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bon, Bergame, bentornato! e dopo i convenevoli del caso ci si pole anco rimettere <al pezzo>:
Marco ha scritto: ...quasi
tutte le testimonianze citano espressamente il passaggio dalla Polla.
Se fossero passati dalla Focoraccia o Foce Capraia che dir si voglia
sarebbe stata una deviazione inutile se non impossibile, dato che con
tutta probabilità avrebbero disceso direttamente il canale per poi
piegare verso Azzano (la Fanfani ovviamente non c'era...). Viceversa,
venendo dalla Greppia, il passaggio era praticamente obbligato perché
avrebbero con tutta probabilità sfruttato il sentiero dei cavatori. Dico
bene? o Marco, in realtà a guardar bene un'affermazione come
questa, del <passaggio praticamente obbligato> dove dici te [lizze
e vie degli òmini Colonnoni-Tacca bianca], non meriterebbe neppure una
risposta, quando è da più di un anno che mi appello alle testimonianze
locali del passo calcato abbestia dal passaggio di migliaia di persone
nel Canal dal Prado sulla linea delle grotte di Cele', e la quantità di
tracce e di oggetti di civili ritrovate dentro a queste [ma diobbono
queste non sono ipotesi!]... ma anche senza testimonianze in merito,
non vedo dove stia questa <praticamente obbligatorietà> di una
deviazione così importante, impegnativa e rischiosa, rispetto al
viadotto naturale del Canal dal Prado.
una spiegazione di questo
equivoco sta nel comune uso esteso del toponimo <La Polla>, che
denota su ampia scala la zona grossomodo comprensiva de La
Polla-Mortigliani-Palazzo. uso che ne fa...a dok anche Davide Del Giudice, di cui ho cominciato solo ora a leggere i libri:
[Davide Del Giudice, Penne nere sulle Apuane, pagg. 19-20] Coloro
che passavano il fronte salivano ad Antona, nel massese, dove si
trovava un comando tappa partigiano tenuto dal Gruppo Patrioti Apuani
dell'ex frate Petro Del Giudice, poi venivano avviati da guide per un
sentiero in località Campiglia. Da qui raggiungevano il Passo della
Focoraccia, scendevano quindi il Canal del Prato di Greppia, per
giungere nel letto del torrente Serra in località la Polla, da dove
risalivano infine per giungere ad Azzano. Questo itinerario fu usato
fino al dicembre 1944, dopodiché venne abbandonato per le perdite subite
sulle mine o incontrando pattuglie tedesche. Dal gennaio 1945 alla fine
di marzo, l'itinerario prese una strada più alta: Antona, Tecchia e
Passo della Greppia. Dal Passo della Greppia, un sentiero mal messo
scendeva a congiungersi infine col vecchio itinerario nel Canal del
Prato di Greppia. In questo frangente, partigiani e civili ebbero a che
fare più direttamente cogli alpini dell'Intra, i quali intensificarono
la loro presenza sul Passo degli Uncini, dal quale a mezzo della discesa
di un canale erboso si accede al Passo della Greppia. ...e qualcosa a dir poco interessante si trova qui anche a proposito del TUO fatto Marchini:
[Davide Del Giudice, Penne nere sulle Apuane, pagg. 52-53] QUEL MALEDETTO 15 DICEMBRE SULLE APUANE
Il
15 dicembre fu per l'Intra giorno di gravi perdite: il cielo coperto e
la temperatura sotto allo zero che ghiacciava la neve sui pendii, uniti
allo stato d'allarme per l'attacco avversario ed ai bombardamenti su
tutta la linea del Battaglione, crearono le premesse per una giornata
tragica. Nel settore della 13^ Comp., una pattuglia scesa dall'Altissimo
sul Passo degli Uncini e giunta nei pressi del Passo della Focoraccia,
si scontrò erroneamente con un reparto tedesco, il quale poco prima era
giunto in zona, allarmato dallo scoppio di mine sulle quali erano
saltati dei partigiani. Successe che gli alpini avanzarono nella
fitta nebbia che impediva di vedere aldilà di pochi metri, finché una
folata di vento improvvisa non li scoperse alla vista dei tedeschi, i
quali credendoli partigiani apersero il fuoco; prima che l'equivoco
fosse chiarito un alpino rimase ferito leggermente. o Bergame,
per il tracciato ti faccio aspettare ancora un popoino, anche perché in
effetti non ce ne sarebbe neppure bisogno, dal momento che il percorso,
a prescindere dalla mia anarrazione, è semplicissimo e basta andarci
per ritrovarlo <a naso>... intanto però non scordarti di rispondere alla mia domanda "non allineata":
..........................a che punto sono le ipotesi "non allineate"? ........................a che punto sono le ipotesi "non allineate"? .............................a che punto sono le ipotesi "non allineate"? ...................a che punto sono le ipotesi "non allineate"? ......................................a che punto sono le ipotesi "non allineate"?
