TRIODI IN PUSH-PULL FUNZIONANTI IN CLASSE A

 

Si vuole qui analizzare il comportamento di due triodi connessi in push-pull che alimentano un carico tramite trasformatore.

Per la descrizione analitica si fanno le seguenti supposizioni:

 

  1. i triodi vengono considerati identici tra loro e ideali, cioè con µ e resistenza anodica ra costanti per tutta l’escursione del segnale utile; le loro caratteristiche anodiche sono quindi rette parallele ed equidistanti tra loro come in  Fig 1.

 

 

 

  1. il trasformatore di uscita si considera ideale, cioè senza perdite e con accoppiamento totale tra primario e secondario. Il primario è composto da due avvolgimenti rigorosamente uguali (N1).
  2. il carico è resistivo.

 

COMPORTAMENTO STATICO

 

Si consideri la fig 2.

 

_

 

_

 

+

 

+

 

+

 

 

 

+

 

VA2

 

VGK2

 

VGK1

 

VA1

 

 

 

 
 


dove:

 

IA1 = corrente statica del triodo 1

IA2 = corrente statica del triodo 2

IAT = somma delle correnti statiche dei due triodi che scorrono nel percorso dal ramo di alimentazione a massa attraversando le due sezioni dei primari, i tubi e la resistenza RK.

VGK1 = tensione di polarizzazione griglia-catodo del triodo 1

VGK2 = tensione di polarizzazione griglia-catodo del triodo 2

VA1   = tensione statica anodo-catodo del triodo 1

VA2   = tensione statica anodo-catodo del triodo 2

EBB = tensione continua di alimentazione.

 

I triodi sono polarizzati per potere funzionare in classe A.

Per l’assunto N°1 al medesimo punto di riposo corrispondono parametri di stesso valore  per entrambi le valvole.

Quindi, stesse correnti anodiche (IA1 = IA2), stesse tensioni anodiche (VA1 = VA2), stesse tensioni di griglia (VGK1 = VGK2).

Il flusso statico nel nucleo del trasformatore è generato dalla somma delle correnti circolanti nei due avvolgimenti primari (N1):

 

IP = IA1 + IA2                                                                               [1]

 

Dove IP è la corrente totale che genera il flusso.

Nella figura 2 i pallini vicino ai terminali del trasformatore identificano il verso degli avvolgimenti; correnti entranti dai terminali così marcati generano un flusso positivo, le uscenti un flusso negativo.

Si nota che la corrente IA1 esce dal terminale identificato con il pallino della sezione primaria superiore, mentre la corrente IA2 entra nel terminale identificato dal pallino della sezione primaria inferiore fig 3.

 

avendo le correnti verso opposto rispetto ai suddetti riferimenti, il flusso generato nel nucleo è zero, cioè:

 

IP = IA1 + IA2 = -IA1 + IA2 = 0                                            [1]

 

Questo fenomeno porta alla seguente considerazione; nella connessione in push-pull con i tubi a riposo, non esiste il pericolo di saturare il nucleo del trasformatore come invece accade nella connessione single ended.

 

COMPORTAMENTO DINAMICO

 

 

 

 

Si consideri la figura 4.

 

 

e2

 

e1

 

 

 

 

dove sono presenti le seguenti grandezze oltre a quelle viste prima:

ia1 = corrente dinamica del triodo 1

ia2 = corrente dinamica del triodo 2

iat = somma delle correnti dinamiche dei due triodi che scorrono nel percorso dal ramo di alimentazione a massa attraversando le due sezioni dei primari, i tubi e la resistenza RK.

e1 = tensione del generatore 1

e2 = tensione del generatore 2

va1 = tensione dinamica anodo-catodo del triodo 1

va2 = tensione dinamica anodo-catodo del triodo 2

gli ultimi due parametri non sono indicati il figura per non creare confusione.

 

Per un corretto funzionamento del circuito, le tensioni (e1, e2) che pilotano i tubi debbono essere sfasate tra loro di 180°ed avere la stessa ampiezza.

