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LA PASTORALE COLLETTIVA DEI VESCOVI CATTOLICI DI GERMANIA

(Documento dell’episcopato cattolico elaborato a Fulda nel 1938)

 

 

Cari diocesani, se noi, Vescovi cattolici tedeschi, ci rivolgiamo a voi dalla tomba di S. Bonifazio con una Lettera collettiva, vogliamo anzitutto affermare la nostra unità spirituale in Cristo, il cui Corpo mistico rappresenta pure la più intima unità dei suoi membri.

Noi mandiamo quindi un cordiale, fraterno saluto all'Eccellentissimo Episcopato e a tutti i fedeli della terra austriaca. Purtroppo è la stessa lotta ideologica che infierisce al di là come al di qua dei vecchi confini ed il medesimo fine che i nostri avversari perseguono, con gli stessi mezzi e gli stessi metodi di lotta.

Noi, Vescovi cattolici tedeschi, abbiamo già in precedenti Pastorali caratterizzato con opportuni richiami e moniti questa lotta che ci è stata imposta. Oggi pure, dopo varie esperienze, dobbiamo riconoscere che gli assalti non sono divenuti per nulla più moderati e più sopportabili, ma piuttosto più acerbi e più violenti, scoprendo più chiaramente gli scopi voluti. Si vuole, cioè, impedire e dissanguare la vita cattolica; ancor più, si vuole distruggere la Chiesa cattolica in mezzo al nostro popolo, e perfino sradicare lo stesso Cristianesimo per introdurre una fede che con la vera fede divina e con la fede cristiana circa la vita futura non ha assolutamente nulla a che vedere.

* * *

Per ciò che riguarda i nuovi ostacoli alla vita cattolica, molti cattolici tedeschi si domandano ansiosamente se, nonostante la loro nazionalità e la loro fedeltà allo Stato, essi non godano più gli stessi diritti dei loro concittadini e se, contro le accuse, non meritino d'essere ascoltati né creduti, né meritino difesa né riparazione. Quando con incomprensibile pretesa si costringe un Vescovo tedesco a lasciare la sua diocesi e poi, al suo doveroso ritorno, si molesta continuamente con violenze senza precedenti, mentre la pubblica autorità non fa nulla per impedirle, la popolazione cattolica può difficilmente sottrarsi al timore che fra non molto anche gli altri Vescovi saranno alla mercé delle folle appositamente comandate (2).

Con il più profondo dolore abbiamo pure veduto conculcato nel modo più offensivo l'onore personale del Santo Padre. Noi Vescovi e cattolici tedeschi partecipiamo all'indignazione di tutto il mondo cattolico. Noi siamo tanto più strettamente uniti e fedeli al Santo Padre in quanto Egli soffre per noi e raccoglie amara ingratitudine dopo una lunga e sincera benevolenza. Un avvenire più tranquillo, in cui ritroveranno il loro posto la verità e la giustizia, dovrà liberamente riconoscere che tutte le disposizioni e tutte le manifestazioni del Papa erano unicamente ispirate dalla doverosa intenzione di difendere e custodire la Fede in mezzo alla parte cattolica del popolo tedesco.

Ma è appunto questo che al presente, in certi luoghi, si cerca in tutti i modi: la totale distruzione della fede cattolica in Germania.

Non si opponga che ciò sia un vano timore od una calunnia ispirata da sentimenti ostili allo Stato. Autorevoli personalità hanno pubblicamente dichiarato che la fine del cattolicesimo tedesco è nel loro programma spirituale .

si dica che, malgrado tutto, non v'è alcun impedimento contro l'esercizio del culto. Ciò è vero in gran parte. In realtà, però, si fa ogni sforzo perché, specialmente fra la gioventù e negli accampamenti, la frequenza alla Chiesa sia resa difficile, mentre si condanna come contrario alla unità della Nazione tutto ciò che è confessionale, e si allontana dalla vita pubblica ogni manifestazione religiosa. Si pensa in tal modo di ricacciarci nelle catacombe, ciò che dovrebbe essere il principio della fine. A giustificare tutto questo, nella storia della nostra Chiesa (perfino nel materiale scolastico) la grandezza e la santità di essa sono trascurate o deprezzate oppure spiegate razzisticamente, mentre quanto vi può essere di male vien messo in chiara luce ed esagerato, senza riguardo alla vera scienza ed alla giustizia naturale. O meritano forse minore rispetto della verità e della giustizia i morti senza voce e senza difesa che non i vivi capaci di difendersi ? Per questo abuso della storia sono accolti volentieri e largamente diffusi e raccomandati libri e scritti che la scienza tedesca come ogni tedesco colto e oggettivo sanno come giudicare.

