Don Fernando De Mei

sacerdote

Norma (LT) - la mia città natale vista dalle antiche rovine di Norba

donfernandodemei@libero.it

De Mei don Fernando, residente a Norma (LT) in via Guglielmo Marconi n 4, qui nato in via Marta n 6, il 7 novembre 1915 . Egli ha frequentato l’Ateneo Lateranense a Roma .Ordinato sacerdote nel Pontificio Seminario Romano il 14 febbraio 1942, ha esercitato il suo ministero sacerdotale a Velletri e a Latina, come parroco, come superiore e professore nel Seminario Diocesano, insegnante di Religione, assistente diocesano di Azione Cattolica, canonico della Cattedrale e delegato vescovile per la formazione dei diaconi permanenti .

Il 1° settembre 1997 il Santo Padre Giovanni Paolo II l’ha nominato Protonotario Apostolico. Storico, scrittore e poeta è esponente di spicco della cultura normese, lepina, pontina e nazionale . Molte sono le sue pubblicazioni . E’ recensito in antologie e le sue liriche figurano nell’Antologia Poeti Contemporanei Lepini (1999) . Secondo classificato nella sezione saggistica nella VII (1996) e nell’VIII (1998) edizione del Premio Biennale Letterario Internazionale dei Monti Lepini .  Ha ricevuto e continua a ricevere molti altri riconoscimenti . Il 3 novembre 2006 gli è stato consegnato dall’Associazione degli Artisti dei Monti Lepini, “per la sua intensa opera di scrittore di storia e di poesia, quale rappresentante della cultura lepina”, il trofeo realizzato dallo scultore Giuseppe Cherubini . Il 14 dicembre 2007 è stato premiato, quale “scrittore e poeta”, dall’Istituto Nazionale Regioni Storiche, presso la Sale di Rappresentanza del Palazzo dell’Amministrazione Provinciale a Frosinone . Il 1° novembre 1997 è stato proclamato Presidente Onorario dell’Associazione  “L’Alba” (Volontari contro la droga) . Da questa data ha esercitato opera di prevenzione, quale docente, presso le scuole superiori della XIII Comunità Montana e di Latina, Sabaudia e Collefero . Il 26 marzo 2004 il Consiglio Comunale della città di Velletri, all’unanimità, gli ha conferito la Cittadinanza Onoraria di Velletri, con la seguente motivazione “…con il suo impegno di grande scrittore ha contribuito all’arricchimento e conoscenza della storia, delle tradizioni e delle bellezze della città” . La sua vena di ricercatore, scrittore, saggista e poeta continua ancora incessantemente e molte sue opere sono ancora inedite .

 

Opere pubblicate da De Mei don Fernando:

 

- Sotto le stelle (Poesie), Ed. “Regione Letteraria”, Firenze, 1971 .

Versi i quali suggeriscono che nella “Buona Novella” risiedono i germi della vera gioia e della vera poesia.

 

MISTERO

 

     Il giorno passa,

lasciando, dietro il cielo, la sua luce

e l’azzurro che si nasconde tra le stelle .

     La notte mi sommerge nel suo tremendo buio,

brulicante, lontano,

di punti lucenti d’immensi universi .

     Resto solo,

sperduto nello spazio sconfinato,

lungo il tempo senza fine .

     Cerco nel passato,

guardo e riguardo intorno al mio presente;

squarcio, del pensiero, il sottile confine

e resto immerso nel mistero…

 

     Mistero del giorno, che tacito passa,

lasciando profumo di rose,

perle di rugiada sul ramo del pesco .

     Mistero della notte!..

Per vie cieche smarrito,

folate di vento mi avvolgono,

mentre mi guardano

luci lontane .   

     Mistero del cuore che piange, che spera,

mistero dell’animo trafitto, che perdona …

 

- La meravigliosa storia di Velletri, Velletri, 1978 .

      E’ questo libro un polittico storico, che rivela con quanto amore e con quanta vera poesia l’autore vuol sollecitare un risveglio di operosità e di intenti nelle presenti generazioni, indicando la grandezza degli avi .

 

- Il Servo della Parola, (Padre Antonio Baldinucci, Missionario), Parrocchia di Norma (LT) 1979 .

     Nel raccogliere i fatti narrati in questo libro, l’autore ha scelto, tra i tanti, quelli di cui furono testimoni gli antenati, che vissero nei paesi dei Monti Lepini al tempo del Predicatore, il Beato Antonio Baldinucci .