ciao Luca
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/06/09 16:38
By: bergame
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Marco, devi ammettere però che un duello così congeniato non ha storia: che possibilità avrei io con un machete oriundo contro un pennato "doc" delle fiere genti apuane ?
Comunque
la proposta di Montesanquirico mi sembra interessante. Si potrebbe
unire l'utile al dilettevole : la zona è ricca di vigneti e frutteti e,
a settembre, con roncole, pennati e cesoie invece che fassi del male si
potrebbe anche fà del bene
Per
il tracciato della tua ultima incursione dok 'un è il caso che ti
scomodi per me, io t'ho capito e quanto a naso non ho problemi, lo
dicevo con spirito altruistico
Quanto
allo stato delle ricerche non allineate, mi sono seduto … sugli
allori ??? magari, invece son sulle scope e i ginestroni come facevano quelli che arrancavano alla meno peggio verso la libertà.
Infatti,
viste (anzi lette) le numerose testimonianze di discese "culo a terra"
mi sono convinto che la via ufficiale verso la libertà non passava per
il pitone di mezzo però aspetta a cantar vittoria
Sul percorso Campiglia-Greppia ho forti perplessità: prima di tutto
andrebbe trovato e studiato, e poi, oltre alle varie contrarietà
documentali all'equazione pitone=greppia (quelle che avevo espresso nel
mio ultimo intervento prima della pausa di riflessione) un altro forte
motivo di dubbio è che il passaggio dalla Greppia mi sembra troppo sotto
il tiro di chi stava appostato agli uncini: dal passo degli uncini SE
NON RICORDO MALE c'è un bel canalone dritto "sparato" molto aperto che
permette di fare una specie di tiro al bersaglio su chi si accinge a
transitare per il passo della greppia. DIco male ?
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/06/09 22:10
By: Marco di AS
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O Bergame, capisco la tua perplessità, soprattutto se il pennato
in questione fosse vaglino (da quelle parti, tanto per sottolineare
meglio il caratterino degli abitanti, c'è anche un proverbio che dice
più o meno Di Vagli sono, a Vagli son nato / meglio morì che lasciare il pennato).
Ne ho uno a casa che mi ha fatto il fabbro di Pedogna, insieme a un
altro garfagnino (quello con la pancia): è un bel po' più lungo degli
altri pennati, sarebbe come un duello pugnale contro sciabola...
A
parte le digressioni pennatesche, sia pur a malincuore (perché anche a
me, lo confesso, l'ambiente, oltre all'ipotesi, piaceva non poco...)
penso anch'io si possa definitivamente ammainare la bandiera del Pitone
di Mezzo. Sulla questione della Greppia sotto tiro, torna la questione,
mai davvero chiarita, di una possibile tolleranza dei passaggi, che
comunque avvenivano di notte, con tutte le cautele del caso, tanto che
Silvia Germelli, la testimone che ho citato ricorda l'apprensione che
causò mettendosì a piangere. Scrive tra l'altro:
Dopo
molti anni lessi in un libro la testimonianza del Parroco di Magliano in
Garfagnana, Don Emilio Barsotti. Scrisse di un bambino che: "Si mise a
piangere nella gola e i suoi strilli echeggiavano sinistramente. Un
brivido ci corse per le pssa e ci aspettavamo da un momento all'altro,
una raffica di mitraglia in risposta a quei vagiti. La mamma riuscì a
farlo tacere". Quel bambino ero io. Dalla relazione del passaggio del
fronte del Gruppo Patrioti Apuani, in data 26 febbraio il mio nome e
quello di don Barsotti compaiono vicini. Un partigiano dopo molti
anni confidò a un mio conoscente che in realtà il parroco impaurito
pretendeva che fossi riaccompagnata indietro. Per fortuna il partigiano
rifiutò senza indugi e con una certa decisione.