Sotto questa condizione, nelle placche circolano correnti dinamiche (ia1, ia2) sfasate tra loro di 180° appoggiate su quelle statiche (IA1, IA2) fig 6.

Mentre le tensioni anodiche (va1, va2) sono rappresentate in fig 5, anch’esse sono appoggiate su quelle statiche (VA1, VA2).

 

FIG 5

 

FIG 6

 

la circolazione delle correnti anodiche negli avvolgimenti del trasformatore, squilibra le correnti statiche che annullavano il flusso, per cui riconsiderando la [1] e tenendo conto delle componenti dinamiche suddette:

 

 ip = -(IA1 +ia1) + (IA2 + ia2) = ia2 – ia1                              [1]

 

Si nota che la corrente ora  genera un flusso che è pari alla differenza tra le due correnti dinamiche, il che corrisponde al doppio di una delle correnti anodiche.

Per confermare questo si consideri la fig 7.

 

 

 

 

 

 

In essa sono rappresentate  due correnti anodiche sfasate di 180° di valore massimo pari a 2 mA appoggiate su una corrente statica di 5 mA.

Il flusso nel trasformatore è generato da una corrente totale di:

 

ip = ia2 – ia1 = 7 – 3 = 4 mA = 2*ia1 = 2*ia2                                    [2]

 

 

 

 

 

 

 

Il circuito dinamico è raffigurato in fig 8.

(Come sempre per i segnali dinamici l’alimentazione è un corto circuito).

 

 

+

 

_

 

+

 

_

 

+

 

_

 

_

 

+

 

 

 

 

Nella figura:

e1 ed e2 sono i generatori di tensione indipendenti, μ*e1 e μ*e2 sono quelli dipendenti, ra1 e ra2 sono le resistenze interne dei rispettivi triodi.

G1 = terminale griglia triodo 1.

G2 = terminale griglia triodo 2.

K1 K2 = terminali catodi dei rispettivi triodi.

 

Dato  che nel modello dinamico non vengono rappresentate  le correnti statiche, quelle variabili  hanno lo stesso verso riferite al senso di rotazione.

Si noti infatti la figura 9, in essa le correnti statiche hanno valore nullo e quelle dinamiche, tra loro sfasate di 180°, hanno una semionda positiva ed una negativa, cioè una entra nella placca del tubo superiore e l’altra esce da quello inferiore.

 

 

-2

 

+2

 

 

 

Determiniamo ora la resistenza che vede ogni valvola; per far ciò è opportuno analizzare il comportamento del trasformatore.

Consideriamo per il momento il trasformatore collegato ad un carico RL ma alimentato da una sola valvola fig 10.

 

 

 

la resistenza vista dalla singola valvola è:

 

rp’ = (N1/N2)^2*RL                                                                         [3]

 

dove rp’ sta ad indicare la resistenza plate-resistor’, ovvero resistenza vista da ogni singola valvola quando non è presente l’altra.

 

Alimentando entrambe le sezioni primarie per la sovrapposizione degli effetti (il tubo risente della presenza dell’altro), ogni valvola vede esattamente il doppio della [3].

 

rp = 2*rp’ = 2*(N1/N2)^2*RL                                                            [4]

 

dove rp sta ad indicare la resistenza plate-resistor, ovvero resistenza vista da ogni singola valvola quando è presente anche l’altra.

 

La tensione v2 che alimenta il carico è:

 

v2 = N2/N1*vp’                                                                                           [5]

 

dove vp’ è la tensione presente ai capi ad una delle due sezioni del primario.

 

Analizzando  il circuito in figura 8, si nota che la resistenza RK non è percorsa da alcuna corrente; infatti essendo le correnti anodiche sfasate tra loro di 180° si annullano nel percorso comune.

Il circuito in fig 8 si può allora trasformare in quello di fig 11.

 

 

 

 

Le due valvole risultano collegate in serie e la corrente anodica attraversa l’intero primario.