 

- La chiesa e parrocchia di S. Marco in Latina, a cura della Società Dante Alighieri, Comitato di Latina, 1983 .

     Il libro narra i fatti e la ricostruzione della chiesa  di san Marco e dei Borghi di Latina, avvenuta dopo la guerra, riportando i molti documenti giacenti nell’Archivio Vescovile Diocesano  di Velletri ed in altri .

 

- Velletri, viaggio dentro la Città, Ed. “Vela” Velletri, 1983 (con Renato Mammucari) .

     E’ una guida della cttà, con tutte le sue opere di arte .

 

- La Terra di Lariano, a cura del Comune di Lariano, 1984 .

     Questo libro descrive la trasformazione d’una frazione di Velletri, fatta di capanne, in un libero Comune di case, di palazzi e di larghe strade sfaldate e riccamente illuminate .

 

- Le Confraternite di Norma, a cura del Comitato di Prioranza, 1985 .

     In quest’opera di ricerche, le Confraternite di Norma sfilano innanzi agli occhi del lettore come momenti inconfondibili di un passato ed anche di un presente, dove si esprimono le eterne vicende dell’anima di un paese col suo amore e il suo odio, col suo bene e il suo male, colle sue passioni e il suo errore .

     Il motivo di queste ricerche è la vita di fede del Normese, ricca di testimonianze di opere e di organizzazione sociale…

 

- Briganti e brigantaggio, Ed. “Vela”,  Velletri, 1986 (con Renato Mammucari) .      

     Questo libro apparve con successo alla XXIV mostra mercato del mobile antico a Cortona – Palazzo Casali - dal 24 agosto al 21 settembre 1986 .

 

- La Madonna delle Grazie di Velletri ( Storia e Culto), a cura del Comitato dei Festeggiamenti, Velletri 1987, seconda Ed. 1994 .

     E’ questo un lavoro non solo interessante e utile, ma soprattutto necessario per chi voglia vivere consapevolmente una festività che ogni anno attira migliaia e migliaia di veliterni e di visitatori, e che segna il punto più alto della religiosità della città di Velletri . Le vicende di una tradizione plurisecolare sono tracciate con precisione e con abbondanza di particolari, attingendo anche a cronache giornalistiche .

 

- P. Mariano di Norma, O. F. M., Missionario e Vescovo in Cina, confessore della Fede,  Parrocchia di Norma,1989, II Ed. 1992 .

     Con questa pubblicazione l’autore ha il grande merito di trarre dall’oblio l’autentico uomo di Dio, P. Mariano da Norma, infaticabile evangelizzatore in terre lontane, devoto della Chiesa e fedelissimo alla sua vocazione .Dopo lunghe e pazienti ricerche in diversi archivi e, segnatamente in quello di “Propaganda Fide” , è riuscito a rintracciare una quarantina di lettere inedite, che gettano luce non soltanto sulla vita, sulla persona e sull’apostolato di padre Mariano, ma anche su una pagina poco conosciuta di storia delle missioni in Asia .

 

 - Norma, cinque secoli di Storia,  Parrocchia di Norma, 1990

     In queste pagine l’autore descrive, nel loro nesso causale, lo sviluppo e le vicende di Norma, suo paese nativo . I fatti storici narrati vengono attinti da fonti rigorose, inedite, numerose e di varia natura

 

- La Terra di Cisterna, a cura della Parr. di S. M. Assunta,1992 .

     Attraverso la lettura delle fonti, nascoste negli archivi, l’autore ha ricostruito la storia vera della Comunità di Cisterna . Le persone di cui parlano queste pagine sono stati gli antenati, vissuti in queste terre, nella loro vita di attaccamento alla famiglia, al lavoro e alla fede, venuta dalla predicazione degli Apostoli Pietro e Paolo di passaggio in queste terre (At 28,15).

 

- La Bella Ninfa, (dramma in versi), a cura del Comune di Norma, 1995 .

     In questo scritto si apprendono quali erano le abitudini, i costumi e la cultura delle popolazioni del periodo storico che tratta . L’autore, mettendo insieme realtà e fantasia, suscita nei fruitori dell’opera un raffiorare della propria emotività interiore .

 

- Norma, ieri e oggi, a cura della Parrocchia di Norma, 1995 .