La produzione libraria e periodica cattolica è sottoposta, invece, non raramente, alla più stretta vigilanza fino al divieto, al sequestro ed alla soppressione .

Intanto, continuamente e dappertutto, si va investigando, spesso con mezzi e strumenti di dubbia liceità, dietro supposte immoralità del clero e dei religiosi, secondo criteri unilaterali, e continuamente si riprendono in giudizio cause da lungo tempo prescritte.

Così pure si rinfacciano alla Chiesa segrete relazioni di natura personale e politica con il bolscevismo russo. E ci si irrigidisce in questo atteggiamento, benché, sia dalle Encicliche e dalle allocuzioni papali, nonché dall'insegnamento inequivocabile della dottrina cattolica, sia dalle stesse confessioni dei bolscevichi risulti che il loro sistema politico e morale non trovò un nemico più grande e più irriconciliabile della Chiesa cattolica romana .

Anche ogni parola cortese o qualsiasi atteggiamento o azione del Capo Supremo della nostra Chiesa verso altri Stati e verso altri popoli, suggeriti dalle usanze diplomatiche o civili oppure dalle circostanze religiose del nostro tempo, sono interpretati come ostili alla Germania e perfino come segni di segreta alleanza con i suoi nemici.

Dentro i confini germanici sono promossi e favoriti movimenti di apostasia dalla Chiesa, mentre sono sempre più minacciati di rappresaglie economiche i funzionari, impiegati, studenti rimasti fedeli cattolici, rappresaglie che vengono pure duramente eseguite.

Nella legislazione matrimoniale si è applicato un principio che non possiamo considerare senza una solenne collettiva protesta. Nella motivazione, poi, alla legge sui testamenti, fu persino parlato dell'avarizia del clero come indegno sfruttatore dei moribondi.

In quanto si afferma che certe cose, che noi deploriamo e dobbiamo soffrire, non sono che una dovuta reazione ed una misura difensiva, perché noi, Vescovi e fedeli cattolici tedeschi, non ci siamo dati senza riserva al nuovo Reich, rispondiamo: Noi Vescovi tedeschi abbiamo aderito più volte sinceramente ed in modo inequivocabile alla Nazione e alla Patria anche nel loro nuovo regime ed abbiamo coscienziosamente compiuto i nostri doveri civici. Aggiungiamo, però, coraggiosamente che, continuando il movimento ideologico, appare sempre più chiaramente che anche i circoli dirigenti non vogliono un vero e durevole accordo con noi e con la Chiesa cattolica. O incompatibilità fondamentali impediscono un avvicinamento, oppure nello sviluppo degli avvenimenti ha preso la mano una corrente, che vuole la fine della Chiesa e non già la pace o almeno una sopportabile convivenza tra la Chiesa e lo Stato.

Sia, però, adesso e per sempre dichiarato con tutta fermezza che noi Vescovi cattolici tedeschi non compriamo il benessere o anche solo la sopportazione e la quiete col sacrificio del nostro patrimonio religioso, né cedendo sui diritti della Chiesa, né venendo meno al coraggio personale ed al carattere.

Noi, Vescovi cattolici tedeschi, sappiamo che cosa è la Chiesa: l'istituzione di Gesù Cristo, il più santo di tutti gli uomini ed eterno Figlio di Dio, il regno salvifico di Nostro Signore, fondato sulla roccia di Pietro, ed i Pontefici suoi successori, la sede della verità e della grazia, l'unica potenza spirituale che resiste da duemila anni, nonostante tutti gli assalti esterni ed interni e che resisterà per tutti i tempi avvenire, perché per essa vale la parola divina: «Le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa ».

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Cari diocesani, che la lotta sia diretta non soltanto contro la Chiesa, ma contro il Cristianesimo in quanto tale, l'abbiamo più volte chiaramente dimostrato. Già il ripudio dell'Antico Testamento lo rivela. Inoltre si è definito il Cristianesimo come una reliquia fossilizzata di tempi superati e completamente inutile ed impotente per i tempi nostri.