 

Ia = ia1 = ia2                                                                                             [6]

 

La resistenza trasferita dall’intero primario è:

 

rpp = (NP/N2)^2*RL = (2*N1/N2)^2*RL = 4*(N1/N2)^2*RL = 2*rp           [7]

 

Dove rpp è l’acronimo di plate-to-plate-resistor, ovvero resistenza vista tra le placche dei tubi.

 

Si nota che la resistenza plate-to-plate è due volte più grande di quella trasferita (plate-resistor) da metà sezione del primario con le due valvole presenti.

 

La tensione che alimenta l’intero primario è il doppio di quella che alimenta le due sezioni infatti:

 

vpp = 2*N1/N2*v2 = 2*N1/N2*N2/N1*vp’ = 2*vp’                                             [8]

 

Dove vpp è l’acronimo plate-to-plate-voltage e v2 è la tensione sul carico.

 

Da quanto sopra si potrebbe pensare di rappresentare i due tubi con uno solo che abbia  amplificazione e resistenza anodica doppia come in fig 12.

 

 

All’inizio della discussione ho scritto che il flusso nel nucleo del trasformatore è generato da una corrente doppia di quella che circola in ogni tubo, mentre in figura 11  la corrente che circola nel primario è la stessa che circola in ogni valvola.

Come mai questa incongruenza?

Ci sono due punti di vista, uno dalla parte dei tubi e l’altro dalla parte del carico.

Quest’ultimo vede un resistenza trasferita che è pari a:

 

rv2 = [N2/(N1*2)]^2*2*ra =   [N2/(N1)]^2 * ¼ *2*ra =  =   [N2/(N1)]^2 * ra/2   [9]

 

Dove rv2 è la resistenza trasferita dal primario al secondario e  ra = ra1 = ra2

 

quindi il carico vede una resistenza anodica metà di quella di ogni tubo.

La corrente al secondario è:

 

i2 = 2*N1/N2 * ia = N1/N2 * 2*ia                                                                                         [10]

 

per il carico la corrente che circola nell’avvolgimento primario è il doppio della corrente anodica di ogni valvola.

Ed ecco che è stata confermata la [1]

Ma a se parità di potenza erogata la corrente anodica raddoppia la tensione del generatore dipendente (2*μ*e) dimezza.

Inoltre la potenza erogata dai due tubi deve essere la stessa di quella erogata dal tubo equivalente.

 

(2*μ*e1)^2/(2*ra1 + rpp) = (μ*e1)^2/(ra1/2 + rpp’)

 

dove il primo membro dell’eguaglianza in blu  rappresenta la potenza erogata dai due triodi e in rosso quella del triodo equivalente.

 

dopo pochi passaggi si trova:

 

rpp’ = ¼ rpp

 

Quindi il circuito equivalente composto da un singolo triodo è il seguente fig 13.

 

rpp’

 

 

I due triodi in push-pull vengono rappresentati da un solo triodo nel cui circuito equivalente sono presenti:

1.       generatore di tensione dipendente pari a μ*e = μ*e1 = μ*e2

2.       una resistenza anodica par alla metà di quella di ogni triodo.

3.       una corrente anodica doppia a quella circolante in ogni tubo.

4.       una resistenza trasferita al primario rpp’ = ¼ rpp

 

La condizione di massimo trasferimento di potenza esiste per:

 

rpp’ = ¼ rpp = ra = ½ ra1 = ½ ra2

 

da cui

 

rpp = 2*ra1 = 2*ra2

 

ovvero quando la resistenza anodica di ogni triodo è pari metà di quella presentata dall’intero primario del trasformatore.

 

 

 

Tale valvola equivalente avrà proprie curve anodiche denominate CURVE COMPOSITE  risultato  di quelle dei singoli tubi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COSTRUZIONE DELLE CURVE COMPOSITE

 

 

 

Lavorando sempre con i triodi ideali, si inizia con l’affiancare in modo complementare le curve di placca dei due tubi facendo coincidere le tensioni anodiche di riposo fig 14.

