Sunto dei principali scritti in lingua piemontese
3) - Il nostro tempo

brevissime note di un dilettante ...
... per cui non si esclude la presenza di qualche errore (questo è un eufemismo)

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Delusione, crisi e rinascita
Come abbiamo già visto, con l'Unità nazionale i piemontesi si accorgono che quella unità italiana, cercata con tanti sacrifici e tanto eroismo, non entusiasma poi molto gli italiani, che non gradiscono lo stile piemontese. Sembra addirittura che in Italia sorga un certo anti-piemontesismo, come abbiamo visto parlando di Storia. Inoltre, l'affrettato trasferimento della capitale prima a Firenze e poi a Roma (dove i piemontesi sono chiamati "buzzurri" e non è un complimento) ha sottratto gran parte delle risorse economiche di Torino. Si verifica dunque un periodo di forte crisi, non soltanto economica. La reazione dei Torineri è brutalmente repressa.
Nasce un profondo senso di delusione amara, che si riscontra in alcuni poeti, come i già citati Stefano Rocca, Claudio Calandra, Cesare Scotta, ecc. Ad esempio, Claudio Calandra, che è deputato, scrive ironiche poesie sui mali italiani (ad es.: Stòria d'un stival) e sullo stato di decadimento del Piemonte (ad es.: Lament 'd Gianduja). Anche il già citato Michele Fornelli, nel lavoro A Giandoja për ël sò ùltim sequestr dice "... a l'é un gran ché ch'at lasso le bròche ant jë stivaj ....", ed ancora " ...a l'é n'infàmia, n'onta l'esse italian ancheuj ..." . Il senso di delusione è accompagnato, concretamente, da un rapido degrado ed una certa chiusura dei piemontesi.
Da Torino se ne sono andati i Ministeri, il Parlamento e tutte le Istituzioni centralizzate, le ambasciate e così via. Si può facilmente immaginare il danno economico per la città. Il Piemonte, poi, risulta una zona periferica del nuovo stato. Nel nuovo stato poi nasce una corruzione ed un malgoverno che non c'erano (o farse non erano così appariscenti) nello stato piemontese.
Scienza e tecnologia continuano comunque a trovare terreno fertile, (abbiamo visto coma la cultura tecnica e scientifica piemontese preoccupasse gli intellettuali italiani) e a fine secolo nasce in Torino la grande industria. In questo modo il Piemonte riprende un ruolo importante e diventa anche palestra per l'affermazione delle idee sociali. Nelle fabbriche, negli uffici, nei laboratori, all'Università, si continua a parlare Piemontese.

Gli scritti piemontesi del 900
Abbiamo già visto scrittori che pubblicano le loro opere nel '900, inclusi però nella letteratura piemontese dell'800. Qui consideriamo una nuova generazione di letterati, che nasce a cavallo dei due secoli, indipendentemente dal momento in cui vengono pubblicate le opere.
Va intanto notato che gli studi sul Piemontese vengono approfonditi nel corso del secolo, Nascono alcune nuove grammatiche, vengono fatti studi di sintassi, vi sono altri vocabolari, si cerca di trovare e raccogliere le opere piemontesi, con quella attenzione che la lingua avrebbe meritato fin da molto tempo prima, e così via.
Nasce l'associazione Companìa dij Brandé, e l'associata rivista letteraria "Ij brandé", viene definita ed unificata la grafìa piemontese (anni 1930-1931, scegliendo la più usata a partire dal 1600, che è poi quella della prima grammatica del 1783) principalmente ad opera di Pacotto e Vigolongo. Nasce la Cà d'ëstudi piemontèis. Il piemontese è analizzato come lingua da studiosi e ricercatori in tutto il mondo. Verso fine secolo il Piemontese, riconosciuto come lingua minoritaria da tutelare dal Consiglio d'Europa, entra in alcune scuole del Piemonte come materia facoltativa. Nascono altre riviste in Piemontese. (fra le cose di minor interesse, in fondo alla lista, nasce anche questo sito).
