IL REGNO DI DIO










IL REGNO DI DIO E LA STORIA



 

 

 

 

Dio ha sempre regnato sull'universo (Esodo 15,18; Salmo 9,8; Salmo 10,16). Gesù Cristo ha però inaugurato il Regno di Dio in forma piena e definitiva (Daniele 2,44; Daniele 7,13-14; Matteo 12,28; Matteo 28,18-19; Marco 1,15; Luca 1,32-33; Luca 11,20; Luca 12,32; Luca 17,21; Colossesi 1,12-13; Apocalisse 5,9-10; Apocalisse 11,17). Il Regno di Dio dovrà crescere e dilatarsi, nel tempo e nello spazio, su tutta la terra e fino alla fine del mondo (Matteo 28,19-20). La crescita graduale del Regno è insegnata soprattutto dalle parabole del seminatore, del granello di senape e del lievito nella pasta (Matteo 13). Per questo ci viene chiesto di pregare il Padre affinché "venga il suo regno e sia fatta la sua volontà come in cielo così in terra" (Matteo 6,10-11).

 

Avendo Gesù mescolato nel discorso escatologico (riportato da Matteo XXIV, Marco XIII e LucaXXI) e nelle rivelazioni ultime (Apocalisse VIII, IX e XVI) la descrizione della fine di Gerusalemme con alcune profezie sulla fine del mondo, qualche difficoltà interpretativa risulta comunque inevitabile. È pertanto possibile che:

 

·         la generazione che non sarebbe passata” fossero i 40 anni tra la morte di Gesù (33 EV) e la caduta di Gerusalemme (70 EV),

·         il sole che avrebbe perso la sua luce” corrispondesse a Israele (Genesi 37,9) offuscato dalla conquista romana e dalla fine del vecchio culto;

·         la luna oscurata” raffigurasse la perdita di splendore della cultura dei gentili, appena qualche decennio prima capace di riflettere la luce proveniente dalla fede ebraica, attraverso la diffusione della Bibbia dei Settanta, la speculazione filosofica sul Logos e l'accoglimento della predicazione evangelica, ma resa improvvisamente sterile dal totale asservimento al potere religioso di Roma;

·         " la terra ed il mare devastati"simboleggiassero le province dell'impero profanate dalla forte espansione dall'idolatria e del culto imperiale;

·         "i re d'Oriente pronti a varcare l'Eufrate" prefigurassero l'imminente liberazione di terribili demoni e di perversi culti orientali, a lungo incatenati agli estremi confini del mondo;

·         le stelle cadute dal cielo” altro non fossero che gli angeli ribelli cacciati dal cielo dall'arcangelo Michele dopo la grande battaglia contro Satana (Apocalisse XII);

·         l'attacco delle cavallette” rappresentasse i tormenti causati agli uomini dallo scioglimento di un gran numero di demoni incatenati nell'abisso, dopo la loro liberazione a seguito della caduta di Satana.

·         la bestia emersa dal mare” fosse una rappresentazione allegorica del potere politico esercitato dagli imperatori romani autoproclamatisi "Dominus et Divus" (cioè Signore e Dio);

·         l'altra bestia ” fosse un'immagine del potere religioso esercitato dai falsi profeti a favore del culto imperiale;

·         la prostituta che siede presso le grandi acque ” corrispondesse, dapprima, a a Gerusalemme persecutrice dei cristiani e spazzata via dalle legioni di Tito e, in seguito, alla Roma imperiale caduta spiritualmente nelle mani del cristianesimo e poi spazzata via dalla furia distruttrice delle invasioni barbariche;

 