     E’ questo libro una guida di Norma in grado di far vivere all’interno delle descrizioni dettagliate dei singoli rioni, delle contrade, delle zone, l’aria che si respira in questo stupendo paese .

     L’autore riesce ad attirare l’attenzione di chi si appresta a leggere quest’opera, facendo leva sul bisogno di esplorazione e conoscenza che è in tutti gli uomini, soddisfacendo sia la tendenza sintetica sia quella analitica, cogliendo somiglianze e differenze di aspetti qualitativi o attuando fusioni, raggruppamenti, distinzioni, frammentazioni, dando luogo a procedimenti del costruire che comprendono aspetti di aggregazione, di sintesi .

     Sembra quasi di percorrere un viaggio attraverso il quale si passa da aspetti storici, frutto di un intenso e costante lavoro di ricerca, ad aspetti culturali ed antropologici di vita del tempo, fino a particolari leggendari, di storie tramandate dagli avi, di ricordi che s’intrecciano tra la realtà e la fantasia .

 

- I Monasteri dell’Agro Pontino nel dramma della Bella Ninfa, Ed. “Vela”, Velletri, 1997 .

     E’ un intreccio di storia e di aneddoti amorosi, che attirano l’attenzione del lettore, portandolo attraverso i tempi passati .

 

- La droga nel paese, Ed. “Vela” 1998, seconda Ed. 1999 .

     Si è parlato molto delle condizioni di disagio, della “noia di vivere”, che porta i giovani di oggi a intraprendere l’esperienza della droga, ma la risposta più vera e più profonda che si può dare è nel messaggio che l’autore trasmette ai lettori di questo libro: sperare, pregare e agire fattivamente .

 

- Fiori di speranza, Associazione “L’ Alba” (Volontari contro la droga, Norma (LT) 1999.

 Con mano leggera il poeta, con più di cento sonetti, introduce il lettore nel clima e nel

 paesaggio di Norma, paese che si staglia a picco tra il verde della pianura Pontina e l’azzurro dei monti Lepini . Questo luogo solitario è fonte di ispirazione e permette all’autore di sfoggiare, senza ripetersi, una tavolozza di colori e di sentimenti capace di coinvolgere .

     Il lettore può così gustare gl’innumerevoli respiri della natura e della sua vita, il vento e il silenzi, il tramonto e la notte, l’arcobaleno e il chiaro di luna, la tempesta e il crepuscolo…, e poi i fiori e le stelle, la pioggia di maggio e il meriggio estivo, la fontana centenaria e la sorgente gorgogliante, la primavera e l’inverno, la vendemmia…, e quel gioiello che è il giardino di Ninfa, tanto caro al poeta.

    Tutti questi elementi non sono fine a se stessi, ma parlano al cuore e sono motivi di riflessione .

 

Favole e Leggende,  Roma 2000 .

     Ogni fiaba e leggenda è qui un piccolo capolavoro: descrizioni paesaggistiche che raggiungono livelli di alta poesia, caratterizzazioni di personaggi reali e fantastici che denotano l’acume psicologico dell’autore, mentre sullo sfondo c’è sempre il mondo contadino  della sua infanzia, semplice ed operoso, a lui molto caro .

 

- Sul balcone dei Lepini, (Sacerdoti, religiosi e suore di Norma nel secolo XX),  a cura della parrocchia di Norma 2000 .

     L’autore ha qui raccolto completi profili di Sacerdoti, che hanno servito il popolo di Norma in quest’ultimo secolo o che da Norma sono partiti per fare del bene non solo in tutta l’Italia, ma anche fuori e oltre l’oceano; senza dimenticare le molte religiose, uno stuolo di uomini e donne (170), che hanno offerto la propria vita al Signore, ponendosi a servizio del suo popolo .

 

- Il Vicario, vita di mons. E. Moresi, a cura della  Casa di Cura “Madonna delle Grazie” di Velletri,  2003 .

     Questo libro, oltre ad essere la vita di mons. Moresi, sacerdote devoto e di intenso apostolato, è un prezioso capitolo della storia della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento di Velletri .

 

- Velletri in Racconti, a cura della Banca del Lavoro di Velletri 2003 .

     I racconti storici che si narrano in queste pagine sono animati, resi vivi, come se passassero ora davanti allo sguardo del lettore, che partecipa così alle gioie e quei dolori, che ha provato, nel corso dei suoi secoli la millenaria città di Velletri .

