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Cosa fare in caso di alluvioneCosa è una ALLUVIONETutti fenomeni calamitosi legati all'assetto idrogeologico del territorio ( e l'Alluvione è uno di questi) stanno mostrando una preoccupante tendenza alla crescita, per dimensioni e frequenza, rispetto al passato. La ragione di ciò non risiede soltanto nella evoluzione climatica della Terra in generale e delle nostre latitudini in particolare, ma è certamente condizionata dall'azione dell'uomo sul territorio. In termini generali definiamo per alluvione l'allagamento rovinoso di centri abitati e coltivazioni ad opera di un corso d'acqua uscito dal proprio alveo tradizionale. Per comprendere bene il fenomeno "alluvione" bisogna innanzi tutto individuare quale sia il comportamento "normale" di un corso d'acqua, sia esso un torrente od un fiume: la distinzione fra regime torrentizio (proprio di un torrente) e regime fluviale (proprio di un fiume) è fondamentale per comprendere l'evoluzione di alcuni fenomeni alluvionali. Il torrente è un corso d'acqua che viene alimentato in modo limitato dalle acque sorgive, ma in modo massiccio dalle acque piovane, risultando, così, fornito l'acqua quasi esclusivamente nei periodi dell'anno in cui la piovosità è maggiore. Nei mesi con scarsa piovosità si riduce spesso ad un rigagnolo che occupa soltanto una piccola porzione dell'alveo. Tuttavia è sufficiente, spesso, anche un solo temporale estivo perché il suo letto si copra rapidamente e sia attraversato da veloci correnti. Altrettanto rapidamente al cessare delle piogge il torrente ritorna allo stato di "magra" e l'acqua residua, ormai senza forza, si apre una nuova via, spesso tortuosa, fra i detriti del letto. Il letto di un torrente, per quanto largo ed in secca, è sempre ben individuabile perché generalmente presenta un fondo piatto, anche esteso, ricco di ciottoli e di pietre, anche di dimensioni ragguardevoli, ed è privo di vegetazione. Il tratto dell'alveo con queste caratteristiche viene anche chiamato fiumara. Nel fiume, viceversa, l'acqua è presente tutto l'anno con escursioni limitate fra i periodi di maggiore e minore intensità delle piogge. Supponendo di avere una sezione dell'alveo di un fiume, il profilo naturale del letto di un fiume si divide due zone nettamente distinte: quella più profonda accoglie le acque nei periodi di "magra" e nei periodi in cui il loro deflusso è nella norma; l'altra zona, che occupa la sezione del letto di quota più alta, viene invasa dalle acque soltanto nei periodi di "piena". Le tonalità di azzurro indicano le differenti velocità che l'acqua assume nelle diverse condizioni. Come si vede il normale innalzamento del livello dell'acqua avviene in modo graduale, occupando porzioni del letto via via più estese, con il progressivo aumento della sua velocità di scorrimento. Questa caratteristica non impedisce al fiume di ingrossarsi in "piene" eccezionali che danno luogo a tracimazioni d'acqua su terreni di quota più bassa: questi bacini di espansione temporanei, detti "golene", benché normalmente siano in secca e possano essere coltivati con profitto, fanno parte a tutti gli effetti dell'alveo naturale del fiume. Spesso trascorrono molti anni perché si verifichi nuovamente l'allagamento di una golena a causa di una piena eccezionale. Nell'intervallo fra un allagamento e l'altro, la golena ritorna alle condizioni originarie: il limo depositato dalla piena vi favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione spontanea che spesso ne nasconde i contorni ed a prima vista non ne fa sospettare l'esistenza. Proprio questo intervallo di tempo, anche molto lungo, fra due successivi allagamenti della golena sembra all'origine della convinzione, condivisa da molti, che vi si posano svolgere attività diverse da quella agricola esponendole così al rischio di inondazione, tanto raro quanto certo. Ai nostri fini, è importante notare che l'acqua del fiume scorre nell'alveo a velocità diverse in rapporto alla sua distanza dalle pareti del "letto" e dalla superficie. In condizioni normali, le acque che corrono in prossimità delle pareti e del fondo del fiume, a causa dell'attrito che subiscono, scorrono più lentamente divenendo via via più veloci man mano che se allontanano. Viceversa la zona di maggiore velocità dell'acqua si trova sotto la superficie nell'area centrale dell'alveo. Nei tratti montani i corsi d'acqua assumono le caratteristiche proprie dei torrenti a causa delle forti pendenze del loro alveo e della limitata estensione del loro bacino imbrifero. Soltanto giunti nel fondovalle, unendo le proprie acque a quelle di altri