Prescindendo anche da questo, fondandosi sulla razza e sul sangue, si è affermato che la Persona e la vita di Gesù Cristo contrastano con la natura dell'uomo tedesco, che gli insegnamenti principali della sua dottrina, specialmente il dogma del peccato originale e della redenzione, del premio e del castigo dopo la morte, non sono altro che superstizioni dell'Asia Minore, imposte alle stirpi germaniche dopo averle soggiogate.

Spinti da tali dottrine si giunse in alcuni luoghi, specialmente da parte di giovani, a togliere dai luoghi pubblici le croci, come simboli della religione cristiana, senza riguardo al loro valore artistico, dove c'era, e perfino distruggerle, con grande amarezza della popolazione cristiana. Ciò facendo, questi infelici forse non sapevano di insultare la fede cristiana dei loro stessi antenati, ricompensando con nera ingratitudine le molte centinaia di migliaia di uomini, che combatterono con fede cristiana convinta per il nostro popolo e per la nostra patria, ed ora portano sui petti valorosi la Croce di ferro, o dormono sotto le innumerevoli piccole croci dei nostri cimiteri di guerra.

In certi ambienti avversari si vorrebbe pure - come ci duole il parlarne ! - escludere dalla Nazione i convinti confessori di Cristo, i quali «obbediscono di più a Dio che agli uomini», oppure stigmatizzarli con la nota di «politicamente infidi» con tutte le penose conseguenze che ne derivano.

Insomma, un quadro ben fosco e pieno di contrasti. Mentre la Spagna cattolica in una lotta eroica si afferma come invincibile avversaria dell'Anticristo bolscevico; mentre i cristiani ed i cattolici compiono con fedeltà coscienziosa i loro doveri civili e militari e per l'amore della Nazione dimenticano i torti e le sofferenze loro inflitte, non pochi in mezzo al popolo tedesco tentano di abbattere la fede cristiana come nemica del popolo e di annientarla con un lavoro di demolizione metodico e senza scrupoli .

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Contro tutto ciò rivolgiamo ai nostri concittadini, capaci di ragionare e amanti della verità, le seguenti domande:

Non è un mentire a se stessi, quando da una parte si afferma che il Cristianesimo non ha più radice nel suolo tedesco, ma è travolto dalla corrente del tempo, schiantato dal fulmine dello spirito germanico, corrotto fin nelle più profonde midolla, e d'altra parte si fa un chiasso così enorme per abbattere questo fracido cedro del Libano ?

Non fa pensare il fatto che milioni e milioni di tedeschi, fra cui eminenti pensatori, per quasi quindici secoli hanno giudicato il Cristianesimo ed il suo divino Fondatore per nulla contrario, anzi conforme al nostro genio, e come la suprema, beatificante realizzazione dei loro più profondo religioso desiderio di verità e di salvezza ?

Non è forse un fatto incontrastabile che il Cristianesimo ed il Germanesimo hanno prodotto in unione spirituale l'alta coltura tedesca del Medioevo ?

Non è forse evidente che anche l'attuale coltura tedesca fino alle sue ultime propaggini non deriva soltanto dalle radici della razza ma soprattutto dalle radici cristiane ?

Uno sguardo limpido nella massa del popolo non trova forse che la fede cristiana agisce ancora integra in molti milioni di anime schiettamente tedesche con una forza invincibile, nella silenziosa sofferenza, in una vigorosa e vittoriosa lotta morale, mentre acquista di fervore e di nobiltà per la stessa molesta e ingiusta persecuzione?

Si crede forse che i Cristiani ed i Cattolici siano così privi di giudizio ed arretrati che, simili a creduli bambini, apprendano gli insegnamenti della loro religione come altrettante favole divertenti, o siano sotto l'incantesimo di stregoni come i popoli primitivi di terre lontane dalla civiltà?

Non vi sono forse convinti cristiani apprezzati uomini della scienza, meravigliosi maestri dell'arte, autorevoli capi delle forze armate, dell'economia, della tecnica e di tutte le altre attività umane?

Non sorprende forse ogni mente onesta ed oggettiva, senza parlare di ogni mente scientificamente colta e matura, il modo superficiale con cui vien condotta la presente lotta contro Cristo e il Cristianesimo ?

La passione forse impedisce di vedere che la lotta contro il Cristianesimo già adesso produce una spaventevole divisione nell'anima del popolo tedesco, la quale significa precisamente il contrario di comunità nazionale e tutto fa all'infuori del costruire.