La lista degli autori del '900, fino ai giorni nostri, è molto lunga, e la lista delle loro opere ancora di più.
Date le modeste capacità di critica letteraria dello scrivente, l'alternativa al copiare quello che qualcuno ha scritto è quella di limitarsi a dare un elenco, che non pretende assolutamente di essere completo, di autori e opere. Non si pensi che si tratta di una scelta basata sull'importanza delle opere (l'autore non saprebbe fare una valutazione di questo tipo):
Uno dei primi (in ordine di tempo) di questi autori è Amilcare Solferini (pseudonimo di Vittorio Actis), che scrive un primo libro di poesie dal titolo Soris e smòrfie. Seguono il racconto in prosa Carmela ed il romanzo Ij gargagnan e quindi altri due componimenti poetici Sonet e rime, e quindi, molta più tardi Mentre la tèra a gira. In quest'ultimo libro compare l'ossessione per la morte (Catlin-a) che il poeta sente vicina, come nei versi:
Ven sì tacà 'l feu ch'a s-ciopëtta, / ven sì cagnass véj e fedél / Catlin-a d'antorn në sganbëtta, / a cerca 'd ciuféne noi doi. / Ten dur! difendomla la pél. / A l'erta... taboj.
Dei suoi lavori teatrali diciamo dopo.
Alfonso Ferrero scrive in prosa, in poesia e per il teatro. Anche la sua opera è travagliata e sofferta. Inizia a scrivere il volumetto "Dai ricòrd d'un mòrt, romans d'amor". Quindi il romanzo "Basin vendù" dove comincia ad apparire la sua formazione di socialista umanitario che cerca il riscatto delle masse. Un'altro suo romanzo, poco curato e con molti italianismi, è Na lagrima dël diao. Una raccolta di sue poesie viene pubblicata con il titolo Létere a Mimì.
Dei i suoi lavori per il teatro e la rivista diciamo dopo.
Ma qui continuiamo con un semplice elenco, con qualche ripetizione e molte dimenticanze.
Giovanni Gianotti raccolta di poesie Fërvaje dl’ànima.
Oreste Gallina raccolte di poesie "Le freidolin-e", "Canta Pero", "Pare e fieul", poi varie prose ed un dramma "Tempesta"
Arrigo Frusta (Augusto Ferraris) (di cui abbiamo detto qualcosa) poesie e prosa "Ij sent ani dël cìrcol dj’artista", "Fassin-e ‘d sabia", "Faravòsche".
Nino (Giovanni) Costa varie raccolte di poesie "Mamin-a", "Sal e Pèiver", "Brassabòsch", "Fruta Madura", "Ròba Nòstra", "Tempesta"
Giuseppe Casalegno raccolte di poesie "Balossade dël vent", "Ecelensa ch'am përdon-a" ed il poemetto "Ël progress" oltre a vari lavori per giornali e riviste.
Pinin Pacòt (Giuseppe Pacotto). fonda l'associazione Companìa dij Brandé e la rivista Ij Brandé. In questo ambito viene normalizzata la grafia piemontese (riportata all'epoca della prima grammatica, ed anche la più usata dagli autori fino a quel momento). Scrive i libri "Arsivòli", "Crosiere", "Speransa", "Gioventù", "Pòvra amia", "Sèira"
Giovanni Bono, poeta crepuscolare, scrive poesie che vanno a fare parte della raccolta Rime care, rime dosse
Armando Mottura compone poesie nei libri "Reuse rosse", "Paisagi ‘d Val Susa", "La patria cita", "E adess pòvr’òm" tra le sue commedie le principali sono "E la roa a l’é ancantasse", "A peul sempe desse"
Nino Autelli scrive due libri in prosa "Pan ëd coa", "Masnà"
Mario Albano, poeta di profonda religiosità, pubblica "Canto ‘dcò mi"
Carlottina Rocco pubblica due raccolte di poesie "An sla broa dël senté", "Seugn sensa pianà"
Domenico Badalini: "Listeurji dij varèj", "Doe minute për ti"
Alfredino Nicola fonda il giornale Musicalbrandé. Tra i suoi lavori i libri: "Spers", "Arcordanse"
Luigi Olivero, compone varie poesie. Le principali opere sono nelle pubblicazioni "Poema dl’élica", "Roma andalusa", "Ij Faunèt", "Epicedium dij mè dódes gat mòrt", "Rondò dle masche".