 

- La scala misteriosa a cura della parrocchia di Norma 2005

     Nelle terzine dantesche di questo libro si descrive un viaggio, che si realizza salendo una “scala misteriosa”, simile a quella che vide l’antico patriarca Giacobbe, dove s’incontrano angeli custodi, che parlano del loro assistito con l’autore .

     Nella prima parte si possono distinguere due aspetti della vita, quello perverso e quello di chi vive vittima innocente della malvagità umana .

     Su questi due aspetti trionfa la luce dell’esaltazione dei pregi della terra e dei cieli, narrati con versi poetici, che descrivono la loro bellezza .

     “Prati fioriti molleggiati al vento,

da rivoli solcati di cristallo,

si stendono su piani a perdimento”

     “Su questa terra balla il triste fallo”

     Infatti, lo stupendo panorama di bellezza viene turbato dal pensiero “del triste fallo” ed è questo il tema predominante della prima rampa .

     Il secondo e il terzo tratto della scala sono due inni, che si trasformano in un crescente di pura opera d’arte, che danno la possibilità di sentire con calda passione la vita dell’uomo coi suoi eterni destini e il desiderio di santità dei vari personaggi che s’incontrano, in un’atmosfera di perfetta armonia..

 

- L’Estremo fato di Norba, a cura dell’Industria della cioccolata, (2006)

di Norma, 2006 .

     Lo scrittore di questo libro, con versi ed ottave proprie dei poemi epici, fa rivivere in queste pagine i tempi dell’antica Norba, che furono felici nella pace e dolorosi nella guerra .

     Con lo scegliere come protagonista delle gesta la giovanetta Norma, egli ha voluto rendere al suo paese un immenso onore, descrivendone con versi classici la bellezza e il suo coraggio.

 

5 - Oh quanto è bello stare e camminare

presso le  poderose e salde mura,

o Norba, che  non cessi di plorare

con lacrimar la triste tua sventura!…

E quando il sole sorge o sta a calare

il cielo si fa morbida pittura

di barlumi d’argento una magia,

che colma di sereno l’alma mia .

 

6 - Il tratto d’orizzonte sopra il mare

di bagliori rossastri brucia e splende.

D’oro e d’argento un fluttuare appare,

che nella mente dolce si distende .

Il desiderio viene di sostare

sotto quel calmo ardor, che presto rende

quieto, sereno l’animo turbato,

in quell’amplesso fulgido serrato .

 

7 - A pié del monte, specchio d’azzurrino,

di Ninfa si distende il suo laghetto;

di cielo è lembo, è perla di rubino,

se il sole lo dipinge a suo diletto,

nell’ora della sera o del mattino,

con ombre e luci di vivace effetto .

All’alba, al buio, si dischiude bello,

lo trasforma il tramonto in un gioiello .

 

8 - Nel suo mistero d’ombre porporine

contrasta col vïola ch’è lontano,

 giù s’apre  un brulicare di stelline,

tra vapori che sostano nel piano,

fino al Circeo, veduta  senza fine …

Canali e fiumi in un silenzio arcano

vi scorrono tra un verde di smeraldo

e un venticello giovane  spavaldo .

 

- I nostri Patroni, a cura della Confraternita di santa Barbara della  Parrocchia di Norma, 2006 .

     I versi che descrivono la vita di S. Barbara e di S. Rocco in questo libro, più che riportare la vita di questi santi descritta dai loro biografi, ricreano quelle immagini che stanno nel cuore dell’autore e in quello dei loro devoti, immagini che aiutano a volgere sentiti pensieri alle due care persone, le quali ora sono nei cieli, che lo scrittore e i fedeli di Norma amano invocare quali loro santi protettori .

 

- Vita di san Giuseppe, a cura dell’Ass. “Laici Bonilliani”, 2007 .

     Quest’opera stupisce per il profondo senso cristiano e per l’analisi scientifica e teologica che ben illustra i pochi righi riportati dal Vangelo su questo Santo Personaggio.

 

- Latina nel dramma della Bella Ninfa, a cura dell’Associazione L’ALBA (Volontari contro la droga) (2007).

Narrazione in versi endecasillabi ed in terzine dantesche dell’intera storia del vasto piano pontino e della sua profonda trasformazione, fino al glorioso evento della nascita di una nuova città, Latina .

