paolo@libero.it

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