Varie Tipologie di reddito garantito
REDDITO
DI ESISTENZA (detto anche di cittadinanza)
Il reddito di esistenza é una proposta di intervento economico
universale e incondizionato e illimitato temporalmente, ovvero
non discriminante nei confronti di alcuno, che concorre a
definire, al pari della cittadinanza giuridica, la piena
cittadinanza economica e sociale ed il pieno godimento delle
libertà civili. Per reddito di esistenza si intende l'erogazione
di una somma monetaria a scadenze regolare e perpetua, in grado
di garantire una vita dignitosa, indipendentemente dalla
prestazione lavorativa effettuata. Tale erogazione deve avere due
caratteristiche fondanti: deve essere universale e incondizionata,
deve cioè entrare nel novero dei diritti umani. In altri termini,
il reddito di cittadinanza va dato a tutti gli esseri umani in
forma non discriminatoria (di sesso, razza, di religione, di
reddito). E' sufficiente, per averne diritto, il solo fatto di
"esistere". Non è sottoposto ad alcuna forma di
vincolo o condizione (ovvero, non obbliga ad assumere particolari
impegni e/o
comportamenti). I due attributi - universale e incondizionato -
sgombrano il tavolo da molti equivoci. Le proposte di tipo
distributivo che fanno riferimento o alla condizione
professionale o
sono vincolate all'obbligo di assumere degli impegni di tipo
contrattuale, anche se sganciati dalla prestazione lavorativa,
sono discriminanti e non conformi allo status di "diritto
inalienabile
individuale". Non è così per il reddito di cittadinanza.
Trattandosi di un reddito indipendente dal salario, esso
sostituisce tutte le forme di indennizzo derivanti dalla perdita
del posto di lavoro (cassa
integrazione, sussidi di disoccupazione, prepensionamenti, ecc.)
ma non le altre forme di reddito già esistenti (pensioni,
crediti alle famiglie, ecc.). Lo scopo del reddito di esistenza
è quello di fornire
una liquidità monetaria spendibile sul mercato finale delle
merci così da consentire il pieno godimento dei diritti di
cittadinanza e di socialità senza necessariamente essere
inserite in un contesto gerarchizzato di produzione materiale e
immateriale: da questo punto di vista il reddito di esistenza
concorre a garantire la cittadinanza economica e sociale e
concorre alla formazione della libertà "positiva".
Quest'ultima affermazione merita un veloce approfondimento. La
natura di universalità e di incondizionabilità del reddito di
esistenza, infatti, concorre a superare una definizione della
libertà umana come semplice rimozione di vincoli all'agire dello
stesso genere umano, per quanto riguarda i diritti primari (parola,
pensiero, movimento, ecc.). La libertà umana è così definita
in senso negativo, come assenza di impedimenti. Tale concetto di
libertà, che è
alla base dei nostri sistemi giuridici costituzional-borghesi,
non implica che poi l'essere umano sia effettivamente in grado di
godere di questi diritti primari. Essi sono solo potenziali sul
piano delle
libertà giuridiche ma non effettivi sul piano economico, in
quanto possono essere vincolati dalla posizione reddituale. Il
restringimento/annullamento del vincolo economico, tramite l'erogazione
del reddito di esistenza, può consentire all'essere umano di
godere effettivamente di questi diritti e non solo sulla carta.
Per questo, il reddito di esistenza traduce la libertà
individuale in libertà effettiva. La libertà di ogni individuo
non finisce dove inizia la libertà di un altro individuo, ma è
limitata dalla non-libertà effettiva di uno solo degli altri
individui.
COME SI
CALCOLA L'AMMONTARE DEL REDDITO DI ESISTENZA?
Si tratta di una problematica aperta. Al momento vi sono tre
scuole di pensiero. 1. Il livello di reddito ritenuto dignitoso
è quello immediatamente superiore alla soglia di povertà
relativa, sulla base di parametri calcolati dagli Istituti di
Statistica nei vari paesi. Vi sono due metodi per calcolare la
povertà relativa, a seconda che si faccia riferimento alle
famiglie o agli individui singoli: a. Si
definisce povera una famiglia di due componenti la cui spesa
mensile per consumi è pari o inferiore a quella media per
persona nel paese. In Italia, nel 1999 questa spesa è risultata
di L. 1.492.000 lire
mensili correnti (linea di povertà standard). A partire da essa,
si definiscono le soglie di povertà relativa per le famiglie con
un un numero di componenti diverso da due: ad esempio, L. 895.000
per quelle di una persona; L. 2.835.000 per quelle di cinque
persone, ecc. b. Si definisce povero un individuo il cui reddito
risulta essere pari o inferiore al 60% del reddito pro-capite. In
Italia, secondo i dati relativi al 31 dicembre 1999, il reddito
netto (escluse le tassazioni) pro-capite risulta pari a circa 24
milioni di lire. A livello individuale, la soglia di povertà
relativa è pari a L. 1.240.000
mensili. Tale somma varia di anno in anno in funzione del tasso
di crescita del reddito. 2. Un secondo approccio invece fa
riferimento al concetto di povertà assoluta. Sulla base delle
indicazioni relative al costo della vita e al godimento dei
servizi essenziali (casa, trasporto, istruzione, abbigliamento,
abitudini alimentare, tempo libero), si determina un paniere di
consumo che viene ritenuto minimo per la sopravvivenza. Sulla
base di tale paniere, si calcola l'ammontare del reddito
necessario che viene mantenuto costante negli anni al variare del
costo della vita (viene cioè indicizzato) e quindi non è
dipendente dal tasso di crescita del reddito. Secondo i dati
Istat, al 31 dicembre 1999, tale reddito è pari a L. 686.000
mensili per individuo, a L. 1.029.000 per una famiglia di due
componenti, a L. 2.333.620 per una famiglia di 5 componenti. 3.