 

    (La  giovanetta Ninfa piange la morte dell’amato Martino, personificato poi in Rio Martino)

 

575 – Frattanto prende a dire singhiozzando:

“Ci dava tanta luce il nostro affetto,

che luna e sol copriva intenebrando,

 

576 – c’illuminava il cuore e l’intelletto

ed ero sì contenta, lieta e quieta,

come una rondinella sotto il tetto .

 

577 – Or chi mi renderà di nuovo lieta,

rimasta senza vita e disperata?

Del mïo andar la morte or’è la meta” .

 

578 – Così sospira e cade addormentata

e sogna uscir dal lago una sirena,

che le dice per farla rassegnata:

 

579 – “Non t’avvilire e fatti più serena,

vedräi la palude trasformata

e senza della febbre la sua pena .

 

 

580 – Una città famosa e decantata

per te il sole vedrà sorger novella .

Martino scorrerà per la borgata,

 

581 – qual fiume cristallino come stella;

e l’onda inneggerà, mossa dal vento,

al vostro amor con dolce cantarella;

 

or ti consoli questo avvenimento” .

 

           Opere inedite di De Mei don Fernando:

 

- Normo bjéjo

       In più di mille versi in dialetto, l’autore descrive in  questo libro i fatti e le tradizioni più riguardevoli di Norma, suo paese nativo . E’ una piccola storia reale, ricca di tanti cari ricordi, che si legge con piacere .

 

 - Valore ed interpretazione della poesia moderna  .

     Leggendo queste pagine si scopre quello che di bello e di artistico si trova nella poesia del rinnovamento delle forme e dei contenuti poetici .

 

- Preistoria Biblica .

     La creazione viene descritta in questo libro sotto l’aspetto biblico, teologico e scientifico .

 

- L’Alpino sul Don,  

  Poema  in quartine ed in versi endecasillabi, il quale descrive con racconti ed intrecci amorosi e con duri combattimenti, i dolorosi eventi, svoltesi in Russia nell’ultima guerra, sopportati, con eroismo e con fatica sulle sponde del fiume Don, dalle gloriose ed ardite schiere degli Alpini d’Italia .

 

Suona intanto un dindon in un villaggio

e par che dica: or “ave” ed ora “pace”;

l’ode l’alpino mentre avanza e tace,

corre il pensiero e prende a dir tra sé:

 

 

“Chiesetta mia sui monti esposta all’impeto

dei venti che risalgono la valle,

ti giunge un serpeggiante ed irto calle,

resti sola tra tanto verdeggiar.

 

Ti vedono lassù, benché sei piccola,

sia dalle valli e sia dagli alti monti,

dove dei sacri bronzi e delle fonti

l’armonia si disposa con amor.

 

 

Tu lungi in mezzo a luci verdi e cerule,

mi chiami con il suon delle campane;

rispondo alla tua voce a sera e a mane,

finché, chiesetta mia, ti rivedrò… “.

 

 

- Giovani tra poesia e droga Romanzo –

     E’ un insegnamento del valore della vita e del piacere della bellezza della poesia .

 

- Opere di don Mauro Cassoni a cura di don Fernando De Mei . 

     I volenterosi attraverso queste pagine possono conoscere la vita religiosa, che per più di due secoli si svolse nel monastero di S. Angelo sul monte Mirteto e le vicende  che accompagnarono la vita della vicina Ninfa, descritte anche con tinte poetiche nelle poesie .

 

- Ufficio Divino (Versi Devoti)

     E’ una raccolta di 180 poesie di carattere religioso, che aiutano ad elevare la mente a Dio ed onorarlo nell’intimo del cuore .

 

                 DOLORE

 

    Stare vicino a te, o mio Signore,

là, dove sudi sangue con dolore;

sentire nel profondo del mio cuore

i flagelli che soffri per amore!…

 

    Cinto di spine, spoglie, senza fiore,

bagna il tuo volto il sangue ed il sudore!…

Mi è caro rimanere a farti onore,

qual vero re del mondo e creatore .

 

    Vai, come dannato malfattore,

col peso della croce e il disonore:

vengo, ti seguo, attrito peccatore.

 

    E’ mio desio, del petto immenso ardore,

stare al tuo legno stretto con amore,

raccogliendo il grondare del tuo cuore.

                                    (Norma, 13 Agosto 2003)

 

- Fiocchi di neve

     A chi piace la poesia, i versi di questa seconda raccolta (160 poesie) danno motivi di piacere, che l’autore, come doni del cielo, ha vissuti .

