Quando nel Decretale del monaco camaldolese Graziano vissuto a Bologna
nel sec.
XII, si legge che " in pictura
legunt qui litteras nesciunt”, vuol significare che un artista
ha il dovere
intanto, di essere capito per cui un'opera dev'essere come una 'lezione' di
pittura.
Barbarossa scultore, è in primis, un prezioso disegnatore, preciso e
puntuale
che ama il 'segno',
così come il poeta ama la 'parola'. Il
segno dunque, di questo illustre Autore. È un parlare: sembra quasi che il
Barbarossa desideri allacciare un discorso con
l'osservatore dell'opera con il più distratto, prima ancora che col
soggetto, ma questo
colloquio di
amorosi sensi, che un artista cerca in continuazione, è diciamo, obbligatorio
per scoprire la sperduta 'verità' nascosta in un modello; essa insomma,
scaturisce
da quel
particolare trattamento che l'animus creandi impone e Renzo Barbarossa ci
pare davvero
l'artista vocato a tal forma di rappresentazione che egli - per la sua propria
condizione esistenziale - considera la più intima, la più segreta, talora
imperscrutabile, ma che l'opera disvela come un tenero, amabile, soffio
vitale
(G. Nocentini)
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"La Bastula" dipinto sul muro m.6x4 Gualdo
Tadino 1988 |
"L'attesa" acquerello 1980 |
"Selva Valgardena" 1996 3° Premio al
concorso Estemporanea
nazionale FS |
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"Particolare del Chiostro di San Venanzo" |
"La pesca" serigrafia 1980 |
"L'inverno" 1994 acquerello |
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"Bimba" olio su carta |
"Riflessi di vita" 1992 m.2,00x1,20 donato
all'ospedale di Fabriano |
"Alberto Moravia" 1986 tecnica sanguigna |
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BUSTO BENIAMINO GIGLI
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