Storia e filosofia

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La prospettiva culturale della scuola classica

di G.Rinaldi

Questi principi sono frutto di un'elaborazione personale e, come tali, sono del tutto opinabili (hanno avuto origine da una di quelle frustranti occasioni in cui - per motivi burocratici - l'autore si è trovato a dover compilare una delle tante "programmazioni"...). In senso più lato rientrano tuttavia nell'ambito dell'annosa questione circa il futuro del Liceo classico. Al di là dell'occasionalità della loro stesura, chi scrive ritiene che costituiscano una sintesi abbastanza organica, utile a guidare l'attività educativa e a stimolare il dibattito sulle prospettive culturali che si aprono alla scuola classica.

-La scuola classica nel quadro del sistema d’istruzione. La scuola classica non si pone l’obiettivo di una professionalizzazione immediata degli allievi, bensì quello di assicurare loro la formazione necessaria alla prosecuzione degli studi universitari. Per questo la scuola classica deve fornire agli allievi anzitutto una formazione di base generale e una formazione specifica di indirizzo, capaci entrambe di permettere l’accesso a una ampia gamma di facoltà universitarie. Accanto a questo obiettivo, funzionale nel quadro dell’ordinamento dell’istruzione pubblica, è doveroso porre come non meno importante la formazione del cittadino, secondo il dettame costituzionale. La formazione civica non è un obiettivo che possa essere realizzato all’interno di una singola disciplina specifica (peraltro negletta nel nostro ordinamento): deve invece essere perseguito nell’ambito di tutte le discipline e di tutte le attività proposte agli allievi e costituire quindi l’ispirazione profonda di tutti gli interventi educativi.

-Il problema della frantumazione dei saperi e l’interdisciplinarietà. La scuola classica non può che considerare con preoccupazione la sempre più accentuata frantumazione dei saperi che si sta realizzando nelle società contemporanee; se la specializzazione trova un suo fondamento nella sempre maggior complessità della ricerca scientifica e della stessa organizzazione sociale, è altrettanto vero che essa comporta una perdita di autonomia e di capacità di controllo dei processi sempre più complessi che si affermano nell’ambito della divisione del lavoro; comporta anche a livello soggettivo una sempre maggior spersonalizzazione e un disorientamento esistenziale. Nella formazione degli allievi, accanto alla capacità di acquisire i singoli segmenti del sapere, occorrerà sempre più provvedere alla capacità di contestualizzare, di collegare e coordinare e trasferire quanto appreso. L’unica strategia educativa possibile consiste nell’assumere, non solo come bella parola, il quadro di riferimento dell’interdisciplinarietà. L’interdisciplinarietà è stata recentemente rilanciata nello stesso ambito operativo delle scienze contemporanee, ma essa affonda sicuramente le sue radici nella concezione unitaria della cultura riferita ai bisogni e ai valori dell’uomo, tipica della tradizione umanistica e classica.

-Insegnare le abilità. La crescita esponenziale dei contenuti della conoscenza, la loro rapidissima obsolescenza e la prevedibile sempre maggior diffusione delle macchine per l’elaborazione dell’informazione rendono oggi disperata l’impresa di "insegnare tutto" o anche solo di "insegnare l’essenziale". Ciò che oggi può essere considerato come essenziale non lo sarà più fra pochi anni, o fra pochi mesi. Nel futuro immediato la quantità di informazione accumulata e immediatamente disponibile (si pensi a Internet) sarà enorme e al di là della capacità di dominio di chiunque. Occorre allora insegnare agli allievi a lavorare intellettualmente in una situazione di sovrabbondanza di informazione, a dominare la massa delle informazioni, ad elaborare l’informazione piuttosto che a tentare di memorizzarla. In campo educativo ciò induce ad affiancare, accanto all’apprendimento dei contenuti, quello delle abilità di ricerca e di elaborazione.

-Centralità del metodo critico. Il metodo che deve guidare l’acquisizione delle conoscenze e delle abilità non puo’ che fondarsi sulla razionalità critica. Ciò vale sia in riferimento al sapere classico sia a quello contemporaneo. L’acquisizione del sapere classico non può essere realizzata attraverso metodi meramente esercitativi o trasmissivi, o comunque passivizzanti; solo un'intensa e complessiva partecipazione personale, sul piano affettivo e cognitivo, può garantire i risultati di maturazione desiderati; il "problem solving" è la strategia cognitiva più aderente allo spirito della scuola classica e - per inciso - la strategia più promettente per formare una mente adatta a dominare le trasformazioni culturali e sociali che avverranno nei prossimi decenni. Il rapporto con il passato permette alla scuola classica di familiarizzare gli allievi con le sorgenti stesse del metodo critico e di prospettarne l’applicazione ai problemi del presente.

-La socializzazione al lavoro intellettuale. La scuola classica si rivolge oggi ad allievi provenienti indifferentemente da tutti i gruppi sociali e da tutte le culture: oggi più che mai essa deve quindi assumere l’obiettivo di socializzare i giovani all'arte del lavoro intellettuale inteso nel senso più ampio, fornendo loro tutte le strumentazioni di base, vecchie e nuove, ma fornendo loro soprattutto i metodi e l’habitus mentale necessari. Questo configura la nostra scuola come un ambiente ove sia resa possibile una pratica effettiva del lavoro intellettuale, una palestra di spiriti liberi ove i giovani vengano avviati alla formulazione intellettuale di problemi autentici e alla ricerca delle strategie e delle soluzioni per risolverli, nel rispetto pluralistico di tutti i punti di vista.

