Il racconto si apre con la descrizione psicoanalitica di uno dei personaggi principali della storia, il palazzinaro Rivalta, che nell’erotismo esasperato, come nella vita e negli affari di costruttore edilizio, avverte la pulsione di mostrare il proprio potere. Infatti Rivalta vive immerso in un delirio di potenza e opera nascosto ordendo i fili della sua attività ai limiti dell’illecito.

Un giorno qualsiasi, una telefonata lo riporta alla realtà: chi li comunica la notizia è Inardo, il suo fidato capomastro, amministratore dei suoi segreti.

La notizia è che un palazzo in ricostruzione è crollato mentre una squadra di edili clandestini extracomunitari vi stava lavorando: non si sa se qualcuno è rimasto sotto le macerie.

Rivalta non ha tentennamenti, Inardo deve risolvere il guaio, in ogni modo.


Inardo si reca a cercare quei lavoratori invisibili che assolda per lavori al nero: lo scopo è risparmiare sulla manodopera e rientrare nelle spese, tanto, riflette, tutti lo fanno. Ma, quando inviato da Rivalta va a cercare gli albanesi che lavoravano al palazzo crollato, per capire se qualcuno è rimasto sotto le macerie, si mette nei guai cercando informazioni.

Chi lo incontra e ne capisce il gioco è Smilard, un albanese malavitoso e pieno di illecite risorse che finisce per ricattare Inardo, entrando in contatto con gli albanesi che lavoravano al palazzo crollato.


L’autore Varesi descrive Inardo come uno sprovveduto che si lascia sfuggire particolari importanti a Smirald sui lavoratori che cerca: questo porterà lo stesso Smilard a ricattarlo.

Inardo è il fulcro attorno a cui ruota la storia e spesso il taglio soggettivo di Indarno prevale nel taglio cinematografico del libro, con un punto di vista della narrazione che varia durante il racconto.

In una descrizione verticale della figura di Inardo, potremmo dire che in alto c’è Rivalta e sotto ci sono gli albanesi, mentre tutte le vicende sono complanari al capomastro.


Il punto di vista narrativo cambia spesso durante il romanzo: a volte vediamo con l’occhio di Rivalta e a volte con quello di Inardo: sono criticamente delineati i caratteri dei tre albanesi, di indole e di età anagrafica diversa: ognuno vive in modo proprio la realtà di lavoratore clandestino nel nostro Paese: ma il Paese Italia è assente dal romanzo del Varesi. Non abbiamo la presenza della legge come non abbiamo la presenza di coloro atti a farla osservare. Il confronto di Inardo con le forze dell’ordine riguardo al crollo del palazzo, sono sfuggenti e il protagonista nega l’evidenza, forte della propria amicizia di legami segreti con l’appaltatore, suo datore di lavoro.

Ma è un legame destino a sfaldarsi proprio in forza del ricatto che Smirald farà a Rivalta per voce di Inardo, che troverà il proprio tornaconto, ma anche una tragica fine.


Saimir è un protagonista della storia, sappiamo che rimane sotto le macerie, ma da ora capiremo il suo profilo attraverso il filo dei suoi pensieri: bloccato sotto le macerie in attesa dei soccorsi, capisce che non verrà nessuno a salvarlo e che si libereranno del suo cadavere, e non potrà neanche avere una tomba che lo ricordi: Saimir ‘non vede’ e ‘non sente’ la storia:

fa solo supposizioni, giungendo alla tragica conclusione di abbandono al proprio destino: i suoi stessi amici e colleghi di lavoro lo hanno abbandonato, entrando nel complotto che Smirald lancia al costruttore, e reggendo le fila con il silenzio che sconfina nell’omertà.

Saimir, bloccato tra le macerie vive un dialogo interiore di vita e morte, di ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere, se le cose avessero preso una piega differente.

E’ tormentato perché non avrà una tomba è il suo cadavere sarà “invisibile”, perché, appunto, ‘Invisibile’ è il suo stato di lavoratore pagato al nero, e ‘invisibile’ perché non ha documenti, quindi “non esiste”.

Giungerà alla coscienza che dovrà morire tra quelle macerie. Vorrebbe lasciare un messaggio a chi verrà, sì che i posteri abbiano una sua traccia come costruttore e quindi come un lavoratore reale e concreto.

Ma non è così: sa che sarà dimenticato da tutti, tranne dalla madre, che comunque non saprà mai la verità.


I genitori di Saimir vivono ancora in Albania, la madre, Vera, vede spesso la tv italiana, mentre il padre, Gentian, vive in modo disinteressato e alienato.

Vera, la madre di Saimir spera ogni giorno di vedere il proprio figlio in un programma televisivo e sapere così che se la cava bene.


Sabri invidia gli italiani, pensa di potersi sentire come loro entrando in un locale per il quale può pagare il biglietto, ma non è così. Una incontra Smilard. Sarà Sabri a mettere al corrente i compagni albanesi del ricatto che Smirald tende a Rivalta.

Sabri odia Inardo, che per lui rappresenta gli italiani, razzisti e scortesi, ed accetta di ricattarlo per vendetta, oltre che per il denaro, con il quale crede

Di potersi comprare un’esistenza al pari degli italiani che vede ogni giorno, e che invidia perché non può assomigliare a loro, e fare le stesse cose.


Altin è il più giovane del gruppo dei clandestini albanesi, e una notte incontra una prostituta che sigla la sua iniziazione al mondo degli adulti: ma ci sono dei risvolti: Altin si innamora della prostituta e la cerca, fino a ritrovarla ma per capire che sarebbe un amore impossibile.


Mentor conosce la Debora, una barista, ma non rivela a lei la trama dei fatti.


Il ricatto di Smirald porterà Rivalta a pagare caro un silenzio di omertà e complicità, mentre lo stesso Smiral provvederà allo sgombero delle macerie per mezzo di suoi uomini fidati, e lui stesso rimuoverà il cadavere, per seppellirlo come di regola, ma in un punto preciso, in modo che rimanga traccia del segreto che Rivalta paga perché non venga divulgato, così che Rivalta sarà sempre legato a Smirald.