Umberto Luigi Ronco scrive una raccolta di poesie (1962) Novèmber violagiàun
Mariolina Passigli poetessa di profonda religiosità pubblica Arlongh la stra
Antonio Bodrero (Barba Tòni Bodrié) oltre che scrivere varie cose in occitano, pubblica le due raccolte in piemontese "Val d’Inghildon", "Sust" .
Tavo Burat (Gustavo Buratti) oltre a lavorare, e con successo, per il riconoscimento del Piemontese da parte del Consiglio Europeo (solo l'Italia non lo riconosce), scrive le due opere "Prusse Mulinere", "Finagi "
Carlo Cocito autore di Tra busson e rovej
Carlo Comino che pubblica "Cantoma", "Vijà 'd poesia dël 15 stèmber a Salusse" ed altre poesie su riviste e giornali.
Censin Pich (Vincenzo Pich) autore di varie prose, pubblica con Dario Pasero "Sapèj - Pròse piemontèise" e cura la rivista "La Slòira - arvista piemontèisa".
Bianca Dorato che si occupa di prosa e di teatro.
Camillo Brero poeta e studioso del piemontese pubblica due Grammatiche ed un Vocabolario. Scrive i libri di poesie "Spluve", "Ma ‘l sol doman a ven", " A l’è torna l’alba", " An brass al sol", "Breviari 'd l'ànima" e di prose "Le fàule pì bele", "La bela stagion" ed altro ancora.
E poi ancora tanti altri.

Il teatro piemontese del 900
Verso la fine del secolo vi è una certa disillusione circa l'unità d'Italia, che infatti provoca un impoverimento del Piemonte e porta molti problemi. La vena artistica si affievolisce, benchè, anche tra gli autori "minori" nascano opere di un buon livello, quali Ij pìfer ëd montagna, Ànime'd pàota. Due autori spiccano comunque, e sono Amilcare Solferini (il cui vero nome è Vincenzo Actis) con "Alba e tramont, L'àutr, La pél ëd l'ors, Feu e fiame, La fam, La canaja, La fiastra" ed altri lavori, anche per la rivista, e Alfonso Ferrero con " La Regin-a d'un Ré, Le doe violense, Ij mòrt ch'a vivo" ed altro, oltre che libretti per riviste, quali Dal paradis dj'òche e altre. Abbiamo visto questi autori anche per le loro opere poetiche.
Un'altro lavoro teatrale che colpisce molto il pubblico è Tra le altre opere anche "Drolarìe" di Fulberto Alarini. Nel periodo sono presenti a Torino molte compagnie teatrali in Piemontese, con un buon numero di ottimi attori.
Notiamo ancora che Edoardo Calandra, che scrive in Italiano, in Piemontese compone una riuscita commedia : Un cop dla tésta.
In questo secolo, per varie ragioni, vi è una certa decadenza del teatro piemontese. Forse, più che di decadenza, è meglio parlare di crisi. La questione, infatti, è più riconducibile a problemi economici che non a problemi di idee. Il potenziale pubblico si riduce, in quanto si riduce la conoscenza della lingua piemontese a causa della presenza di gente proveniente da fuori regione, ed i costi salgono. Il Piemontese è una lingua sconosciuta (e per lo più incomprensibile) al di fuori della regione, e diventa quindi problematico confrontarsi con la concorrenza, in assenza di specifiche sovvenzioni (che per altro la concorrenza ottiene in abbondanza - questo è uno dei problemi di un mancato riconoscimento "ufficiale"). Questo non impedisce che vengano scritte pregevoli opere.
