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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/20 16:34 By: Marco di AS Status: Utente  
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O Luca, fosse solo quello il vizio di noi del CAI! Dopo la riunione delle sezioni apuane di sabato scorso a Pietrasanta mi sembra ce ne siano ben altri... Non entro nei particolari per rispetto (peraltro dovuto!) ai diretti interessati, ma t'assicuro che a volte sembra proprio che ci piaccia fare di tutto per complicare anche le cose semplici e già ben avviate. Mi riferisco, naturalmente, al progetto di ripristino che comunque andrà avanti grazie soprattutto ad Angelo Nerli e alla sezione di Pisa, oltre alla disponibilità di Pontedera; certo che se avessimo dovuto attendere obbligatoriamente il benestare del Gruppo regionale forse lo facevamo per il 200° anniversario!
Comunque per il tratto Polla - sentiero Fanfani - sentiero degli Agheti - collegamento Passo della Greppia/tornante ex marmifera dei Colonnoni rilievi finali e lavori partiranno quanto prima. Sarà in pratica anche un primo ripristino del Sentiero della Libertà "dok"! Naturalmente vi terrò aggiornati su sui progressi.

Marco
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/25 13:00 By: dok Status: Utente  
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Marco ha scritto:
Comunque per il tratto Polla - sentiero Fanfani - sentiero degli Agheti - collegamento Passo della Greppia/tornante ex marmifera dei Colonnoni rilievi finali e lavori partiranno quanto prima. Sarà in pratica anche un primo ripristino del Sentiero della Libertà "dok"! Naturalmente vi terrò aggiornati su sui progressi.

Marco

...e infatti ho sentito che sabato mattina c'era un certo movimento di pisani diperinsù tra le grotte di Celè, dico bene?
una domanda: ma nel progetto dei lavori è pure compresa la sistemazione del tratto sottotornante marmifera-Pizzo del Tabarrani, come collegamento tra il 33-Passo della Greppia e le cave?

e per quanto riguarda il <Sentiero della Libertà "dok">, giustamente per distinguerlo da altri <non a denominazione di origine kontrollata>, le ricerca storico-documentaria va avanti in positivo, avendo trovato nuovo materiale [che magari presenterò prossimamente su questa stessa rete] e riletto con maggiore attenzione e magari <cognizione di causa> i vecchi testi: ad esempio, rileggendo <Guerra sulle Apuane>, mi pare che qualche indicazione ci sia, ma a favore dell'identificazione del "Passo del Pitone" con il passo della Greppia:
a partire proprio da questa foto che ni manca solo la parola:



ma alle volte un'inquadratura vale più di mille parole: qui i nomi mi pare sono tutti al loro posto, e ogni commento mi pare superfluo. cito piuttosto Vinci Nicodemi laddove racconta [pag.55] il passaggio del fronte per il Passo del Pitone alla guida di circa trecento partigiani [2-3 dicembre 1944]:

A Renara venne tenuto un "Rapporto Ufficiali" e, in seguito a deliberazioni prese, il Comandante Pietro ordinò al Comandante Vinci di passare le linee portando con se tutti i Partigiani sbandati che in quel momento assommavano ad oltre 250 uomini.

PASSAGGIO DEL FRONTE DI OLTRE 300 PARTIGIANI

Appena possibile detti l'ordine di partenza ed il folto gruppo di partigiani partì da Renara per attraversare il fronte. Ci avviammo così verso la Linea gotica per raggiungere le truppe Alleate. Da Renara arrivammo in Centurania, poi alle "Strappate" e quindi a "Tecchia". Da qui ci portammo, in fila indiana, al "Passo del Pitone" da dove intendevamo passare per attraversare le linee. Nel frattempo il numero degli uomini era aumentato fino ad oltre trecento perché lungo il percorso altri, conosciuto il nostro intento, avevano chiesto di venire con noi e si erano aggregati.
[...]
Prima di arrivare al Passo del Pitone mi fermai per far cenno ad ognuno che da lì in avanti bisognava tacere assolutamente perché stavamo per passare a poche decine di metri dalle truppe nazi-fasciste che avrebbero potuto individuarci e spararci.
Arrivati al Passo trovammo che la visibilità era molto scarsa e cominciammo la discesa quasi seduti, aiutandoci con le mani e con i piedi per il lungo, scosceso sentiero che, attraverso il Monte Altissimo, conduce al paese di Azzano.

