Nel libro di Apocalisse il potere politico nemico di Cristo e della sua Chiesa è identificato con la bestia che sale dal mare

LA BESTIA, L’ANTICRISTO ….. ED IL NUMERO 666

 

L’Anticristo nel Nuovo Testamento e nei cristiani dell’antichità

Nel libro di Apocalisse il potere politico nemico di Cristo e della sua Chiesa è identificato con la bestia che sale dal mare (Apocalisse 13,1-10), mentre il potere religioso del falso profeta che costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia (Apocalisse 13,12) è rappresentato dalla bestia che sale dalla terra (Apocalisse 13,11-18). Entrambe le bestie traggono forza e potenza dal drago, cioè dal serpente antico, da colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra (Apocalisse 12,9).  Babilonia la grande è la città che siede sulla bestia. Il termine “anticristo” si trova solo nelle lettere di Giovanni (1 Giovanni 2,18-22; 1 Giovanni 4,3; 2 Giovanni 4,3). All’anticristo sembrano però riferirsi pure alcuni brani dei Vangeli [dove si parla di “falsi cristi” e di “falsi profeti” (Matteo 24,24; Marco 13,6; Luca 21,8)], delle lettere paoline [dove si descrive “l’uomo dell’iniquità” (2 Tessalonicesi 2,3-10)] e dell’Apocalisse [dove l’anticristo potrebbe coincidere con la “bestia che sale dal mare” di cui parla il capitolo XIII].  Si tratta quasi sicuramente di una figura umana profondamente iniqua, avida di gloria e di potere, che potrebbe apparire verso la fine dei tempi con ogni potenza di inganno, negando il Padre ed il Figlio, perseguitando la Chiesa, spingendo moltissimi cristiani verso l’apostasia ed arrivando a sedersi nel tempio di Dio per essere adorata come Dio. L’Anticristo dovrebbe somigliare ad Antioco IV Epifane (Daniele 11,21-45), profanatore del tempio di Gerusalemme, persecutore dei giudei e prototipo di ogni “uomo abietto”, capace di esaltarsi sopra ogni uomo e sopra ogni dio. Ad Ireneo si deve l'identificazione dell'anticristo con "l'impero latino" e ad Eusebio di Cesarea con l’imperatore Domiziano (vedasi Ireneo, Contro le eresie, V, 30, 3 e Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, III, 18, 3).

 

 

 

L’Anticristo ed il tempio di Dio

Molti cristiani hanno pensato e tuttora pensano che l’anticristo potrà nascere all’interno della chiesa, dato che le profezie annunciano un suo insediamento blasfemo sul trono di Dio. Questa opinione, pur non essendo assurda e rigettabile a priori, andrebbe comunque analizzata in modo critico e prudente. Il tempio di Dio, lungi dall’essere la comunità dei credenti in Cristo o addirittura la Basilica di San Pietro in Roma (come insegnato da Lutero) potrebbe infatti riferirsi ad altri luoghi, oggi privi di valore storico ma un tempo carichi di particolare importanza religiosa e culturale: ci riferiamo soprattutto al grande tempo di Zeus Dio Padre e Salvatore a Pergamo e soprattutto al tempio di Gerusalemme.

Ai tempi di Eumene II (197-159 a.C.), a Pergamo (capitale dell'Asia Minore), fu eretto un famoso tempio dedicato al culto del Dio Padre dei greci e dei romani, Zeus Salvatore. L'imperatore Domiziano sedette in questo tempio come "Dominus et Divus" cioè come "Signore e Dio", esigendo -da vivo- onori divini soprattutto dalle province orientali dell'impero. Probabilmente proprio a questo tempio fece riferimento l'Evangelista Giovanni, quando scrisse alla Chiesa di Pergamo: "So che tu abiti dove Satana ha il suo trono " (Apocalisse 2,13). Nei primi secoli dell’Era Volgare moltissimi cattolici hanno pertanto identificato l’Anticristo con Nerone e Domiziano, mentre per alcuni cristiani giudaizzanti l’Anticristo sarebbe stato l’imperatore Tito, distruttore di Gerusalemme e profanatore del tempio dell’antica alleanza.

Il termine "Anticristo" fu poi variamente applicato dai primi cristiani a qualsiasi nemico di Cristo, che falsamente si attribuiva le caratteristiche di dominus et deus (Domiziano) o che apertamente si opponeva alla sua Chiesa (Giuliano l’apostata, Ario, Attila, Maometto, Lutero, Calvino, Enrico VIII, Robespierre, Stalin, Hitler, …). Nell'Apocalisse l'Anticristo (cioè la Bestia che sale dal mare) potrebbe, pertanto, identificare non solo l'impero romano ma tutti i sistemi politici che, nei secoli, si sono opposti al cristianesimo. Alcune leggende giudaiche identificano infine l’Anticristo con un re misterioso (Og re di Magog), proveniente dagli estremi confini del mondo, lontano discendente della tribù di Dan (Genesi 49,17 e Geremia 8,15-17), pronto a manifestarsi prima della fine dei tempi e capace di scatenare un’offensiva terribile contro il popolo ebreo (Ezechiele 38-39). Giovanni evangelista riprese tale opinione, identificando Og con l’ultimo nemico dei cristiani prima del giudizio finale (Apocalisse 20,7-10).

