STABILIZZATORE LINEARE 350V OLTRE 300mA
Questo stabilizzatore ricalca le impronte del suo predecessore a valvole postato poche settimane fa in questo sito; infatti i due schemi sono equivalenti ed lo stesso vale per il principio di funzionamento delle due circuitazioni, le uniche e importanti differenze, oltre al fatto che uno usa i transistor e l’altro le valvole, sono la diversa capacità di maneggiare correnti più o meno elevate, il diverso fattore di stabilizzazione, la diversa resistenza di uscita e la diversa tensione di saturazione dei dispositivi attivi.
Per un confronto diretto tra i due circuiti invito il lettore a visionare la pagina relativa allo stabilizzatore a tubi che si trova al sottostante indirizzo:
STABILIZZATORE SERIE A VALVOLE 300V 100mA
Il corrente stabilizzatore esibisce un fattore di stabilità
pari a 12500 quindi inevitabilmente superiore al precedente che ne ha uno pari
a 10000, pure la sua resistenza di uscita è più bassa (anche se di poco)
rispetto a quella mostrata dall’altro regolatore essa è infatti pari a 0.2 ohm.
Ma la forza di questo stabilizzatore è la sua capacità di
erogare al carico correnti assai maggiori; infatti gli unici limiti a fornirne intense
è dovuto alla richiesta di enormi dissipatori per tenere il transistor serie
entro temperature massime ammesse e all’aumento del limite inferiore della
tensione richiesto all’ingresso per rimanere in regolazione.
Quindi maggiore corrente desiderata, maggiori dimensioni del dissipatore e maggiore tensione nominale d’ingresso senza superare i limiti ammessi dai transistor ovviamente.
Per provarlo ho usato una resistenza variabile di potenza da
1Kohm 300W, con essa ho fatto erogare allo stabilizzatore fino ad una corrente
di 0.5A e questo non ha mostrato segni di cedimento.
La resistenza è visualizzata nella figura sottostante:
Il ripple in ingresso ed in uscita è invece rappresentato qui sotto:
La foto rende l’idea della stabilizzazione, in alto il ripple ai capi del condensatore di livellamento e sotto quello ai capi del carico. Stiamo nell’ordine di 25Vpp contro circa 2mVpp, buono, no?
PROGETTO
Fare riferimento alla figura 1.
Figura 1
Dati:
Tensione di uscita =
VOUT = 350V
Corrente massima
erogata al carico = IL = 0.3A
In base a continue sperimentazioni relative a questo genere
di circuiti ho stabilito che la tensione d’ingresso deve essere 1.25 volte
quella di uscita.
VIN =
1.25 X VOUT = 1.25 X 350 = 437.5
Che approssimo a 440V.
Questa tensione potrà variare a causa della tolleranza della
rete del +/- 10% (da 396V a 484V) e lo stabilizzatore dovrà rimanere nel campo
della regolazione.
Si sceglie poi il transistor U1 che deve essere un darlington e che deve avere le seguenti caratteristiche:
Massima tensione di
collettore-emettitore VCEU1 > VINmax – VOUT = 484 – 350 = 134V
Massima corrente di
collettore ICU1 > 0.3A
Mediante la potenza media dissipata dal transistor, alla sua
resistenza termica giunzione-case e alla sua massima temperatura di giunzione,
si risale alla massima temperatura che può raggiungere il case del
semiconduttore senza che esso si
distrugga.
La potenza media è:
PU1 = (VIN – VOUT) X IL
= 134 X 0.3 = 27W
La resistenza termica giunzione-case di U1 è pari a 1.1 C°/W. Mediante la seguente formula si viene a conoscere la
temperatura massima del case che non può essere superata:
TC = TJ – PU1 X RJC = 175 – 27 X 1.1 = 145C°
Dove TJ è la massima temperatura di giunzione del transistor.
La corrente assorbita dalla base di U1 è pari a quella
circolante tra collettore ed emettitore diviso il guadagno statico del
transistor che è pari a circa 300:
IBU1 = IL / HFE = 0.3 / 300 = 1 mA
Questa corrente viene fornita dalla tensione di ingresso
tramite la resistenza R1 e il transistor Q2; ogni variazione della tensione di
uscita verrà amplificata da Q3 e Q1 e quest’ultimo varierà la corrente di base
di U1 per renderlo più o meno conduttore così da riportare la tensione al
carico al valore nominale.
Il transistor Q2, detto preregolatore,
serve solo a far vedere al bjt Q1 una resistenza
elevata, questo occorre per tenere alto il guadagno dello stesso e avere un
alto fattore di stabilizzazione, per far ciò Q2 si deve comportare come un
generatore di corrente, occorre quindi polarizzarlo con il diodo zener D3.
Dopo diversi tentativi ho ritenuto che il valore di 6.2V del
dello zener sia il migliore dal punto di
vista della stabilità; questo valore dovrà rimanere tale per qualsiasi tensione
si desideri sia presente in uscita.
