Correva l'anno duemilatre quando il sottoscritto, dopo anni e anni di lavori e di ricerche, riusciva a completare la più diabolica macchina che potesse mai apparire sulla faccia della terra: la macchina del tempo. Menefreghista di mettere in subbuglio tutti gli universi quantici, cubi ed ipercubi, provai a metterla in moto.

Fu così che alla nona ora della notte del primo giorno del mese federicano o mese dedico, cominciai il mio esperimento, iniziai a viaggiare nel tempo e nello spazio.

Questa time machine, dalle sembianze di un grande centro civico, aveva il potere di viaggiare, oltre al reale mondo passato, anche su mondi irreali, all'interno di macabri inconsci e abominevoli arzigogolature. Tale macchina non ha un selettore dove impostare una precisa data e luogo ma bensì legge la mente e si comporta di conseguenza.

Ora vi racconto la mia crociera temporale. Mi ricorderò sempre, come aprii la porta e ne oltrepassai l'uscio, mi trovai davanti a delle tenebre più scure che mai (dissi cominciamo bene !!); un brivido di paura mi percosse l'anima e mi intimorì. Dal buio più profondo scorsi un volto inquietante e pauroso, mi trovavo nel mondo dello stregone cattivo. I suoi due occhi del campione carichi di odio e di malignità, mi lasciarono poca immaginazione: come l'epica medusa, lo stregone, attraverso lo sguardo, era pronto a farmi un incantesimo demoniaco ma io fui svelto a scappare ...

... stavolta, aperta la porta, mi trovai ad Alcatrazz; qui, un giudice, aveva appena condannato alla sedia elettrica uno spregevole serial-killer, trattasi del noto "segaquerce", latitante da molte settimane. Il giudice lo studiava e lo pedinava legalmente da parecchio tempo, sui tronchi di quercia tagliati egli lasciava sempre una "r" come marchio. Tuttavia mi scocciava vederlo abbrustolito e me ne andai ...

... musica musica musica; rock and roll le mie orecchie udirono non appena entrai nell'arena di Verona. Vi era uno scatenato moretto che entusiasmava i suoi fans con balletti e canzoni; loro, tutti all'unisono gridavano: "lenny lenny", solo allora capii che mi trovavo al concerto del celeberrimo Lenny Gigitz e vi rimasi fino alla fine ...

... finalmente una zona tranquilla, pacifica e serena; non ne so il motivo ma mi sentivo molto bene; sentii che mi trovavo molto indietro negli anni, gli edifici, le costruzioni mi fecero comprendere che ero nell'antica Persia. Una radiosa creatura mi apparve dinanzi, una visione bella come una Madonna, stava in fronte a me. Mi si gelò il cuore al cospetto della satrapa persiana; non volevo più andarmene da lì ma uno stimolo interno, una forza mi chiamava: dovevo andare in bagno così partii ...

... cazzarola, era un po' dura la porta ad aprirsi, per forza c'era un caduto di guerra che ne ostruiva l'apertura; mi girai intorno per vedere dov'ero e mi trovai nel bel mezzo della guerra contro i Borboni. Era l'undicesimo giorno del mese caterino dell'anno milleottocentosessanta, dove Garibaldi, Giuseppina e mille fedeli, sbarcarono a Marsala per liberare la Trinacria. Rimasi lì fino alla conquista di Palermo, avvenuta il ventisette e poi ripartii ...

... arido deserto ai confini della savana, arrivato già avevo una gran sete, non feci in tempo a prendere il mio gatorade che una feroce tigre mi sobbalzò addosso. I suoi artigli, affilati come lame, mi davano l'impressione che essa stesse tutto il giorno dedicarsi alla loro cura. Quei rasoi mi stavano per dilaniare l'anima senza scalfire la mia carne. Stanco ed assetato ero in sua mercé, non mi restava che guardarla negli occhi, così feci ed essa si fermò; capì che non avrebbe mai potuto avere la mia anima sebbene avesse lasciato il mio corpo lì, a marcire putrido come una carogna per gli sciacalli. Se ne andò, per dissetarmi bevvi una red bull e misi le ali ...

... atterrai in un posto da mille e una notte. Aldilà della porta, la luce solare veniva filtrata attraverso le foglie delle imponenti querce dalle quali ero circondato, rendendo tutto attorno a me di verde; il colore della speranza caldamente mi accarezzava. Dovevo stare attento a dove mettevo i piedi perché correvo il rischio di calpestare i piccoli gnomi delle querce. Gente molto simpatica e cordiale come i puffi. Mi invitarono a bere un po' del loro te alla clorofilla di quercia; devo dire molto buono e benefico. La notte incombeva, date le mie dimensioni non avrei trovato posto nelle loro piccole casupole così li salutai, una dolce lacrimuccia mi scese spontanea (loro la raccolsero e la usarono per estrarne lo zucchero che poi li soddisfò per un anno intero) ...

... triste per aver lasciato il luogo di prima, fui subito rallegrato da dei soavi canti, interpretati dal mitico coro ad una voce; la data era imprecisa ma il coro appartenente al GranDucato mi fece capire che mi trovavo ad Olmo. Questo coro speciale non poteva trovare migliore collocazione se non proprio nella capitale; accompagnato anche da un dj che lo fa ballare, esso può contare su molti appassionati che lo stanno ad ascoltare.

Ebbene, cari amici, finisce qui questo mio primo giro itinerante ai confini della realtà e dell'immondo. Ora terrò segreta questa macchina perché ha ancora bisogno di piccole sistemazioni, forse chissà la userò nuovamente ma ... ve lo racconterò !!!