 

L’Anticristo nelle varie interpretazioni storiche

 Nella controversia tra Chiesa cattolica e Chiesa greca ortodossa, il termine fu applicato, dai rispettivi oppositori, ai papi, ai patriarchi di Costantinopoli ed agli imperatori bizantini. Moltissimi eretici medioevali (valdesi, albigesi, hussiti, francescani spirituali, …) hanno quindi identificato l’Anticristo con il Papa e, durante la riforma, quasi tutte le dichiarazioni di fede protestanti (luterana, calvinista, anglicana, battista, …) hanno bollato il vescovo di Roma con l’infamante titolo di Anticristo. Anche per la visione di Giovanni Evangelista, contenuta in Apocalisse XVII ed evidentemente riferita alla Roma pagana ed idolatra, è esistita, dal Medioevo fino ai giorni nostri tutta una letteratura di eretici e semieretici, che ha identificato "Babilonia la Grande" con la chiesa cattolica corrotta. Pure Dante Alighieri si attenne a questa interpretazione eterodossa (Divina Commedia, Inferno, XIX, 107-117), che in quel particolare periodo storico poteva, forse, sembrare plausibile. Secondo Newton, l'Anticristo andrebbe identificato con la prima bestia dell'Apocalisse, cioè con il culto idolatrico della Roma imperiale. Dopo la ferita mortale subita dal paganesimo sarebbe però operante una seconda bestia, bestia che egli identificò con la cristianità corrotta. I due testimoni vestiti di sacco, uccisi dalla bestia dell’Apocalisse altro non sarebbero che il Nuovo ed il Vecchio Testamento soppiantati dalla filosofia, dalla teologia e dal pensiero pagano. Il mistero ed i nomi blasfemi scritti sulla fronte della grande meretrice sarebbero le dottrine trinitarie, dottrine con le quali, nella chiesa, sarebbe stato reintrodotto il politeismo. La grande apostasia continuerebbe fino alla fine dei tempi, mentre la donna fuggita nel deserto altro non sarebbe che la vera chiesa (unitaria ed ariana) esiliata e perseguitata dalla cristianità, dopo il Concilio di Nicea (325 d.C.). Ciò che Newton evitò però di dire è che, a partire dal IV secolo, furono soprattutto gli ariani a perseguitare i cattolici. Basti a tal proposito pensare alla politica vessatoria tenuta dall’imperatore Costanzo II (337-361) nei confronti della chiesa cattolica, alle persecuzioni subite dai cattolici in Italia ed in Germania da parte dei goti e dei longobardi ariani, alla politica filoariana tenuta dall’imperatore Valente (363-378) ed alle crudeltà perpetrate contro la cristianità nel V secolo dai vandali ariani in Spagna e nel Nord Africa.

 

Oggi, però, conclusasi definitivamente la parentesi del potere temporale della Chiesa, il tentativo di applicare la visione di Giovanni alla Chiesa Cattolica (o all’intera cristianità) sembra ormai priva di credibili fondamenti storici ed esegetici ed è sostenuta solo da un numero limitato di commentatori volgari, faziosi e blasfemi. Il fatto che lo stesso Gesù Cristo sia stato chiamato “Belzebù” cioè “Principe dei demoni” (Matteo 12,24) dovrebbe spiegare abbastanza chiaramente come ancora oggi molti nemici della fede vedano nei cristiani e nel loro pastori dei demoni e degli anticristi. Per questo "Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno prestato fede alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. (2 Tessalonicesi 2,11-12).

 

 

L’Anticristo e il mistero del numero 666

 

L’anticristo ed il papa

Tra le ipotesi più bizzarre che contraddistinguono alcuni siti acattolici, oltre all'equazione Babilonia la grande = Chiesa Cattolica, degna di nota è l'identificazione del povero papa con la bestia dell'Apocalisse. Il numero 666 viene quasi sempre spiegato ricorrendo all'alfabeto latino, così che: VICARIVS FILII DEI = 666      dove   V = 5; C = 100; I = 1; L = 50; D = 500.  Quello che gli acattolici non considerano è che l'Apocalisse fu scritta in greco e non in latino e fu rivolta a greci (le sette chiese) e ad ebrei convertiti al cristianesimo (in Apocalisse 9,11 è ricordato il nome ebraico ed il nome greco dell'angelo dell'abisso, non il nome latino). Il numero 666 doveva pertanto essere compreso dai contemporanei di Giovanni perché l'Apostolo scrive: "Qui sta la sapienza. Chi ha mente computi il numero della bestia; è un numero di uomo. Ora il suo numero è seicentosessantasei" (Apocalisse 13,18).

 

L’Anticristo e Nerone Cesare

In ebraico NERONE CESARE è נרונ קסר cioè  (NRWN QSR = Num, Resh, Wau, Nun     Qof, Samech, Resh) dove Nun = 50; Resh = 200; Wau = 6; Nun = 50; Qof = 100; Samech = 60; Resh = 200, che nella cabala ebraica fa 666 come si può facilmente controllare dalla tabella sotto riportata.

 

L’Anticristo e l’impero latino

Secondo Ireneo, invece, l’ultimo impero delle visioni di Daniele potrebbe essere quello latino, cioè la bestia che sembrava morta con Antioco IV Epifane e che riprese vita con Nerone e Domiziano. L’ipotesi di Ireneo sembra più probabile, visto che pochissimi lettori dell’Apocalisse conoscevano l’ebraico ma molti leggevano senza problemi il greco. La difficoltà più grande legata a tale ipotesi è che l'Apocalisse dice chiaramente che 666 è un numero di uomo (Apocalisse 13,18) e non di un regno. Secondo Ireneo, comunque, in greco, il termine LATINO è ΛΑΤΕΙΝΟΣ  dove Λ = 30; A =1; T= 300; E=5; I=10; N=50; O= 70; Σ = 200, che nella cabala greca fa 666 come si può facilmente verificare dalla tabella sotto riportata.