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Riserve di petrolio

Nel 1998 i rapporti ufficiali dell'industria petrolifera riportavano una quantità di riserve accertate pari a 1020 miliardi di barili di greggio (Gbo-Gigabarrel of oil). Queste erano però valutazioni ottimistiche che non tenevano conto di alcuni fattori quali le entità delle riserve esistenti, la produzione, ritenuta costante ma che potrebbe subire aumenti, la difficoltò di estrazione in giacimenti in esaurimento.
La stima delle risorse è tutt'altro che una scienza esatta, tanto che gli ingegneri del petrolio sono costretti ad assegnare un grado di probabilità alle loro affermazioni.
Le società petrolifere e i governi dei paesi produttori sono imprecisi sul grado di probabilità delle cifre riportate.
I membri dell'OPEC spesso gonfiano i loro rapporti perchè, maggiori sono le riserve, maggiore è la quantità esportabile.
Anche i paesi al di fuori dell'OPEC spesso dichiarano che l'entità delle riserve rimane invariata nonostante lo sfruttamento.

Secondo il modello proposto da M.King Hubbert, in una qualunque regione l'estrazione non regolamentata di una risorsa limitata, descrive una curva a campana il cui massimo è situato in corrispondenza del momento in cui metà della risorsa è già stata prelevata.
Comunque i membri dell'OPEC hanno limitato le loro esportazioni negli anni '70, mentre in altri paesi la produzione prosegue a pieno ritmo.
Attualmente il mondo dipende interamente dai paesi del Medio Oriente e in particolare da Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
La produzione di petrolio raggiungerà il massimo tra il 2000-2010, poi dovrebbe cominciare a diminuire.
Difficilmente si potrebbero scoprire nuovi giacimenti, infatti i progressi tecnici in geofisica hanno permesso di mappare la superficie terrestre e di individuare i campi petroliferi produttivi e quelli sfruttabili. Restano ancora da approfondire le ricerche nelle acque più profonde e nelle regioni polari, conosciute solo in parte.
Le nuove tecnologie possono incrementare le quote di petrolio recuperabili dai campi produttivi, vale a dire dai cosiddetti "fattori di recupero", ma non bisogna essere troppo ottimisti perchè ciò consentirà solo di guadagnare tempo prima che la produzione cominci a declinare.
Notevoli riserve di petrolio non convenzionale sono contenute nelle arenarie e scisti bituminosi del Canada e dell'ex Unione Sovietica.
Anche nell'Orinoco, in Venezuela, sono stimate ingenti riserve di "petrolio pesante". Ma i costi per la produzione di questi giacimenti e l'inquinamento che ne deriverebbe, potrebbero ostacolare il loro sfruttamento.
La domanda globale di petrolio è in continua crescita e il suo consumo è in aumento soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
A meno che non si trovino alternative al greggio, i paesi dell'OPEC aumenteranno la loro quota di mercato con un conseguente aumento dei prezzi.
Intorno al 2010 anche i paesi mediorientali sorpasseranno il picco a campana e la produzione dovrà calare.

Riserve e consumi di petrolio

Nel 1963, le riserve di petrolio erano stimate in 48 miliardi di tonnellate. Era previsto un esaurimento per il 1999.
Nel 1980 le riserve stimate erano di 89 miliardi di tonnellate. Esaurimento previsto per il 2011.
Nel 1999 le riserve stimate erano di 225 miliardi di tonnellate. Esaurimento previsto per il 2040, o, in una ipotesi ottimistica, 2070. L'Italia consuma all'anno 94 milioni di tonnellate di petrolio.
Nel mondo si consumano 3200milioni di tonnellate.