certo da Tecchia è facile supporre che abbiano preso la via della Greppia, ma il dato è che passavano <a poche decine di metri dalle truppe nazi-fasciste che avrebbero potuto individuarci e spararci>, laddove più avanti [pag. 98], sempre a proposito del Passo del Pitone, si aggiunge che:

All'inizio si passava dal Cinquale, dall'Aurelia e dalla Fortezza, poi da Venturello, dal Carchio e dalla Cardella, ma, poco alla volta, con il completamento dello schieramento delle truppe tedesche e fasciste, ogni valico veniva chiuso.

Restò aperto soltanto un punto dal quale si poteva cercare di passare [...] doveva essere percorso di notte ed in silenzio perché esposto al fuoco delle truppe fasciste del Battaglione Intra della Monte Rosa posizionato in alto sopra quel sentiero (foto)




prossimità delle truppe della Monterosa posizionate a poche decine di metri di distanza in alto [Uncini] sopra il passo: non vedo di che altro si può parlare qui se non del passo al Pizzo del Tabarrani.
insomma mi pare si possa dire che codesto è, anche per Vinci Nicodemi, il Passo del Pitone: che vide il suo passaggio il 2 dicembre con trecento partigiani, il tragico 15 dicembre con Marchini e altri e infine l'epopea del "Sentiero della Libertà", ovvero del passaggio regolamentato del fronte fino alla Liberazione.

a questo punto sarebbe davvero interessante sentire Fabri, Pisanino e Guido che in passato hanno tratto da questo libro conclusioni diametralmente opposte, e sapere come la pensano oggi.
francamente non mi pare che ci siano nel libro elementi a favore della loro tesi, a parte quella didascalia della foto del cippo [pag. 63: <Cippo di Marchini e Antolini al Passo del Pitone>], elemento direi del tutto trascurabile rispetto a quelli sopra riportati...ma forse me n'è sfuggito qualcuno?

altro dato significativo è invece per me il riferimento all'Altissimo: <lungo, scosceso sentiero che, attraverso il monte Altissimo, conduce al paese di Azzano>: infatti sarebbe stato detto diversamente se il passo era presso il valico della Focoraccia [Foce Capraia] o ancor più verso Carchio [Palerosa, Finocchiaia]. si potrà obiettare che questo è un elemento <debole>...sì, ma non marginale, dato che ricorre con una certa frequenza nelle fonti. vediamo qui qualche caso:

[Relazione della compagnia “Enrico Paolini” del Gruppo Patrioti Apuani]
“Ore 24 si parte da Renara per attraversare il fronte. Ore 7 del 3 dicembre arrivo degli uomini oltre le linee dopo una terribile marcia condotta sul selvaggio monte Altissimo, tenendosi lontani da viottoli e terreni su terreno praticabile. Gli uomini giungono affamati, laceri, molti scalzi perché le scarpe non hanno resistito al lungo cammino: Raggiungono il comando alleato di Seravezza e da lì a Pietrasanta."
[Federigi, Versilia Linea Gotica]
Un'altra importantissima missione che transita alle falde dell'Altissimo è quella guidata da Pietro Del Giudice, il comandante dei Patrioti Apuani, subito dopo il rastrellamento tedesco concluso il 2 dicembre. [pag.184]
[Maria Del Giudice, Un uomo di pace in tempo di guerra]
(...)Pietro decise quindi di passare a sua volta il fronte e fare un ultimo tentativo per convincere gli Alleati ad avanzare e allo scopo di organizzare un piano coordinato e comune per lo sfondamento del fronte.
Partì con un gruppo di sei partigiani per Seravezza, attraverso il monte Altissimo (...) [pag.33]

[Cipolllini, Il settore apuo-versiliese della linea gotica]
Arrivato a Forte dei Marmi, presso il comando della compagnia “Fulgor” della “F3”, organizzai una squadra di partigiani, mettendo un milione per zaino, quindi partimmo con un automezzo alleato per Seravezza. Consegnai gli zaini con il denaro ai partigiani ed alla loro testa, attraverso l’alta valle del Serra ed i valichi ghiacciati dell’Altissimo, rientrai ad Antona e quindi a Forno.
...e perché no, anche se non dice espressamente monte Altissimo... il già citato Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica, testimonianza di Pietro [pag. 105]:

Oggi nonostante tutte le cerimonie e le commemorazioni, i cippi marmorei e le facili nostalgie nessuno ha provveduto a ripulire ed a ripristinare, rendendolo agibile, questo ultimo tratto che partendo dal laghetto delle Ca' di Rho e sotto le cave, porta al Passaggio del Fronte.
ciao
Luca
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/26 16:11 By: Marco di AS Status: Utente  
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Ciao Luca e un saluto a tutti quelli che continuano a leggerci (penso che ce ne siano ancora... ). Ebbene sì, hai sentito bene. Nerli mi ha detto che hanno praticamente già ripulito la Fanfani.

Quanto al raccordo tra sentiero 33 e tornante, sarà "ufficializzato" anche quello: la parte verso sinistra (salendo) come raccordo per la Greppia/Pizzo del Tabarrani e quella verso destra come prosecuzione del sentiero per la cresta dell'Altissimo, attraverso i Colonnoni e Cava Tela.

Ho letto con interesse gli ulteriori apporti; mancandomi i testi sottomano seguo talvolta con un po' di difficoltà vista la mole di interventi passati, impossibile da tenere presente per intero. Però - parlo a lume di naso - non mi convince ancora del tutto l'ipotesi che il valloncello sotto la Greppia sia stato il teatro della vicenda di Marchini e degli altri. Ma attendo una verifica in zona per avanzare un'opinione più precisa!

Marco
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/26 16:11 By: Marco di AS Status: Utente  
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Mi era partito doppio...
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/29 14:31 By: dok Status: Utente  
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Marco ha scritto:
Ho letto con interesse gli ulteriori apporti; mancandomi i testi sottomano seguo talvolta con un po' di difficoltà vista la mole di interventi passati, impossibile da tenere presente per intero. Però - parlo a lume di naso - non mi convince ancora del tutto l'ipotesi che il valloncello sotto la Greppia sia stato il teatro della vicenda di Marchini e degli altri. Ma attendo una verifica in zona per avanzare un'opinione più precisa!
o Marco, e ho idea che con certi dubbi c'è da imparare a conviverci, perché le testimonianze sul fatto Marchini non mancano, ma non mi pare permettano di ricostruire un quadro certo: dopo ne riporterò qualcuna anche dei protagonisti, per chiarire la situazione.
intanto credo non faccia male fare un attimo mente locale, aiutandosi magari con le parole di scerloccolmese, ma quello vero: <una volta eliminato l'impossibile, quello che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità>. una volta <scansate> le tesi Palerosa e Piton da Mezzo, quello che rimane è più o meno quello che si è sempre saputo: più o meno la scoperta dell'acqua calda, niente male per un annetto di ricerca e dibattito di un accanito cluster di cervelloni...
dicevo più o meno, perché di meno c'è che si è verificata una curiosa fuga di cervelli, e proprio nel momento in cui il gioco si fa interessante e sarebbe invece ora di cominciare a ballare, mentre di più c'è che mi pare ci troviamo ora di fronte a una sorta di <rivoluzione copernicana>, nel senso che si è nettamente ribaltato, nella spiegazione del passo del fronte-Sentiero della Libertà, il modello <pitoncentrico> facente capo al passo della Focoraccia [Foce Capraia], mentre ora la chiave di volta sembrerebbe proprio il passo della Greppia.

per me la <rivoluzione copernicana> c'è stata nel senso che, come si può verificare a ritroso nel topic, non ho mai dubitato della importanza del passo al Pizzo del Tabarrani, anche superiore a quella degli altri passi, per le ragioni che ho espresso e con forza più una volta, ma fondamentalmente perché lì guidavano la mia attenzione i testimoni di quegli anni che ho avuto la fortuna di conoscere.
quello che non avevo ancora realizzato, se non come <cervellotica ipotesi di lavoro>, era la possibilità che questo passo fosse proprio il Passo del Pitone della Resistenza: e di poter arrivare al punto che è quasi il passo della Focoraccia, dato ad ora pressoché indiscusso, a dover essere legittimato come Passo del Fronte.