 

           SCENDE IL MATTINO

 

Ricopre l’alba l’ultima stellina

e scende il giorno saltellando lieto

dai monti ombrosi, giù per l’erta china,

e sbianca il castagneto e l’uliveto.

 

L’aurora intanto squarcia quell’albore

e dall’oriente rivoli di sangue

si versano di sopra al chiuso fiore,

che, in attesa del dì, piegato langue.

 

Un raggio, un altro raggio, un fiume d’oro,

tra fremiti di rami, scende giù

e il mirto indora e l’odoroso alloro;

 

e, come sogni a disparire pronti,

fregi di lana e ghirigori blu

si stendono profondi sopra i monti.

           Norma, 27 Marzo 1999

 

 

 

- Il mio suolo natio

     In questo libricino (pag. 60) il territorio lepino e pontino viene descritto con versi luminosi e con ardente fascino; essi presentano tutte le bellezze di Norma e delle sue tre perle: Norba, S. Angelo avvolto  tra i cespugli di mirto e Ninfa .

 

- Maria SS.ma nell’ arte

       La fede e la valentia dei grandi autori, che lo scrittore cita, fanno sentire di non essere soli a dire:”Ave gratia plena”, ad avere sul labbro il dolce nome di “Maria” . Le loro opere si vedono come un invito ad unirci alle folle di Lourdes, di Fatima e degli altri santuari, per dire:”Ora pro nobis, sncta Maria” .    

 

 - Un secolo di storia

     Una raccolta di fatti e racconti vissuti dall’autore

 

- In Terra Pontina

     Il libro è un immenso quadro della pianura pontina, che con le sue trasformazioni è stata sempre innanzi allo sguardo dell’autore, ammaliato della sua bellezza selvaggia di una volta e della sua grandiosità viva e luminosa di oggi .

 

- Le comunità lepine vittime del brigantaggio (Storia e fantasia)

     Il libro trasporta il lettore tra boscaglie di monti e tra acquitrini di palude con briganti, intenti a rapine, a portare paure ed uccisioni, suscitando nel suo animo un senso di pietà e comprensione .  

 

- Vita in paese

     Queste pagine descrivono i tempi lontani appena d’un secolo, poveri, ma felici, ripieni di tanta amicizia, che univa le famiglie come un’unica famiglia, dove regnava un caldo amore tanto semplice, ma tanto caro.

 

- La desolata

    Un poemetto in quartine di 36 pagine, che con sentiti e poetici versi descrivono i dolori di Maria Santissima nella passione e morte di Gesù .

                   

 

         MARIA

 

    Trafitta dalla spada di Pilato,

ho visto il figlio mio sotto la croce;

caduta giù nel buio, senza più  voce

sono restata con spezzato cuor .

 

     Perché tu porti quella dura croce?

Perché tu stai tutto insanguinato?

Il cuor di battere mi s’è fermato,

morta sono rimasta innanzi a te .

 

     Ti guardo ancora, o figlio benedetto:

i tuoi capelli sciolti, abbandonati,

gli occhi celesti spenti insanguinati,

pesante su di te la croce sta .

 

     Figlio diletto, figlio, figlio caro,

da tutti sëi stato abbandonato .

Figlio söave, figlio tanto amato,

senza di te raminga me n’andrò .

 

- Le Suore della Sacra Famiglia a Norma

     In questo libriccino viene descritto l’apostolato fecondo delle Suore tra la popolazione di Norma .

 

 

L’opera di mons. De Mei don Fernando

« Latina nel dramma della Bella Ninfa »

 

Il 14 dicembre 2007 presso la Sala di Rappresentanza del Palazzo dell’Amministrazione Provinciale a Frosinone è stato consegnato il premio giornalistico internazionale a De Mei don Fernando con la seguente motivazione: “A mons. Fernando De Mei, protonotario apostolico, poeta e scrittore dalla vena inesauribile, che nella sua ultima opera “Latina nel dramma della bella Ninfa”, narra in versi endecasillabi e in terzine dantesche la trasformazione del piano pontino fino alla nascita di Latina, intessuta nei fili del romanzo d’amore della bella Ninfa, nella cornice mitica di storia e delicata poesia, è conferito il Premio Giornalistico Internazionale Inars Ciociaria per la sezione “Scrittori".