All'inizio del secolo ricordiamo due autori: Eugenio Nicola, e Giovanni Drovetti, che lasciano lavori importanti come Monssù Taboj il primo e "Lë scòpo", "La prima mëssa", "La lòdola", "Sui nòstri brich", "Ël curà 'd Ròca Brusà" il secondo. Altri autori continuano a scrivere commedie in piemontese (anche ai giorni nostri), e tra questi ricordiamo in particolare Armando Mottura, e le sue commedie E la roa a l’é ancantasse del 1948 e A peul sempe desse nel 1955, già citate qui sopra.
In questo secolo, il periodo fascista influisce molto negativamente sul teatro piemontese, in quanto l'ordine superiore è "italianizzare". La maggiore concessione fatta alle culture locali è l'utilizzo dell'inflessione vocale caratteristica della regione. Come in tutte le dittature, palesi o mascherate, la cultura deve essere quella "ufficiale" e non altro. In questo periodo non solo in Piemonte, la cultura locale ed in generale la Cultura, (quella vera non fà di queste distinzioni) non ha vita facile in Italia. La ripresa, per il teatro piemontese, si ha negli anni dal 1950 in avanti. Nel 1968 nasce l'Associazione del Teatro Piemontese. Tra gli attori del ventesimo secolo spicca sicuramente Erminio Macario, che, come noto, non recita soltanto in Piemontese. Altro nome rimasto celebre nel teatro piemontese è quello di Carlo Artuffo.

Prosa scientifica in Piemontese
Una lingua è tale se permette di esprimere qualsiasi cosa. È capitato allo scrivente di sentire qualcuno affermare che con il Piemontese si possono solo scrivere poesie e racconti (possibilmente relativi a vecchie cose di campagna), ma non sarebbe possibile scrivere un libro di Fisica in Piemontese.
Lo scrivente è un Fìsico ed ha fatto il Ricercatore per tutta la sua vita di lavoro (40 anni e 13 settimane di contributi). Giusto per dimostrare che quanto affermato non è del tutto vero, ha scritto in Piemontese un libro di Fisica a livello di Primo biennio dell'Università, ed è soddisfatto del lavoro ottenuto (non solo dal punto di vista linguistico, ma anche dal punto di vista fisico). Sono le note di Fìsica sperimental - Mecànica clàssica allegate in questo sito.Che stanno crescendo a comprendere tutte le branche della Fisica Classica.
Come per tutte le lingue, esiste un problema di neologismi, che nel campo della tecnica sono derivati dal linguaggio dei lavoratori nel campo specifico, mentre in campo scientifico è un problema di ogni lingua. In Italiano di solito questi sono evitati in quanto si usa direttamente la parola inglese (a volte si assegna direttamente un nome inglese a scoperte italiane, altrimenti sembra che non abbiano abbastanza importanza). Anche per questi, in Piemontese, esistono regole di derivazione (non assolute), che sono quelle con le quali si sono formate le parole piemontesi. C'è poi la consuetudine di chi le usa.
Come piccolo esempio di questo tipo di prosa, si riporta qui di seguito l'introduzione alle note di cui sopra.

Fìsica Sperimental - Mecànica Clàssica

ACHIT
An ste nòte i parloma ëd Fìsica Sperimental, con na cita introdussion matemàtica për avèj coj utiss che a servo a na dëscrission rigorosa dle còse che i voroma dì. La speransa a l'é che la pì part ëd chi a l'avrà veuja ëd lese ste pàgine a peussa capijne quaicòs e peussa trové quaicòs d'anteressant. Se sòn a càpitra nen, passiensa. Ël but a l'é nen col ëd fé lession a quaidun.
