OGNI LIBRO CERCA NUOVI LETTORI

Un editoriale di Giuseppe Marchetti Tricamo - direttore di "LEGGERE:TUTTI".

Che cosa fare dei libri dopo averli letti? Alcuni li teniamo a portata di mano per rileggere quel periodo che abbiamo sottolineato corredandolo di annotazioni sul margine, di os­servazioni, giudizi, riferimenti ad altre opere o per rileggerli interamente quando il ricordo del loro contenuto è ormai diventato labile. In qualche libro scopriamo abbandonato tra le sue pagine un vecchio scontrino di un bar (che ci spie­ga quella macchia di caffè sulla copertina), il biglietto di un treno che abbiamo diviso con passeggeri che hanno rispet­tato la nostra voglia di leggere, il ticket di un aliscafo che ci portava nell'isola della vacanza, il talloncino di una mostra, una cartolina ormai ingiallita che ci hanno fatto da segnali­bro. Tra quelle pagine ritroviamo momenti della nostra vi­ta e la nostra biblioteca diventa "una sorta di autobiografia" (Alberto Manguel, II tempo degli elogi). Questi libri non li cederemo e neppure li presteremo perché siamo legati da una reciproca appartenenza, sono la parte più segreta e in­tima di noi. Sono le nostre estati, i nostri inverni, le nostre primavere, i nostri autunni: sono la nostra stessa esistenza.
E gli altri libri? Lasceremo svolgere anche a loro il compi­to di reliquiari, li lasceremo sommergere dalla polvere? No, non dobbiamo farci sopraffare dall'egoismo, dalla gelosia del possesso. Possiamo invece (donandoli) coinvolgere un ami­co o anche uno sconosciuto nel piacere della lettura, aiutar­lo a pensare, a riflettere, a superare le diffidenze, a favorire il dialogo tra culture diverse. Un libro, lo sappiamo, può cam­biare un uomo e la conoscenza può contribuire a costruire un mondo migliore.
Dagli USA è arrivato, da tempo, il bookcrossing. Idea­to da Ron Allen Horbake, un giovane del Kansas, consiste nell'abbandonate nei luoghi più insoliti i libri che si sono letti, lasciando che sia il caso a scegliere il successivo let­tore e riservandosi dì controllare in rete il loro percorso.
A riprendere l'idea e rilanciarla in Italia, con il nome di Passalibro, è stata Fahrenheit la trasmissione di Radio3Rai.
"Questo non è un libro abbandonato, ma un libro che cerca lettori. Chi lo trova lo legga e lo faccia circolare": c'è scritto sulla prima pagina dei libri liberati dagli ascoltatori. Molti altri sono i libri che potrebbero essere liberati: hanno passa­to soltanto pochi giorni o qualche settimana nelle mani del lettore e rischiano di restare per sempre sugli scaffali delle nostre biblioteche casalinghe. Se potessero parlare, come il libro di Andrea Kerbaker (Diecimila. Autobiografia di un libro), ci chiederebbero di essere tirati fuori dalla libreria per essere rimessi in circolazione.
Certo ci sono i libri che fanno arredamento, scelti per colore anziché per autore o per con­tenuto, questi dovranno rassegnarsi perché non potranno mai essere liberati. Ma il caso non riguarda certamente i no­stri lettori.
A loro segnaliamo che esistono siti dove si pos­sono scambiare i libri usati: è come un baratto, si registrano i libri che si vogliono dar via e quelli che sì desiderano in cambio. Tutto è gratis. L'unico costo è l'affrancatura per spe­dire i libri agli altri. Andrebbe invece completamente abo­lita ogni tariffa per la spedizione da privati a biblioteche, a enti e associazioni culturali, a ospedali, a centri raccolta di zone danneggiate da calamità, a carceri. Per coloro che vivono a Milano e vogliono regalare i propri libri letti è' suf­ficiente consegnarli al centro di raccolta dell'associazione Mario Cuminetti in vìa Todino e i volontari, dopo una sele­zione, provvederanno a portarli alle carceri di San Vittore, Opera e Bollate.
I nostri libri quindi per dimostrare solidarietà. E, per le popolazioni colpite dal terremoto, diecimila libri raccolti in Piemonte (grazie all'iniziativa "Libri per l'Abruzzo") so­no già arrivati all'Aquila con un mezzo speciale degli alpini del 9° reggimento della brigata Taurinense dell'Esercito. La testimonianza continuerà con l'arrivo di altri 25 mila tito­li dagli editori aderenti all'AIE. La lettura consola. Il libro aiuta a capire. Per ricostruire la città e i suoi dintorni occor­rono, però, mattoni e quelli deve mandarli il Governo.
Un'idea che a noi è piaciuta molto (e alla quale Leggere:tutti ha dato la propria adesione) è quella di Guar­dia Perticara, il paese dalle case in pietra in provincia di Po­tenza, che ha deciso di diventare il "Paese della lettura" e ha creato una grande biblioteca all'aperto (per residenti e turisti) che si snoda per la piazzetta e per i vicoli del borgo. Oltre che dare in prestito i libri la biblioteca accetterà quelli dei lettori che, rispondendo all'appello del sindaco, done­ranno un libro che hanno già letto. Con i libri arriveranno anche gli scrittori e la lettura diventerà discussione, appro­fondimento, ulteriore crescita culturale.
Ma quanti paesi della lettura potranno nascere in Italia? Molti se si potrà contare sull'iniziativa di altri sindaci e sulla risposta di proprietarì di libri già letti e tenuti prigionieri in "confortevoli" scaffali.
Perché ogni libro cerca nuovi lettori.