 

 

 

Fig 14

 

VGK2

 

Q7

 

Q8

 

TUBO2

 

TUBO1

 

VGK1

 

Q9

 

 

Q6

 

Q5

 

Q4

 

Q3

 

Q2

 

Q1

 

 

 

 

nell’esempio le correnti e le tensioni anodiche a riposo hanno i seguenti valori:

 

IA1 = IA2 = 35mA (punto Q1 e Q2)

VA1 = VA2 = 60V (punto Q1 e Q2)

VGK1 = VGA2 = -6V

 

Come si è visto prima, il flusso generato nel  nucleo del trasformatore è sensibile alla differenza delle correnti anodiche, per cui per determinare i punti dove passano le curve composite bisogna effettuare una sottrazione tra IA1 e IA2 che giacciono sulla curva per VGK1 = VGK2 = -6V:

 

PUNTO Q3

si determina il primo punto Q3 sottraendo le correnti a riposo:

 

Q3 = Q1 – Q2 = 35 – 35 = 0

 

PUNTO Q9

 

Si fa scorrere il punto di lavoro del tubo 1 sulla retta per VGK = -6V da Q1 a Q4.

A questo spostamento corrisponde una aumento della corrente IA1 pari a 15 mA.

Essendo le correnti sfasate tra loro di 180°, IA2 diminuisce della stessa quantità portandosi al punto Q6.

Il nuovo punto della curva composita è ora:

 

Q9 = Q4 – Q6 = 50 – 20 = 30mA

 

PUNTO Q7

 

Si fa scorrere il punto di lavoro del tubo 1 sulla retta per VGK = -6V da Q4 a Q5.

A questo spostamento corrisponde una diminuzione della corrente IA1 pari a 39 mA.

Essendo le correnti sfasate tra loro di 180°, IA2 aumenta della stessa quantità portandosi al punto Q8.

Il nuovo punto della curva composita è ora:

 

Q7 = Q5 – Q8 = 11 – 59 = - 48mA

 

Il segno negativo indica che il punto si trova nell’area del tubo 2.

Si può tirare la prima retta composita collegando i punti Q3, Q9, Q7.

Come si può notare la curva composita ha una pendenza doppia delle curve anodiche dei singoli triodi; questo dimostra che la resistenza anodica del tubo equivalente è metà di quella dei singoli tubi, come si è dimostrato analiticamente prima.

Con lo stesso sistema si possono costruire le curve per tutti i valori di VGK come raffigurato in Fig 15.

 

Fig 15

 

VGK

 

 

E’ possibile risalire al carico  visto da ogni tubo partendo da quello visto dal tubo equivalente, il procedimento è il seguente.

Supponiamo di conoscere il valore della resistenza dinamica (rpp) che si presenta ai capi dell’intero primario, la corrispondente retta di carico, di colore celeste, passa per il punto di riposo Q0 delle curve composite fig 16.

Per tracciare la retta di carico di ogni singolo tubo occorre risalire dall’intersezione della curva composita con la retta di carico dinamica, sino ad incontrare la curva caratteristica del singolo triodo che ha lo stesso valore di VGK.

 

Ad esempio al punto Q0 corrisponde una VGK = -6V, da questo si sale fino ad incontrare la curva anodica del singolo tubo sempre per VGK = -6V (punto Q1).

Si prosegue in questo modo per tutti i restanti punti visualizzati in figura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig 16

 
Callout 2: Q2Callout 2: Q8Callout 2: Q6Callout 2: Q4Callout 2: Q0Callout 2: Q5Callout 2: Q7Callout 2: Q3Callout 2: Q9Callout 2: Q1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TRIODI REALI

 

Sino ad ora ho considerato triodi ideali con caratteristiche anodiche rapparasentate da rette equidistanti e parallele tra loro; in realtà ciò non si presenta mai in pratica, e le vere curve composite appariranno come in fig 17.

Inoltre le rette di carico non si presentano ai singoli tubi con inclinazione costante, ma essa varierà a seconda di dove si sposta il punto di lavoro in presenza di segnale fig 18.

 

Fig 17

 

 

 

 

 

 

Fig 18

 

 

 

 

 

spero di avere chiarito alcuni aspetti di un argomento un pochino ostico.

 

Fabio

 

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