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Film di esplosioni e sparatorie con sottofondo di tematiche sociali, è arrivato l'ultimo lavoro di Alan Smithee da una sceneggiatura di Iris Bosco.

L'UOMO IN SMOKING

La trama in venticinque parole: un uomo, vestito impeccabilmente in smoking, va in giro col bazooka di notte nei quartieri degradati a fare stragi di bande armate di teppisti criminali.

Riassunto della trama:

Un uomo bianco, vestito in smoking impeccabile, va in giro di notte con un bazooka a fare strage di bande criminali di teppisti e piccoli spacciatori nei quartieri degradati di una grande metropoli.

Essendo le sue vittime per gran parte appartenenti a minoranze razziali, sui giornali e sui media si scatena una violenta polemica a sfondo sociale.

Giornalisti cinici in cerca di popolarità o idealisti in buona fede e assetati di giustizia sociale contribuiscono a tenere viva e a fomentare sempre più la polemica.

Da una parte l'uomo diviene il simbolo del bianco ricco che sopprime neri e chicani, per di più tutti ragazzi giovani, alcuni minorenni. Poco importa se questi giovani in realtà sono criminali, appartenenti a bande che vanno in giro armate di mitragliette anti-sbirro smerciando droga, perché se sono diventati così è per colpa della società. La polizia e le forze dell'ordine vengono accusate di proteggere l'uomo. Alcuni avanzano il sospetto che sia un poliziotto o un militare, vista la sua famigliarità con gli armamenti pesanti.

Dall'altra parte i clan tipo nazisocialisti anglossassoni bianchi ne fanno un eroe. Anche molti cittadini comuni, grati di vedere i quartieri ripuliti dalle bande di criminali, iniziano ad osannarlo. La mamma che aveva visto il figlio morire in una sparatoria, il vecchio che ormai aveva paura di uscire di casa, la giovane donna che era stata violentata, lo vedono come un vendicatore o un giustiziere.

L'atmosfera si surriscalda fino a sfiorare il rischio di un'altra rivolta come quella di Los Angeles di alcuni anni fa.

La polizia non riesce ad identificare l'assassino, intorno a lui ci sono così tante polemiche e così tante voci che sembra essere diventato una creatura leggendaria invece che una persona reale. I pochi testimoni che lo hanno visto, per quanto l'assassino non indossi maschere o non si alteri i connotati in altro modo, tendono inconsciamente a descriverlo più come detta il mito che come l'uomo sia in realtà. Farne un identikit preciso risulta perciò difficile. In realtà l'assassino ha tratti somatici comuni. Tuttavia, fra un indizio e l'altro il cerchio inizia a stringersi intorno al Vendicatore in Smoking. Fino a che lo stesso Vendicatore in Smoking non decide di scrivere una lettera in cui, senza tradire la propria identità, spiega le sue ragioni e la spedisce ad un giornale.

Il Vendicatore in Smoking è stato presente per tutto il film, ripreso non solo durante le sparatorie ma anche in scorci di vita quotidiana: seduto sul letto che si tiene il volto fra le mani; ad occhi chiusi con la fronte appoggiata allo specchio che si va via via appannando mentre l'acqua continua a scrosciare dal rubinetto. Questo tipo di inquadrature più alcuni flash back sparsi qua e là (lui in un centro commerciale con addobbi natalizi mentre guarda fra le scansie di giocattoli e videogiochi) potrebbero aver dato l'impressione che le sue azioni fossero dettate dalla vendetta o da sete di giustizia.

In realtà la lettera spedita risulta essere completamente folle. Il Vendicatore in Smoking si dice appassionato di un violento video gioco. Il primo livello consiste appunto nell'uccidere bande di criminali e di teppisti usando armi quali bombe, mitra, fucili a canne mozze e ovviamente il bazooka. Non è mai riuscito ad andare oltre al primo livello ed ha iniziato a sentirsi sempre più frustrato, fino a che non è diventata un'ossessione, doveva a tutti i costi dimostrare a se stesso e al mondo che era in grado di uccidere criminali e teppisti, così, in una spirale di follia ha iniziato a farlo nella realtà.

La lettera si perde in mezzo ad altre decine di lettere di mitomani, tutti che si autodenunciano come il Vendicatore in Smoking, tuttavia un giornalista in cerca di notorietà la legge e decide di pubblicarla come vera, non sa che ci ha preso per puro caso, è un arrivista e pensa solo allo scoop.