- una proposta di lettura di Sabin Ferraris - 5 ottobre 2009

*************************************************************************************************************

Psicopatologia del lettore quotidiano (di Stefano Benni)
In libreria
(di Sabin Ferraris)


Alcuni giorni fa mi sono recato presso la libreria Feltrinelli (di Palermo) in occasione dell'ennesima presentazione di un libro (non dico quale) il cui titolo pareva promettere bene.
Dopo aver ascoltato alcuni stralci offerti in lettura, però, e qualche pedante divagazione sul tema da parte degli addetti ai lavori... aiuto! Insomma, ero lì con mia figlia, che non potevo fare innervosire.
Così, assalito da noia mortale e considerando che la stessa che si riversava su di me, investiva di sicuro anche lei, mi sono alzato ed ho cominciato a gironzolare per la libreria; grande e bella in verità.
Più che soffermarmi sui libri, mi sono concentrato sugli acquirenti, facendo tra me e me alcune osservazioni ...
Tornando a casa, poi, mi sono ricordato dell'esistenza di una rivista che la stessa Feltrinelli distribuiva anni addietro e che data la sua bellezza io ho gelosamente conservato in tutti questi anni. Si chiamava semplicemente "EFFE", e, naturalmente, essendo ben fatta ed anche gratuita, hanno pensato bene di sopprimerla.
L'ho cercata tra le varie mie scartoffie, ne ho aperto a caso un numero e... guarda che ti trovo... Ironia della sorte: una delizia di articolo di Stefano Benni, che avrei voluto tanto scrivere io, e che cadeva a proposito su quanto gironzolando in libreria avevo osservato.
L'articolo è qui di seguito riportato e spero che l'autore, che tanto stimo, di questo non si risenta...