dico subito, se non fosse ancora chiaro, che nulla è ancora stabilito, la ricerca è sempre aperta.
e anzi un mi par vero che questa <spiegazione> venisse falsificata da una più esplicativa ancora: ma in ogni caso è per me un passo avanti, perché non solo spiega più cose [ma non tutte] della visione classica, ma trova anche dei bei riscontri oggettivi.

uno di questi, il più esplicito, è la testimonianza, in parte già riportata dai soci massesi, di Nino Mignani, sul passaggio del fronte del 2 dicembre, pubblicata, come quelle qui di seguito, in Partigiani apuani e Linea Gotica, a cura dell'ANPI Massa:

Nino Mignani, [PAeLG, vol. II, pag. 73]
Al mattino, lì a Renara, ci riconoscemmo in tanti delle varie formazioni [...] La situazione era tale che obbligava tutti noi ad organizzarci per passare il fronte.
Si scelse la zona delle Greppie (Antona) per raggiungere Azzano occupata dagli alleati. [...] Partimmo verso l'alto in direzione della località oggi chiamata Pian della Fioba. [...] Coperti da una provvidenziale nebbia ci avviammo verso le Greppie (oggi Sentiero della Libertà). [...] Raggiunto il passo, in una fitta nebbia, persi il contatto anche con il mio compagno che mi precedeva e che non rividi più (probabilmente aveva proseguito il cammino sul sentiero di cresta verso il Campaccio percorso da pattuglie tedesche). Scesi nel precipizio verso Azzano e, nel canale, nei pressi delle case dei cavatori, incontrai una pattuglia mista di partigiani e soldati americani che mi dissero di avviarmi verso Azzano...

il passo della Greppia fu dunque il valico utilizzato nel passaggio di massa del fronte del 2 dicembre sotto la guida di Vinci Nicodemi, che come abbiamo visto chiama invece Passo del Pitone, e il riferimento alla ubicazione relativa delle truppe della Monterosa non mi pare lasci dubbi sul fatto che stiamo parlando della stessa cosa, anche perché passarono tutti di lì:

[Relazione dell'attività svolta dalla IV Compagnia dei Patrioti Apuani "Mario Paolini", PAeLG, vol. I, pag. 147]
...Renara, dove si sono riuniti tutti i partigiani sbandati. Quindi viene tenuto un rapporto ufficiali ed a seguito delle deliberazioni prese il Comandante Pietro ordina al comandante Vinci di passare le linee portando con sè tutti i partigiani sbandati che assommano a circa 260 uomini. Ore 24,00 si parte da Renara per attraversare il Fronte.
...e ancora:

[Libero Baldini, PAeLG, vol. I, pagg. 115-116]
D - Quando passasti il Fronte verso l'Italia Libera e con chi?
R - Avvenne dopo il rastrellamento del 2 dicembre 1944 che portò alla disfatta partigiana, almeno così la vivemmo noi. Quasi tutti i partigiani passarono di là. Eravamo in tanti, non so dire il numero, ma decine e decine, forse centinaia. Era una fila lunghissima. Passammo tutti insieme, tutti in una volta.

se qualcuno avesse ancora qualche dubbio che il passo fosse invece più basso, qualcosa dice il Mario Conti di Resceto, pure vecchia conoscenza dei soci massesi:

[Mario Conti, PAeLG, vol. II, pag. 130]
D - Allora avete passato il fronte il 2 dicembre 1944. In quanti eravate?
R - Centinaia

D - Tutti partigiani?
R - Tutti partigiani.

D - Che passo avete fatto per andare di là?
R - Dagli Uncini: ci siamo trovati tutti a Canevara, e siamo andati su in Campiglia dove c'è un sentiero che va al passo degli Uncini, dopo da lì siamo scesi e siamo andati ad Azzano.