Così
sappiamo anche che c'erano relazioni precise sul passaggio del fronte,
il che meriterebbe una visita agli archivi dell'Anpi o dell'Istituto
Storico della Resistenza. Intanto con Luca sabato 8 giugno siamo andati a
casa di Nino Mignani a Massa, che ci ha confermato le sue
testimonianze. Una persona eccezionale e ancora estremamente in gamba, a
93 anni passati: l'indomani, ci ha detto, sarebbe andato con la figlia a
Ugliancaldo, a rivedere tra l'altro la strada che aveva realizzato
lavorando nella Forestale... Ma a questo punto non vado oltre, in attesa di un intervento... dok!
Marco
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/06/10 16:05
By: dok
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Bergame ha scritto: Quanto allo stato delle ricerche non allineate, mi sono seduto … sugli allori ??? o
Bergame! e allora l'hai preso proprio sul serio quel saggio orientale: e
ti ci vedo, lì sulla sponda del fiume, adagiato in un nido di allori
col <becco> di fuori, hahaha...ma un vecchio saggio occidentale
diceva più o meno così: chi si adagia sugli allori in riva al fiume, un
piglia pesci... e per quanto riguarda sfide alla bòcchisse o similari, historia docet:
[Davide Del Giudice, Penne nere sulle Apuane, pag. 45] UNA SINGOLARE SFIDA AL CAMPIONE DI BOXE JOE LOUIS
Ricorda,
a proposito della sua esperienza nell' Intra, Giuseppe Faroldi: [...]
Correva poi voce che nella 92^ Div. USA vi fosse arruolato il famoso
campione di Boxe dei pesi massimi Joe Louis [...], così un giorno
proposi al nostro tenente di inviare un messaggio al nemico, lanciando
una sfida al noto pugile che...avrebbe dovuto battersi con uno dei
nostri, pugilatore dilettante. Buon per noi, anzi per il nostro boxeur,
che la sfida non andò in porto..." credo possiamo piuttosto
trovare un accordo stile Baddespense, chi riesce a far fuori più pizze e
birra, il tutto spesato dal Marco che si è volontariamente offerto
arbitro: tra i due litiganti il terzo...paga! che ne dici?
prima
di iniziare, dopo la carrellata di testimonianze partigiane, quella
delle testimonianze di fronte avverso, eccoti qua lo schizzo grossomodo
del percorso che dicevo, il cerchio rosso è dove trovai il proiettile di
mortaio:
il
breve tratto riaperto tra vecchi fusti di scope è la discesa lato
Capraia dalla dorsale del <pitone di mezzo>, il solo tratto da
rimarcare sarebbe poi quello tra scope sul colletto sotto la <Barba
del Professore>, dove peraltro si passa ugualmente senza alcun
intervento. resta invece da riaprire, nell'altra direzione, il tratto
dalla dorsale fin sotto i <Gaglini di Guido>, che facemmo quella
volta con Fabri. ciao Luca
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/06/10 16:15
By: dok
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ed ecco qui, per i lettori fondisti, una piccola maratona di
appunti tratti dal libro di Davide, preziosissimi per farsi un quadro
del passo del fronte dal punto di vista Monterosa e, nel successivo
post, qualche significativo episodio tra le linee alpine nei luoghi di
interesse:
[Davide Del Giudice, Penne nere sulle Apuane, pag. 16] [27
ottobre, Garfagnana] [...] Altri Partigiani ci circondarono togliendoci
la possibilità di reagire. Fummo disarmati e condotti in un paesino
mezzo bruciato. Il comandante dei partigiani, un maggiore inglese
(Oldham? N.d.A.) ci rassicurò, dicendoci che saremmo stati trattati come
prigionieri di guerra; ci propose di passare le linee per consegnarci
agli americani o essere trasferiti in Emilia: De Grandi ed un altro
scelsero l' Emilia. Quella sera partimmo e si giunse due giorni dopo
presso un paesino a pochi km da Massa (Antona? N.d.A.), si aggiunsero a
noi 5 tedeschi disertori e 3 piloti inglesi. Gli stranieri tentarono