Infine, è anche diffusa l'idea che il reddito erogato non debba
essere necessariamente di forma esclusivamente monetaria ma possa
essere in parte caratterizzato dalla fornitura di serviza
gratuiti primari (trasporto, affitto, ecc.). Qui le combinazioni
possibili sono tra le più varie. In ogni caso, tale opzione è
comunque dipendente dalla fissazione di un valore monetario del
reddito (dal quale verrebbero scalati i servizi forniti
grastuitamente in natura) o dal tipo di paniere di consumo
rapprersentativo.
REDDITO
GARANTITO
Con tale eapressione, di solito si indica l'erogazione di reddito
a chi e solo a chi si trova in una condizione economica di povertà,
in modo appunto da garantire un reddito anche a chi non ne
ha.L'erogazione è indipendente dalla prestazione lavorativa
effettuata e non richiede contropartite o obblighi di alcuni
natura e rimane perpetua sintanto che il soggetto interessato si
trova ad avere un
reddito netto inferiore alla soglia che viene ritenuta idonea. E'
quindi un intervenendo di sostegno al reddito incondizionata ma
non universale. Il parametro di riferimento è, infatti, il
livello di
reddito ottenuto con la prestazione lavorativa.
SALARIO
GARANTITO O DI CITTADINANZA
Con tale espressione si intende l'erogazione in via temporanea e
non universale di un reddito, fintanto che non si ritorna a
percepire un reddito da lavoro ritenuto dignitoso. Si tratta
della proposta di Rifondazione Comunista. A differenza del
reddito garantito, l'erogazione è limitata nel tempo e non
perpetua e come il reddito garantito non è soggetta a condizioni
o contropartite. I soggetti interessati sono i disoccupati. Vi è
quindi, oltre ai parametri di reddito, amche un parametro
vincolante di condizione professionale. Al riguardo c'è un po'
di confusione per quanto riguarda l'erogazione di reddito anche a
chi, come i precari, pur lavorando non raggiungono un livello
dignitoso di reddito. Da quel che ho capito, tale proposta
dovrebbe essere accompagnata anche da una richiesta di lavoro
garantito, che elimini la condizione di precarietà di reddito (lavoro
a tempo pieno). Una volta scaduto il tempo di erogazione e senza
nessun intervento coattivo verso il lavoratore, chi rimane ancora
disoccupato perché non ha trovato un lavoro adeguato alle sue
caratteristiche, viene inserito "d'ufficio" (se non ho
capito male) nel novero dei dipendenti pubblici di pubblica
utilità (LSU?). Notazione: si parla di salario e non di reddito,
proprio per la caratteristiche di temporaneità del provvedimento
di erogazione: ottica lavoristica. E' infatti il lavoro e solo il
lavoro (con il reddito che ne consegue) a determinare i diritti
di cittadinanza e di
libertà degli individui.
REDDITO
MINIMO VITALE
E' la proposta di erogazione di reddito (indipendente dal lavoro)
più restrittiva. E' quella anche più maggiormente diffusa in
Europa (RMI in Francia, Legge Turco in Italia). E' caratterizzata
da;
temporaneità, non universalità (parametro di reddito), e
condizionabilità. Infatti l'erogazione non può durare oltre 2
anni, è a scalare (al fine di incentire l'accettazione coatta di
un qualsiasi lavoro man mano che ci si avvicina alla scadenza) e
chi usufruisce di tale rogazione deve sottostare ad alcuni
condizioni che gli consentano un migliore inserimento nel mercato
del lavoro (frequenza di corsi di formazione, ricerca attiva di
un posto di lavoro). A differenza della proposta di salario di
cittadinanza, non pone vincoli di condizione professionale.
SCHEDA
RIASSUNTIVA
I parametri per definire le varie proposte di erogazione di
reddito sganciata dal lavoro sono dunque tre: lunghezza temporale,
grado di universalità, gradi di condizionabilità.
REDDITO DI ESISTENZA: Lunghezza. illimitata. Univeralità: totale;
condizionabilità: nessuna
REDDITO GARANTITO: lunghezza: illimitata. Universalità: solo per
i redditi inferiori alla soglia di povertà. Condizionabilità:
nessuna
SALARIO GARANTITO: lunghezza: limitata: 2 anni. Universalità:
solo per i redditi inferiori alla soglia di povertà e per
condizione professionale (disoccupati di lunga durata):
Condizionabilità: nessuna.
REDDITO MINIMO: Lunghezza: limitata: 2 anni. Universalità: solo
per i redditi inferiori alla soglia di povertà. Condizionabilità:
Si: frequenza di corsi per formaz.prof. e ricerca attiva del
lavoro
A cura di Andrea Fumagalli, marzo 2001