Gli Egizi e gli astri

In Egitto, agli osservatori più attenti del cielo notturno apparve evidente che le stelle erano in movimento; un movimento lento che portava questi punti luminosi, queste lampade ad attraversare il cielo notte dopo notte. Lo spostamento lento ma chiaro delle costellazioni, portò gli Egizi a pensare che come il Sole e la Luna anche le stelle del firmamento fossero degli esseri viventi.
L'osservazione continua rivelò che alcune configurazioni stellari nel loro moto andavano a finire sotto l'orizzonte e rimanevano invisibili per lunghi periodi prima di ricomparire. Nell'osservare questo spostamento annuale gli Egizi notarono che l'inizio delle inondazioni era in relazione con la comparsa in cielo di una stella brillante, Sirio e l'entrata del Sole nella costellazione della Bilancia annunciava che il giorno e la notte avrebbero avuto lo stesso "peso", così cominciava l'Autunno, finivano i raccolti e l'agricoltore misurava l'abbondanza del suo raccolto per poi venderlo.
Allora le costellazioni venivano rappresentate sotto forma di animali e di figure antropomorfe. Ad esempio un ippopotamo umanizzato con un coccodrillo sulla schiena rappresentavano la costellazione del Dragone. L'Orsa maggiore veniva invece rappresentata da un toro (Set); Iside coincideva invece con Sirio ed Osiride con la costellazione di Orione.
Le costellazioni osservate dagli Egizi hanno oggi una posizione diversa nel firmamento, questo a causa della precessione dell'asse terrestre, quindi in aiuto dell'Astronomia viene l'Archeologia per studiare i segni egiziani di cui sono incisi monumenti di pietra giunti fino a noi. Per esempio si è potuto appurare dallo studio degli scritti Egizi che le piramidi erano orientate secondo i punti cardinali ed un'apertura obliqua correva dall'esterno all'interno, diretta in modo tale che la Stella Polare, che anche a quel tempo non mutava quasi per niente la sua posizione durante il moto diurno degli astri, risplendesse costantemente sulla tomba situata all'interno della gigantesca costruzione; inoltre dalla tomba del faraone partono due sfiatatoi diretti uno verso sud ed uno verso nord, con inclinazioni tali da puntare uno sulla costellazione del Dragone e l'altro verso la cintura di Orione. Questi sfiatatoi dovevano permettere all'anima del faraone di uscire o verso le stelle circumpolari o verso Osiride.
Studiando quindi le posizioni delle piramidi e la posizione attuale delle stelle si possono ricavare le variazioni subite dalla Terra attraverso i millenni trascorsi dall'Antico Egitto ad oggi.



Calendario egiziano

Gli Egizi furono i primi a sviluppare un calendario basato sull'anno solare. L'anno iniziava con lo straripamento del Nilo, l'evento più importante che anno dopo anno rendeva fertili le rive del fiume e segnava la ripresa delle attività agricole e commerciali. Il calendario egiziano era costituito da 12 mesi di 30 giorni; ogni 12 mesi venivano aggiunti 5 giorni per ottenere un anno di 365 giorni. Siccome l'anno solare ha un quarto di giorno in più, piano piano il calendario si spostava rispetto alle stagioni. Per questo motivo, quando i Romani adottarono il calendario egizio, nel 46 a.C., fu stabilito che ogni quarto anno venisse aggiunto un giorno. Il primo giorno dell'anno coincideva con il primo sorgere della stella Sirio. Questo evento era di particolare importanza, poiché segnava anche l'inizio della stagione di piena del Nilo. Sebbene questo calendario sia stato elaborato per motivi puramente pratici, la sua validità venne riconosciuta dagli ellenici e venne poi trasmesso fino al Medioevo; perfezionato da Gregorio XIII nel 1582 è quello che ancor oggi usiamo.
Un secondo contributo egizio è dato dalla divisione del giorno in 24 ore, benché in origine queste "ore" non avessero tutte la stessa lunghezza, ma dipendessero dalle stagioni.

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