PSICOPATOLOGIA DEL LETTORE QUOTIDIANO (di Stefano Benni)
Come riconoscerlo in libreria, come aiutarlo, come liberarlo dal suo vizio
IL LETTORE DEL TIPO "SPERDUTO" (LEGENS FORTUITUS)


Questo tipo di lettore non ha alcuna familiarità con le librerie.
Vi entra solo una o due volte all'anno, a volte una o due volte nella vita.
Si riconosce dall'aria spaurita e impacciata, da alunno che teme di essere interrogato daun momento all'altro.
Cammina tra le pile di libri come tra mucchi di filo spinato, o cespugli di rovi.
Ogni tanto lo potete sorprendere mentre legge il titolo di un volume con la stessa espressione preoccupata con cui guarderebbe la sua radiografia del rachide.
Sorride solo quando vede apparire, su una copertina, il volto di un personaggio televisivo. Allora chiama il compare (questi lettori viaggiano sempre in coppia per sostenersi a vicenda nell'impresa) e con grandi cenni di giubilo, gli indica che c'è qualcosa di umano in quel pianeta alieno.
A questo punto prende coraggio, avanza e fa subito cadere una pila di pocket, ripiombando nel terrore.
Riprende fiato nel settore mappe geografiche, dove lo si vede fingere interesse per la periferia di Hong Kong, mentre sta solo cercando un commesso a cui rivolgersi.
Si accosta, ma quasi sempre chiede l'informazione:
a] a un cliente
b] alla cassiera sommersa dagli scontrini
c)alla sagoma in cartone di Umberto Eco.
Se a questo punto un vero commesso impietosito si avvicina, con aria abbastanza rassicurante da non metterlo in fuga, il lettore sperduto gli rivolgerà una delle seguenti richieste:
a] mi dà quel libro di cui parlava un prete con la barba al Maurizio Costanzo Show? (alla richiesta del commesso di fornire dati ulteriori, risponde: era seduto vicino a Heather Parisi)
b] mi dà un libro con la copertina dove c'è una donna e nel titolo c'è la parola "amore"? (alla richiesta del commesso di fornire dati ulteriori risponde: lo ha scritto uno che in televisione è tifoso dell'Inter)
c) mi dà il libro scritto in questo biglietto?
d] mi dà sei libri larghi complessivamente 42 centimetri che devo riempire un buco nella libreria?
e] mi dà un libro per uno che non legge? (domanda a cui più di un commesso reagisce con crisi epilettiche)
f] mi dà un romanzo da regalare a mia figlia per Natale dove la protagonista fa motocross e lui è uno dei TakeThat? No, non lo so se l'hanno scritto davvero, chiedevo a lei...
g] midà il libro che ha in mano quella della pubblicità dello sciroppo per la tosse?
h] midà un libro che si chiama "il processo di Kafka" però non so dirle l'autore?
i] midà il libro che è primo in classifica? Come sarebbe a dire, ci sono parecchie classifiche? Oddio, adesso come facciamo?
l] mi dà due Campielli uno Strega e due Viareggi ma mi raccomando, che non abbiano la fascetta rovinata
m] mi dà tredici libri da spendere in tutto duecento euro per tredici regali di Natale, ma faccia in fretta che non ho tempo da perdere.
Completiamo la descrizione del lettore sperduto segnalandovi una sua misteriosa particolarità.
Il lettore sperduto è magnetizzato. Qualunque sia il libro che ha acquistato, con grande stress e tensione, quando uscirà dalla forca caudina del rilevatore di furti, l'allarme suonerà.
Decine di commessi tenteranno di smagnetizzarlo ma sarà tutto vano e il lettore sperduto si troverà a lungo esposto al generale ludibrio.
La sua già scarsa propensione a entrare in libreria uscirà massacrata da questa orribile esperienza.
Il fatto è che è lui, il lettore, a far scattare l'allarme, e non il libro !
Il caso del lettore magnetizzato è da tempo allo studio di medici, editori e fisici.
Per alcuni si tratterebbe di un'allergia all'ambiente, per altri di una vendetta del troll dei libri: ma nessuno è ancora riuscito a sciogliere il mistero.