per primi di attraversare il varco del fronte sui monti ad est di Massa
(attraverso il passo della Focoraccia o Pitone in gergo locale, N.d.A.),
ma furono uccisi dai tedeschi: ormai non si passava più. [...] nei
giorni segueni Brovelli saltò su una mina mentre stava attraversando il
Passo della Focoraccia ed il suo corpo non fu mai ritrovato. [pag. 17] DISLOCAMENTO DELLE COMPAGNIE IN LINEA
Il
28 ottobre, tempo pessimo, con forti precipitazioni a carattere
temporalesco, il Btg. Intra assunse il controllo di un tratto della
Linea Gotica occidentale nel suo tratto più impervio delle Alpi Apuane,
rilevando gli Jager della 42^ Div. tedesca. Il Btg. si piazzò tra
l'Altissimo (1589 m l.s.m.) e Le Rocchette (999 m l.s.m.).[...] [pagg. 19-20] LA MANCATA SALDATURA DEL FRONTE
Sulla
sinistra, nella zona delle Rocchette, il Battaglione prese contatto con
la 6^ Comp. del 2° Btg./6° Rgt. Fanteria di Marina Div. San Marco. A
destra invece, l' Intra non aveva un contatto diretto con i tedeschi del
281° Rgt. Granatieri/148^ ID, poiché tra gli ultimi presidi tenuti
stabilmente dagli alpini sulla sommità del Monte Altissimo e la prima
postazione tedesca (ridotta a soli 14 uomini), sulla cresta che dalla
sommità del monte Focoraccia (1149 m l.s.m.) degrada verso le cave della
località Granaiola (1050 m l.s.m.), vi era un tratto di fronte non
fortificato per via del terreno estremamente impervio. In questo caso la
natura stessa aveva provveduto ad ostruire virtualmente una possibile
via d'accesso verso nord, nono sarebbe stato possibile per gli Alleati
che spostarvi con grande rischio qualche pattuglia. I tedeschi, nel
fortificare l'Altissimo e il M. Focoraccia, evidentemente confidarono di
poter difendere questo varco - esteso per circa 3 km in linea d'aria -
mediante la posa di campi minati e con l'invio di pattuglie giornaliere.
Inoltre essi potevano tener d'occhio le vie di approccio ai Passi della
Focoraccia (1050 m l.s.m.) e della Greppia (1200 m l.s.m.), col fuoco
incrociato di mitragliatrici e mortai. Il Passo degli Uncini (1407
l.s.m.) a nord-ovest dell'Altissimo era ben fortificato, ma gli alpini
dell' Intra non ne occuparono stabilmente le posizioni difensive, se non
negli ultimi giorni di guerra. Fino a quel periodo le fortificazioni
sul Passo vennero occupate solo dagli uomini lasciati in copertura alle
pattuglie che si appostavano sul Passo della Greppia. I partigiani e i
civili che intendevano passare la linea del fronte, approfittarono di
questo varco per recarsi in territorio alleato, dove il primo presidio
americano era ad Azzano. Coloro che
passavano il fronte salivano ad Antona, nel massese, dove si trovava un
comando tappa partigiano tenuto dal Gruppo Patrioti Apuani dell'ex frate
Petro Del Giudice, poi venivano avviati da guide per un sentiero in
località Campiglia. Da qui raggiungevano il Passo della Focoraccia,
scendevano quindi il Canal del Prato di Greppia, per giungere nel letto
del torrente Serra in località la Polla, da dove risalivano infine per
giungere ad Azzano. Questo itinerario fu usato fino al dicembre 1944,
dopodiché venne abbandonato per le perdite subite sulle mine o
incontrando pattuglie tedesche. Dal gennaio 1945 alla fine di marzo,
l'itinerario prese una strada più alta: Antona, Tecchia e Passo della
Greppia. Dal Passo della Greppia, un sentiero mal messo scendeva a
congiungersi infine col vecchio itinerario nel Canal del Prato di
Greppia. In questo frangente, partigiani e civili ebbero a che fare più
direttamente cogli alpini dell'Intra, i quali intensificarono la loro
presenza sul Passo degli Uncini, dal quale a mezzo della discesa di un
canale erboso si accede al Passo della Greppia. Sul Passo
