Brevi note di grammatica della lingua piemontese
5) - Aggettivi qualificativi e possessivi
una lingua neolatina indipendente

brevissime note di un dilettante ...
... per cui non si esclude la presenza di qualche errore (questo è un eufemismo)

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    Morfologia - Aggettivi - parte specifica - prima parte (qualificativo - possessivo)
L'aggettivo è la parte del discorso che descrive una qualità o caratteristica dell'entità definita dal sostantivo al quale l'aggettivo stesso è associato. Di solito si tratta di una parola, ma a volte vi sono locuzioni con valore di aggettivo che sono più complesse e che vedremo di seguito.
Abbiamo visto come gli aggettivi in generale, formino maschile e femminile, singolare e plurale, in concordanza con il sostantivo. Per quanto riguarda gli aggettivi in particolare, questi sono classificati, come in italiano, in qualificativi, possessivi, dimostrativi, indefiniti, numerali.

Aggettivo qualificativo

Assegna una qualità, in senso generale, al sostantivo al quale è associato. A questa categoria di aggettivi possono essere considerati appartenenti le forme del participio passato dei verbi, anch'essi in concordanza con il soggetto. Notiamo invece subito che in piemontese, non esiste la forma verbale del participio presente, ma quando questo è utile, esistono aggettivi corrispondenti. Come in italiano e in tutte le altre lingue, anche qui, gli aggettivi qualificativi possono avere forma normale, comparativa e superlativa. A loro volta la forma comparativa può essere di maggioranza, di uguaglianza, di minoranza, mentre la forma superlativa può essere relativa, assoluta. Le forme dell'aggettivo qualificativo sono chiamate gré dl'agetiv = gradi dell'aggetivo.

La forma semplice

Nel grado sempice o normale, l'aggettivo assegna la qualità ad una entità, e può trovarsi prima o dopo il sostantivo in modo spesso equivalente. Posto dopo il sostantivo spesso l'aggettivo carca la qualità che esprime. La tendenza è comunque ad usarlo prima del sostantivo.
Na bela fija = una bella ragazza
Na fija bela = una ragazza bella
Nel secondo caso è sottolineato il fatto che si tratti di una ragazza che è bella.

Forme aggettivali
Alcune locuzioni con valore di aggettivo, in piemontese assumono il carattere di espressione idiomatica e sono quindi di uso più o meno corrente.
L'aggettivo italiano facile ha il suo corrispondente piemontese in fàcil, ma in particolare quando si ha una espressione impersonale e l'aggettivo è seguito da verbo all'infinito, spesso l'aggettivo diventa bel fé a ... (letteralm.: bello fare a ... ). Allora:
è facile parlare, ma ... = a l'é bel fé a parlé ma ...
Analogamente succede per l'aggettivo difficile, che in piemontese può essere difìcil, oppure, nelle stesse circostanze di prima, mal fé a ... (letteralm.: male fare a ... ). Allora:
è difficile studiare e lavorare = a l'é mal fé a studié e travajé
Queste due forme sono invarianti.
L'aggettivo italiano capace usato nel senso di "abile, in grado di ...", in piemontese, quando seguito da verbo, ha un'unica forma idiomatica che è bon a ... = buono a .... Quindi:
sono capace di farlo da solo = i son bon a félo da mì
L'aggettivo "bon" concorda in genere e numero con il sostantivo o pronome a cui si riferisce.
Lo stesso aggettivo "capace", se l'azione è sottintesa si traduce solo con bon, se invece non si suppone una azione sottintesa si usano altri aggettivi o locuzioni. Come esempi:
chi lo sà faré? - Io (ne) sono capace = chi a sà félo? - Mi i son bon
è una persona capace = a l'é na përson-a an piòta, a l'é na përson-a ch'a sà, etc.

Il grado comparativo

Al grado comparativo viene paragonata la stessa qualità tra due entità, oppure due qualità della stessa entità, ed è possibile generalizzare ancora la forma a comparare due qualità diverse di due entità diverse. Nell'ultimo caso si tratta di espressioni più varie e complesse.
Si suddivide, come abbiamo detto, in comparativo di maggioranza, di uguaglianza, di minoranza, in base agli stessi criteri usati nella lingua italiana. Per ognuno di questi vedremo i tre tipi di paragone a cui abbiamo fatto cenno prima (una qualità tra due entità, due qualità di una entità, due diverse qualità di due diverse entità).

