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LA
SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
Anche
malattie sistemiche possono essere associate alla Sindrome del Tunnel Carpale
(es. diabete mellito, artrite reumatoide, mixedema, amiloidosi), come pure
situazioni fisiologiche (gravidanza, uso di contraccettivi orali, menopausa),
traumi ( pregresse fratture del polso con deformit articolari), artriti e
artrosi deformanti. Nelle
fasi iniziali della patologia la Sindrome del Tunnel Carpale (stc) si manifesta
con formicolii, sensazione di intorpidimento o gonfiore alla mano, prevalenti
alle prime tre dita della mano e in parte al quarto dito (vedi figura),
soprattutto al mattino e/o durante la notte; successivamente compare dolore
irradiatesi anche all’avambraccio, sintomi definiti “irritativi”. Se la
patologia si aggrava compaiono perdita di sensibilità alle dita, perdita di
forza della mano, atrofia dell’eminenza thenar; sintomi “deficitari”. La
Sindrome del Tunnel Carpale presenta una significativa associazione con alcune
attività lavorative. Ne risultano infatti più spesso colpiti gli addetti al
settore manifatturiero, elettronico,tessile, alimentare, calzaturiero,
pellettiero, come pure gli addetti al confezionamento pacchi, cuochi di albergo,
gli addetti ai pubblici esercizi. I
disturbi sono caratterizzati da esacerbazioni notturne le cui cause sono
sconosciute. Verosimilmente le cause sono molteplici: di notte il polso può
rimanere a lungo iperflesso o iperesteso determinando così, come spiegato
sopra, una maggiore pressione all’interno del tunnel carpale, con compressione
del nervo mediano; la posizione sdraiata può ridistribuire i liquidi corporei
con un aumento di questi agli arti superiori e quindi anche all’interno del
tunnel carpale con conseguente aumento della pressione; il riposo stesso della
mano non permetterebbe il drenaggio dei liquidi all’interno del tunnel carpale. Per
quanto riguarda la diagnosi, quando il paziente riferisce formicolio
(parestesie) e/o dolore, spesso irradiato all’avambraccio, prevalentemente
notturno o mattutino, la diagnosi di Sindrome del Tunnel Carpale è ritenuta la
più probabile. Tuttavia è importante far effettuare l’esame obiettivo
neurologico e l’esame EMG/ENG (elettromiografico/elettroneurografico). L’esame
obiettivo neurologico valuta la forza, i riflessi osteotendinei , la sensibilità
e può avvalersi di tests clinici. I più conosciuti sono il test di Tinel e di
Phalen. Nel primo si percuote con il martellino da riflessi sopra il tunnel
carpale, il paziente dovrebbe avvertire una scossa nel territorio di
innervazione del nervo mediano; nel secondo si flette o si estende la mano
sull’avambraccio per un minuto, i pazienti dovrebbero avvertire l’insorgenza
di formicolii o il peggioramento di questi. Comunque i tests possono dar luogo
molto frequentemente a risposte false negative o false positive e pertanto
sarebbe meglio non fidarsi troppo del risultato ottenuto. E’
quindi consigliabile effettuare sempre un esame EMG/ENG. L’esame ENG
elettroneurografico viene eseguito con elettrodi di superficie e piccole scosse
elettriche e permette di valutare la velocità sensitiva (la prima ad essere
alterata nella Sindrome del Tunnel Carpale), la velocità motoria , la latenza e
l’ampiezza delle risposte sensitive e motorie del nervo, sollecitate dalla
scossa elettrica. Tuttavia
per valutare adeguatamente la gravità della sindrome e per escludere
compromissioni nervose a differenti livelli (ad esempio compressione cervicale)
è necessario il completamento con esame EMG, eseguito utilizzando piccoli aghi
che registrano l’attività muscolare. Radicolopatie
cervicali , plessopatie brachiali, polineuropatie in genere, possono
frequentemente dar origine a sintomi che simulano una Sindrome del Tunnel
Carpale e che solo un esame EMG/ENG correttamente ed interamente eseguito
possono differenziare. Da
ricordare che in alcuni pazienti la Sindrome del Tunnel Carpale può essere
molto fastidiosa anche al 1° grado di malattia, con esame EMG/ENG negativo. Solitamente
in assenza di trattamento o di cambiamento dell’attività lavorativa, la
Sindrome del Tunnel Carpale tende ad aggravarsi negli anni. Tuttavia in alcuni
pazienti rimane stazionaria nel tempo. L’esperienza clinica dimostra che
durante i periodi freddi la sintomatologia si esacerba e migliora durante i
periodi caldi, pur non modificandosi la gravità della patologia. La
terapia della Sindrome del Tunnel Carpale (stc) può essere conservativa o
chirurgica. Secondo le indicazioni dell’American Accademy of Neurology (AAN,1993),
il trattamento conservativo è da tentare se non ci sono deficit della forza o
della sensibilità o severe anomalie all’esame EMG/ENG. E’ importante,
comunque, non operare il paziente troppo tardi , in quanto possono permanere
esiti; il paziente in terapia conservativa deve pertanto essere controllato. Talvolta
è sufficiente cambiare modalità di svolgimento dell’attività lavorativa per
avere un miglioramento. Si avvale di: ultrasuoni, ionoforesi, laser, che possono
migliorare i sintomi , ma non agiscono sulla causa della Sindrome (ripetute e
prolungate flesso-estensioni del polso); farmaci antinfiammatori non steroidei,
hanno scarsa efficacia, farmaci steroidei, hanno efficacia limitata nel tempo;
infiltrazioni efficaci sui sintomi, ma con due grossi “effetti collaterali”:
un dimostrato danno fibrotico del nervo e il rischio che il paziente posticipi
troppo l’intervento con esiti permanenti; stecche per il polso (splint)
efficaci, ma poco tollerate, solitamente usate solo di notte e che pertanto non
incidono sulla causa della sindrome. L’intervento
prevede la sezione del legamento traverso del carpo (tetto del tunnel carpale),
talvolta associata a una neurolisi. Può essere effettuato con tecnica
tradizionale o endoscopica, in anestesia locale o brachiale, mediamente con
convalescenza di circa venti giorni, un po’ più breve se effettuato in via
endoscopica, tuttavia non sembrano esserci criteri univoci per scegliere l’uno
o l’altro tipo di intervento. La convalescenza è solitamente compresa fra 2 e
4 settimane. SINDROME
DI GUYON COMPRESSIONE DEL NERVO ULNARE AL GOMITO
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Aggiornato il: 10 febbraio 2008
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