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10 FEBBRAIO

TRA I SANTI DI OGGI

santa SCOLASTICA

Ricordiamo oggi la sorella di San Benedetto. La prima parte della sua vita la trascorse in casa in umiltà, silenzio e preghiera, entrata successivamente in convento mantenne un vivo amore per il fratello. Morì nel 457 e Benedetto racconta che vide la sua anima librarsi verso il cielo come una colomba.

 

UNA PAROLA AL GIORNO

“IO PONGO DAVANTI A TE LA VIA DELLA VITA E DELLA MORTE, LA BENEDIZIONE E LA MALEDIZIONE”. (Deut.30,5)

La parola di Dio ci mette davanti alle scelte fondamentali: possiamo fare della nostra vita un canto gioioso oppure una lenta marcia verso la morte. In che cosa consiste l’Arte di vivere? Che cosa pensa Gesù della vita? La vita è un dono e Gesù ci invita a goderne, ma non solo per noi stessi; anzi ci dice che solo “perdendola” cioè giocandola per gli altri, sulla fiducia in Dio, si può veramente guadagnarla. E Gesù ci pone davanti il suo esempio: lui dona la sua vita, la perde sulla croce per noi, ma proprio nel momento in cui sembra sconfitto vince la morte, il peccato, il dolore. Ogni volta che, seguendo Lui, spendiamo la nostra vita per gli altri noi guadagniamo il vero senso della nostra vita che non finisce mai.

 

OGGI NELLA STORIA DEI CRISTIANI

10 Febbraio 1716

A Mondovì nasce Rosa Govone che a 18 anni si farà monaca e fonderà l’ordine delle Rosine che diverranno l’istituto in cui verranno accolte le ragazze in difficoltà per “mostrar loro a vivere e a mangiare del lavoro delle loro mani (saranno a Torino dal 1756 in una contrada che prenderà proprio il nome da loro: Contrada delle Rosine)

 

UN ANEDDOTO

Un giorno Benedetto si recò a trovare suo sorella. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo. Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: “Ti prego, non mi lasciare per questa notte, ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste”. Egli le rispose: “Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero”. Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti. Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: “Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?”. Ma ella gli rispose: “Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciami e torna al monastero”. Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza. Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale.

 

FEBBRAIO CON ESCRIVA’ DE BALANGUER

Cerca mortificazioni che non mortifichino gli altri.

 

RISATE IN CANONICA

Alle porte di una Chiesa, un gran tabellone: «Se dobbiamo credere alle statistiche, ci sono in Italia 52.000.000 di abitanti. Lasciamo da parte 21.500.000, miscredenti o non praticanti, restano 30.500.000. Lasciamo da parte 6.000.000 di vecchi, impotenti o arteriosclerotici, restano 24.500.000. Non contiamo 10.000.000 di comunisti, restano 14.500.000. Togliamo 3.500.000 neonati, restano 11 milioni. Togliamo 1.200.000 protestanti, restano 9 milioni e 800 mila. Togliamo 900.000 ebrei, restano 8.900.000. Togliamo 6.900.000 ladri, libertini, taglia­borse, bigami, truffatori e criminali, restano 2 mi­lioni. Togliamo 1.000.000 di anticlericali, restano 1.000.000. Togliamo 400.000 massoni, restano 600 mila. Togliamo 50.000 anarchici, restano 550.000. Togliamo 470.000 perditempo, restano 80.000. To­gliamo 79.998 pazzi o alienati, restano “due”. Si, due: io e tu che leggi. Restiamo solo noi due per pregare. È per questo che dobbiamo pregare moltissimo; e soprattutto tu, perché io sono stufo di pregare da solo. Il tuo parroco».

 

 

 

 

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