Comparativo di maggioranza = comparativ ëd magioransa

Nel paragone sulla stessa qualità fra due entità l'italiano usa la forma "più ... di ...", mentre nel paragone tra due qualità della stessa entità, l'italiano usa spesso la forma "più... che...". Per paragonare qualità diverse di entità diverse le locuzioni italiane sono varie, e tra queste "(sogg1) (verbo) più ... di quanto (sogg2) (non) (verbo) ...". La negazione in realtà non nega, ma è pleonastica, e di solito non c'è in piemontese. In termini logici quest'ultimo non è rigorosamente un paragone, essendo fatto tra termini di solito non paragonabili, ma è comunque significativo semanticamente.
In piemontese per i primi due casi si usa la forma "pì ... che ... ", mentre la forma "pì ... ëd ... " si trova solo in qualche caso, in cui suona meglio. Nel terzo caso una forma piemontese può essere "(sogg1) (verbo) pì ... ëd lòn che (sogg2) (verbo) ...". Ma si chiarisce meglio il tutto con qualche esempio.
Vigio a l'é pì furb che Pero = Gigi è più furbo di Pietro.
Gioan a l'é pì grand che svìcio = Giovanni è più grande che sveglio.
Sto bòsch a l'é pì robust che 'l fer = Questo legno è più robusto del ferro.
A l'é pì busiard d'un gavadent = È più bugiardo di un cavadenti (particolare uso di "ëd" anziché "che".
A l'é pì furb chèl ëd lòn che chila a sia atenta = È più furbo lui di quanto lei (non) sia attenta.
Si nota che, come capita in italiano, l'aggettivo può essere rafforzato oppure indebolito, come nei seguenti esempi:
Vigio a l'é motobin pì furb che Pero = Gigi è molto più furbo di Pietro.
Vigio a l'é un pòch pì furb che Pero = Gigi è un po' più furbo di Pietro.
Il comparativo di maggioranza, pur espresso come tale, può essere negato ed assumere valore opposto:
Vigio a l'é nen pì furb che Pero = Gigi non è più furbo di Pietro.
Vigio a l'é pà pì furb che Pero = Gigi non è (mica) più furbo di Pietro.
La seconda è una forma di negazione lievemente rinforzata. Si richiama l'attenzione sulla differente posizione, rispetto al verbo, della negazione in piemontese, ma di questo si dirà in dettaglio a suo tempo.
Il termine di paragone può essere sottinteso:
Gli altri fanno così, ma lui è più furbo = J'àutri a fan parèj, ma chièl a l'é pì drito
Notiamo un particolare comparativo che funge da avverbio. (Vedere anche le frasi idiomatiche):
Pì lést che ampressa \ p'i lest ke &mpr'es& \ = più veloce che di fretta (a tutta velocità).
Per quanto riguarda aggettivi con comparativi di maggioranza di forma irregolare, rimandiamo a dopo.

Comparativo di uguaglianza = comparativ d'ugualiansa

In italiano sono usate le forme " ... come ...", "tanto ... quanto ... ", "tanto ... che ... ", e così via. La prima si trova prevalentemente come paragone tra due entità sulla stessa qualità, mentre le altre si trovano indifferentemente come paragone di due entità sulla stessa qualità come tra due qualità della stessa entità. Sono tutte forme che servono altrettanto bene per paragone di qualità diverse di diverse entità.
In piemontese la corrispondenza è abbastanza stretta, e le forme usate sono " ... coma ...", "tant ... quant ... ", "tant ... che ... ", "parèj ... coma ... ", e così via. Anche in questo caso si hanno comparativi negati, mentre sarebbe forzato pensare a qualità attenuate o rafforzate. Gli esempi seguenti chiariranno meglio quanto detto:
è veloce come lui = a l'é lést coma chièl
è tanto brava che bella = a l'é tant brava che béla, a l'é tant brava coma bela, a l'é brava parèj com a l'é bela
è tanto veloce quanto lei è pelandrona = a l'é tant lest coma chila a l'é garga
Si nota che la forma tant ... quant ... (tanto ... quanto ... ) sebbene formalmente corretta, non molto usata, in quanto, ad un piemontese, non sempre suona bene.

Comparativo di minoranza = comparativ ëd minoransa

Si usano le forme manch ... che ... (meno ... che ...) e meno ... che ... (meno ... che ...)
Molto più raramente si trovano le forme manch ... ëd ... (meno ... di ...), meno ... ëd ... (meno ... di ...).
Meno fòl che lòn ch'a smìa = meno fesso di quello che sembra.
Tò can a l'é manch fabiòch ëd sò padron \ = Il tuo cane è meno scemo del suo padrone.
Toa gata a l'é manch fabiòca ëd sò padron \ = Ia tua gatta è meno scema del suo padrone.
Anche in questo caso il paragone può essere rinforzato, attenuato oppure negato, come nei seguenti esempi:
sono molto meno pelandrone degli altri = i son motobin meno gargh che j'àutri
sono molto meno pelandrone degli altri = i son motobin meno gargh ëd j'àutri (in questo caso si usa più facilmente ëd per motivi eufonici)
sono poco meno grasso degli altri = i son pòch manch grass che j'àutri
non sono meno alto degli altri =i son nen manch àut che j'àutri
Il termine di paragone, poi, può essere anche sottinteso, come prima:
Gli altri fanno così, ma lui è meno svelto = J'àutri a fan parèj, ma chièl a l'é manch lést
Per quanto riguarda aggettivi con comparativi di minoranza di forma irregolare, rimandiamo a dopo.