torrenti, favoriti dalle pendenze più dolci del terreno, placano la loro violenza acquistando progressivamente le caratteristiche proprie del fiume. E' per questo motivo che i fiumi più lunghi (ad esempio quelli dell'Europa centrale) hanno caratteristiche più costanti. In Italia, fatta eccezione per il Po e pochi altri corsi d'acqua, i fiumi hanno invece lunghezze generalmente limitate, che non gli consentono di raggiungere una analoga stabilità di comportamento, e tendono a mantenere il comportamento montano anche nel tratto di pianura. L'evoluzione del clima, con la sua brusca variabilità, favorisce questa tendenza accentuandone gli effetti. Un improvviso rovescio nell'area montana convoglia nell'alveo del torrente una gran quantità d'acqua che si immette violentemente nell'alveo del fiume di fondovalle. Le acque del torrente, dotate di maggiore velocità, si trovano a dover contrastare l'acqua del fiume che le precede e che è sensibilmente più lenta. L'acqua del torrente tende quindi a "scivolare" sopra l'acqua del fiume, ma la sua corsa ne è ugualmente rallentata a tal punto che, incalzata dall'acqua che sopraggiunge e rallentata da quella che la precede, il fronte delle acque si innalza in una violentissima turbolenza simile alla risacca delle onde marine che si frangono sulla costa. Tanto è maggiore la differenza di velocità fra i due flussi d'acqua, tanto è maggiore la turbolenza che diventa massima in prossimità degli argini determinandone, sovente, l'escavazione e ridisegnando, per questa via, il profilo stesso dell'alveo del fiume. La violenza di questo fenomeno (quello che gli spettatori definiscono spesso come un "muro d'acqua") può essere tale da danneggiare non soltanto le infrastrutture dell'alveo (argini, ponti, ecc.) ma, determinando il crollo degli argini, anche il territorio circostante che viene invaso dalle acque in modo repentino drammatico. Una alluvione causata dall'azione di un "muro d'acqua" in realtà determina un livello di piena (onda di piena) spesso superiore anche di metri rispetto a quello che il fiume avrebbe raggiunto con una evoluzione del fenomeno più lenta: ciò provoca ulteriori conseguenze. Il superamento temporaneo degli argini, od il loro crollo parziale, fa sì che l'acqua esondata sia trattenuta nelle aree invase proprio dalle opere che le dovevano proteggere. A differenza di quanto avviene nel caso delle golene, dove l'invasione dell'acqua occupa estensivamente i terreni senza trovare ostacoli, né in fase di esondazione né in fase di ritiro, in questo caso l'area alluvionata tenderà a manifestare i caratteri dell'impaludamento con al comparsa di veri e propri laghi ed acquitrini, tendenzialmente persistenti, posti a quote superiori rispetto a quelle del corso d'acqua che le ha originate. Il decorso di un fenomeno alluvionale di questa natura tende ad estendersi nel tempo con un processo naturale di ritiro delle acque estremamente lento che richiede, spesso, il ricorso ai mezzi meccanici per essere risolto in tempi ragionevoli. Al di là delle cause atmosferiche, il fenomeno del "muro d'acqua" può avere origini di natura "meccanica" in cui l'opera dell'uomo gioca un ruolo importante. Il "muro d'acqua" portato da un torrente si forma nel suo tratto montano: è un fenomeno che è alquanto raro in natura perché la conformazione del corso d'acqua e del territorio circostante, dopo secoli d'azione, ha ormai raggiunto lo stato di equilibrio. Tuttavia è un equilibrio precario che può essere alterato facilmente. Ad esempio uno sfruttamento poco oculato dei boschi può compromettere la statica dei terreni, che a loro volta, franando, possono interessare il corso del torrente. A seguito di un intenso temporale sulla montagna le acque piovane iniziano la loro corsa verso valle. L'effetto congiunto della pioggia intensa e della erosione provocata dalle acque in caduta provoca delle frane che, assieme ai detriti portati dalla corrente, finiscono per intasare l'alveo del torrente: si formano così numerosi bacini di raccolta delle acque che possono avere anche dimensioni molto limitate. Continuando ad essere alimentati dall'acqua piovana i piccoli bacini delle quote più alte, più deboli perché formatisi per effetto di detriti di dimensioni più ridotte (arbusti, piccoli rami ecc.) cedono improvvisamente scaricando verso valle la massa d'acqua trattenuta. Questa massa d'acqua, pur potendo avere dimensioni limitate, è comunque sufficiente a provocare il collasso del bacino immediatamente successivo che, cedendo di colpo, scarica a valle, in una unica soluzione, la propria e la massa d'acqua ricevuta. Bacino dopo bacino vengono a formarsi così