Questa è la traiettoria seguita, decantata in versi di pregevole composizione, da De Mei che leva i ricordi dal silenzio della tomba del passato, frammentati di storia medievale e di allegorie . Egli, seminando immagini, note e colori con il criterio intellettuale, rende accessibile a tutti il cantico e l’interesse del rinnovamento spirituale e materiale via via influenzato da presenze monastiche nel territorio . Tutto ovattato nei fatti narrati con perizia da un trovatore pieno di enfasi lirica nella fatalità degli accadimenti . Il che certifica della profonda conoscenza storica dell’Autore che cavalca, in particolare, il dramma della Bella Ninfa per stendere la sua fantastica opera letteraria in racconti mitici pervasi di incantevole leggenda e di crudeli realtà .

C’è stile dei nostri giorni nell’eloquenza di don Fernando De Mei il quale, captando la nostra attenzione con il suo fascinoso linguaggio, ci conduce a ripescare episodi lontani anche attraverso alcune immagini che ci presentano effetti speciali di una bellezza che delle varie epoche ha trattenuto l’attrattiva . Oggi la piana pontina è una distesa verdeggiante lungo la linea che corre all’orizzonte, popolata di città-borghi-casolari moderni; ed è la stessa terra a lungo sommersa e infestata dalla palude . Dalla selvaggia bellezza di un’inospitale natura, all’esaltazione del prodigio dell’uomo della redenzione . Tutto ai piedi della rocca di Norma e del borgo medievale di Sermoneta, in estasi davanti all’impettito sovrastare dei Monti Lepini .

All’animo del nostro poeta è soprattutto connaturale la tendenza alla contemplazione serena, l’amore per la natura, il desiderio di pace, la mitezza degli affetti e la forza dell’amore che giunge fino al sacrificio di se stesso . Il tono idillico di queste pagine, nelle quali la poesia si abbandona alla visione rasserenante della vita, ne rende piacevole la lettura a chi va in cerca del bello e dell’arte .

Don Fernando narra in questo libro la nascita della città di Latina, proiettandone la storia in una visione più ampia, che comprende il passato e il presente dell’Agro Pontino. Senza seguire una successione cronologica dei fatti, egli coglie con mirabile fantasia ciò che è vivo e di valore in questo nostro territorio . Il continuo riferimento ai luoghi selvaggi della palude viene ad essere l’interpretazione poetica dello sforzo del risanamento del suolo, voluto dagl’imperatori e dai papi, che vedevano nella vasta estensione nascosti  i germi della grandezza presente . Don Fernando narra anche, con un senso di mestizia, il mondo passato dei Volsci, dei Latini e dei Romani, acceso di passioni violente, celebrando la gloria delle armi con un estro poetico, sempre sorretto da vigorosa ispirazione artistica .

La sua poesia è semplice, innocente; è un’arte che si genuflette dinanzi ai grandi poeti del passato . Essa, benché umile, è bella, è penetrante, conosce i segreti del colore e della musica, con i quali descrive un mondo da fuggire e da ricercare, di dolore e di bellezza, dove infine nasce la pianta d’un grande prodigio: Latina . E’ un’arte, perciò, che rende un grande servizio alle popolazioni del Capoluogo e del vasto territorio pontino e lepino, che troveranno nei versi di questo libro la loro storia, cantata con terzine endecasillabe raffinate e con amore .

La poesia di questo libro, “Latina nel dramma della Bella Ninfa”  sta nel dolore, di quel dolore che viene a troncare i graziosi sogni d’amore di Angelica, della madre, e poi della giovinetta Ninfa. Essi s’intrecciano con quelli d’una terra aspra, tormentata dalle fatiche, dalle febbri e dalla morte, con sfondi lontani di guerre e di distruzioni di città famose come Pomezia, Satrico, Norba ecc. Dolore questo che è, a volta a volta, dubbio, interrogazione, disperazione, pianto, distruzione completa, che, però, sa gettare l’occhio nel futuro, ricreare di nuovo il passato, allietato da sorrisi di vita .

     Nei versi di don Fernando c’è la pace, anche se piena di singulti, il soave, il fresco, il lucido che è sulla terra dopo un temporale estivo .

     Al dolore segue la liberazione quasi impensata e insperata: la profezia, la promessa d’una rinascita, d’un nuovo pullulare di case, di borghi, di città e di un’”Urbs Regina” .

