Cenni storici

Posta ai piedi dell'ultima propaggine orientale dei colli asolani, Cornuda si è sviluppata nel corso dei millenni all'esterno limite della centuria romana dell'Agro (campagna) asolano, limite costituito dall'antichissima strada (detta "Piovega") che, oggi come allora, unisce il Brenta al Piave scorrendo ai piedi dei colli, e da quella conducente a Feltre. Proprio dall'incrocio formato da queste due strade prende origine una delle ipotesi più accreditate sull'incerta etimologia di Cornuda, nome definito prettamente medioevale e che significherebbe appunto strada tagliata o crocicchio (G. Corso). Secondo altri sarebbe invece dovuto alle due colline (il Sulder e la Rocca) ai piedi delle quali era adagiato l'antico abitato, nell'attuale Valle di San Lorenzo, che avrebbero costituito appunto le due corna di "Cornuta". Un'ulteriore ipotesi sostiene la derivazione dal latino Córnua, termine che indica l'estremità di un luogo e nel nostro caso il limite della centuriazione romana, da cui, alla veneta, Cornùa e quindi Cornuda (Boscarini - Rodato). Il primo documento scritto in cui compare il nome del paese risale al 790 d.C., ed in esso "Cornuta" risulta debitrice al Monastero dei SS. Pietro e Teonisto di Casier per faccende di redditi e terre. Fin qui il nome, ma le origini del paese risalgono ad epoche assai più remote. Il numeroso materiale litico affiorato in diverse località del territorio comunale (La Valle, Villaggio Belvedere, fondi Mondin e Zambon) e soprattutto i recenti ritrovamenti effettuati nella Valle di San Lorenzo (selci lavorate, materiale ceramico e reperti ossei allestiti in una mostra archeologica di grande successo tenutasi nell'estate 1988) attestano con certezza l'esistenza di un insediamento umano risalente al Neolitico recente, all'incirca 4000 anni fa. Tracce minori si sono riscontrate sulla presenza Paleoveneta (o dei Veneti antichi) su cui si sovrappose peraltro la civiltà romana. Narrano le cronache che nel 1881, scavando le fondamenta della filanda in Via XXX Aprile, venne alla luce un vasto sepolcreto romano; in altre località furono trovate monete, un altro sepolcreto alla Valle e qualche tomba sulla strada che sale alla Rocca. Queste testimonianze stavano ad indicare l'esistenza di un fiorente centro romano di grande importanza, sia per il nodo stradale sia per il vicino agrocenturiato di Asolo, ma purtroppo tutto il materiale andò perduto. Di grande significato fu invece il ritrovamento, nel 1931, di una lucerna in bronzo decorata con croce e colomba risalente agli inizi del 300 d.C., prima testimonianza di una presenza cristiana nel territorio. Siccome è appurato che la religione cristiana penetrò prima nei centri e poi nelle campagne, ciò conferma che a quel tempo Cornuda costituiva un centro di grande rilievo. Il periodo di maggior sviluppo demografico coincise invece con l'epoca delle invasioni barbariche, quando le popolazioni che risiedevano lungo le vie consolari (la Postumia) di larga comunicazione o con esse comunicanti si rifugiarono all'interno delle colline cornudesi. Nel frattempo prese piede la religione cristiana, e sui resti dei templi pagani furono innalzate chiese e cappelle. A conferma dell'importanza religiosa che Cornuda doveva aver raggiunto verso la fine del VIII secolo, il Vescovo di Treviso scelse questa Pieve ad esser uno dei quattro "arcipretati" in cui aveva diviso l'esteso territorio diocesano. La Cornuda del tempo era più estesa dell'attuale, comprendendo le frazioni di Ciano, Nogarè e Muliparte, e fu donata dagli ultimi re longobardi ai Vescovi di Treviso. Quando questi ne presero possesso vi trovarono già edificata la fortezza della Rocca ma non quella di "Colle", che fecero costruire sopra il colle che aggira il torrente Rù Bianco (assieme ad altre torri-spia che dovevano far parte di un sistema difensivo) e le cui ultime mura cadenti furono fatte abbattere dal governo austriaco nel 1822. Dopo l'anno 1000 Cornuda fu coinvolta, con alterne vicende, nelle lotte comunali, e aspramente contesa tra il Comune ed i Vescovi di Treviso, gli Ezzelini e gli Scaligeri. Tali avvenimenti portarono alla distruzione di castelli e fortilizi in tutto il territorio, mai più riedificati anche perché nel 1338 la Repubblica di Venezia, divenuta padrona incontrastata della Pedemontana, ordinava la demolizione di ogni fortezza superstite. Con il tramonto della Serenissima, verso la fine del 1700, Cornuda subì l'occupazione francese ad opera di Napoleone (che nel Marzo 1797 transitò per il paese diretto a Ciano) per poi passare nel Giugno del 1814, con tutto il lombardo-veneto, sotto il dominio austriaco. Si giunge così ad uno dei fatti d'arme che risultarono memorabili nella storia d'Italia, la battaglia tra i Dragoni Pontifici del Generale Ferrari e l'esercito austriaco del Generale Nugent, culminata con l'eroica carica di 40 cavalieri che da Cornuda giunsero fino ad Onigo prima di esser sterminati. Erano i giorni del 8-9 Maggio 1848, ed i resti di quei valorosi riposano in pace nel Monumento-Ossario eretto in loro memoria nel colle della Rocca. Fu quella che gli storici definiscono la prima vera battaglia per la Patria, poiché nel piccolo esercito del Generale Ferrari militarono combattenti provenienti da tutte le regioni d'Italia.
Testi a cura di Alberto Dott. Marcon