le masse d'acqua di imponenti dimensioni che danno vita a valle al fenomeno del "muro d'acqua". Ma l'azione dell'uomo può agire anche in modo più diretto. Come si è già visto l'alveo di un fiume comprende, altre al luogo dove scorre fisicamente l'acqua, anche la parte di territorio interessata potenzialmente dal suo corso quali le "golene", il "letto di piena" ecc. Inoltre sappiamo che lo scorrimento delle acque viene fortemente influenzato dagli attriti provocati dalla presenza di ostacoli. Esistono leggi precise ed autorità preposte a garantire che l'alveo naturale dei fiumi sia mantenuto libero da ostacoli e da opere che ne alterino l'equilibrio e, quindi, l'efficienza. Non è qui la sede per stabilire quali siano le responsabilità, ma è certo che queste norme di garanzia della sicurezza collettiva vengono speso eluse ed inapplicate. Ne sono un esempio le numerose discariche abusive che punteggiano gli argini di certi fiumi e di certi torrenti. Ma lo è anche il fenomeno dei cosiddetti "orti sociali" organizzati da singoli e da gruppi di cittadini lungo le rive dei fiumi in prossimità della linea di massima piena. I due fenomeni, quello delle discariche e quello degli "orti", sono certamente diversi nelle loro motivazioni, ma l'effetto che producono sull'efficienza del corso d'acqua e sulla sicurezza delle popolazioni a valle è analogo. In entrambi i casi l'alveo naturale viene occupato da materiali incoerenti che possono essere facilmente asportati da una piena anche non eccezionale: l'acqua di un fiume in piena non distingue fra elettrodomestici guasti o recinti di canne e compie l'unico lavoro che sa fare rimuovendoli e depositandoli più a valle nei punti dove le correnti sono meno forti. Lentamente, ma inesorabilmente, l'alveo del fiume viene alterato dall'innalzamento del letto, dalla comparsa di improvvise strettoie o di anse innaturali che talvolta finiscono per rendere del tutto inutili le opere di regimazione e di consolidamento degli argini. In modo analogo i detriti possono fermarsi contro le pigne ostruendo le arcate dei ponti ed, affaticandone la struttura, possono determinarne il crollo. Le frane sono spesso associate alle alluvioni, talvolta precedendole, altre manifestandosi per loro causa. Il fenomeno delle frane può essere consultato alla pagina ad esse dedicata. Da quanto si è detto a proposito delle alluvioni è possibile, ora, cominciare a preparasi per affrontarle. Cosa fare prima che si verifichi una ALLUVIONEUno sguardo al territorio - Affinché vi sia una alluvione è necessaria la presenza di corsi corsi d'acqua (superficiali o profondi) o bacini idrici. La presenza di corsi d'acqua segna profondamente il territorio lasciando traccia delle massime piene storiche con la formazione di "golene" e di casse di espansione naturali. E' una pretesa piuttosto recente del genere umano quella di voler regimare le acque costringendole in modo innaturale in spazi angusti ed artificiali. In passato le opere di regimazione delle acque ne assecondavano lo sviluppo naturale evitando di intralciarne il corso con opere idrauliche "costrittive". La presenza di "golene" e di opere idrauliche del passato ormai in disuso limita in modo efficace la zona soggetta ad inondazione: opere idrauliche più recenti, per quanto robuste, danno paradossalmente minori garanzie di tenuta proprio perché basate sulla convinzione di poter comunque piegare la natura ai voleri dell'uomo. Una volta stabilito quali siano le aree soggette ad allagamento è necessario individuare le zone poste al di sopra del massimo livello raggiungibile dall'acqua, che siano facilmente accessibili in caso di necessità. Se si riceve un preavviso - Quando si riceve un avviso d'inondazione, è necessario costituire una forte riserva d'acqua potabile stipandola in contenitori chiusi e puliti perché l''erogazione d'acqua potrebbe essere sospesa per molti giorni. Per il cibo, prevedendo una possibile interruzione dell'energia elettrica, è bene approvvigionarsi di alimenti che non richiedano di essere conservati al freddo e che possano essere cotti con poca acqua. Se il preavviso ci invita ad abbandonare la casa o se prevediamo la sua invasione dall'acqua. Se siamo inviati a lasciare l'abitazione o se lo riteniamo opportuno per maggiore sicurezza dobbiamo cercare di farlo con la maggiore rapidità dirigendoci verso posizioni naturali elevate (colline, ecc.). In ogni caso, prima di mettersi in marcia dobbiamo essere sicuri di poter percorrere strade distanti dai corsi d'acqua: non è raro che un'onda improvvisa spazi la strada con un unico violentissimo colpo trascinando con se i passanti che pure si ritenevano sicuri a causa del livello di piena raggiunto dal corso d'acqua. E' bene limitare al minimo indispensabile il proprio bagaglio corredandolo però di stivali di gomma, cerate, torcia elettrica, una piccola radio portatile ecc. Se è necessario utilizzare l'auto non tentate di attraversare l'acqua che ha