Si è voluta la lotta d'annientamento contro le confessioni perché, come si pretende, esse, dividendo l'anima del popolo tedesco, ne diminuiscono la forza. Ma si crede proprio sul serio che un più profondo contrasto fra Cristiani e concittadini nemici di Cristo sarà meno dannoso alla Nazione che gli eventuali dissensi fra le diverse confessioni?

Si è veramente così acciecati da sperare una completa e pronta estinzione del sole cristiano nel popolo tedesco mediante decreti e la forza materiale? Ciò può pensare soltanto uno stolto, che non conosce la storia del Cristianesimo, né la sua luce e calore, tuttora integri, come ignora la tendenza innata dell'uomo verso l'ultima Verità e l'intima pace.

Si può imprigionare e flagellare la verità cristiana come quel Santissimo, che ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita»; si può consegnarla alle potenze terrene, coronarla con le spine della calunnia, condannarla a morte e crocifiggerla sopra un calvario tedesco . Ma essa presto risorge e guarda trionfante sulla sua tomba preparata e sigillata dagli uomini e sulle tombe chiuse per sempre sui suoi nemici.

Forse non rimarrà nell'avvenire alcuna vetta che non sia calcata dall'uomo; ma una roccia sovrasterà a tutti i tempi e a tutti i popoli, la cui croce dominante nessun presuntuoso potrà toccare senza cadere.

Non si pensi soltanto, per dimostrare l'anacronismo del Cristianesimo, a quelle terre che il Cristianesimo ha perduto in alcune parti del mondo; ma si guardi pure a ciò che, col Cristianesimo, quelle terre hanno perduto.

Non si dimentichi neppure che di fronte alle deplorevoli apostasie tedesche vi sono dei ritorni tedeschi al Salvatore, che con la loro nuova forza vitale sono incomparabilmente più eloquenti che non le foglie ed i rami avvizziti caduti nella polvere.

Se noi, Vescovi cattolici, con coraggio apostolico apertamente chiediamo di terminare finalmente la lotta contro il Cristianesimo, serviamo gli interessi della Patria e della Nazione non meno che gli interessi della nostra Fede.

In ogni modo noi ricordiamo, inflessibili, la parola dello Spirito Santo: «Nessuno può porre alla base oltre quella che già c'è, Gesù Cristo» (1ª Cor. 3, 11). Ciò vale per ogni singolo uomo e vale per il nostro popolo.

Perciò noi rimaniamo fedeli a Cristo, e voglia Egli conservarci saldi nella sua Verità e nella sua grazia, noi tutti Vescovi, sacerdoti e l'intero popolo tedesco, divenuto grande per Lui e che solo in Lui rimarrà grande. «Cristo ieri, oggi ed in eterno!» (Agli Ebrei, 13,8).

E noi rimaniamo tanto più generosamente uniti a Lui, in quanto dobbiamo espiare per una grande colpa tedesca. Poiché sono stati concittadini tedeschi, che per anni e per decenni hanno preparato le armi contro Cristo e il Cristianesimo.

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Cari diocesani, nel corso dei secoli si è sempre verificato che l'apostasia dal Cristianesimo e dalla Chiesa ha preparato l'apostasia dal vero Dio. Ciò si verifica anche al presente. Si parla di «credenza in Dio» che deve conservarsi nel popolo tedesco. Se, però, si esamina il contenuto ed il valore di questa «credenza in Dio», si vede subito che questo stesso «Dio» da un novatore è pensato ad un modo ben diverso da altri, così da risultarne un campionario di credenze tedesche in Dio, in irriducibile contrasto fra loro, come l'acqua e il fuoco.

Si vuol respingere il Dio dei cristiani per mettere al suo posto un «Dio tedesco». Ma che cosa significa, infine, «un Dio tedesco?». E' forse questo Dio diverso dal Dio degli altri popoli? Se sì, allora vi sono altrettanti dei quante sono le razze e le Nazioni, ossia, in fondo, nessuno. Poiché il vero Dio è uno solo, il perfettissimo e spiritualissimo fra tutti gli esseri, l'infinito Signore di tutti i popoli e di tutti i tempi, l'eterno Creatore di tutte le cose e l'ultimo desiderio di tutto ciò che è immateriale e simile a Dio e che tende alla patria delle anime come l'acqua scorrente al mare.