I stoma nen a definì cos a l'é an general la Fisica e cos a studia, e parej is la gavoma sensa tròpi pastiss. Disoma anvece che la Fisica Sperimental a l'ha ël but d'osservé ij fenòmeno e trové le legi che a-i guerno, scrite coma relassion matemàtiche fra le grandësse che a interven-o (e vëddroma peui lòn che a l'é na grandëssa fisica). Na sudivision che i-j soma abituà a assègna a la Fisica ij fenomeno andova a-i é nen trasformassion macroscòpica dla materia, mentre che a ciama Chimica l'ëstudi dë ste trasformassion. Già mach sì a-i saria da dëscute un bel péss.
Ant la Fisica Sperimental ël metod, an sostansa, a l'é sempe col imaginà e dovrà da Galileo, che peui a vnirà, ani dòp, butà an manera rigorosa da Newton. As oserva un fenòmeno, as considero (ò ipotiso) le grandësse che a interven-o, as supon na lege che a-j anlìa fra ëd lor, che a peussa esse scrivùa coma na relassion matematica. Sòn a veul dì fé un model matemàtich dël fenòmeno osservà.
As organisa n'esperiment për arfé ël fenòmeno second ël model supòst, as misuro j'arzultà e as contròla se la lege pensà a corispond a lòn che as peul misuré. Na lege a venta che a sia formulà an termo quantitativ e nen mach qualitativ. Dle vire le ipòtesi che as fan për giustifichè 'd fenòmeno complicà a son nen giuste e magara as sà già che a l'han nen vàire possibilità d'esse giuste, ma as deuvro për organisé ël travaj e as ciamo giusta "ipòtesi ëd travaj". J'esperiment che a na ven-o a peulo dé d'informassion che a servo a s-ciairì le idèje. L'ansema dj' ipòtesi fàite për giustifichè un fenòmeno ò na categoria ëd fenòmeno as ës-ciama na "teorìa". Na lege ò na teorìa a peulo esse verificà an manera sperimental con misure che a deuvo esse ël pì possibil precise. An Fisica Sperimental a-i é nen un limit a la precision che as serca d'oten-e.
Neuv esperiment che a ven-o fàit ò esperiment pì precis a peulo dëmostré che na lege ò teorìa a l'é nen giusta ò a l'é nen completa. Sòn a veul dì che ël model che i l'oma fàit a l'é da cambié ò completé. A l'é nen dit che sto modél a sia sens'àutr da campé via, përchè a peul esse dovrà fin-a andova a l'é verificà e cand, an pràtica, l'aprossimassion che a serv a l'é nen pì fin-a dl'imprecision dël model.
Pr'esempi i podoma consideré ël model d'atom che a l'éra stàit ipotisà da Thomson ant ël 1901. A coj temp ël problema a l'era che as savìa, da vaire còse, che ant j'atom a-i son sempe d'eletron carià negativ, ma che l'atom a l'é nèutr da na mira eletrica. As tratava donca ëd capì andova a-i ero le carie positive che a neutralisavo j'eletron. L'ipòtesi ëd Thomson a l'era che l'atom a fussa coma na bija con diameter 10-8 cm a-peu-pré, con caria positiva e massa dëstribuìa e j'eletron andrinta coma le grumele dla fruta. Con sto model as peul vëdde che l'echilibri tra atrassion dla nivola positiva e repulsion dle carie negative tra ëd lor a fan an manera che j'eletron as pòrto su surfasse concèntriche. Ël model a giustificava lòn che as conossìa.
Antant a l'éra stàita fàita l'ipòtesi dl'atom con nos sentral e j'eletron che a viravo antorna (ant ël 1904 Nagaoka, e peui Rutherford ant ël 1911). Për sto atom, però, a ventava trové na giustificassion al fàit che a iragiava nen energia coma a l'avrìo dovù fé, second la teoria classica, d'eletron che a viravo e che donca a sperimentavo n'acelerassion sentrìpeta. An dëspét ëd sòn vaire còse a sugerìo sto modél dla strutura ëd l'atom coma ël pì bon a dëscrivlo.