La corrente che scorre nel transistor Q1 deve essere circa
uguale a quella assorbita dalla base di U1, quindi la corrente totale che
attraversa Q2 ed R1 è pari a 2mA.
In base a questo valore determino quello della resistenza:
R1 = (VZD3 – VBEQ2) / IT = (6.2 – 0.65) / 0.002 = 2775 ohm
Dove :
VZD3 = tensione dello zener.
VBEQ2 = tensione base emettitore per il
funzionamento in zona attiva del transistor.
IT = somma della corrente assorbita
dalla base di U1 e quella assorbita dal collettore di Q1.
Approssimo il valore di R1 a 2,2 Kohm
questa resistenza deve dissipare una
potenza di:
PR1 = (VZD3 – VBEQ2)^2
/ 2200 = 0.014W
Ne uso una di 1/4W.
Adesso calcolo il valore della resistenza R6. Imponendo una
corrente di 2mA per polarizzare il diodo zener:
R6 = (VIN –VZD3) / IZD3
= (440 – 6.2) / 0.002 = 216900V
Che approssimo a 220Kohm.
La potenza del diodo e quella della resistenza R1 sono
rispettivamente:
PD3 = VZD3 X IZD3 = 6.2
X 0.002 = 12mW
Si potrà prendere un diodo da 0.5W facilmente reperibile.
PR6 = (VIN – VZD3) ^2 /
R6 = (440 -6.2)^2 / 220000 = 0.8W
Uso una resistenza da
1W.
Sulla collettore di Q2 è presente la tensione:
VCQ2 = VOUT + VBEU1 =
350 + 1.3 = 351.3V
Dove VBEU1 è la tensione base-emettitore di U1 (il doppio di
0.65V dato che è un darlington).
Quindi trascurando la piccola caduta su R1 il transistor Q2
deve avere le seguenti caratteristiche:
Massima tensione di
collettore-emettitore > VIN – VCQ2 = 440 – 351.3 = 88.7V
Massima corrente di
collettore > 2mA
Potenza > 88.7 X
0.002 = 0.17W
Per il diodo U2 scelgo una tensione di 160V circa la metà di
quella presente sul collettore di Q1.
Questo diodo è attraversato dalla corrente proveniente
dall’emettitore di Q1 pari a circa 1mA e da quella che circola nella resistenza
R2 di polarizzazione. Volendo far attraversare nel diodo una corrente di 2mA,
nella resistenza R2 circolerà 1mA.
R2 = (VOUT –VZU2) /
IZU2 = (350 – 160) / 0.001 = 190000
Che approssimo a 180Kohm
La potenza dissipata dal diodo è:
PU2 = VZU2 X IZU2 = 160 X 0.002 = 0.32W
Scelgo un diodo da 0.5W.
La potenza dissipata dalla resistenza è:
PR2 = (VOUT – VZU2)^2 /
R2 = (350 -160)^2 / 180000 = 0.2W
Scelgo una resistenza di potenza pari a 1/4W.
Sul collettore di Q3 deve essere presente la tensione:
VCQ3 = VZU2 + VBEQ1 =
160 + 0.65 = 160,65
Scegliendo di far scorrere in Q3 una corrente di 1mA la
resistenza R7 sarà:
R7 = (VOUT – VCQ3) /
ICQ3 = (350 – 160.65) / 0.001 = 189350
Che approssimo a 180K.
La potenza di questa resistenza è:
PR7 = (VOUT – VCQ3)^2 /
R7 = (350 – 160.65)^2 / 180000 = 0.199W
Ne uso una da 1/4W.
Per quanto concerne la caduta su R8, più è bassa e migliore è
la stabilizzazione. Usando due zener in serie da 160V si ottiene una tensione
ai capi di R8 pari a:
VR8 = VOUT – (VZU5 +
VZU6) = 350 - 320 = 30V
Scegliendo di far scorrere una corrente di 2mA dei diodi U5 e
U6 nella resistenza R8 scorre la somma di questa corrente e quella proveniente
da dal’emettitore di Q3 pari a 1mA, per
cui:
R8 = VR8 / 0.003 = 10K
La Potenza di tale resistenza è pari a:
PR8 = VR8^2 / R8 = 30 /
10000 = 3mW
Scelgo una resistenza di 1/4W
Imponendo un valore abbastanza alto per R3 ad esempio 1Mohm
la resistenza R4 si determina da:
R4 = (VP X R3) / (VOUT – Vp) = (30.65 X
1000000) / (350 – 30.65) = 95976 ohm
Dove Vp è:
VP = VR8 + VBEQ3 = 30 +
0.65 = 30.65V
Approssimo R3 a 100K ma il valore giusto, a causa delle
tolleranze dei componenti, potrebbe essere un pochino diverso, troverete quello
giusto in fase di sperimentazione.
Fabio