21.5.2009



**************************************************************************************************************

Vicini... lontani....
Ci sono atteggiamenti istintivi che ognuno di noi assume inavvertitamente, automaticamente. E comportamenti che - nonostante tutti noi siamo diversi l'uno dall'altro - ci accomunano.
Un piccolo esempio, immediato: se proviamo attrazione per qualcuno, ci avviciniamo; al contrario, se ne proviamo antipatia, tendiamo ad indietreggiare. E certamente, quando parliamo con una persona appena conosciuta, non le sussurriamo all'orecchio; se amiamo qualcuno, invece, saremo sempre tentati di abbracciarlo.
Tutto ciò viene studiato dalla prossemica, ovvero l'insieme delle leggi che regolano la distanza tra le comunicazioni interpersonali.
Essa ci dice che lo spazio che circonda ognuno di noi non è neutro, ma comunica intenzioni intuitivamente percepite da tutti. Così, se si avvicina a noi qualcuno a distanza inferiore a quella che le regole inconsce impongono, proviamo imbarazzo e disagio, perché quella vicinanza ci trasmette un messaggio che non ci aspettiamo. Lo stesso meccanismo vale al contrario: se un innamorato dichiarasse il suo amore stando dall'altra parte della stanza, sarebbe ben poco convincente.
Le distanze hanno un ruolo ed un significato preciso: rafforzano un concetto espresso con le parole o, al contrario, lo mettono in discussione.


Esistono, ci dice ancora la prossemica, quattro tipi di distanze interpersonali.
La pubblica (calcolata al di là dei 360 centimetri) . E' la distanza a cui si pongono in genere persone estranee non costrette ad avvicinarsi. Ad esempio, i bagnanti che stendono gli asciugamani su una spiaggia semivuota. Se la zona è molto affollata e lo spazio ridotto, le persone tendono comunque a creare alcune barriere utilizzando oggetti personali, tipo borse, zaini sedie e così via.
La sociale (dai 130 ai 360 centimetri) : tipica delle relazioni sociali, quali colloqui di lavoro, interrogazioni e simili. Tra l'una e l'altra parte si tende sempre a frapporre un elemento, tipo una scrivania una cattedra o simili, che tra l'altro serve a designare chi tra gli interlocutori ha una posizione privilegiata di autorità rispetto all'altro. Tale zona o distanza viene sovente violata quando si apre uno scontro o un confronto che rompe quest'equilibrio.
La personale (da 45 cm. a 1.30 metri), praticamente l'area intorno a noi se distendiamo le braccia.
E' lo spazio vitale che ci serve per sentirci liberi ed a nostro agio; tipica distanza per le nostre conversazioni con gente che conosciamo e di cui ci fidiamo.
L'intima (da 0 a 45 cm.). E' la zona dell'amore, dell'amicizia, dell'affetto. La zona del possibile contatto fisico. E' normalmente una zona off-limits: possono accedervi solo le perone con le quali si è più in confidenza, quelle care ed amate. In questa zona non si può ferire o minacciare l'altro, ma solo accoglierlo con calore. Perciò viene considerata l'area di sicurezza per eccellenza.
Ma la prossemica è solo una parte di un settore molto più vasto: il linguaggio segreto del corpo.
Ogni persona comunica attraverso due tipi di codici: quello delle parole e quello dei gesti. A detta degli esperti, quest'ultimo è molto più importante e significativo dell'altro poiché, a differenza di quello verbale, non mente.
Fanno parte del linguaggio del corpo i gesti, le posture, le espressioni del viso. Tutti modi in cui ogni persona svela in maniera più o meno inconscia il proprio carattere e le proprie intenzioni verso il prossimo.

Questo è - a grandi linee - quanto si riesce a leggere riguardo la prossemica e il linguaggio del corpo. Mi sono però chiesto se quanto sinora detto possa avere qualche valore ed in che modo sia applicabile nell'era di internet e del linguaggio virtuale: chat, blog, videoconferenze ed affini.
Cos'è mutato? É vero che i contatti attraverso la rete tendono ad essere più veloci e sinceri o è vero l'opposto?
Ed ancora, esiste una prossemica sulla rete?