furono compiuti numerosi appostamenti, in realtà molto disagevoli, in
quanto gli alpini dovevano trascorrere lunghe ore esposti a temperature
rigide, alla neve e alla pioggia, senza poter contare su ripari
predisposti. Rammenta un civile, poi noto professionista a Massa, che in
una gelida mattina d'inverno si trovò a transitare sul Passo della
Greppia. All' improvviso balzò fuori un alpino che pareva un brigante
tanto i suoi indumenti erano laceri e consunti, questi puntò contro il
gruppo di sfollati il mitragliatore, verificando che non vi fossero
partigiani, poi con un gesto fece loro cenno di proseguire.[...] [pagg. 68-69] UN SALVATAGGIO DI CIVILI AL PASSO DELLA GREPPIA
Nel
mese di gennaio, continuava incessante il passaggio di civili
attraverso il varco cosiddetto della "Focoraccia". I Partigiani del
Comandante Pietro per regolare il flusso di civili ed aiutarli a passare
le linee con valide guide, organizzarono un comando tappa ad Antona,
all'inizio del tragitto ed uno ad Azzano all'arrivo. Ciò avvenne anche
per identificare eventuali informatori dei tedeschi, i quali passavano
facilmente le linee mischiandosi ai civili. Spesso il transito avveniva
di notte, per questo il comando dell' Intra ordinò l'invio di pattuglie
notturne, in aggiunta alle altre. Il s. ten. Giglio ci ha fornito in
merito un' interessante testimonianza: "Si organizzavano pattuglie,
anche in collegamento con i reparti tedeschi di base al M. Focoraccia.
L' appuntamento era nel fondo del canalone erboso degli Uncini, sceso
con uso di corde in presenza di neve e ghiaccio. Si sorvegliava il Passo
della Greppia per ore, più che altro per prevenire il transito di gente
armata. Una notte di gennaio fermammo una fila di gente. Venivano su
dal massese arrancando alla peggio; gente anche scalza, intirizzita,
con principi di congelamento, senza il minimo vestimento adatto. Pur di
passare! Così ci capitò di soccorrerne un gran numero. Erano allo
stremo, affamati e senza soldi. Li portammo al Comando di Compagnia, dal
capitano di Pierro. Tutti gli alpini fecero una colletta: ebbero
vestiti, scarpe, cibi e bevande. Furono identificati, non per essere
rinviati in forma coatta, ma per tornare dov' erano partiti. Qualche
volta le nostre pattuglie, se accertavano la presenza di soli civili,
chiudevano un occhio. Umanità, null' altro, ma non è poco". Un giorno
gli alpini videro transitare sul Passo della Greppia addirittura un
gregge di pecore! Aprirono il fuoco con le MG 42 ed abbatterono un gran
numero d'animali; poi scesero a recuperare tutte le bestie che potevano,
integrando così per qualche giorno il rancio sui capisaldi dell'
Altissimo. Alcune carcasse ormai decomposte rimasero sul Passo e furono
osservate dal Comandante partigiano di Pietro, in uno dei suoi
spericolati transiti (era un valido montanaro e profondo conoscitore dei
sentieri delle Apuane) per recarsi in missione presso il Governo
Italiano del sud. Una delle notti successive, l'alpino Ravasio fu
inviato di pattuglia al passo della Greppia, sentiamo il suo ricordo:
"Si partiva per queste ricognizioni con la dotazione extra di una
coperta di lana, un telo da tenda ed un quarto di cognac od anche più,
per proteggerci dal freddo durante l'appostamento. Quella notte salimmo
sul Passo degli Uncini dal Canal delle Gobbie; una squadra rimase sugli
Uncini a protezione, io scesi con gli altri lungo il canale erboso. Sul
Passo della Greppia scoprimmo un gruppo di partigiani, i quali
scapparono dopo averci visti, lasciando un notevole bottino: scatolette
di viveri e stecche di sigarette appena ricevute ad Azzano dagli
americani. Ricordo infine che sul Passo c'erano dei cadaveri insepolti,
morti a causa delle mine, tra i quali un ufficiale americano".
