Il primo
insediamento produttivo di dimensione industriale al Borgo Nuovo si ebbe
all’inizio del ‘900, quando la vecchia società torinese
Schiapparelli decise di costruire un moderno stabilimento chimico-farmaceutico
all’esterno della città. Il Comune di Settimo fu preferito
per la sua ottima collocazione logistica, in prossimità di fondamentali
collegamenti
ferroviari (Milano, Genova e Francia), e con facili accessi alle grandi
strade di comunicazione nazionali e internazionali anche attraverso i
valichi alpini. In particolare la scelta dell’area idonea, collocata
tra le vie Tinivella e Cascina Nuova, ora Schiapparelli e Solforino, e
la ferrovia Torino-Milano, con la quale venne collegata con un raccordo
per consentire l’ingresso nello stabilimento dei vagoni ferroviari,
fu motivata anche da altri fattori tecnici: la relativa distanza dal centro
abitato e soprattutto la buona disponibilità di acqua, vitale per
tipo di produzione, in canali superficiali di buona portata ed in ricche
falde idriche a modesta profondità.
La
costruzione dello stabilimento venne terminata nel 1907, come testimonia
un cartiglio ancora visibile sul voltone della facciata della palazzina
direzionale. La produzione iniziò regolarmente nei primi tempi
nel settore della farmacologia inorganica, e poco dopo anche nel campo
organico. A fianco dell’attività farmaceutica entrò
ben presto in funzione una distilleria di alcool etilico, importante solvente
industriale, ma probabilmente anche commerciato nel settore alimentare,
come ricorda un documento dell’archivio comunale di Settimo, datato
10 giugno 1912, nel quale si cita appunto la società Schiaparelli
come produttrice di liquori. L’attività si mantenne a buon
livello quantitativo soprattutto nel periodo bellico, durante il quale,
a fianco dei farmaci, furono anche in produzione numerose sostanze di
diretto interesse militare. Negli anni successivi l’azienda attraversò
complesse vicende azionarie, durante le quali fece anche parte della Società
ACNA, specializzata in coloranti ed esplosivi, finché, probabilmente
in seguito alle difficoltà economiche legate alla crisi dell’inizio
anni ’30, entrò nel 1936 nell’ambito Montecatini, col
nome di Farmaceutici Italia. L’azienda ebbe una forte spinta produttiva
soprattutto nel periodo della seconda guerra mondiale, in quanto azienda
di interesse bellico, ed in tali anni, pur usufruendo dell’esenzione
dal servizio militare per una parte del personale, ricorse massicciamente
all’impiego di manodopera femminile.
Nel primo
dopoguerra, dopo un iniziale periodo di difficoltà legato essenzialmente
alla scarsità di materie prime ed ai problemi connessi alle difficoltà
energetiche e logistiche, l’azienda conobbe un notevole sviluppo
sia nel settore organico, con farmaci antitubercolari (guaiaco, acidi
salicilici), antimalarici (barbiturici) e prodotti ad uso alimentare (saccarina,
alcoli, esteri vari, vanillina), sia nel settore inorganico (Sali vari
di mercurio e di oro), di uso soprattutto topico. La Farmaceutici Italia
(divenuta nel frattempo Farmitalia), assunse poco dopo la configurazione
di consociata della casa madre, con proprietà mista Montecatini
(51%) e Rhone-Poulenc (49%). All’inizio degli anni ’50 la
Farmitalia, la cui sede centrale era stata da tempo trasferita a Milano,
decise di avviare una massiccia produzione di antibiotici via fermentazione,
con una scelta strategica particolarmente oculata, che costituì
la base del futuro sviluppo operativo e ne caratterizzò la produzione
fino alla fine del secolo. Vennero così a svilupparsi, inizialmente
su tecnologia americana, ma in seguito in modo sempre più autonomo,
le produzioni di streptomicine, penicilline, tetracicline ed altri antibiotici,
fino a giungere alle attuali cefalospirine e derivati, con graduale abbandono
delle precedenti produzioni e dei relativi impianti vecchi e obsoleti.
Le nuove produzioni comportarono ampliamente successivi della fabbrica,
che dagli iniziali 60.000 mq. Passò in tre fasi successive agli
attuali 180.000 mq., estendendosi nella direzione nord, sempre tra la
via Schiapparelli e Solforino. Vennero in tal modo ad essere assorbite
nell’ambito dello stabilimento oltre 120.000 mq. di prati e campi
e scomparvero le modeste cascine di contadini e lavandai che sorgevano
presso i rivi Muletto a San Gallo; i due rii, nel tratto interno alla
fabbrica, furono incubati e trasformati praticamente in canali di scarico
dei reflui liquidi.
Verso
la fine degli anni ’70 la Montedison (tale era diventata la antica
Montecatini con l’assorbimento della Sic-Edison), che da alcuni
anni si era svincolata dal socio minoritario francese rilevandone interamente
la quota di proprietà, decise di intensificare la sua presenza
nel settore farmaceutico acquisendo l’intera proprietà dell’altra
importante società italiana del settore, la milanese Carlo-Erba.
L’intero settore farmaceutico venne così inquadrato in un
nuovo gruppo che assunse la denominazione sociale Farmitalia-Carlo Erba.
Settimo Torinese mantenne la sua vocazione di polo fermentativo per antibiotici,
ai quali però si erano nel frattempo aggiunte le produzioni di
steroidi, alcaloidi e antitumorali, dismettendo però la quasi totalità
delle produzioni farmaceutiche tradizionali. Negli anni ’80 la Montedison
acquisì ancora la società spagnola farmaceutica Antibioticos,
leader europeo nella produzione di penicilline. Ne seguì un nuovo
assetto societario che dopo alterne vicende portò a configurare
la fabbrica di Settimo come Antibioticos, nome che tuttora mantiene. Più
complessa è stata la successiva evoluzione dell’assetto produttivo,
in quanto parte delle attività del gruppo vennero alienate nell’ambito
delle complesse vicende societarie della casa madre, costretta negli anni
’90 a numerose dismissioni per motivi di bilancio. Attualmente l’attività
della Antibioticos di Settimo è concentrata prevalentemente nella
produzione massiccia di un limitato numero di importanti antibiotici e
relativi derivati, e di alcuni antitumorali conto terzi. Lo Stabilimento
costituì, fin dai primi anni della sua costruzione ed in misura
ancora maggiore dopo l’acquisizione da parte della Montecatini,
un forte polo di sviluppo delle aree circostanti. Alle più antiche
casette rurali lungo via Leinì e Schiapparelli si aggiunsero ben
presto altri insediamenti civili, spesso abitate da dipendenti, e vennero
aperti i primi negozi ed i primi esercizi commerciali.