Ho trovato un mondo interessante dove a mio avviso tutto questo potrebbe in qualche modo riprodursi, anche se solo virtualmente: provate ad osservare il comportamento del vostro e degli altri avatars in un programma quale Second Life, ad esempio.
Non oso dare risposte definitive, ma credo che la prossemica ed il linguaggio segreto del corpo dovrebbero essere aggiornati e studiati anche prendendo in considerazione l'avvento delle nuove tecnologie.


(Sabin Ferraris - 20 aprile 2009) ********************************************************************************************************************************************************************************************************************************

“Navigare... che passione!”

Uno studio di neurologi californiani recentemente pubblicato sull'American Journal of Geriatric (!) Psychiatry ha dimostrato che “navigare” su Internet utilizzando un motore di ricerca, tipo Google, per intenderci, potenzia le facoltà cognitive e contribuisce a rallentare il fisiologico invecchiamento cerebrale.
Fatto non nuovo, direi, visto che molte altre ricerche sono giunte da tempo ad analoga conclusione: il miglior modo per mantenere giovane il cervello, come peraltro altri organi, è usarlo. Da quest'osservazione è nato un vasto mercato (poteva mai mancare?) di prodotti per tenere allenata la mente, come i tanti giochi stile “Brain Training”.
“Il nostro studio – spiega Gary Small, direttore della succitata rivista – ha dimostrato che una sola ora al giorno di ricerche su Internet sollecita e contribuisce ad attivare varie parti del cervello che hanno un ruolo chiave in compiti complessi come il ragionamento e la capacità decisionale.”
E fin qui tutto bene. Buone notizie. Ma cosa succede se eccediamo con l'uso e passiamo all'abuso?
Parrebbe, ma è anche evidente, che Internet vada preso a piccole dosi. Se poco fa bene al cervello, l'eccesso può invece portare, nel giro di brevissiomo tempo, ad una forma di dipendenza vera e propria che può far male quanto una tossicodipendenza.
I maniaci del Web sono oggi in costante aumento e rappresentano una delle forme più diffuse di “dipendenza senza sostanza”, assimilabili a lavoro e gioco d'azzardo.
Ci sono i “drogati” della posta elettronica, che non possono più fare a meno di controllare spasmodicamente le proprie caselle e-mail, interrompendo qualunque altra loro attività. I “chat-dipendenti”, gli ossessionati dal continuo aggiornamento delle loro pagine su “Facebook” o i propri post sul blog.
Quali sono i sintomi, dunque, per riconoscere se si è “caduti nella rete”?
I primi sono una sensibile euforia che scatta al momento o addirittura al solo pensiero di avviare il PC. Quindi una sempre maggiore insorgenza dell'eccitazione che porta ad anticipare sempre più il momento in cui ci si collegherà. Sopraggiungono quindi i sintomi caratteristici di una qualunque dipendenza tossica : serve una sempre maggiore “dose” quotidiana di Internet fino alla perdita totale del controllo, fino a giungere a delle vere e proprie crisi di astinenza e di panico. Si pensi ai tragici momenti in cui in un PC o nei suoi collegamenti qualcosa non funziona nel verso giusto.
Sopraggiungono così disturbi dell'umore, irritabilità, difficoltà a riposare, ansia e depressione. Pare che tali sintomi, a detta degli esperti, siano presenti in almeno il 10 % dei fruitori di Internet.
Troppe ore trascorse dinanzi allo schermo del PC possono inoltre provocare tensioni muscolari, disturbi visivi, mal di testa, e l'uso continuo e ripetitivo di mouse e tastiera può causare tendinite e crampi muscolari alle mani ed alle braccia.
Come difendersi dunque? Per le dipendenze gravi è necessario fare ricorso alla psicoterapia nonché al sostegno di amici e parenti, oltre, s'intende, alla motivazione del soggetto ad uscire dal tunnel.
Per tutti gli altri, un po' di buona volontà personale, creandosi un semplice programma di disintossicazione a piccoli passi; cercando di destinare progressivamente buona parte di quel tempo passato dinanzi al monitor ad altre attività, meglio se interagendo con altre persone.
Quindi, attività fisica, mangiare in compagnia, e occupazioni simili, senza più stravolgere gli orari della propria giornata in funzione dei collegamenti ad Internet.
Pian piano ci si renderà conto che è più interessante riconnettersi al mondo reale, piuttosto che a quello virtuale della rete ed allora davvero Internet, preso a piccole dosi, come detto all'inizio, potrà esercitare i suoi benefici effetti sulle performances cognitive, ma senza effetti collaterali.
Questo è tutto. Ci vediamo sul WEB.... con moderazione, però !


