17 AGOSTO
SAN GIACINTO
Nato nel XlI secolo in Turchia, trascorse la propria vita inseguendo un unico scopo: rendere partecipi quanti più possibile della fede, aprire le menti al messaggio di Cristo, illuminare i cuori. Per questa sua testimonianza fu arrestato e morì tra grandi tormenti.
“LADDOVE È ABBONDATO IL PECCATO,HA SOVRABBONDATO LA GRAZIA.” (Rom. 5,20)
In questi giorni è venuta a trovarmi una signora disperata. Mi raccontava una storia strana e difficile dove secondo lei il diavolo si era impossessato di una persona e attraverso questa operava il male. Mi chiedeva alcuni oggetti sacri (acqua benedetta, sale, immagini) per difendersi. Pur dicendole che nella Chiesa, a discrezione del Vescovo, esiste anche l'esorcismo, le dicevo di aver fiducia nel Signore; al che questa donna, forse presa nella sua grande apprensione e nel desiderio di avere qualche "amuleto", mi rispondeva: "Il Signore non può niente! Solo qualche esorcismo può aiutarmi!". Il Signore può tutto! Il male nel mondo c'è, il diavolo pure, ma Cristo ha già vinto male, diavolo e morte. S. Paolo vuol proprio ricordarci questo: il bene è più forte del male, la grazia vince il peccato, Cristo sconfigge Satana. Qualunque preghiera, gesto sacramentale se non è nella fede del Cristo, diventa solo magia, solo esteriorità che invece di aiutare, fa diventare ancora più schiavi delle cose dalle quali Cristo è venuto a liberarci.
17 Agosto 1471
A Magliano Vercellese il frate Nicola De Costantinis, inquisitore, fa torturare e poi condanna come strega Giovanna Monduro che verrà arsa viva.
UN SANTO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Nel 1941 padre Kolbe viene arrestato e internato nel campo di concentramento di Auschwitz col numero 16670. Il campo di concentramento è doppiamente un inferno. Non c’erano solo i soprusi e le sofferenze inflitte dalle SS. La lotta per la conservazione della vita assumeva forme così brutali che era raro il caso che un prigioniero aiutasse un altro. Non così padre Kolbe. «L’ho visto con i miei occhi afferma un prigioniero sopravvissuto passare una parte della sua razione a uno che soffriva la fame più degli altri. E la razione che ci davano era tanto piccola che solo il cuore di una mamma poteva avere la forza di spartirla». «Una notte faceva un freddo cane ricorda un altro. Mi svegliai di soprassalto: qualcuno mi stava ricoprendo con una coperta. Era il Padre. Ogni volta che mi rammento di lui non posso trattenere le lacrime». L’amore di padre Kolbe per i suoi compagni di sventura era tale che dava tutto se stesso, lasciando sempre il posto migliore agli altri. Distrutto dalla tubercolosi che lo aveva di nuovo colpito, al dottore che gli proponeva di entrare in ospedale, rispose: “Io posso aspettare; prenda piuttosto quello lì”, e indicò un altro prigioniero. “In quel mondo testimonia il dottore un tale desiderio di sacrificarsi per gli altri era così sorprendente per me, che alla fine gli chiesi: ‘Chi sei?’, ed egli mi rispose: ‘Sono un sacerdote cattolico’. E quando gli domandai se credeva ancora che Dio vegliasse su di noi, cercò di persuadermi con tutto il suo fervore che Dio, nonostante le apparenze contrarie, vegliava effettivamente su di noi”.
Giudichiamoci da noi stessi, fratelli miei, e col giudizio anticipato di noi stessi preveniamo quello di Dio.
Lungi da me la saggezza che non piange, la filosofia che non ride e l'orgoglio che non china il capo davanti a un fanciullo.
RISATE IN CANONICA
PREDICATORI
Un predicatore si reca da uno psicanalista. Dopo averlo esaminato, il medico gli chiede: “Vi capita mai di parlare mentre dormite? “. “Mai. Soltanto quando dormono gli altri.”