La vecchia soffitta

Oggi sono stato alla casa che fu di mia madre. Adesso lei riposa per sempre accanto a mio padre nell’ultima dimora. Mi sono recato nella soffitta dove in mezzo all'odore della polvere antica ed a cianfrusaglie mai rimosse di tutti i generi, stava una vecchia sedia. Mi sono seduto. I miei occhi hanno cominciato a scrutare tutto intorno ed ecco che quell’ apparente confusione, informe, ha iniziato ad assumere definizione nella mia mente, a stagliarsi con maggiore nitidezza ai miei occhi. Un turbine di vecchi ricordi ha allora inondato la mia mente e man mano che li mettevo a fuoco l'onda diveniva impetuosa e cresceva in una sorta di tsunami mentale. Tutto, come per magia, nella mia mente si è animato. I vecchi libri di mio padre forse anche da lui stesso dimenticati, quando era ancora in vita, si sono messi a parlare di lui. Ho cercato di interrogarli, forse nella vana speranza che mi riportassero ancora qualche parola da lui non detta, da me non percepita. Qualche suo sconosciuto pensiero che mi permettesse di ravvivare il suo ricordo...Poi...ecco alcuni vecchi giocattoli di quando ero bambino che sembravano ridere impietosamente di me. Era come se mi dicessero “e così tu sei quel bambino diventato uomo? E cosa hai mai fatto di bello o di importante? Coraggio, dicci almeno che ne è valsa la pena aiutarti a crescere...".
Un brivido mi è corso lungo la schiena e mi sono sentito davvero piccolo, piccolo. Cosa rispondere al vecchio robot che mi guardava come se riuscisse ad esprimere una malinconica sensazione? Ancora si rinnovava quello stato d’animo. Era come se mi dicesse "nessuno giocherà mai più con me, dimmi almeno che sono servito a far crescere un uomo degno di tale nome." Poi, ancora la "voce" della vecchia chitarra appesa al muro. "Non hai mai imparato a suonare bene, hai saputo fare almeno qualcos'altro di buono, in cui ti sei impegnato di più?" Improvvisamente di fronte a quel turbinio di domande mi sono sentito sperduto, smarrito e le risposte a quelle domande di cui forse un attimo prima avevo l'assoluta certezza, ora apparivano sfumate, incerte, di fronte a quel confronto diretto, davanti a quell'implacabile giuria composta dai diretti testimoni della mia infanzia ed adolescenza. Di scatto mi sono alzato e, quasi fuggendo, mi sono allontanato. Se mia madre fosse stata
ancora li di certo mi avrebbe chiesto il perché del mio comportamento. Mi sarebbe piaciuto poterle dire che in soffitta c'era uno specchio.
Uno specchio speciale. Lo specchio dei ricordi lontani. Uno specchio in cui è difficile riflettersi. Perché i ricordi tutti ti fanno sempre rivivere una realtà che non puoi più afferrare. I ricordi tutti, hanno l'imperdonabile difetto di far riaffiorare nella mente, realtà che non esistono più, né mai più esisteranno....

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