P  O  E  S  I  E     D  I     S  T  R  A  D  A

 


 

Un ex barbone, che ha vissuto per 20 anni in strada, ha trovato la forza e la determinazione per dare una svolta alla sua vita, uscendo così da un tunnel apparentemente senza sbocco.

Oggi vive presso una comunità francescana.

Da quella sua amara passata esperienza sono scaturiti dei versi, tanto belli quanto sofferti, attraverso i quali egli cerca di dare un senso al suo vissuto, o, forse più semplicemente, intende far capire a tanta gente indifferente o superficiale che anche il barbone è una persona dotata di sentimenti e di passioni.

Vi presentiamo qui di seguito alcune delle sue poesie più belle.

 

 

 

Raccontandomi 

Ti ho messo nei ricordi più belli,

nei luoghi dove non sei stato mai.

Ti ho dedicato le mie fatiche

e il mio orgoglio…

Dimmelo che lo sai

che anche io ho provato

di infrangere l'impossibile

ascoltandone il canto.

Ma forse è solo un sogno

che non vuol finire,

che non sa di essere morto.


 

 

Seguo la luce dei miei occhi

Per il fatto che esisto, che vivo,

perchè sono stanco,

il mio nome riverbera, urta,

mi sconvolge e mi sedimenta il cuore

e, come una condanna,

mi pare di sentire l'ombra di un estraneo,

un corpo a parte pensare al posto mio,

ricordare autorevolmente

le fasi dei momenti,

intuirne i sapori, le emozioni

e tuffarsi nell'onda

prima che essa sia…

ed immergersi, ridestarsi,

capire cosa fare

della libertà.


 

 

 

 

 

 

Fanciullezza 

Era così poco tempo

da quei giorni,

avrei potuto voltarmi e amare

dedicando un sospiro o

un canto di dolore.

E mi resta il ricordo

perchè mi sono perso

da qualche parte

lungo la via del mare,

dove m'attende un prato

selvaggio

con i fiori dei serpenti,

e cauto m'assopisco

e continuo il mio viaggio.


 

 

 

 

Le sablier

Assorto sta il vecchietto nel suo giardino.

Egli mira all'infinito, estasiato,

il suo strano segnatempo

di vetro scuro,

pietra trasparente e acqua:

un'efficiente clessidra

teneramente plasmata sulla morte

e ricamata sui limiti della percezione.

Io ti conosco:

coltivatore di attimi sui prati,

so che cerchi,

nel buio oltre l'istinto,

ogni goccia che scandisca

l'arrestarsi del tuo momento.

 

    


 

 

 

 

Nettare inquinato 

Indicami il punto certo,

Signore,

dove il ricordo dell'anima

si è perso a lato

ed ancora marcia

come una remora opaca.

Fa che io l'afferri in un istante

e ne beva l'essenza

e torni a capire e rinascere,

ad essere.

Concedi che si riparta

da una nota origine,

che sia vettore di traguardi.

Promettici i rigori di mille inferni

e mille volte

torneremo a provarci.

Annunciaci un paradiso di mille colori,

e non ti crederemo.


 

 

Musica

Una nota vibra nella notte,

un'altra la rincorre,

qualcosa di rimando

a loro un urlo affida.

Un muro crolla umido,

il pazzo l'attraversa,

poi il vento porta via la voce

e delicatamente copre,

con sospiri e foglie,

quel che domani tornerà

rumoroso e muto.


 

 

 

Io mi ricordo 

Cade giù la ruota del destino

e traballa vorticosamente.

Si piazza lì davanti

e inizia l'omelia,

in un cresecendo di vicissitudini,

pietosamente celate

agli occhi dei mediocri,

intuite e poi snobbate

dai santi e dai violenti.

Ho visto poi una lacrima

posarsi sulla tavola del tempo:

qualcosa è già spunato.