invaso la strada: il fondo piatto della macchina le farebbe perdere aderenza
sulle ruote e verrebbe trascinata via dalla corrente. Piuttosto rinunciate
all'auto lasciandola in garage con i finestrini aperti. Se l'inondazione è imminente, non tentate di arginare l'acqua ammucchiando dei sacchi di sabbia attorno ai muri esterni ella casa: è una operazione inutile che vi farà perdere tempo prezioso. Cosa fare durante una ALLUVIONE Se l'acqua circonda ormai la casa. E' necessario evitare di tentare di contenere le piccole falle perché masse d'acqua maggiori potrebbero sopraggiungere all'improvviso. Cercate piuttosto di portarvi oltre il livello massimo dell'acqua, salendo ai piani superiori dell'edificio, e quindi sul tetto se necessario. Se il tetto dovesse crollare, dovete aggrapparvi ad un relitto che dia garanzie di galleggiamento e su questo seguire la corrente. Per quanto possa sembrare disumano accogliete altre persone sul galleggiante di fortuna solamente se esiste la certezza che ciò non pregiudicherà la vostra sopravvivenza. Non tentate di salvare persone in preda al panico: potrebbero trascinavi in acqua impedendovi ogni movimento. Piuttosto lanciate corde, salvagenti od allungate pertiche per aiutare coloro che rischiano l'annegamento. Se l'inondazione sorprende per strada. Cercate di ripararvi arrampicandovi su un albero o su un palo oppure mettendovi dietro un muro dove la corrente è meno forte. Non cercate mai di attraversare una corrente dove l'acqua è oltre il livello delle ginocchia. In ogni caso cercate un appiglio robusto a cui potersi legare utilizzando la cintura dei pantaloni, i pantaloni stessi, la camicia e quant'altro a disposizione: la forza continua dell'acqua potrebbe sfinirvi e la sola cintura dei pantaloni non è sufficiente a sostenere il corpo di un uomo. Se siete in auto non cercate di guidare in una strada allagata: c’è il rischio di rimanere intrappolati e di essere trascinati via dalla corrente. Se il veicolo s'impantana, abbandonatelo immediatamente e cercate un terreno
in posizione più elevata: troppa gente annega nel tentativo di salvare la
propria auto. Ricordare comunque che queste manovre vanno compiute prima che l'acqua sopraggiunga: dopo fanno perdere soltanto tempo prezioso (ed in qualche caso la vita!). Cosa fare dopo una ALLUVIONEQuando è superata la fase di primo impatto, il pericolo non è cessato. Anche se il livello dell'acqua si è arrestato ad un'altezza inferiore a quella dell'uomo, non è prudente avventurarsi nell'acqua per tentare la fuga verso zone più elevate. L'acqua torbida rende impossibile vedere dove si mettono i piedi ed è quindi facile scivolare od inciampare per la presenza di oggetti trascinati dall'acqua, anche in percorsi ben conosciuti: le conseguenze di una caduta in tali circostanze potrebbero essere drammatiche. Se l'inondazione durasse a lungo e non vi fosse certezza sull'arrivo imminente dei soccorsi, esclusivamente in condizioni di acqua stagnante, è possibile costruire una zattera utilizzando una porta robusta e stabilizzandola con travi poste a bilanciere: il galleggiamento può essere migliorato con taniche o bidoni vuoti. Se il livello dell'acqua stagnante permette il movimento con automezzi, ricordare che bisogna guidare con una marcia bassa, avanzando molto lentamente per ridurre il rischio di infiltrazioni di acqua nel motore e quindi il suo spegnimento. La ridotta velocità permette inoltre di ridurre l'uso dei freni che d'altro canto possono essere inutilizzabili quando le ruote sono in acqua. Prima di entrare nelle abitazioni o comunque prima di avvicinarsi a strutture
bisogna attendere che le acque si siano ritirate accertandosi che non vi siano
segni di instabilità. Non si devono usare cibi freschi venuti a contatto con l'acqua di piena. I pozzi di acqua devono essere svuotati più volte per toglierne i residui portati dall'alluvione. Non maneggiare materiale elettrico in zone non asciutte. Tutto il materiale elettrico (compresi gli apparecchi) deve essere controllato attentamente e asciugato prima di essere nuovamente messo in funzione. Prima di consumare acqua dell'acquedotto o dei pozzi è necessario sottoporla ad un test per verificarne la potabilità. Non visitare zone alluvionate, per evitare di ostacolare le operazioni di soccorso. |
Ultima Modifica : 15 febbraio 2004 |