Sia i flagelli annunziati dalle trombe (caduta di grandine, fuoco, montagne, stelle e astri sulla terra) che le piaghe seguite al versamento delle coppe dell'ira (sulla terra, sul mare, sui fiumi, sul sole, sul trono della bestia, sull'Eufrate e nell'aria) sembrano pertanto avere carattere simbolico, annunciando in prima istanza soprattutto i terribili tormenti spirituali seguiti alla cacciata sulla terra di Satana e di tutti i suoi angeli (Apocalisse 12,12). Tutti i segni terribili potrebbero quindi essersi puntualmente avverati in modo allegorico già nei primi secoli dell'Era Volgare, senza bisogno di attendere inevitabili cataclismi ed immani olocausti, anche se non è assolutamente escluso un compimento più pieno e reale degli stessi, in caso di un persistente indurimento dell'umanità nel peccato e nella ribellione a Dio. Il sole e la luna che perdono la loro luce potrebbero simboleggiare lo spegnimento della profezia giudaica e della sapienza greco ellenistica (Michea 3,6), mentre le stelle che cadono dal cielo quasi sicuramente corrispondono ad esseri angelici decaduti (Isaia 13,10, Isaia 14,12; Apocalisse 12,4).

 

Dopo la resurrezione, Cristo si sedette alla destra di Dio (Salmo 110,1; Daniele 7,13-14; Matteo 26,64; Atti 2,33; Filippesi 2,9-11; Ebrei 1,8; Ebrei 1,13; Apocalisse 3,21; Apocalisse 5,13), ricevette ogni potere in cielo e in terra (Matteo 28,18) e venne dichiarato unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2,14-15). A rigor di logica il termine parusia potrebbe riferirsi sia alla venuta finale di Cristo nel giorno del giudizio (Matteo 25,31) sia ad una manifestazione potente nel corso della storia. La parola greca παρουσιας significa infatti “venuta” o “presenza” e designava, nel mondo greco-romano, la visita ufficiale e solenne di un principe o di un generale. Una prima parusia invisibile potrebbe pertanto essere avvenuta nell’anno 70 dell’Era Volgare, con la distruzione di Gerusalemme da parte dell’imperatore romano Tito: nell’ultimo discorso escatologico Gesù disse infatti che non sarebbe passata la presente generazione senza che tutto ciò fosse accaduto (Matteo 24,34). Sulle rovine del giudaismo, del tempio e dell’antico culto (l’abominio della desolazione nel luogo santo di Matteo 24,15 e Daniele 11,31), Cristo venne a stabilire la Nuova Alleanza (2 Corinzi 3,6; Ebrei 8,13; Ebrei 9,15; Ebrei 12,24), adempiendo così la precedente promessa di togliere ai giudei increduli il regno di Dio per darlo ad un popolo che lo avrebbe fatto fruttificare (Matteo 21,43). La caduta di Gerusalemme (Matteo 24; Marco 13; Luca 21) segnò pertanto la fine dell'Antico Patto (Geremia 31,31; Matteo 26,27; Marco 14,24; Luca 22,30; 1 Corinzi 11,25; 2 Corinzi 3,6), la consegna alla Chiesa delle promesse messianiche e l'inaugurazione sulla terra di un nuovo potentissimo Regno di Dio (Ebrei 12,28 e Daniele 2,44). In cielo Gesù Cristo regnò, regna e regnerà finché non avrà posto tutti i nemici sotto i piedi (1 Corinzi 15,25-26). Alla fine dei tempi il Figlio farà atto di sottomissione al Padre (1 Corinzi 15,28) ma nella Nuova Gerusalemme sarà contitolare dello stesso trono di Dio Padre (Apocalisse 22,1-3).

   