N'esperiment ëd Geiger e Marsden (1908), fàit darera al consèj ëd Rutherford, e che a misurava con precision lòn che a capitava cand na particola alfa a traversava un sutil feuj ëd material, a l'ha përmëttù d'esclùde ël modél ëd Thomson, che a l'era nen compatibil con lòn che a l'éra stàit misurà. Se l'àtom a fussa stàit fàit second l'ipòtesi ëd Thomson, le partìcole alfa, carià positive, a l'avrìo dovù esse difùse ant un còno nen vaire largh e con na dàita intensità për ògni angol. Anvece as misuravo àngoj ëd deviassion motobin pì àut e fin-a particole che a tornavo andarera, cole che a rivavo motobin davsin a la nos sentral. J'arsultà dla misura fàita a cobiavo bin, anvece, con l'ipòtesi ëd Rutherford. Antlora a l'é tratasse ëd capì, se ël modél a andasìa bin per un vers, com a l'éra la question dl'energia che a vnisìa nen iradià da j'eletron. Ëdcò ant ësto cas a son stàite fàite vaire ipòtesi ëd modéj matematich che a giustifichèiso la situassion e d'esperiment për trové col giust. An efét a l'é trovasse che a và bin un modél che a supon livéj d'energia stàbij për j'eletron antorna a la nos e l'iragiament a corispond al passagi d'eletron da un livél a n'àutr. As peul dëmostré che l'ipòtesi djë stat stabij a l'è ëdcò compatibila con la teorìa classica a livél macroscòpich. Man man che le misure a dventavo pì precise, a càpitava ëd vëdde che ël model dovrà an col moment a l'era nen complét, coma cand a l'é dëscuvrìsse che la riga ëd lus giàuna d'emission dël sòdio a l'éra nen na riga sola ma doe righe davzin, e sòn mersì a l'utilisassion ëd n'ëstrument pì precis. Sòn a l'ha portà a la teoria dlë "spin" dj'eletron.
Ancora adess a le n'asard dì che l'atom a l'é sens'àutr fàit parej coma i lo conossoma. Da un pont ëd vista rigoros i podoma giusta dì che l'atom as comporta an tut lòn che i l'oma podù vëdde e misuré, coma se a fussa fàit parej. A venta nen confonde ël model con la realtà, che da ràir a son l'istessa còsa. Le legi dla Fisica a peulo esse legi precise, rigorose, e antlora a càpita che pì la misura fàita për verifichéla a l'é precisa, pì la lege a l'é bin verificà; opura a peulo esse legi aprossimà, përchè ant ël model matemàtich a son stàite fàite d'aprossimassion. Ant ësto cas l'àuta precision ëd na misura a peul buté an ciair le diferense tra ël modél dovrà e la realtà che a ven misurà. N'esempi d'ëste legi a l'é la lege ëd Boyle, che a buta an relassion pression e volum ëd na dàita quantità ëd gas, che a l'é scrita ant l'ipòtesi che le molécole dël gas a peusso esse considerà coma ëd pont sensa un volum. Sòn a va bin për un dàit camp d'aplicassion e se la precision che as veul a l'é nen tròp àuta. Fòra ëd sòn la lege a dà risultà che a son nen vaire giust. Antlora a venta sostituìla con la lege ëd Van der Walls che a dëscriv l'istessa còsa ma che a consìdera ëdcò ël volum dle molécole. Ant la pì part dle aplicassion pràtiche, tutun la lege ëd Boyle a peul esse dovrà sensa avèj d'eror sensibij. An efét, ël podèj avèj na lege sempia ant ij calcoj a l'ha coma vantagi che a l'é pì dificil rivé a equassion che as peulo nen arzòlve da na mira analìtica.

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