[didascalia foto] Il
Passo della Greppia, visto da una postazione tedesca sul M. Focoraccia -
da qui i tedeschi spararono per errore su Tullio Nadin ai primi di
aprile del 1945 -. Il valico del Passo avveniva nella zona erbosa dietro
al "gendarme" isolato. Si nota dietro al Passo, il lungo ed erto
canalino erboso, percorso giornalmente dalle pattuglie dell' Intra, che
conduce alla sommità del Passo degli Uncini dopo la visibile deviazione a
sinistra nell'ultimo tratto. A sinistra dello sbocco del sentiero,
sulla roccia più alta si trova la postazione dalla quale i bersaglieri
spararono sugli americani, provocando una dura reazione di artiglieria.
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/06/10 16:22
By: dok
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[Davide Del Giudice, Penne nere sulle Apuane, pag. 45] UNA SINGOLARE SFIDA AL CAMPIONE DI BOXE JOE LOUIS
Ricorda,
a proposito della sua esperienza nell' Intra, Giuseppe Faroldi: "Noi
della Comp. Reggimentale ci piazzammo nel bunker più avanzato che
sovrastava Pian di Lago, in mani avversarie, che potevamo osservare da
una feritoia. Ricordo un paio di episodi curiosi: un giorno un pastore
ebbe il coraggio di venirci a chiedere il permesso di attraversare le
linee con il gregge al completo! Gli fu risposto che egli poteva
senz' altro passare, ma che le pecore essendo beni della RSI non
potevano seguirlo; così egli dovette abbandonarle a malincuore agli
alpini. Per diverso tempo la carne di pecora mal frollata fu la portata
all' ordine del giorno per l' 11^ Comp., finché in molti non si
trovarono vittime di una fastidiosa dissenteria a causa della scarsa
cottura di tale cibo. Correva poi voce che
nella 92^ Div. USA vi fosse arruolato il famoso campione di Boxe dei
pesi massimi Joe Louis [...], così un giorno proposi al nostro tenente
di inviare un messaggio al nemico, lanciando una sfida al noto pugile
che...avrebbe dovuto battersi con uno dei nostri, pugilatore dilettante.
Buon per noi, anzi per il nostro boxeur, che la sfida non andò in
porto..." [pagg. 71-72] UN CADUTO DELL' INTRA RIMASTO IGNOTO
In
un giorno imprecisato del mese di febbraio 1945, un alpino si trovava
in osservazione sulla testata di un canalone - cosiddetto dai cavatori
per la sua pericolosità: "Canal del Macello" -, poco sotto alla quota
1456, sul versante nord-ovest del Monte Altissimo. Con probabilità
cercava di osservare il transito dei civili che passavano il fronte: si
volle sporgere troppo e la neve ghiacciata lo tradì, facendolo scivolare
lungo il ripido canalone. La sua discesa si fermò molto più in basso,
in pratica sulla lingua di sentiero che dalla cava dei Colonnoni sale al
Passo degli Uncini. La neve alta rallentò il suo scivolare e ne provocò
l' arresto, prima che il canale diventi ripidissimo, lasciandolo ferito
ma vivo. Qualcuno da basso lo udì gridare e lamentarsi: a causa di
fratture agli arti non poteva camminare. [...] [pag. 74] NUOVA TRAGEDIA SULL' ALTISSIMO
Il
15 febbraio una pattuglia della 13^ Comp., comandata dal s. ten. Luigi
Giglio, scese dalla vetta dell' Altissimo sulla cresta nord, portandosi
dulla vedretta ghiacciata tra la quota 1456 ed il Passo degli Uncini,
ove si trovava un campo minato. Era successo che il campo di mine si era
spostato a causa del movimento della massa nevosa; compito della
pattuglia era di riattivarlo. Gli alpini scesero senza ramponi, ma una
volta ancora il ghiaccio tradì l'appoggio ad uno di loro, l'alpino Luigi
Anselmi, il quale scivolò per decine di metri sul versante nord. Nella
caduta, a causa della violenza dell'impatto, Anselmi stroncò degli
alberelli di faggio, del diametro di 7-8 cm. [pag. 75] LE MINE MIETONO VITTIME
A
metà febbraio, il Comando dell' Intra, visto l' intensificarsi dei
passaggi di civili e partigiani attraverso il varco del fronte, decise
di aumentare la sorveglianza dei Passi del Vestito e della Greppia,
inviandovi un numero maggiore di pattuglie e posandovi qualche mina in
più. Inoltre, l'inizio del disgelo e il conseguente calo del manto
nevoso in cui erano nascoste le mine, rese necessario il riassetto dei
campi minati. Il 23 febbraio una squadra di pionieri della 15^ Comp.,
scortata da una pattuglia di sicurezza dell' 11^ Comp. si trovava a
posare mine sul Passo della Greppia. Il cielo era sereno ma l'aria
molto fredda ed il terreno ricoperto di neve. Nel primo pomeriggio,
mentre i pionieri ponevano le mine a strappo, l'alpino Umberto Lumelli
urtò inavvertitamente il filo di una di queste, provocandone lo scoppio.
