ORIGINI DI ALESSANDRIA DEL CARRETTO

Il documento più antico riguardante l’attuale territorio di Alessandria è una pergamena conservata nell’Archivio dell’Abbazia di Cava dei Tirreni e risalente al 1277.

Si tratta della donazione di terre al monastero " ...sancti Petri et sancti Helie de Chortomeni de territorio Ordeoli ...“ da parte di Orso e Goffredo di Boruco. Chi abbia fondato questo monastero e quando, non ci è dato di sapere, però, possiamo immaginare che anche "Sant'Elia di Cortomeno", come altre strutture monastiche di origini basiliane, divenne anche un polo di aggregazione per i laici. Anche qui i monaci e i laici, che vivevano con loro, dissodarono e coltivarono i campi, costruirono cappelle (di cui quella ancora presente è ciò che rimane, anche se trasformata nel tempo!), scelsero i posti per i nuovi insediamenti rurali e vicino a questi edificarono strutture difensive.

La pergamena è la trasposizione, dal greco in latino, di una più antica (dicembre 1193) ed è redatta, a Rossano, dal notaio pubblico Leo Cesalodictus, alla presenza del giudice regio Leo Herebith.

In questa pergamena vengono riportati i confini dei terreni donati al monastero: ad oriente il canale della Foresta “ballonus foreste” , ad occidente la Serra e via pubblica, a settentrione terra della stessa chiesa, a sud canale secco “ballonus siccus” che si trova tra la terra predetta e la terra di Magliarda e Armirosso terram Maliardi Rosselli . Tramite il monastero di S. Elia, questi terreni appartenevano al Monastero di S. Maria di Cava di Cersosimo (PZ) e per esso all’Abbazia di Cava (SA). I toponimi, come si può notare, al di là delle modifiche subite nei secoli, sono quelli che si conservano ancora oggi .

Altro antico documento - che riguarda il territorio di Alessandria del Carretto - è una descrizione dei confini del territorio di Oriolo e faceva parte dei “Registri angioini", una volta conservati nell’Archivio di Stato di Napoli, prima della distruzione operata dai tedeschi nell’incendio da essi provocato nel 1943. Si tratta della copia, del 1915, conservata nell’archivio comunale di Alessandria del Carretto, del foglio 161, r. e v., del vol. 21, datato 1274.

Anche in questo documento è possibile ritrovare toponimi che si sono conservati nel tempo, ad esempio laureti - Laureto; sanctum sacariam - Zagaria; lacum forano - Lago Forano; lacum alexandri - Lago santo

Da alcuni documenti, esibiti per definire i confini comunali, si viene a sapere che nel territorio di Alessandria, nel XVI secolo, doveva esserci un villaggio denominato Esco Ferrato o Serrato come viene riportato su alcune vecchie carte. L’ubicazione di detto villaggio è alquanto controversa, ma da indizi, doveva trattarsi di un villaggio posto a quota più alta rispetto ad Alessandria.

Circa le origini di Alessandria abbiamo un documento che risale a pochi decenni dopo la formazione dell’attuale abitato, si tratta della Storia di Oriolo di G. Toscano ( manoscritto curato e pubblicato dalla prof.ssa Pina Basile) .

Dal Toscano veniamo a sapere che nell’attuale territorio di Alessandria era esistito, in tempi remoti, un castello: Castello del Drogo, di cui non esistevano, quando lui scriveva , e siamo sul finire del ‘600, più tracce. Notizie su Castello del Drogo sono riportate su alcune allegazioni, relative a cause tra gli Alessandrini con il feudatario, datate ultimo quarto del XVIII secolo.

Di questo castello raccontavano, più come favola che come fatto accertato, anche gli anziani di Alessandria.

Alcuni, d’accordo con il Toscano, lo situavano a Tolino, mentre altri lo ponevano in contrada Acqua Farina, altri ancora, in contrada Francomano.

Se del Castello non si trovano più tracce, qualche cosa si poteva scorgere ancora, sino a circa dieci anni fa, a Tre Arie (che nel nostro dialetto indicano la presenza di tre aie): erano piccoli frammenti di ceramica del tipo aretina, di dolii , di mattoni e tegole. Si racconta anche che, nel secolo scorso, con i mattoni di Tre Arie furono costruiti tutti i forni presenti nelle case di campagna della frazione Foresta. Se si considera, poi, il toponimo locale che è Timpone dei Morti, si può facilmente pensare che in questa località esisteva la necropoli di un qualche abitato o di qualche grossa fattoria del I secolo dopo Cristo.

Mappa del feudo di Oriolo (fine XVIII sec.)

Alessandria è sottolineata

E’ chiaro che tra l’abitato o il castro, se ci rifacciamo ad altre ipotesi che vogliono che a Tre Arie si trovasse Castello del Drogo, e l’odierna Alessandria ci sono almeno 5 secoli abbondanti e che quindi non esiste nessun nesso tra l’antico abitato e quello di cui noi ora ci interessiamo.

Ma che esistesse un abitato molto più antico di Alessandria è confermato anche da scrittori quali: il Barrio, il Martire, il Giustiniani e altri che nei loro scritti, parlando di Alessandria dicono che questo paese è sorto nel territorio di un altro che nell’antichità prendeva il nome di Torricella e gli abitanti più vecchi di S. Paolo Albanese, centro sorto nel ‘500 ad opera di esuli albanesi, indicano ancora oggi gli abitanti di Alessandria come “quelli di Torricella”. Lo stesso Toscano riferisce, anche se indirettamente, che Alessandria fu fondata su un centro preesistente e questo è confermato dall’atto di vendita del feudo, da parte di D. Pedro de Toledo, come Viceré, a Marcello Pignone , quando parla di “ casalibus habitatis et inhabitatis “ (Copia del 1915 conservata nell’Archivio Comunale di Alessandria del Carretto).

La nascita di Alessandria è, comunque, legata allo sforzo teso ad aumentare le produzioni cerealicole e questo fenomeno è presente, sin dall'inizio del '500, nei feudi calabresi al confine nord-orientali con la Basilicata.

Ecco cosa dice, a tal proposito, un documento riportato dal prof. G. Galasso a pag. 145 del suo volume "Economia e Società nella Calabria del Cinquecento" :

"Da tre anni in cqua in dicto territorio so' state conzate terre assai da fare grani più de li altri anni passati et quello ei seminato et cultivato da li homini de Rosito, Rocha Imperiale et Riolo et la Canna".

Ne derivò, tra l'altro, un disboscamento incontrollato, che insieme ad altri fattori è una delle cause degli attuali movimenti franosi!. Alessandria, quindi, nasce per permettere al marchese di percepire “grandissima commodità, ed entrada…” con la coltivazione dei terreni, con lo sfruttamento dei boschi, ecc. e non per migliorare le condizioni di vita degli Oriolani.

Ettore C. Angiò

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