(Sabin Ferraris - 4 aprile 2009)


******************************************************************************************************************************************************************************************************************************** Barbie ha compiuto 50 anni

Il 9 marzo Barbie, la bambola più famosa e più venduta del mondo, ha compiuto cinquant’anni.
Pare che attualmente se ne venda una ogni 3 secondi, fruttando alla geniale Mattell un fatturato che si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari.
Mezzo secolo durante il quale è stata idolatrata, criticata e studiata come se fosse un fenomeno in carne ed ossa. E, per la ricorrenza, non si sono risparmiati i più vari ed originali festeggiamenti.
Per citarne solo alcuni: la riproposta dei modelli storici, per collezionisti, a partire dal famoso primo esemplare del 1959 (quotazione attuale del primo modello originale 27.500 dollari);

la presentazione durante un party ufficiale tenutosi a Milano (madrina Michelle Hunziker), di una Fiat 500 giocattolo, color rosa, in versione cabrio, che accompagnerà la nostra beniamina negli eventi europei. La Fiat venderà a partire da settembre un kit per personalizzare le nostre 500.
Ed inoltre, la proposta di una “Casa di Barbie” del tutto nuova presentata dalla Kartell e che verrà esposta al salone del mobile (non ho letto in quale città, purtroppo). La compagnia aerea Mexicana ha appositamente dipinto di rosa un aereo, mentre i brasiliani si sono dati appuntamento sulla spiaggia di Copacabana, tutti rigorosamente in costume Pink. Lo stilista Moschino le ha preparato una collezione nuova di zecca, e la settimana della moda newyorkese presenterà una sfilata di Barbie in carne ed ossa, impreziosite da gioielli a firma Bulgari. Ventana Club sta allestendo per i turisti dei suoi villaggi delle “Pink room” in perfetto Barbie style. E mi fermo qui. Altri eventi li trovate sul sito www.barbiemedia.com.
In passato persino Andy Warhol le ha dedicato un ritratto, mentre in Arabia Saudita è stata da sempre bandita, in quanto modello esplicito di perversione legata al mondo occidentale.
Ma Barbie, che è stata persino definita “simbolo di perfezione estetica” è realmente una bambola come noi intendevamo? Certamente no.
Dapprima le bambole erano l’oggetto usato dalle piccole future mamme per prepararsi in anticipo a ciò che la società chiedeva loro; Barbie invece rappresenta, senza nemmeno tanti veli, un innegabile modello di rottura dal passato: l’iniziazione delle ragazzine alla civetteria femminile, fine a se stessa. La proiezione della futura donna, nonché l’ideale estetico che ogni uomo, dichiaratamente o no, vorrebbe trovarsi a fianco.
In fondo, non dimentichiamolo, dentro ogni maschietto cova un Big Jim.
Ed ora, ecco la nostra Barbie come non avremmo mai voluto vederla...

... oppure si?


(Sabin Ferraris - 21 marzo 2009)