Lumelli ebbe un piede ed un polpaccio dilaniati dall'esplosione. [...] [pag. 78] UNA "POWER PATROL" ATTACCA AL PASSO DELLA GREPPIA
Il
Comando dell' Intra, sempre ben informato dalla rete di spie che
confondevano ai civili nel passaggio del fronte, venne a sapere che il
Comando del 371° Rgt. USA avrebbe inviato una "Poer Patrol" sul Passo
della Greppia, la notte del 27 marzo 1945. Così il magg. Appoggi inviò
sul Passo un reparto ben armato di una ventina di uomini [...] Ricorda
Tullio Nadin: "In seguito a quest' episodio, la mia squadra fu spostata
dopo il bivio Campagrina-Arni e con noi mandarono tre artigleri e un
obice da montagna della 14^ Compagnia. Il nostro compito era di sparare
sul varco del fronte alternando tiri di cadenza diversa ogni notte: la
prima, un colpo di cannone l' ora, la seconda uno per mezz' ora e la
terza tre colpi ravvicinati ogni ora, in modo che il nemico non venisse a
conoscenza del momento di arrivo dei proiettili". [pag. 84] IL BTG. INTRA CONTATTA I TEDESCHI SUL MONTE FOCORACCIA
[6
aprile] Mentre l'attacco americano dilagava, le posizioni della 13^
Comp. mantenevano il contatto telefonico con il presidio tedesco del M.
Focoraccia, ormai isolato dal resto della 148^ ID. Ad un certo punto
anche questo contatto telefonico s'interruppe, così fu ordinato alla
squadra del serg. magg. nadin di ristabilire il collegamento tramite un'
azione di pattuglia. Gli uomini di Nadin rimasero di protezione sul
Passo della Greppia mentre il ten. List, l' obergefreiter Karle e il
serg. magg. Nadin, si diressero attraverso la cresta della Focoraccia,
pervenendo nei pressi del monte omonimo. Arrivati nel punto in cui il
sentiero sale su uno stretto e ripido passaggio di roccia, furono
accolti dal crepitare di una MG 42 che sparava dalla cresta del M.
Focoraccia: il presidio tedesco aveva scambiato la pattuglia di
collegamento per partigiani. Chiarito l' equivoco Nadin, List e Karle
salirono verso la sommità del sentiero, che salendo su una stretta
lingua rocciosa, conduce al Monte Focoraccia. Ricorda Tullio Nadin: "Il
ten. List ci ordinò: - Voi mettere piede dove messo io! -, Ed io: -
Perché? - Non ebbi risposta. Quando fummo in prossimità delle "tane di
volpe" dove vivevano i tedeschi, ci arrivò addosso il fuoco avversario.
Ci buttammo nelle "tane di volpe". I tedeschi ci dissero che potevano
muoversi solo di notte. Il ten. List parlò con loro, informandoli che
saremmo andati a prenderli prima della ritirata. Ritornammo poi a
ritroso sul sentiero, e finito l'esile passaggio roccioso List mi disse
che avevamo attraversato un campo minato posato dai tedeschi, i quali
non avevano lasciato nessuna mappa alla Monterosa. Ecco il perché delle
sue parole di prima! Ed io a lui: -Questa è proprio una bella notizia
per me! - Riuniti alla mia squadra risalimmo poi l'impervio percorso
tornando alle nostre posizioni". ciao Luca
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