Ora però, in una circostanza solenne, si è proclamato che il tedesco non riconosce il «Dio creatore». Con ciò il tedesco fa eterno il mondo caduco e respinge l'unico e solo e vero Dio, intendendo sotto il concetto di Dio, al più, un'espressione dell'anima razziale. Ma un tale Dio non significa nulla. Egli non è Signore né Legislatore, né origine né fine, né Provvidenza, né Soccorritore, non è una potenza che premia o che castiga. Egli è lo zimbello della moda filosofica, e sostanzialmente destinato, presto o tardi, a cedere all'ateismo. Tali confusioni e indecisioni hanno sempre la sorte di svilupparsi fino alle ultime conseguenze e così di contraddirsi. Ciò, del resto, si mostra fin d'ora, perché, come insegnano le statistiche, i senza Dio crescono di numero.

Dolorosamente commossi ed intimamente sgomentati, domandiamo ora:

E' questa una soddisfacente risposta alle supreme e più ardenti questioni?

E' questa la soluzione dei misteriosi problemi dell'universo, che, senza Dio, da ogni parte ci adombrano?

E' questa una solida religione o semplicemente una nube che il prossimo vento dissiperà ?

E' questo il succedaneo della fede cristiana, nella quale il nostro popolo da secoli si è sollevato e per essa è divenuto buono, forte, eminente ed eroico ?

Quando tramonta il concetto cristiano di Dio, subentra la disperazione e si ripudia completamente una vita dopo la morte ed una responsabilità davanti ad una suprema potenza morale.

Ciò non ci sorprende affatto. Se non c'è un Dio personale ultraterreno, la spiritualità in genere e l'al di là sono un fantasma. Infatti sentiamo già dire che corpi, anime e spiriti formano una unità, non già nel senso cristiano, secondo il quale anima e corpo si uniscono nella persona umana, ma in un senso ben diverso, secondo il quale questi elementi sono sostanzialmente la stessa cosa e perciò finiscono con la morte. Perciò si sente ora parlare unicamente di «al di qua», per il quale l'uomo tedesco deve incessantemente servire, perché la fede nell'al di là e il desiderio e il tendere verso quello, deprezzano la vita terrena, definita una valle di lagrime, fanno spaventosa la morte ed impediscono il pieno sviluppo delle forze in servizio del popolo e della Patria. Queste sono vecchie e conosciute sentenze, che con melodie poco diverse risonavano già ai tempi dell'ateo marxismo.

Queste sono affermazioni che con aperta e simulata crudezza predicano il godimento dei piaceri sensibili, non già la serietà della vita degna dell'uomo, e la vita stessa svuotano d'ogni spiritualità, l'indeboliscono, le tolgono ogni valore, invece di animarla a grandi imprese.

Questi sono messaggi per gente miope e leggera, alla quale basta il mondo sensibile e nella cui anima non arde alcun grande ideale.

Sono opinioni e frasi fatte, indegne delle nobili tradizioni dei nostri antenati, del pensiero dei più grandi filosofi, della tendenza del nostro spirito verso ciò che è eterno.

Sono concezioni e modi di vivere che non bastano neppure nei giorni della sanità e del benessere, mentre nelle amarezze della povertà, nella malattia, nelle pene e nella morte, sempre mostrano evidentemente il loro vuoto e la loro stoltezza. Non soltanto l'umanità, ma ogni uomo assennato lo sa per sua esperienza: vi sono dei momenti in cui occorrono altre fonti di fortezza e non la gioia soltanto.

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Ed è forse la Germania sicura di fronte ai cavalieri dell'Apocalisse?

Togli all'umanità la speranza d'una vita dopo la morte e tu le darai in cambio l'inquietudine e perfino la nausea della vita, fino alla disperazione.

Scaccia l'eterno Iddio e Giudice dalla coscienza del popolo e tu gli togli con ciò stesso il più potente freno morale ed il fondamento di ogni moralità e di ogni vera coltura.

La fede nell'oltretomba non genera soltanto «opprimente angoscia», ma pure consolante speranza ed incomparabile conforto, la gioia più nobile e quella dolcissima pace «che il mondo non può dare». La conoscenza, poi, di un'eterna responsabilità offre anche in questo mondo i più forti motivi all'azione che aumentano le forze naturali fino all'eroismo.

