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PASSATO E FUTURO

Noi, come già abbiamo scritto al principio di questo contesto letterario ed escursionistico, potremo saldare il nostro debito con il passato, “perché nulla vada disperso”, solo se riusciremo a essere creditori del futuro”. Parlando di passato e futuro, ricordo che in  una mia  chiacchierata, di alcuni anni fa, in merito alla mia pittura , agli Hobby e all’escursionismo che mi spronano a continuare ad impegnare il mio tempo libero, con l’amico critico d’arte Giovanni Dott. Giorgi, (che é inserita nel mio sito personale : http://digilander.libero.it/diegococolo

 così  ho concluso dicendo:

“ Pensando al passato, ai rimpianti di libertà e di gioie perdute, mi vengono in mente certe brevi parole di Teodoro de Divinis e di Franz Moscati ... ( Come rintracciare l’etimo, come interrogare il suono più segreto?). Solo a volte una parola più aperta, più mossa, lacera il bozzolo di questo piccolo mondo e mette le ali. L’orlo schiumoso dei flutti, le screziature d’una conchiglia in cui si percepisce la fievole eco di età remote. Un minor soffio di vita, una piccola rinuncia, ed ecco che ritorna in ognuno di noi la gioia di vivere e di continuare ad esplorare quello che rimane  e, credetemi, c’è ancora moltissimo nel nostro stupendo Paese , ma quello che ci manca, ahimè, é il tempo. Da queste visioni, da queste bellezze,  creare un’opera d’arte sia letteraria che artistica, ma noi non creiamo, ci limitiamo soltanto a copiare questa meravigliosa natura che ci circonda.

Tiziana, la mia principessa, la correttrice ufficiale dei miei manoscritti, in calce a questo ultimo lavoro ha così scritto:

“Questo é il racconto di tanti viaggi sui sentieri del  nostro meraviglioso Paese in trasformazione. Di là della “ facciata” moderna trapelano ancora - scendendo lungo la Francigena e i sentieri  delle montagne dolomitiche e dell’Appennino - le strutture antiche. Nei camminamenti, nelle ridotte, nelle vecchie trincee del Gavia e dell’Adamello, dove gli alpini nostri, combatterono e perirono, come pure nelle città d’arte medioevali della vecchia Toscana, ce ancora un mondo fertile di sensazioni. La prosa semplice, chiara del narratore, spesso riflette un’osservazione diretta della realtà e la compone in un quadro efficace. Leggendo queste pagine, mi sembra appunto di ammirare la composizione dei tuoi luminosi ed espressivi dipinti”.

Dopo questo inciso, terminiamo questo contesto letterario che abbiamo iniziato l’anno scorso e che abbiamo definito  l’ennesimo “zibaldone”. Con il Week-end in  questa vecchia e meravigliosa Toscana, dove si fondono leggenda, storia, tradizioni e religiosità, ma soprattutto quella fonte inesauribile di  bellezze paesaggistiche, termina questa nostra ennesima fatica letteraria. La verità é che in autunno di ogni anno quando ritorniamo in questi luoghi della memoria, proprio nei periodi in cui sia la montagna incantata dell’Amiata che le pianeggianti colline punteggiate dai vecchi casali e dai chiassosi cipressi, riacquistano tutto il loro fascino e mistero; quando con i loro silenzi, suscitano sogni e fantasie dentro di noi , che amiamo il contatto fisico di questa verde campagna, della quale  esalta forme e colori. Un mondo particolare che per noi é quanto mai rappresentativo, sia per l’ambiente naturale che per quei profondi chiaroscuri di luci e di leggere foschie, così da poterlo distinguere da qualsiasi altra località del nostro meraviglioso Paese.

Qualcuno ha scritto che: “La natura, questa meravigliosa natura, ti invita e ti ama: riposati pellegrino del mondo sul suo seno, che essa ti apre sempre; quando tutto per te cambia, la natura resta la stessa, e lo stesso sole sorge sui tuoi giorni”.

UN MONDO FANTASTICO.

La stessa cosa potremmo dire delle Dolomiti, delle Alpi e degli Appennini. Parlando appunto dalle Dolomiti, il grande scrittore Dino Buzzati, che fu amante delle Dolomiti, che lo riportavano all’atmosfera di sogno della sua infanzia, proprio nel mistero di quelle cime egli trova ispirazione e conferma ad una visione del mondo sospesa tra il fantastico e il metafisico, il precario e l’ignoto.

“.... Di che colore? Si può trovare un aggettivo adatto per definire questa tinta così diversa da tutte le altre montagne, che al sottoscritto, ogni volta che ci fa ritorno e le rivede, provoca un trasalimento interno, risollevando ricordi struggenti? No, un aggettivo preciso non esiste. Più che di un colore preciso, si tratta di un ‘essenza, forse di materia evanescente che dall’alba al tramonto assume i più strani riflessi, grigi, argentei, rosa, gialli, purpurei, viola, azzurri, seppia, eppure é la stessa, così come la faccia umana non cambia anche se la pelle é pallida o bruciata...”

Per capirle, le Dolomiti e le montagne in generale come pure questo paesaggio incantato della verde Toscana, veramente occorre un po' di più. E non vogliamo dire arrampicare in piena regola, poiché non ne saremmo più capaci, come molti anni fa, quando abbiamo incominciato l’escursionismo con il CAI, ora bastano i sentieri pianeggianti. Entrare, avventurarsi un poco tra le crode, toccarle, ascoltare i silenzi, sentire la misteriosa vita. Ci basta solo questo per essere felici , per amare la montagna.

“Montagne! Che siete belle, purissime nelle albe violacee

Frementi negli arrossati tramonti

I vostri picchi strapiombanti nelle nevi eterne io amo

I vostri ghiacciai silenziosi...”