La gara dei "Moscerini"

by Maddy



Milano, giugno 2004, ore 8.30.

Per strada un milione di automobili nervose. Quando sei in macchina, gli idioti sono a piedi e in scooter. Quando sei pedone, gli idioti sono sui mezzi con ruote, con qualsiasi numero di ruote. Ma quando sei sullo scooter, ah, beh, allora la storia cambia: SEI UN DIO IN GARA.

Tra i mostri di lamiera, chiuse scatole con aria condizionata, si dimenano migliaia di biruote come moscerini, di ogni forma e colore, di età variabile tra i 14 e 165 anni. Esistono diverse tipologie di moscerino: il moscerino col paravento, il moscerino col casco firmato, il moscerino con casco integrale, quello con occhialoni; per fortuna, quelli con le orecchiette sul casco sono quasi del tutto scomparsi - c’è il moscerino in cravatta e zaino, il moscerino tutto jeans, la moscerina in gonna corta e infradito; il più IN è comunque il moscerino ostentatamente iperdinamico: sfreccia via con la sacca della palestra a tracollo, possibilmente nera e dell’Adidas!

Tipicamente, il moscerino esce di casa la mattina tranquillo, col solo scopo di giungere al lavoro arieggiato e meno stressato che sull’auto. La trasformazione avviene appena diventa centauro: che cavalchi un CIAO o uno scooter di ultima generazione, nel moscerino inizia a battere un cuore da leone; la città diventa un velodromo, la strada il circuito di gara, le macchine gli ostacoli cui girare intorno, come Tomba coi paletti nello slalom; i pedoni sono le anime da non colpire, come nei videogame dove spari al nemico, ma se becchi un civile ti tolgono 50 punti (in quelli più bastardi, addirittura muori!); ma soprattutto, SOPRATTUTTO!, ci sono gli altri scooter; i moscerini non fanno gruppo: entrano in competizione, acerrimi nemici da sconfiggere con l’extender play!
Vige tra i motociclisti l’usanza consolidata ma mai esplicitata di salutarsi quando ci si incrocia, alzando con semplicità le dita della mano; al semaforo, i centauri senior si fanno i complimenti per le rispettive bestie cavalcate e si scambiano esperienze.
Diversamente, per i moscerini non esiste bon-ton: il moscerino è una monade blindata, non comunicante, ed esiste solo, fintanto che non arriva al primo semaforo; affiancato anche da un singolo moscerino sulla linea di stop, il moscerino sente la competizione, la lotta per la sopravvivenza, l’imperativo ad imporsi; è un attimo e SCATTA LA GARA!
Il moscerino non ha bisogno di scambiare impressioni con altri moscerini: ogni moscerino è già sul miglior mezzo esistente, per scatto, snellezza di movimento, manovrabilità, tenuta in curva, equilibrio nel vento; se è vecchio e schifoso ha comunque il plus di avere una storia! Per i moscerini non esistono regole, non ci sono sessi, non valgono le età: il moscerino è uno e solo contro tutti! E ha poco tempo per dimostrare agli altri che è il migliore.
I moscerini al primo semaforo stanno fermi al limite della linea di stop, con falsa indifferenza e finto distacco; guardano distrattamente in giro, qualcuno canticchia, qualcuno cerca il nulla in una tasca del pantalone; nell’occhio hanno sempre il triluce, acceso sul rosso, mentre simulano calma serenità. Ed è allo scattar del verde che scoppia il fuoco da competizione: come un sol moscerino, la nube impazzita parte, il rombo del motore è all’unisono, gigantesco.
La gara va per tappe: prossima tappa, il successivo semaforo; in pochi metri il moscerino si gioca tutto, perché ogni tappa è una gara a sé stante. Il moscerino tira a manetta, si schiaccia sul manubrio per tagliare l’aria, e, piega dopo piega, tra auto, bici e furgoncini, sempre sul filo della mezzeria, viaggiando talora in seconda fila dalla mezzeria (una corsia immaginaria, inventata dai moscerini, che obbliga le auto in senso inverso a viaggiare in fila indiana rasentando le auto parcheggiate), si appropinqua al nuovo semaforo. Solo allora, il moscerino si guarda intorno e valuta la posizione degli altri moscerini: qualcuno si è perso per strada, qualcuno si è aggiunto, la densità della nube resta sempre altissima, e in aumento all’avvicinarsi della zona centrale ove sta l’ufficio. Ed è qui che, a passo d’uomo, spingendo un po’ coi piedi, un po’ con le mani sulla lamiera delle auto in coda, facendo leva sul marciapiede, o trasbordando in contromano, il moscerino si apre strada verso la nuova linea di stop; perché il moscerino non si umilia certo a seguire la pista di un altro moscerino. Eh no, il moscerino la strada se la fa da sé, e deve trovare la più furba - ove il livello di furbizia si calcola in asperità, strettoie, rischio di caduta e striatura auto! -. Inizia lo zig-zag nel labirinto di auto, criss cross con gli altri moscerini; le traiettorie in prossimità del semaforo non sono più solo verticali, ma anche, e soprattutto, orizzontali, oblique, miste, i moscerini si incrociano, si ostacolano, si superano; mentre le file di auto pazientano pigre al rosso, il moscerino al semaforo avvia invece un’attività frenetica, tutt’altro che statica: e non si tranquillizza fintanto che non arriva in prima fila, foss’anche in contromano, o finché non scatta il verde; fino ad allora piuttosto torna indietro e riparte da capo, ma fermo ad attendere il via non ci sta, “altrimenti prendevo la macchina”! questa è la filosofia del moscerino: se devo fare la fila allora inutile che mi sono comprato un cazzo di scooter, che costa una cifra e mi sporco tutto!
Il moscerino mattutino, quello che è uscito placido da casa in cerca solo di ventilazione e poco stress è un ricordo lontano; dall’incontro del primo simile, non c’è più pace, non c’è più riposo, fino a quando, finalmente!, il moscerino arriva alla meta; allora svolta quasi a 90 gradi senza rallentare puntando all’ingresso del suo palazzo meta, sorridente come se li avesse fregati tutti, perché lui è arrivato e gli altri... eeeeh... gli altri chissà!, sale sul marciapiede come una furia e TAC! controlla il tempo, ansioso di scoprire di aver fissato il nuovo record personale. Poi, però, sta dodici minuti a cercare il paletto giusto per legare il suo bolide, non troppo lontano, ma nemmeno assembrato agli altri!
E così il moscerino si spoglia delle ali e entra nel ruolo impiegatizio: la giornata lavorativa inizia, insieme a tutti gli altri in un ufficio, dove non contano più le ruote.

Ma il moscerino è moscerino dentro, e le sue ore di lavoro altro non sono che il rifornimento di anima e corpo per il volo serale verso casa: la GARA DI RITORNO!



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