...e che si riferisca qui al passo della Greppia o propriamente a quello degli Uncini, certo è che vengono esclusi passi più bassi.

insomma, in riferimento al mio post precedente, il fatto che Vinci Nicodemi utilizzi uno stesso nome, Passo del Pitone, per il passaggio di massa del 2 dicembre, per il passaggio con Marchini del 15 dicembre, e poi per il Sentiero della Libertà, porterebbe a supporre che si tratti dello stesso luogo [anche se, almeno per quanto riguarda il fatto Marchini, qualche bel dubbio ce l'ho anch'io, così a fiuto, ma il caso è un po' complesso e ormai per questo si va al prossimo poste], che proprio per la sua descrizione e per i riscontri oggettivi esterni risulta essere il passo della Greppia.
ma c'è dell'altro: Vinci Nicodemi, tra le fonti analizzate, risulta essere forse il più <monopolista>, nel senso che parla esplicitamente, nel caso del Sentiero della Libertà, di una sola via possibile e praticata, da una certa data in poi [gennaio-febbraio 1945].

All'inizio si passava dal Cinquale, dall'Aurelia e dalla Fortezza, poi da Venturello, dal Carchio e dalla Cardella, ma, poco alla volta, con il completamento dello schieramento delle truppe tedesche e fasciste, ogni valico veniva chiuso.

Restò aperto soltanto un punto dal quale si poteva cercare di passare [...]: il Passo del Pitone. [pag. 98]

e proprio per questo non cessa di stupirmi il fatto che Fabri, Pisanino e Guido abbiano utilizzato proprio questa fonte per avallare la loro peraltro rispettabilissima tesi, che il Sentiero della Libertà passasse dal passo della Focoraccia [Foce Capraia], dandosi così praticamente...il Zappello sui piedi: insomma, quello che era il loro cavallo di battaglia, si sta rivelando essere un bel...cavallo di Troia...sisiziocane
ciao
Luca
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2013/03/29 14:32 By: dok Status: Utente  
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o Marco, e ho idea che con certi dubbi c'è da imparare a conviverci, perché le testimonianze sul fatto Marchini non mancano, ma non mi pare permettano di ricostruire un quadro certo: dopo ne riporterò qualcuna anche dei protagonisti, per chiarire la situazione.
ecco, riporto qui semplicemente, senza commenti, le testimonianze relative al fatto Marchini pubblicate nei due volumi di Partigiani apuani e Linea Gotica, a cura dell' ANPI Massa:

[Vinci Nicodemi, vol. I, pagg. 65-66]
Mine sul Passo del Pitone - Passaggio del Fronte

La notte del 15 dicembre 1944 stavo rientrando da Firenze, che era già stata liberata, per attraversare la linea gotica con 30 partigiani, tutti volontari. [...]
Agli avamposti alleati del paese di Azzano, gli Americani ci fermarono. Non ci permisero di passare di giorno perché, sui vari passi, erano stati avvistati intensi movimenti di truppe tedesche. Solamente in seguito scoprimmo la veridicità di quelle segnalazioni e capimmo la ragione di tali movimenti.
Arrivammo sul Passo del Pitone all'incirca verso le 20,00 procedendo in fila indiana. In testa erano Alfredo Baldini di Resceto e altro Baldini che conoscevano molto bene la strada. Distanziati una cinquantina di metri seguivano gli altri 28 della colonna: in testa Andrea Marchini, il sottoscritto, Flavio Cortesini, Irineo Mignani.
I due Baldini passarono senza incidenti. Superato il Passo del Pitone, all'inizio della discesa di Campiglia, vari lampi squarciarono le tenebre, seguiti da fragorose detonazioni alle quali si unì un crepitare di mitragliatrici. Tra partigiani e tedeschi era iniziato un vero e proprio scontro a fuoco, durante il quale il Marchini fu guida coraggiosa ed esperto Comandante.
Io fui colpito in più parti, soprattutto sulla fronte, sul viso tutto, in petto e sulle mani: persi i sensi. [...]

[Mario Conti, vol. II, pagg. 131-132]
D - Quando sei ritornato di qua?
R - A me sembra il 17, ma dicono il 15 dicembre del 1944.

D - Ma eri con Vinci Nicodemi in quel ritorno?
R - Sì, e mi sembra che fino a Forte dei Marmi con noi ci fosse anche Pietro Del Giudice. Quando sul passo Nicodemi rimase ferito e morì Marchini, c'erano anche Turba e Anchise e Baldini Libero di Resceto e altri. Noi due eravamo lì presenti, Nicodemi m'ha detto che voleva salvare Marchini.