Nella coscienza della nostra responsabilità alziamo la nostra voce contro questa esclusiva limitazione terrena dell'uomo e contro la negazione d'una vita ultraterrena dell'anima, volendo preservare il nostro popolo da sì fatali errori e salvarlo dalla rovina. Anche qui lo ripetiamo: la nostra lotta non è contro il popolo e lo Stato, bensì per il popolo e per lo Stato e perciò contro coloro che noi, con il coraggio del carattere apostolico, dobbiamo definire nemici del nostro popolo. Saremo per questo misconosciuti ed insultati. V'è, però, una Giustizia che nessuna parola rumorosa può soverchiare, e nessuna tracotanza soggiogare. Ognuno di noi dice con S. Paolo: «Chi mi giudica è il Signore» (1ª Cor. 4, 4).

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Noi abbiamo discusso in apostolica concordia e preghiamo il nostro reverendo clero e tutto il popolo cattolico ad ascoltare la nostra voce con quella serietà che i tempi esigono ed in ispirito di fede, secondo quella parola: «Chi ascolta voi, ascolta Me» (S. Luca 10, 16).

Esortiamo a «confessare», come noi stessi abbiamo confessato, esaminando voi stessi nel ricordo di quest'altra parola: «Chi mi avrà confessato davanti agli uomini, anch'io lo confesserò davanti al Padre mio, che è nei Cieli» (S. Luca 12, 8).

Esortiamo a confessare con la parola e con i fatti, a confessare con una vita esemplarmente cristiana, con la cristiana educazione della gioventù, con la valorosa difesa del patrimonio cristiano cattolico. Ci addolora profondamente il sapere quanto sia divenuto difficile per non pochi nostri concittadini una tale confessione. Noi appelliamo, perciò, alla carità cristiana, affinché neppur uno dei nostri fratelli soffra la fame e l'inedia per ragione della sua fede.

Esortiamo a non lamentarsi e a non scoraggiarsi. «Perché temete, gente di poca fede?» (S. Matteo 8, 26). Non è la prima tempesta, che si scatena sopra la Chiesa cattolica in Germania e non sarà neppur l'ultima. Quanto più siamo perseguitati tanto più vicino è Dio a noi. «Se anche voi soffrite per amore della giustizia, beati! » (I S. Pietro 3, 14): «Beati siete voi, quando gli uomini vi oltraggeranno e, mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia» (S. Matteo 5, 11).

Esortiamo a perseverare nella fedeltà e nell'amore per il popolo e per la Patria. Poiché non deve soffrire danno la Patria per il torto che ci fanno alcuni del nostro popolo e della nostra Patria. Noi conosciamo il quarto comandamento che ci obbliga all'obbedienza, in ogni cosa lecita, verso lo Stato e verso l'Autorità dello Stato, comandamento che trova, peraltro, il suo complemento nella parola degli Apostoli: «Bisogna ubbidire a Dio più che agli uomini» (Atti degli Apostoli, 5, 29).

Esortiamo, uniti nella comune sorte cristiana cattolica, ad essere concordi e unanimi meritando la benedizione della sofferenza, che conduce sempre alla vittoria. «Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce tolleranza, la tolleranza produce virtù provata, la virtù provata speranza; e la speranza non inganna» (Ai Romani, 5, 3).

Esortiamo, finalmente, alla preghiera per ottenere quella fortezza cristiana che è più forte di ogni potere. «Può molto la costante preghiera del giusto» (S. Giacomo 5, 16).

Esortiamo alla preghiera per la nostra gioventù, specialmente per quella esposta ad influenze, che fanno temere il peggio per la loro Fede; per la nostra gioventù, la quale, però - sia detto a nostro grande conforto - in grande numero, rimane magnificamente fedele ed eroica. Gesù la benedica e la protegga, Egli, il migliore amico della gioventù, Egli solo Verità eterna.

Se Cristo vive in noi tutti, allora vivono in noi la divina Sapienza e la divina Fortezza, opera in noi il divino Sangue del Salvatore.

«Questa è la pietra rigettata dai costruttori, e divenuta pietra angolare. E in nessun altro è salute perché non c'è sotto il cielo altro nome dato agli uomini, dal quale possiamo aspettarci di esser salvati» (Atti degli Apostoli, 4, 11).

Vi benedica l'onnipotente e misericordioso Iddio + Padre + Figliuolo e + Spirito Santo: Amen.

Dato a Fulda, il 19 agosto 1938.

 

Da: La Civiltà Cattolica, Roma, 1 ottobre 1938, a. 89, vol. IV, quad. 2119, pp. 68-77

 


NOTE

(l) V. quad. preced., p. 567.

(2) V. Civ. Catt. 1938, 3, 566.