Il grado superlativo

In questo grado, la differenza tra piemontese ed italiano è più accentuata. Al grado superlativo si esalta e rinforza la qualità di una entità o in assoluto, oppure relativamente alla stessa qualità di altre entità di un gruppo, espresso o sottinteso. Questo dà origine al superlativo assoluto ed al superlativo relativo.
Iniziamo a vedere quest'ultimo.

Superlativo relativo = superlativ relativ

Volendo si può parlare di superlativo relativo di minoranza e di maggioranza, e spesso il gruppo di paragone è sottinteso, oppure il contesto non richiede che questo sia specificato o individuabile. In italiano la forma usata è il (lo, la, i, gli, le) più ... (di) .... (oppure il (lo, la, i, gli, le) meno ... (di) ....). L'articolo concorda con il sostantivo a cui l'aggettivo si riferisce e il di è presente se è presente il termine di paragone. In piemontese si usa tanto la costruzione italiana ël (lë, l', 'l, i, le, jë, j') pì .... (che) .... (ël (lë, l', 'l, i, le, jë, j') manch .... (che) ....) o ël (lë, l', 'l, i, le, jë, j') pì .... (ëd) .... oppure la costruzione simile a quella francese, con ripetizione dell'articolo, che è la più corretta in piemontese : ël (etc.) ... (sogg.) ... ël (etc.) pì ... (agg.) ... (che) (ëd) ..... Alcuni esempi chiariranno meglio quanto detto.
è la ragazza più bella = a l'é la fija la pì bela (possibile anche : a l'é la pì bela fija, ma suona male, andrebbe meglio a l'é la fija pì bela).
è la più bella di tutte = a l'é la pì bela che tute
il più piccolo della nidiata = ël pì cit dla nià (frase idiomatica che indica l'ultimo nato).
il meno adatto = ël manch adat.
la cosa meno adatta = la còsa la manch adata.
Come in italiano, esiste la forma con partitivo (che in questo caso usa sempre la preposizione "ëd" o derivati. (dei più ... , dei meno ... , etc. che corrispondono a dij pì ... , dij manch ... , dij meno ... , etc. ).
questo è dei più robusti = sòn a l'é dij pì robust
è delle meno belle = a l'é dle manch bele
Questo superlativo non ha forme rafforzate o attenuate, ma ha la forma negata:
non è dei più belli = a l'é nen dij pì béj
non è dei meno preparati = a l'é nen dij manch preparà
non è la più bella di tutte = a l'é nen la pì bela che tute
non è la ragazza più bella = a l'é nen la fija la pì bela
Vedremo di seguito quelli che in italiano sono superlativi relativi irregolari.

Superlativo assoluto = superlativ assolut

In italiano è molto comune il superlativo assoluto fatto con la desinenza "issimo" ed a volte la desinenza "errimo". In piemontese si ha un'unica desinenza "issim", che però non è quasi usata. In italiano, poi, il superlativo assoluto può essere fatto con l'aggiunta di avverbi (molto, tanto, etc.). In piemontese si usa quasi esclusivamente questo modo (aggiungendo prima dell'aggettivo motobin, tant, pròpi, etc.)), oppure si ripete due volte l'aggettivo (raro in italiano) o ancora si fà seguire all'aggettivo la locuzione com tut. In piemontese, poi, molto più che in italiano, il superlativo assoluto viene reso a mezzo di comparativi (di maggioranza o uguaglianza). Per questo vedasi anche la Sintassi e le frasi idiomatiche.
A l'é bin fòl = È stupidissimo, molto stupido
A l'é motobin car = È carissimo
A l'é pròpi brav = È bravissimo, proprio bravo
A l'é brav brav, ma a l'é brut com tut = È molto bravo ma é molto brutto
Esempi di comparativi con valore di superlativo assoluto:
Brut coma la neuit = brutto come la notte, bruttissimo
Pì fòl che na mica = più scemo di una pagnotta, molto scemo
Vediamo qui di seguito quelli che in italiano sono superlativi assoluti irregolari.