     Il lettore trova il bello nel pittoresco che “Latina nel dramma della Bella Ninfa”  emana, quella grazia ch’egli cerca, momenti di pace contemplativa ed istanti sospesi e fugaci, che provengono da una poesia perfetta, piacevole e classica .

     Il prodigio della nascita di Latina e delle grandi opere che l’accompagnarono non viene attribuito da don Fernando ad un uomo forte, illustre dei tempi dei Vosci e dei Latini, né ad un dittatore del presente, ma ad un fantasma, a quello della giovinetta Ninfa, alla vittima dell’amore, alla personificazione della bellezza, che, per baciarla al passaggio, s’innalzavano ammirate le rose . 

     Questa scelta è stata dettata all’autore di “Latina nel dramma della Bella Ninfa” dal suo genio . Egli fa presente la Città che deve nascere da capo all’altro del poema, col decantarne il bello orrido del suo humus, ricco di templi e di anfiteatri in un dì lontano, di monasteri e chiese in tempi più vicini . Quell’humus  selvaggio e meraviglioso, dove la Providenza aveva posto il seme del meraviglioso avvenimento, in attesa dei tempi maturi, che, intanto, nei suoi contrasti inghiottiva vittime ed incantava pittori, fermi estatici innanzi alle loro tele .

     Sono fanciulli, giovanette, che vanno verso il prodigio, percorrendo la strada della loro vita; i piccoli, i sacrificati dal potere tessono la trama del romanzo . Le case, i borghi e le città, sulle quali brillerà l’arcobaleno della pace e del progresso, sorgeranno su  quei luoghi, dove i pastorelli giocavano, pascolando i loro greggi, dove i genitori lavoravano, soffrendo la miseria, dove gli amori venivano avversati e spezzati,

     I fiumi e i laghi del Pontino, i monti boscosi del Lepino restano scossi all’annunzio del lontano e prodigioso parto di una nuova e grande città . Norba, Pomezia, Satrico, Polusco, Longola sembrano non morte se non come vittime propiziatorie di questo avvenimento grande, prodigioso . Il lettore, nel leggere “Latina nel dramma della Balla Ninfa” sente di non conoscere nulla di più bello, fra le nuove concezioni poetiche laziali, di questa genesi del Capo Luogo Pontino, che si perde nell’ombra sacra della profezia, nello sfondo misterioso della leggenda della Bella Ninfa .

Chi tiene in piedi il poema “Latina nel dramma della Bella Ninfa” sono le donne: la giovanetta Ninfa, Angelica e la madre, la figlia del carbonaio, la nonna di Martino . Esse rappresentano, in pure forma: la figlia, la compagna, la donna amata e così la madre e la sposa;  la più viva e più nota è la protagonista, che dà il nome al romanzo, la Bella Ninfa . Ella richiama la leggenda e se vogliamo le bellezze della città diruta, oggi ricca di verde e di fiori, che aprono le loro corolle al vibrare dell’onda cristallina del lago e all’ombra dell’alta torre . Il suo lanciarsi dalla torre, per non tradire l’amore che porta per Martino, è un atto tragico e disperato, che tinge la pagina del racconto di brividi e di pianto, che giovano alla bellezza del poema e al ricordo della lontana leggenda . La figura della donzella, vittima dell’amore sentito ed eroico del poema”Latina nel dramma della Bella Ninfa” resta e continua ad essere immortale nella storia della poesia e della leggenda, nata tra gli acquitrini dell’Agro Pontino . Don Fernando trova espressioni d’arte profonde e sottili, sempre nobili e adorne di prodigio; egli canta l’amore forte ed innocente, che nel suo primo nascere ha per sfondo un praticello, tra giochi infantili e belati di greggi . Rapidamente l’amore domina tutto il poema: quello di Angelica e Flaviano, di Ninfa e Martino, “omnia vincit amor”; il sacrificio di Martino fino alla soglia della morte, acquieta l’animo della fanciulla, che si dispera in preda alla gelosia .

Per l’amore di Didone, la donna dell’Eneide, divampò il rogo fatale, per quello della Bella Ninfa sobbalzarono le acque gelate del lago, che, gettatasi lei dall’alta torre, la ricoprirono, come in un grembo mortale . Due figure che ravvicinano i due poemi, il primo che cantò l’immortalità di Roma e il secondo che è un devoto omaggio verso la città, che l’autore ha visto nascere e crescere, guardandola con gioia e con amore dall’alto dei Lepini.