Dopo l'ascensione di Cristo, Satana il diavolo venne cacciato dal cielo sulla terra (Giovanni 16,11 e Apocalisse 12,7-18) dalle armate dell'Arcangelo Michele. Un gran numero di angeli ribelli lo seguì e l’evangelista Giovanni intravide la loro caduta sotto forma di grandine, fuoco, montagne e stelle ardenti (Apocalisse 6,12-17; Apocalisse 8,7-12). Moltissimi  demoni prigionieri nell’abisso furono così liberati, scatenando persecuzioni e tormenti contro gli uomini peccatori. (Apocalisse 9,1-11). Dopo una breve ma incisiva predicazione (Apocalisse 11) da parte di due accreditati testimoni (Pietro e Paolo a Roma, dopo Giacomo apostolo e Giacomo fratello del Signore a Gerusalemme), i cristiani  furono ferocemente perseguitati (Apocalisse 12,7) per circa tre secoli dalla bestia (impero romano) e dal falso profeta (demone dell'idolatria e del culto imperiale). Il monoteismo trionfò dopo l'editto di Costantino (313 d.C.) e le vittorie sulla falsa religione e su Roma imperiale furono intraviste dall'apostolo Giovanni nel trionfo di Harmaghedon (Apocalisse 16) e nel giudizio su Babilonia la Grande (Apocalisse 17). Le anime dei martiri cristiani sotto l'altare (Apocalisse 6,9-11) entrarono così nel regno dei cieli e regnarono con Cristo per 1000 anni (Apocalisse 20), diventando un regno di sacerdoti (Apocalisse 1,6) a gloria di Dio Padre. Satana il diavolo venne incatenato, il cristianesimo ebbe modo di crescere e moltissimi popoli barbari e pagani si convertirono quasi miracolosamente al Vangelo.

 

Nel IV secolo comunità cristiane sorsero infatti in Mesopotamia, in Persia, in Armenia, in Georgia, in Etiopia e in Abissinia. I Longobardi furono direttamente evangelizzati da papa Gregorio Magno (590-604), mentre in Spagna una parte dei Visigoti ariani fu convertita alla fede cattolica dai vescovi Leandro e Isidoro di Siviglia verso l’anno 600. I Franchi conobbero il Vangelo grazie all’opera di Martino vescovo di Tours, di Onorato vescovo di Arles e di Remigio vescovo di Reims (che nel 496 battezzò Clodoveo re dei Franchi). L’Irlanda abbandonò il druidismo per il cristianesimo grazie all’opera di Patrizio (390-461), mentre nel VI secolo Scozia e Galles si convertirono al Vangelo grazie alla predicazione di Colombano il Vecchio e di Colombano il Giovane. L’Inghilterra venne evangelizzata grazie all’opera dell’abate benedettino Agostino, inviato con 40 monaci agli Angli e ai Sassoni (nel 596) da papa Gregorio Magno. In Germania il benedettino inglese Vinfrido (detto Bonifacio) evangelizzò i Sassoni (673-754) e gli altri pagani della Baviera, della Frisia, dell’Assia e della Turingia. Nel VII secolo Croati e Serbi si convertirono al cristianesimo, mentre nel IX secolo Cirillo e Metodio evangelizzarono gli Slavi. Dopo la metà del IX secolo si convertirono Cechi e Bulgari e verso la fine del X secolo diventarono cattolici i Polacchi. Svezia e Danimarca abbracciarono il cattolicesimo nel IX secolo, mentre in Norvegia il Vangelo si affermò solo nel XI secolo. Nei secoli X e XI diventarono infine cristiani gli Ungari, i Variaghi e i Russi.

 

Dopo il Concilio di Nicea (325), alle persecuzioni romane, subentrarono però crescenti attacchi alla Chiesa da parte degli eretici. Alcuni imperatori romani (Costanzo e Valente) abbracciarono l’arianesimo, devastarono la Chiesa, deposero vescovi cattolici, massacrarono i cristiani e mandarono in esilio perfino un papa (Liberio). Dopo l’editto di Teodosio (381) la fede cattolica diventò religione di Stato e l’arianesimo fu bandito. Ciononostante l’eresia ariana continuò a sopravvivere in tutto l’Occidente presso le popolazioni germaniche, convertite al cristianesimo dal vescovo ariano Ulfila (autore di una famosa versione della Bibbia in gotico). Goti, Ostrogoti, Visigoti, Vandali, Eruli, Gepidi, Alani e Longobardi aderirono in massa all’eresia devastando per alcuni secoli il Nord Africa, la Spagna e l’Italia e perseguitando con crescente ferocia la Chiesa cattolica. La diffusione in Oriente delle eresie nestoriana e monofisita, solo in parte arginata dai Concilii di Efeso (431) e di Calcedonia (451), favorì il distacco dal cattolicesimo di molte chiese localizzate in Egitto, in Abissinia, in Armenia, in Siria, in Mesopotamia, in India e in Persia, indebolendo il fronte cristiano e favorendo l’avanzata dell’Islam. Non priva di credibilità è l'ipotesi che la nascita dell'Islam sia frutto dell'incontro del pensiero ariano con le più antiche tradizioni dei popoli del deserto.