 

 

Nuovo vento 

Dove mi porterà

questo ennesimo nuovo vento,

questo susseguirsi di anni e mesi

e istanti senza volto

che spalancano la coscienza

e mi lasciano legato

alla croce di colpevole.

Eppure, alla fine, scapperò

e ritroverò l'inferno,

perchè domani non sarà mai

un altro giorno.


 

 

Nebbia

Straziante e malefica

la dimensione dei miei diritti

nell'utopia di un guscio

adagiato sulla rosa dei venti.

Come una sagoma sporca

di un'altalena abbandonata

e assediata da fucili a salve.

Guardo l'aria che circonda le stazioni,

seguo il sentiero sulla sabbia

e sanguino coinvolto,

e, come d'incanto,

nevroticamente evado,

e nel dolore cerco e trovo

e osservo

le mie orme rincontrarsi,

raccontarsi i dì nell'etere,

e fingere di riprendere il cammino.


 

 

 

Io ci sarò

Con gli occhi cerchiati di un nero dolcissimo,

anima zingara sospesa in un eterno fiorire,

sull'orlo della tua predestinazione.

Dio preparò per te giardini incantati

fra indignazione e rinascita.

Sarò quello che resta,

nel traffico o all'uscita dalla messa,

ammirerò ogni sospiro

raccontare la tua pelle bruciata

dai mille fuochi della disperazione

e troveremo nuova luce

e spiragli residui di pane e miele

come indistinguibile giustizia,

ora e sempre resa,

alla tua grande forza,

alla tua immensa fragilità.


 

 

 

Antico rione

Come ogni cosa inerme e tumultuosa,

che prega il Dio a modo suo,

così è passata la vita mia,

insopportabile

come un'infanzia di pietre di tufo

e di ringhiere arrugginite

e di muschio

e di case popolari.

Assurda

come una scogliera malata di sentimento

su di un mare di cemento.

Naturale

come una lacrima di mercurio.

Insopportabile.


 

 

 

 

 

Grazie...mamma

Ora so che il tuo sorriso alla vita

cambiò all'improvviso, come se,

guardandomi un giorno

con gli occhi dell'angoscia,

avessi capito

il costo del mio destino,

che era anche il tuo, di quell'istante

che il mondo intorno intonava

con un canto feroce.

Tu eri con me,

e solo ora che tutto si perde nei fiori,

che qualcuno ti ha portato,

e nella pace delle parole senza tempo,

forse ho capito,

e posso dirti grazie…

mamma.


 

 

 

L'istantanea 

Giro a vuoto,

mentre la luce naufraga,

e la nebulosa dei ricordi

propone adesso

l'ombra di un groviglio

stagliato, linerare, sulla parete.

D'arte precisa è la sua forgia,

come di bagliori riflessi,

punti obbligati

e origine trascurata,

così l'autore ammicca

e si nasconde nella fronte,

lui ce l'ha fatta:

adesso tocca a me.


 

 

 

 

 

 

Solo è:

Una finestra chiusa

sui marciapiedi del natale.

Solo è:

un altro giorno

e un'altra notte.

Solo è:

nessuno che parla

perchè non c'è nulla da dire.

 



Ricordo e speranza

E ora il pensiero rallenta il suo ritmo,
più freneticamente s'addensano
nella mente i ricordi d'una vita
troppo in fretta trascorsa e...
amaramente sciupata!

Il filtro benevolo di un cauto egoismo
scaccia e annienta, nel time-warp
del mio subconscio sbiadito,
i rimorsi più pungenti e
i rimpianti più amari.

Più spesso mi chiedo se possa, una Fede,
risanare o lenire un sì ampio dolore,
se Cristo morente, abbia inteso
guarire d'ognuno ogni guasto.

M'allieta una speme cha nasce dall'imo
e cura e ristora l'affranto mio cuore,
sì che m'induce ancora una volta
a guardare, sereno, la vita.




anonimo come la mia vita

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