PERCHÈ DIO PERMETTE LA SOFFERENZA E IL MALE?

Più della questione dei miracoli o del rapporto tra la scienza e la Bibbia, un problema sempre cocente è quello della sofferenza; perché gli innocenti soffrono, perché ci sono bambini che nascono ciechi, perché vite ricche di promesse vengono soffocate sul nascere, o perché esiste l'ingiustizia sociale. Perché, insomma, ci sono guerre nelle quali migliaia di innocenti vengono uccisi, e bambini sfigurati e resi irriconoscibili dal fuoco, e tanti restano mutilati per la vita?

Secondo il modo classico di porre il problema, o Dio è infinitamente potente, ma non infinitamente buono, e pertanto non ferma il male, o è infinitamente buono, ma incapace di fermare il male, nel qual caso non è infinitamente potente.

Si tende cioè in genere ad accusare Dio dell'esistenza del dolore e del male e ad addossargliene tutta la responsabilità.

Una questione così importante rifiuta soluzioni banali, non può essere presa alla leggera o trattata in maniera puramente accademica: si potrebbe parafrasare la famosa espressione dicendo che «chi non è mai stato ferito non sa che cosa siano le cicatrici.» Ma bisognerebbe tener presenti alcuni dati.

 Non dobbiamo mai dimenticare che quando Dio creò l'uomo, lo creò perfetto. L'uomo non fu creato peccatore. Aveva tuttavia, come essere umano, la capacità di obbedire a Dio o di disobbedirgli. Se non avesse disobbedito, non ci sarebbero mai stati problemi e avrebbe vissuto una vita senza fine in comunione con Dio, godendo della Sua presenza e della Sua creazione. È questo che Dio aveva in mente per l'uomo quando lo creò. Di fatto, comunque, il primo uomo gli si ribellò, e successivamente ognuno di noi ha ratificato quella ribellione.

«Perciò, siccome per mezzo d'un sol uomo Il peccato e entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v'è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» Romani 5:12.  Il punto da tener presente e che il responsabile del peccato è l'uomo, non Dio.

Ma perché, chiedono molti, Dio non ha fatto l'uomo in modo tale ch'egli non .potesse peccare? Certamente egli avrebbe potuto, ma non dimentichiamo che se l'avesse fatto noi saremmo macchine, non esseri umani. Che ne direste di essere sposati con una bambola parlante? Ogni giorno e ogni notte, tirando la cordicella, otterreste le bellissime parole «Ti amo», e mai parole roventi, mai conflitti, mai nulla che vi rattristasse! Ma chi vorrebbe una cosa del genere? Non ci sarebbe neanche l'amore, perché l'amore è volontario. Dio avrebbe potuto farci come dei robot, ma allora non saremmo più stati uomini: evidentemente Egli pensò che valesse la pena di correre il rischio di crearci così come ci ha creati. In ogni caso, decise di fare così ed è con queste realtà che dobbiamo fare i conti.

Dobbiamo riconoscere anche che Dio potrebbe annientare il male, se così decidesse di fare. Geremia ci ricorda: «È una grazia dell'Eterno che non siamo stati interamente distrutti; poiché le sue compassioni non sono esaurite» (Lamentazioni 3:22). Verrà un giorno in cui Egli annienterà il male del mondo, ma intanto l'amore e la grazia di Dio prevalgono ed Egli ci offre ancora la Sua misericordia e il Suo perdono.

 Se Dio volesse annientare il male oggi, lo farebbe in maniera radicale, eliminando anche le menzogne, l'impurità di ciascuno di noi, la nostra mancanza d’amore e la nostra incapacità di fare il bene. Supponendo dunque che Dio decidesse che alla mezzanotte d’oggi tutto il male dovrebbe essere eliminato dall'universo, chi di noi sarebbe ancor qui dopo mezzanotte?

E Dio ha fatto qualcosa per risolvere il problema del male, e ha fatto precisamente la cosa più drammatica, più faticosa, più efficace che potesse fare, dandoci il suo Figliuolo perché morisse per l'uomo peccatore. L 'uomo può sfuggire all'inevitabile giudizio di Dio sul peccato e sul male e anche sottrarsi al potere della propria natura corrotta entrando in rapporto personale col Signore Gesù Cristo. La risposta definitiva al problema del male, a livello personale, si fonda sulla morte sacrificale di Gesù Cristo.

Ma sarebbe poi buono, Dio, se trattasse con ogni persona esattamente secondo il suo comportamento? In realtà, secondo l'Antico e il Nuovo Testamento, la bontà di Dio non consiste solo nella sua giustizia, ma anche nel suo amore, nella sua misericordia, nella sua bontà. Perciò tutti gli uomini dovrebbero veramente essergli grati per il fatto che «Egli non ci ha trattati secondo i nostri peccati, nè ci ha retribuiti secondo le nostre iniquità. poiché quanto i cieli sono alti al disopra della terra, tanto è grande la sua benignità verso quelli che lo temono» (Salmo 103: 10-11).