A
volte, contemplando il cielo notturno, capita di scorgere strani punti luminosi
simili a stelle che si muovono rapidamente sulla volta celeste e scompaiono
dopo qualche secondo. Le traiettorie descritte da questi punti luminosi variano
per direzione, ma la maggior parte di essi segue un andamento dall'alto verso
il basso. Ecco perché si è dato loro il nome di stelle cadenti. Tale fenomeno di origine celeste era noto agli
antichi.
Lo
storico latino Plinio narra che nel V secolo a.C. cadde sugli argini
dell'Egospotami (Chersoneso) un corpo del tutto identico a una stella e grande
come un carro. Lo stupore di fronte a tali prodigiosi eventi si accompagnava al
terrore per l'ignota provenienza dei corpi, suscitando la convinzione che si trattasse
di imperscrutabili segni della volontà di un dio. Nell'antichissima Efeso, così
come nei templi di molte altre città greche e romane, erano custodite e
venerate pietre cadute dal cielo.
Alla
Mecca, in Arabia, uno di questi corpi, la cosiddetta Pietra Nera, è custodito
da tempi immemorabili in un santuario apposito dove è stato un tempo oggetto di
venerazione da parte delle popolazioni indigene politeiste, e ancora oggi dei
musulmani.
Piogge
di pietre di analoga natura sono state registrate durante il Medioevo in
Sassonia, nell'823, e a Narni, in Umbria, nel 921. In età moderna questi
fenomeni hanno avuto luogo a Ensishein, in Alsazia, nel 1492 e soprattutto ad
Aigle, in Francia, il 26 aprile 1803. Le cronache riportano la descrizione di
questi fenomeni con estrema precisione e dovizia di particolari: si parla di
una nube di fuoco comparsa all'improvviso nel cielo, che si dissolve con forti
detonazioni, provocando una pioggia di 30 000 pietre, ciascuna delle quali pesa
diversi chili. Altrettanto famose furono le piogge di Stannern, nel Tirolo
austriaco, e di Butsura, in India, nel XIX secolo.
Talvolta
sul suolo terrestre sono giunti massi di proporzioni considerevoli, come quello
precipitato a Meissen, in Germania, nel 1664 e quello di circa 2 q caduto nei
pressi di Brescia nel 1883.
Meteore e meteoriti
In
termini astronomici si definisce meteora
(dal greco metéoros, ossia "ciò
che sta nell'aria") ogni corpo celeste che, provenendo dallo spazio, si
incendia al contatto con l'atmosfera terrestre, consumandosi completamente
prima di raggiungere il suolo. Si chiama invece meteorite ogni corpo celeste di eguale provenienza, che, pur
incontrando la nostra atmosfera, si incendia e si consuma in gran parte ma non
completamente, riuscendo in tal modo a toccare il suolo terrestre. Quelle che
comunemente si dicono stelle cadenti sono in realtà meteore; i corpi o le
piogge litiche sono invece meteoriti.
Oltre
alle meteore e ai meteoriti, vi è un altro fenomeno detto polvere meteorica. Si tratta di polvere di ferro puro generata
dalla frantumazione di ammassi ferrosi che l'attrito atmosferico disgrega e
polverizza senza bruciarli totalmente. Alcune tracce di questo tipo di polvere
sono state trovate sulle distese nevose della Groenlandia e nel 1892 sui
territori della Svezia, della Norvegia e della Danimarca, in proporzioni assai
cospicue (circa 500 t).
I corpi meteorici descrivono
orbite chiuse intorno al Sole e che tali orbite si intersecano con l'orbita
terrestre in determinati punti, a cui la Terra giunge nello stesso periodo
dell'anno.
La provenienza di meteore e meteoriti
Il
problema cruciale riguardante le meteore è quello della loro origine. Gli studi
effettuati dagli astronomi in proposito hanno determinato che Perseidi, Leonidi
e Andromedidi sono i materiali di disfacimento di alcune comete. Ma ciò non
deve indurre a pensare che l'origine delle meteore sia esclusivamente
cometaria. Potrebbe trattarsi infatti anche di frammenti provenienti dagli
immensi spazi interstellari, dove immani cataclismi cosmici hanno frantumato
interi mondi scagliandone i detriti in tutte le direzioni. Gli astrofisici
ritengono che anche i meteoriti abbiano origine cometaria o interstellare.
Trovandosi a una breve distanza dalla Terra, essi ne subiscono la forza di
attrazione finendo per precipitare al suolo e schiantarvisi.
La composizione dei meteoriti
Le
meteore sono corpi fragili e porosi, costituiti per lo più da silicati nonché
da altri minerali di alluminio, di calcio, di magnesio, di ferro e simili.
I
meteoriti invece possono avere una composizione diversa: possono infatti essere
di natura prevalentemente litica (petrosa), essendo composti dagli stessi
elementi che formano le rocce: silicati di calcio, alluminio, magnesio ecc. In
questo caso sono detti asideriti
(senza ferro), o aeroliti (pietre
dell'aria). Possono avere anche natura metallica, ossia essere composti
prevalentemente da ferro puro, nichel e altri metalli, e perciò sono detti olosideriti (di solo ferro). Infine
possono essere costituiti da elementi petrosi e metallici in eguali
proporzioni, nel qual caso vengono detti mesosideriti
o sideroliti (pietra e ferro). Quindi
i meteoriti hanno la stessa composizione chimica delle sostanze minerali
terrestri. Inoltre, scaldando alcuni meteoriti ed esaminando allo spettroscopio
i vapori emessi, è stato accertato che essi presentano la stessa composizione
chimica di numerose comete provenienti dallo spazio siderale. Questo dato
confermerebbe l'ipotesi avanzata da alcuni scienziati, secondo la quale in
tutto l'universo siano presenti le stesse sostanze e agiscano le stesse forze.
L'impatto dei meteoriti di
grandi dimensioni con il suolo terrestre crea enormi crateri, che però, con il
passare del tempo e a causa dei mutamenti della stessa superficie, appaiono
come dei normali avvallamenti del terreno.
È quindi assai difficile
individuarne l'origine meteoritica. Il cratere più famoso è quello
dell'Arizona, Cañon Diablo, del diametro di 1500 m e della profondità di 200 m.
Poiché nelle vicinanze sono stati rinvenuti alcuni frammenti meteorici (di
ferro, nichel, platino), si è supposto che questo cratere sia stato prodotto
dalla caduta, risalente a un'epoca compresa tra 20 000 e 25 000 anni or sono,
di un gigantesco bolide meteoritico (si definiscono bolidi quei meteoriti di
maggiori dimensioni). Nel violentissimo urto contro il suolo il bolide si è
spaccato in diverse parti, alcune delle quali sono arrivate a toccare addirittura
i 600 m di profondità.
Un altro bolide, sulla cui
natura ancora molti scienziati discutono, è caduto il 30 giugno 1908 lungo il
corso del fiume Tunguska, in Siberia. La sua esplosione provocò un frastuono
tale da essere udito a centinaia di chilometri e uno spostamento d'aria
talmente violento da abbattere alberi a distanze lontane. Vi furono persino due
vittime.
Nel 1960 un'indagine
condotta dall'Accademia Sovietica delle Scienze portò a concludere che il
disastro non era stato affatto causato dall'esplosione di un meteorite, bensì
dall'urto frontale con la testa di una piccola cometa, del probabile diametro
di alcuni chilometri e del peso di circa 1 milione di t.