E scoop è.

Abbandonata la vecchia e già sfruttata linea a tematica razziale ora i media si lanciano tutti contro la violenza dei video giochi, dei fumetti, dei cartoni animati, di tutto di più. I giornali stampano editoriali su editoriali, i telegiornali ci dedicano interi servizi, se ne parla perfino nei talk show.

In una spirale di follia collettiva, in cerca di autoesaltazione o di pubblicità, non mancano i mitomani che iniziano ad imitare le imprese del Vendicatore in Smoking, e la polemica si fa via via sempre più accesa.

C'è chi invoca la censura, c'è chi vorrebbe linciare chi infila violenza nei giochi per ragazzi ed in mezzo a tutto questo il film si conclude con un ultima scena.

In una casa dimessa, una vecchia signora compone un numero di telefono. All'altro capo risponde una nota ditta produttrice di video giochi. Con il sottofondo di una trasmissione televisiva che polemizza appunto riguardo la violenza di questi la vecchia chiede, per favore, se per caso non potrebbero mettere in commercio anche un video gioco in cui bisogni uccidere degli scippatori, perché lei, questo mese è già stata scippata tre volte.

IL TRAILER

Notte in un quartiere degradato di una metropoli. Graffiti sui muri, lampioni che funzionano uno si e due no.

Una strada umida, sudicia di immondizia e pozzanghere, non si vedono passanti.

L'intermittenza di un'insegna al neon si riflette in una pozzanghera. Primo piano della pozzanghera, nell'acqua appare il riflesso della la sagoma di un uomo (visto dal basso: angolazione pozzanghera) che porta qualcosa avvolto in un panno.

Un piede che calza una scarpa elegante cala sulla pozzanghera e si allontana di nuovo provocando increspature nell'acqua al neon. Il piede appartiene all'uomo di cui sopra, la camera lo segue.

Vengono inquadrati solo dettagli del corpo e del vestito: le scarpe, le gambe dagli eleganti pantaloni, un polsino, la sciarpa di seta bianca. Per ora la telecamera non si occupa del fardello che l'uomo trasporta. Il viso non viene mai inquadrato in primo piano.

Un'improvvisa esplosione di musica. Arriva prima la musica che la macchina. L'automobile è piena di ragazzi chiassosi, che urlano per auto esaltarsi, lo stereo a tutto volume. La macchina resta sempre in secondo piano. Passa alle spalle dell'uomo e continua per la sua strada, ma poi riappare un'altra volta, come se invece di un automobile fosse uno squalo che, avendo notato una potenziale vittima, la studia prima di attaccare. I ragazzi si sono zittiti.

La macchina supera l'uomo che cammina e si ferma in mezzo alla strada. I ragazzi scendono, alcuni si scostano la camicia tipo pistolero per far vedere che hanno una pistola e guardano sardonici verso l'uomo a piedi.

Quando l'uomo che cammina è abbastanza vicino, uno dei ragazzi, evidentemente il capo, gli si para davanti, gli altri, ancora vicini alla macchina, sghignazzano come se si aspettassero uno spettacolo.

Il capo teppista con voce impostata, canzonatoria e semi-minacciosa chiede:

"Scusa amico, hai da accendere?"

L'uomo che cammina si ferma, è una sagoma nera in controluce. (la camera rispecchia la visuale del capo teppista). Fa cadere il panno dal peso che stava portando. Il panno svolazza via pesantemente fuori dall'inquadratura. Quello che viene inquadrato in controluce è un tubo che l'uomo si issa in spalla.

Lampo di luce.

La macchia esplode, fiamme in primo piano (rallenty) con sagoma dell'uomo che si intravede fra il fuoco.

La macchina da presa gira, allontanandosi dal fuoco e forma un semicerchio intorno all'uomo passando dal lato in cui tiene il bazooka ed inquadrandolo bene, poi arriva fluidamente dietro all'uomo che abbassa l'arma e continua a camminare tranquillamente.

La telecamera resta ferma mentre l'uomo si rimpicciolisce allontanandosi dall'automobile che continua a bruciare.

Appare il titolo:

L'UOMO IN SMOKING


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TEASER


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