-L’educazione classica e umanistica oggi. L’educazione classica e, più in generale, umanistica oggi non deve essere concepita, se mai lo è stata, come una celebrazione o, peggio, come un rimpianto del passato. La cultura umanistica (seppure talvolta misconosciuta) rappresenta una risorsa sempre più importante per la nostra società, ma può svolgere il proprio ruolo solo se è capace di coinvolgersi, di rivolgersi al mondo contemporaneo a contatto con i problemi, i dibattiti, le realizzazioni della cultura contemporanea. In altri termini la cultura umanistica, proprio perché non ha reciso il rapporto con il passato, ma rappresenta l’approccio conoscitivo piu’ ampio, organico e criticamente meditato in rapporto ad esso, è in grado di dare un valido contributo alla soluzione dei problemi del presente.

-La crisi dello storicismo. La scuola classica porta su di sé una ormai greve impronta storicistica legata alle vicende della sua istituzione. A una concezione storicistica d’altri tempi, ormai superata e contestata da quasi un secolo di sviluppo di altre visioni del mondo, occorre contrapporre una concezione più attuale delle discipline umane, capace di connettere la dimensione storica o genetica, che comunque va valorizzata e conservata, con l’elemento strutturale o sincronico cui attiene gran parte del patrimonio elaborato dalle scienze umane in questo secolo. Favorendo intenzionalmente la capacità di connettere storia e struttura la formazione classica si presenta come la formazione più completa, capace di abbracciare la genesi e lo sviluppo della cultura dell’Occidente e di usare questa conoscenza per comprendere appieno le caratteristiche strutturali delle società contemporanee e le loro prospettive di mutamento.

-Dallo storicismo al linguaggio. Il concetto forse più originale attorno al quale gravita la cultura umanistica (e non solo) del nostro secolo è quello di linguaggio. Gli sviluppi della linguistica e della semiologia, la riflessione epistemologica intorno alle scienze e alle discipline logico - matematiche, lo sviluppo del settore della informazione e dei media, lo sviluppo delle macchine per l’elaborazione dell’informazione, i progressi nel campo della critica artistica e letteraria, importanti scuole filosofiche (dalla psicoanalisi, alla filosofia analitica, all'ermeneutica), per tacere delle trasformazioni in campo economico, giuridico, antropologico e biologico: in tutti questi settori la nozione in senso ampio di linguaggio ha assunto un valore unificante, descrittivo ed esplicativo, ed è diventata il paradigma capace di orientare la ricerca e di sistematizzare i risultati. È a partire da questa nuova centralità del linguaggio che la scuola classica può trarre spunto per ritrovare la propria identità culturale e elaborare la propria proposta formativa.

-Le scienze dell’uomo. Un aspetto centrale della cultura del ‘900 è rappresentato dallo sviluppo notevolissimo delle scienze dell’uomo: per la scuola classica ciò implica oggi un ampliamento del proprio centro di gravità verso le nuove discipline scientifiche. Semiotica, linguistica, sociologia, antropologia, economia, diritto, psicologia, etologia, ecc... sono campi del sapere che affascinano i giovani e che dovrebbero trovare sempre maggior spazio, eventualmente attraverso una ristrutturazione delle discipline d’insegnamento, ma soprattutto attraverso una revisione dei programmi di ciascuna disciplina (non esiste disciplina insegnata nella nostra scuola che non possa giovarsi delle recenti realizzazioni nel campo delle scienze dell’uomo).

-Carattere globale della formazione. Proprio per la sua impostazione umanistica, la scuola classica mira alla formazione globale ed equilibrata della personalità degli allievi; mira ad una loro compiuta socializzazione al lavoro intellettuale favorendo la loro capacità di essere non solo consapevoli consumatori di cultura, ma anche produttori; attenta alle motivazioni, favorisce la dimensione relazionale e sociale. Anche le discipline dal carattere più strettamente tecnico, quando insegnate nella scuola classica, nei loro programmi tengono conto di questa impronta globale della formazione.

-Laboratorio pluralistico di valori. Contro la massificazione, la perdita di orientamento e di identità che caratterizzano ampi settori della società contemporanea (con preoccupanti conseguenze presso il pubblico giovanile), la scuola classica, grazie allo spessore storico della formazione impartita, al metodo critico razionale e al suo pluralismo implicito, all’attenzione alla dimensione motivazionale e relazionale, favorisce negli allievi la conoscenza dei valori prodotti nel corso della storia dalla civiltà umana, e lo sviluppo la capacità di elaborazione e discussione intorno ai valori stessi, permettendo così di acquisire la capacità di scelta e fornendo gli strumenti per lo sviluppo autonomo della propria identità.

 

 
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PER CITARE QUESTA PAGINA
Rinaldi, G. (2000). La prospettiva culturale della scuola classica. Reperito in data (gg-mm-aa) sul World Wide Web in:http://space.tin.it/io/girinald/scu_cla.htm

 

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