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RIZOARTROSI
Dopo un periodo di relativa immobilità, come ad esempio al
risveglio, è presente una sensazione di “impaccio” del movimento, che si
risolve dopo qualche tempo. Nel corso della giornata, con il
proseguire del movimento, compare il vero e proprio dolore, che talvolta è così
intenso da impedire completamente l’uso del pollice. Nelle fasi iniziali della malattia, quando le alterazioni
radiografiche e la sintomatologia sono poco pronunciate e il paziente non vede
ridotta in maniera sostanziale la capacità della mano, il trattamento può
essere limitato a cicli di terapia medica (antinfiammatori), fisica (ultrasuoni,
ionoforesi, laser terapia) e ortesica (tutori rigidi di immobilizzazione del
pollice, da indossare durante la notte).In alcuni pazienti la röentgenterapia
può ottenere un valido e persistente sollievo dai disturbi. Quando i rimedi
sopra elencati non sortiscono effetto apprezzabile e duraturo, diventa indicato
il trattamento chirurgico. Le tecniche chirurgiche utilizzabili sono di vari
tipi. La soluzione consistente nell’artrodesi dell’articolazione
trapezio-metacarpale (fusione indotta chirurgicamente delle due ossa, con
conseguente abolizione del movimento e del dolore) è piuttosto invalidante e
viene riservata ai casi nei quali le alterazioni delle ossa sono così
pronunciate ed estese da rendere impossibile il ricorso a tecniche più
conservative. L’artrodesi è l’intervento di scelta nei soggetti che hanno
bisogno di svolgere lavori manuali pesanti. Dopo l’intervento è necessaria
un’immobilizzazione in apparecchio gessato di circa cinque settimane. Nei pazienti nei quali le alterazioni radiografiche non sono
particolarmente gravi è possibile ricorrere ad interventi di artroplastica. Le
artroplastiche prevedono l’utilizzo di segmenti di tendine prelevati da
tendini vicini all’articolazione (senza peraltro minacciare la loro funzione),
per rendere più stabile l’articolazione trapezio-metacarpale. In questo caso
il periodo di immobilizzazione postoperatoria è più breve ed è di importanza
fondamentale un prolungato periodo di terapia riabilitativa effettuata da
personale particolarmente esperto nella riabilitazione della mano. La
sostituzione dei capi articolari con una protesi di metallo-polietilene
rappresenta una possibilità assai interessante, che viene proposta ai pazienti
che necessitano di mantenere il più possibile il movimento articolare e che non
eseguono lavori manuali di forza. Ovviamente la mano in cui è stata impiantata
una protesi deve essere utilizzata con un certo riguardo. L’intervento
consente il ripristino pressoché completo del movimento. La protesi è
costituita di due componenti, che vengono impiantati all’interno del trapezio
e del primo metacarpale, in modo per alcuni versi analogo a quanto avviene negli
interventi di sostituzione protesica dell’anca. Dopo l’intervento viene
applicata una doccia gessata, che deve essere mantenuta per circa tre settimane.
Anche in questo caso è fondamentale far seguire all’immobilizzazione
un’accurata fisiochinesiterapia. Tutti gli
interventi vengono effettuati in anestesia periferica, attraverso l’iniezione
di anestetico nel cavo ascellare; la procedura non è dolorosa, è ottimamente
tollerata e non presenta i rischi dell’anestesia generale. La degenza ha
durata assai limitata.
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Aggiornato il: 10 febbraio 2008
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