D - Era rimasto sulle mine o mitragliato?
R - No, no, siamo rimasti sulle mine.

[...]

D - In quanti eravate con Nicodemi? Da dove siete passati?
R - Una quindicina, dal passo del Pitone.

[Mansueto Turba, vol. II pag. 136]
D - E poi...?
R - Poi, all'incirca a metà dello stesso mese, proprio il 15 mi pare, rientrai nella zona occupata, con un gruppo di partigiani guidato da Vinci Nicodemi. Fu quella volta che incappammo nelle mine tedesche, dove morirono Marchi (Andrea), Cortesini (Flavio), Mignani (Ireneo) e Vinci Nicodemi restò gravemente ferito.

D - Come avvenne?
R - Le esplosioni ci furono quando eravamo già nel versante massese, al di qua del Passo del Pitone. Eravamo circa una ventina, camminavamo lungo il sentiero che scende dal passo verso Campiglia.

D - Cosa faceste subito dopo?
R - Era notte, ci disperdemmo in modo confuso, ognuno per proprio conto. Più tardi ricordo che ci ritrovammo ad Antona.

[Libero Baldini, vol. I, pagg. 116-117]
D - Puoi raccontarci quel ritorno?
R - Il 15 dicembre 1944, io ritornai con alcune decine di partigiani tra i quali i miei compagni di Resceto, con Baldini Alfredo che era il mio Capo Plotone. Ma il più alto in grado era Vinci Nicodemi. Con i camion, gli americani ci portarono a Forte dei Marmi e da lì, a piedi verso Seravezza e poi ad Azzano.
Appena sopra Azzano alcuni di noi tornarono indietro, forse non se la sentirono, proprio quando ormai eravamo vicini alla meta. Tra loro ricordo Daniele Baldini che era mio cugino e Mario Bonini. Tornarono a Firenze, al centro di raccolta.
Arrivammo in cima al Passo del Pitone verso le 17,30 senza inconvenienti. Era quasi notte. Avevamo timore di presenze nemiche, di guardia e controllo ai passi, ma non eravamo certo informati e nemmeno immaginavamo che quella zona era minata.

D - Ti ricordi nel dettaglio cosa successe?
R - Dal passo si scese nel versante massese della montagna, verso Campiglia. Si procedeva al buio, in silenzio, in fila indiana, lungo un sentiero. Io ero l'ultimo armato di uno Sten, assieme a Bonini Anchise che aveva un Bren, avevamo il compito di copertura. Quando stavamo attraversando un piccolo pianoro, si sentì un forte scoppio e delle grida davanti. Ma non si capì cosa era successo.
Qualcuno gridò che una bomba a mano era scivolata dalla cintola ad uno dei nostri ed era scoppiata, che era ferito Baldini Alfredo. Io feci dei passi veloci in avanti, superando altri, tutto al buio, nella confusione e nell'eccitazione, perché Alfredo era mio zio. M proprio in quel momento si sentì un secondo scoppio. Qualcuno di nuovo gridò: "Siamo su un campo minato! Attenzione!" Ognuno a quel punto cercò di uscire da quella zona, ma nel buio non si capiva niente. Davanti a me sentii forse Mignani che disse: "Oddio! Sono su una mina!" ed un attimo dopo un altro scoppio, il terzo in quella baraonda. Lo spostamento d'aria mi buttò in un cespuglio, dovevo essere stato molto vicino! Rimasi anche ferito, avevo piccole schegge nella gola, in una mano ed al ginocchio. Vidi anche Vinci Nicodemi, ferito sopra un occhio alla testa. Ma poi mi buttai giù diritto nel poggio, attraverso macchie e aggrappandomi al palero, finii in un fosso, dove mi fermai e mi sdraia in un riparo. Poco dopo nello stesso punto arrivarono anche Turba Luigi e Baldini Alfredo (un altro Alfredo che non era il capoplotone). Poi dopo alcune ore, con calma, raggiungemmo Antona dove io fui curato forse dal dottor Sturlese o forse dal dottor Bertoloni. Non so cosa successe agli altri, che strada fecero, come si allontanarono. Ognuno, dopo gli scoppi, rimase solo, nel buio a pensare di salvare la pelle.