I gradi irregolari

Gli aggettivi italiani buono, grande, alto, basso, piccolo, cattivo, ammettono (ed a volte esigono) forme di comparativo e di superlativo irregolari quali:
migliore, meglio, maggiore, superiore, minore, inferiore, migliore, peggiore, peggio, ottimo, massimo, pessimo, minimo, infimo, etc.
Anche in piemontese esistono forme di questo tipo, ma il loro uso è limitato quasi esclusivamente ai casi in cui hanno valore di sostantivo. Negli altri casi questi aggettivi seguono la regola normale. Facciamo i soliti esempi: una quantità minore = na quantità pì cita.
lui è il minore = chièl a l'é 'l minor ma anche chièl a l'é 'l pì cit.
il tuo superiore non è superiore a me = tò superior a l'é nen pì àut che mi.
il figlio maggiore = ël fieul ël pì grand (ma non è sbagliat anche "ël fieul magior".
è un'ottima cosa = a l'é na cosa pròpi bon-a.
questo sarebbe l'ottimo = sòn a sarìa l'òtim
è una pessima cosa = a l'é na cosa pròpi grama.
Se, a proposito di un edificio, si parla del piano superiore, in piemontese si può dire ël pian superior, ma più correntemente si dice ël pian da dzora, usando una differente locuzione, in quanto superior, come aggettivo, suona male.
Esistono invece, e sono usati, i corrispondenti di meglio e peggio, rispettivamente: méj e péss, non solo come avverbio, ma anche come aggettivo.


Aggettivi possessivi

Così come nelle altre lingue neolatine, l'aggettivo possessivo piemontese concorda in genere e numero con la cosa posseduta e non con il possessore come invece avviene, per esempio, in inglese.
Gli aggettivi possessivi, in piemontese, rifiutano sempre l'articolo (cosa che di solito non succede in italiano), ad eccezione del maschile plurale che, di solito lo richiede. Questo segue dal fatto che il plurale maschile piemontese (anche per il sostantivo a cui l'aggettivo si riferisce) è di norma uguale al singolare, e questo potrebbe generare confusione. Questa è una differenza, rispetto all'italiano, a cui è necessario porre attenzione.
La seguente tabella riporta gli aggettivi possessivi piemontesi per le tre persone singolari e plurali, maschili e femminili:

persona masc. sing. femm. sing. masc. plur. femm. plur.
prima sing. \mæ\ mia \mi&\ (ij) mè \mæ\ oppure (ij) mèi \mæi\ mie \mie\
seconda sing. \to\ toa \tu&\ (ij) tò \to\ oppure (ij) tòi \toi\ toe \tue\
terza sing. \so\ soa \su&\ (ij) sò \so\ oppure (ij) sòi \soi\ soe \sue\
prima plur. nòstr \nostr\ nòstra \nostr&\ (ij) nòstr(i) \nostri\ nòstre \nostre\
seconda plur. vòstr \vostr\ vòstra \vostr&\ (ij) vòstr(i) \vostri\ vòstre \vostre\
terza plur. \so\ soa \su&\ (ij) sò \so\ oppure (ij) sòi \soi\ soe \sue\

Le terze persone maschili, singolare e plurale, si distinguono dal contesto della frase, in quanto le forme riferite a singolare e plurale sono le stesse. :
Lor e ij sò can ch'a vado a fesse frise = loro ed i loro cani vadano a farsi friggere.
San Roch e sò can = San Rocco ed il suo cane. Detto per indicare due persone inseparabili (San Rocco è sempre dipinto con un cane).
Mie ciav a deurbo nen toa pòrta = le mie chiavi non aprono la tua porta
Mé ideal: na casòta tranquila = Il mio ideale: una casetta tranquilla. (verso di una celebre canzone).
I vado a serché ij mé amis - vado a serché mèj amis = vado a cercare i miei amici.
I vado a serché mé amis = vado a cercare il mio amico.
Per il plurale maschile esiste anche la forma mèi (i miei), tòi (i tuoi), sòi (i suoi, i loro), come evidenziato in tabella. Le due forme sono equivalenti, ma nel caso di uso di queste, non è necessario l'articolo.
Vi sono poi costruzioni nelle quali l'articolo non si usa in quanto non sono equìvoche "a son tò ij dent ch'it l'as an boca? - sicura ch'a son mé! con lòn ch'i l'hai pagaje!" = "sono tuoi i denti che hai in bocca ? - certo che sono miei! con quello che li ho pagati!", ma non sarebbe sbagliato dire "a son ij tò ij dent ch'it l'has an boca? - sicura ch'a so ij me...." oppure "...sicura ch'a son mèj....".
. Infine notiamo che anche in piemontese esiste la forma rafforzata pròpi mè, pròpi tò, ... etc. ... equivalente a: proprio mio, proprio tuo, ... ecc. ...
Notiamo esplicitamente che gli aggettivi nòstr e vòstr possono fare il plurale maschile tanto rimanendo invariati quanto aggiungendo una "i".

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Pic du Thabor Alla testata di Valle Stretta, il Pic du Thabor, a fianco della cima Thabor (foto R. Robiglio)