SUBSONICA - Palasport SAN LAZZARO (PD)


Biglietto alquanto inusuale ... ed un ritaglio di giornale


titolo: AL CONCERTO CON MAMMA DEDE

"La mamma che ascolta la tua stessa musica"

Quando sento dire dagli altri bimbi che i loro genitori non li comprendono, che non li seguono nei loro interessi, mi rendo conto di quanto fortunato sono perché so di avere una mamma così tecnologica, così vicina ai miei interessi insomma una mamma come tanti non hanno.

Mamma mi portò a vedere i Subsonica. Arrivati abbastanza presto già trovammo altri facinorosi fans verso i quali provai invidia perché possessori del vero biglietto ufficiale. Comunque entrammo e dentro, con stupore, trovammo loro a fare il sound-check. Già la morsa di gente si stava stringendo, per noi era impossibile muoverci per via delle fans sedute sui nostri piedi. L'attesa era snervante, il caldo cominciava a farsi sentire e le indemoniate fans pure. Mezz'ora di ritardo. In piedi era dura rimanere, che già un paio di persone caddero per stanchezza e disidratazione. Io, Mamma e altre centinaia di persone eravamo sempre lì, pressati fianco contro fianco, a mangiare i capelli di quella davanti. Bottiglie di acqua, che Dio le mandava, andavano giù che era un piacere sebbene fossero già state bevute da sconosciuti. Il concerto cominciò ...



Una inverosimile pazzia, un pogo da concerto punk-crossover, mi faceva trovare in mille posti senza volerlo. Questi movimenti tellurici mi portarono via da mamma ma lei per sua fortuna si trovò agganciata alla tanto ambita transenna (certe ragazze avrebbero ammazzato per esserci vicino). Mamma stava benino o perlomeno non era in mezzo al caos come invece ero io. Avevo nelle mani la mia fida macchinetta fotografica e me ne stavo tranquillo ad usarla sospinto come una barca dalle onde; la tenevo legata al collo, saranno stati questi spostamenti sussultori a far sciogliere il nodo, non so, fatto sta che ad un tratto non la sentivo più, era vicino al mio cuore e di colpo non lo era più !!!  "Dove sei?, dove sei?", la chiamavo, mi accucciai per vedere se la vedevo (la ragazza vicino a me si preoccupò perché pensò fossi svenuto) ma niente era troppo buio ed il terremoto non mi dava tregua. Nella mia mente il pensiero di averla per sempre persa e di saperla morta oramai mi attanagliava l'anima. Pensavo chissà sotto quali piedi avrà trovato fine, se maschili o femminili, se sotto un anfibio, sotto uno stivale d'assalto o perché no, sotto un masochista infradito? Pensavo se avesse sofferto oppure no ...

Ma lei, lei grande più che mai, ligia al dovere come kamikaze talebano, svolgeva il suo compito ugualmente, rimanendo conscia che un pestone finale la poteva spegnere per sempre ...

Dopo circa due ore, l'ago del sismografo si fermò, l'ira furibonda si placò e ciò che c'era di disumano finì. La pace e la calma tornarono a riempire lo spazio del palazzetto. Diradata le gente e tolti i caduti, io e mamma, cercammo affannosamente ciò che mi preparavo tremendamente a vedere, un pezzo d'essa disgraziatamente rimasto a terra esangue e trapassato. Setacciavo ogni centimetro quadrato del pavimento, forse sperando di non trovarla mai (preferivo saperla rubata, dispersa piuttosto che, ahime, disintegrata); gli occhi di mamma, degni della campionessa, brillarono, percepirono un flebile richiamo, corremmo col cuore in gola a rovistare in un angolo cieco e sotto alcune macerie, per la gioia di tutto il mondo, la ritrovammo. Sporca, malconcia ... ma viva !! Ammaccata, strisciata ... ma viva !! Il basso voltaggio circolava ancora nel suo cuore, il bottone ancora funzionava, era un po' spaesata ma aveva ancora voglia di fare foto ...    

Mamma Dede ed il suo figlioletto Dieguitito vi salutano a sperano che i prossimi concerti siano meno movimentati.