D - Ma foste anche mitragliati dai Tedeschi o dagli Alpini della Monterosa appostati sul crinale?
R - Io non ricordo spari di mitraglia. Non ci fu scontro a fuoco. Scoppiarono le mine e ci furono i morti e i feriti. Almeno questo ricordo io. Ma ripeto la confusione fu tanta e lo spavento e la paura anche. In quei momenti il terrore ti prende, quando sono andato a rivedere, dopo anni, non riuscivo a capire di dove potevo essermi calato e fuggito. Forse son rotolato, caduto. Eppure giù son venuto. E' difficile ricordare attimi come quelli, almeno con lucidità. Nel buio senti scoppiare le bombe, senti le grida dei feriti, ti senti dentro all'inferno, pensi che non ci sia più scampo, non capisci più niente. E' brutto, è difficile...

[Relazione dell'attività svolta dalla IV Compagnia dei Patrioti Apuani "Mario Paolini", vol. I, pag. 148]
15 dicembre
Ore 08,00 partenza da Seravezza. Si aggrega la pattuglia della Compagnia Fulgor composta da 6 uomini. Giunti in terra di nessuno vengono avvistati e viene aperto il fuoco micidiale dei mortai. E' impossibile proseguire per cui trovano riparo dentro ad una grotta. Si attende fino alle 15,30 poi il Comandante ordina di proseguire ad ogni costo. Di roccia in roccia superano il Passo del Pitone e si gettano nel versante di Campiglia. Qui vengono attaccati da un forte reparto tedesco in postazione. Non potendo sostenere la lotta, per la schiacciante superiorità nemica, il Comandante ordina di ritirarsi verso il Monte Altissimo. Nello sganciarsi la pattuglia va a finire su un campo minato, 4 uomini saltano sulle mine e altri 4 rimangono feriti, lo stesso Comandante Vinci è ferito gravemente alla testa. Per non abbandonare i feriti gravi e nell'impossibilità di muoversi devono accettare il combattimento.
L'eroico Caposquadra Marchini immediatamente apre il fuoco con il suo mitragliatore, rifiuta ogni cura per due ore, col piede destro completamente asportato e sostiene un duro combattimento fino a che, a notte inoltrata, il nemico si ritira.

[Ermenegildo Della Bianchina, vol. I, pagg. 33-34]
Il 15 dicembre 1944 il Comandante Vinci rientrava con molti uomini da Firenze. Dopo essersi uniti con un gruppo di uomini della Fulgor, diretti da Filiberto Rustighi, nel tragitto verso il crinale che li riportava in Apuania, si scontrarono con i tedeschi, ma riuscirono a defilarsi ed a continuare la marcia spostando il loro obiettivo il Passo del Pitone. Ma sul Passo furono di nuovo attaccati dai tedeschi e decisero così di cercare riparo tra i crepacci dell'Altissimo. Quando ripresero il cammino scendendo per il sentiero verso Campiglia, nella zona del Fondone, questa volta incapparono nelle mine disseminate dai nazifascisti.
Gli uomini alla testa del gruppo: Andrea Marchini, Flavio Cortesini e Ireneo Mignani caddero colpiti dalle bombe micidiali. Il Comandante Vinci, che era vicino al Marchini, fu ferito gravemente alla testa. I superstiti, su cui nel frattempo sparavano i tedeschi dall'alto del Carchio, riuscirono a raggiungere Antona.

[Ermenegildo Della Bianchina, vol. II pag. 38]
Vinci e parecchi altri passarono il fronte, partendo da Viareggio. Io sapevo che parecchi giorni prima la guardia aveva visto dei tedeschi e alpini della Monterosa, su in cima al Pitone, che erano venuti in Campiglia e che avevano fermato due miei amici pastori, Livio e Lino, i quali avevano riferito che tedeschi e alpini avevano voluto sapere da dove si passava il fronte. Così io al mio amico Flavio Cortesini di Antona, che faceva parte del gruppo che stava per avviarsi al passaggio del fronte, suggerii di passare da Tecchia, un passo che è un po' più lontano dal Pitone, ma purtroppo l'intero gruppo non seguì le mie indicazioni.
ciao
Luca
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