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30 GIUGNO

 

TRA I SANTI DI OGGI

MARTIRI DI ROMA 

Intorno all’ anno 100 lo storico Tacito, pagano, scrisse che Nerone dopo aver incendiato Roma “per far tacere le voci che lo accusavano, discolpò se stesso accusando e sottoponendo ai supplizi più atroci quelle persone che il popolo chiamava cristiani”. Nel 64 infatti numerosi cristiani furono o crocifissi o bruciati vivi nei giardini di Nerone. Molti affermano che Pietro fosse tra loro.

 

UNA PAROLA AL GIORNO

“SE NON MI ASCOLTERETE IO RIDURRO’ QUESTO TEMPIO COME QUELLO DI SILO E FARO’ DI QUESTA CITTA’ UN ESEMPIO DI MALEDIZIONE PER TUTTI I POPOLI, DICE IL SIGNORE”.  (Ger. 26,6)

Il messaggio dei profeti rischia di scandalizzarci, infatti ci presenta spesso un Dio che  minaccia con castighi il suo popolo che ha peccato. Catastrofi naturali, guerre, ingiustizie perpetrate da uomini su altri uomini sarebbero dunque punizioni di Dio? Questa immagine di un Dio vendicativo ci è insopportabile. Proviamo ad addentrarci in questo problema partendo da un racconto che diventa per noi quasi un parabola. Un giovane andando in moto in modo spericolato ha un incidente grave. Finisce in ospedale, deve affrontare una lunga degenza, lo attorniano medici e infermieri… e una infermiera che ha cura di lui, si innamora. Si vogliono bene e un bel giorno, guarito dalle ferite, i due si sposano. E’ probabile che questo ragazzo dica alla sua donna: “In fondo ho avuto fortuna ad essermi fracassato, altrimenti non ti avrei conosciuta”. Noi troviamo questa frase accettabile, ma troveremo odioso che, invece un cappellano che lo riceva dicendogli: “Sei fortunato”. Perché? Nel primo caso è l’interessato stesso, che dal suo intimo e a fatti compiuti, trova un senso al suo incidente: questa spiegazione non gli viene imposta dall’esterno. Del resto l’incidente resta per lui un male. Ciò che egli considera una fortuna è l’effetto buono scaturito da questa disgrazia. Proviamo adesso a trasformare il racconto per ricollegarlo ai testi profetici che parlano di “punizioni di Dio”. Supponiamo che questo ragazzo conducesse, prima dell’incidente, una vita dissoluta ed egoista. La sofferenza, i lunghi mesi di solitudine, lo conducono a riflettere sul vuoto della sua vita. Così esce dall’ospedale un ragazzo cambiato, deciso a cambiar vita, a mettersi a servizio degli altri. Avendo anche ritrovato la fede è probabile che un giorno dica a Dio: “Hai fatto bene a permettere quell’incidente, perché così ho trovato un senso alla mia vita”. Di nuovo troviamo accettabile questa preghiera , ma ci sembrerebbe odioso se il cappellano avesse detto: “Lo vedi, Dio ti ha punito!”. I profeti sono come il ragazzo, non come il cappellano. Ezechiele viene deportato con il popolo, Geremia è perseguitato e porta su di sé anticipatamente le sofferenze del popolo. Essi riflettono su avvenimenti che per loro rimangono un male. Ma dall’intimo di questi fatti essi tentano di dare un senso a quegli avvenimenti, di vedere l’effetto buono che essi possono produrre: conducono il popolo a riconoscere che sta vivendo male, che deve cambiare vita. Questi avvenimenti sono per essi, anche se si esprimono  in forma un po’ brutale, meno punizioni di Dio che occasioni per scoprire l’amore di Dio che li invita ad una vita diversa.

 

OGGI NELLA STORIA DEI CRISTIANI

30 giugno 1224

Muore san Adolfo vescovo di Osnabruck che rimase sempre uomo di vita semplice e si dedicò ai lebbrosi.

 

PENSIERI DI SAN ALBERTO MAGNO

Vi è una povertà necessaria, come quella dei mendicanti, e tutt'al più la si sopporta; vi è una povertà volontaria, frutto di virtù, che lascia tutto per amore di Cristo, e questa è una povertà perfetta e desiderabile; ma la povertà di spirito e d'un cuore umile, per la quale l'uomo si reputa un nulla, è una povertà beata, piena di dolcezza.

 

SAGGEZZA POPOLARE

Vagheggiando una vita senza guai  accadde a molti di non vivere mai.

 

RISATE IN CANONICA

CULTURA TELEVISIVA

Un ragazzino richiesto dalla catechista se ascoltasse qualche volta la voce della coscienza, rispose: “Non lo so… su che canale è?”

 

 

 

 

 

 

 

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