 

Secondo alcuni esegeti il millennio dell’espansione cristiana andrebbe dall’editto di Costantino (313) alla prima rivolta delle nazioni contro la Chiesa (schiaffo di Anagni e cattività avignonese). La liberazione di Satana dalla sua millenaria prigione sarebbe pertanto imputabile alla profanazione del sacro segno della croce da parte della cristianità, dei suoi ministri e dei suoi guerrieri (stragi in Terra Santa, sacco di Costantinopoli, pogrom e grandi persecuzioni contro gli ebrei, crociate contro gli eretici, roghi dell'inquisizione...). Secondo altri, i mille anni avrebbero, invece, un valore simbolico e si prolungherebbero fino alla fine dei tempi. I drammatici sviluppi economici, militari, politici e religiosi, intervenuti soprattutto a partire dall'ultima parte del Medioevo (trionfo dell’Islam, scisma d’Occidente, scisma d’Oriente, riforma protestante, apostasia dalla fede cattolica di molti paesi europei, crescente rinnegamento dei valori cristiani da parte dei grandi stati nazionali, sistematica persecuzione dei cristiani da parte dei sistemi totalitari, ...), fanno comunque supporre che il millennio di espansione cristiana sia finito e che Satana, liberato dall'Abisso, seduca le Nazioni, preparando l'attacco finale alla Chiesa ed ai cristiani (Apocalisse 20,7-10). Secondo la Rivelazione cristiana, la storia si concluderà comunque con l'intervento diretto di Dio (Apocalisse 20,9), la resurrezione dei morti (1 Corinzi 15), il giudizio finale (Matteo 25 e Apocalisse 20,11-14), la creazione di cieli nuovi e terra nuova (2 Pietro 3,9-13) e la discesa dal cielo della Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21 e 22).

 

Nella tabella sotto riportata è possibile confrontare due letture storiche del libro di Apocalisse, letture dalle quali emerge la possibilità che Giovanni abbia usato i più recenti avvenimenti di Gerusalemme per diffondere una profezia di più ampio respiro sulla caduta di Roma, sulla fine dell’idolatria e sulla rovina del culto imperiale.

 

 

 

 

APOCALISSE: DUE DIVERSE LETTURE STORICHE

Gerusalemme

Roma

Redazione dell’Apocalisse

Anno 50 d.C.

 

Anno 96 d. C.

Due testimoni vestiti di sacco (Capitolo XI)

Giacomo fratello di Giovanni e Giacomo fratello del Signore

martiri a Gerusalemme

Pietro e Paolo

martiri a Roma

Donna vestita di sole (Capitolo XII)

Antico popolo giudaico che genera il Messia e si trasforma in Chiesa perseguitata

Maria Assunta in cielo, Arca della Nuova Alleanza, che ha generato il Messia e simboleggia la Chiesa

Bestia che sale dal mare (Capitolo XII)

Potere Giudaico

Impero Romano

Falso profeta (Capitolo XIII)

Culto giudaico filo romano

 

Culto imperiale idolatrico

 

I 144.000 (Capitolo XIV)

Giudei giusti dell’Antica Alleanza e del Nuovo Patto

Cristiani giusti vittime delle persecuzioni romane

 

Battaglia di Harmarghedon (Capitolo XVI)

Fine del culto giudaico (70 d.C.)

Fine del culto imperiale (313 d. C.)

Caduta di Babilonia la grande (Capitoli XVII-XVIII)

Distruzione di Gerusalemme (70 d.C.)

 

Distruzione di Roma (410 d. C.)

Regno millenario di Cristo (Capitolo XX)

Dalla caduta di Gerusalemme

al culmine dell’espansione cristiana (X-XI secolo)

Dall’editto di Costantino (313)

alla rivolta delle nazioni contro la Chiesa (XIII secolo) o alla fine dei tempi