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LE TINTE DI UN TEMPO FELICE

 

Sfogliando le pagine della storia dell’arte, dove troviamo i  grandi pittori impressionisti, il nostro ricordo ci porta a Settignano,sulle dolci colline di Fiesole, dove  Telemaco Signorini, Firenze (1835-1901), che fu il più esponente, insieme con Giovanni Fattori e Silvestro Lega, dei macchiaioli e il più attento al fascino del paesaggio toscano, dipinse i suo quadri più belli.

 Esponente del gruppo dei macchiaioli, che subì l’influsso degli impressionisti francesi, che dipinse la Piazzetta di Settignano, Bambina che scrive ed altre importanti opere e nelle memorie dei grandi che l’amarono. Ci duole moltissimo di non aver potuto visitare il borgo di Settignano, ma questo borgo non era compreso nel nostro itinerario e poi si trova nelle meravigliose colline di Firenze. In passato, abbiamo visitato questo borgo che ha ispirato il grande pittore, ma avremmo desiderato rivederlo. Non é stato possibile.

 Sergio Savione, nel suo articolo apparso su “Bell’Italia”, dove ci racconta l’Italia com’era, egli così scrive: “ A confrontare adesso Piazza Nicolò Tommaseo con il quadro di Telemaco Signorini intitolato “ Piazzetta a Settignano” si ha la chiave per aprire il clima, direi, di com’era Settignano. Paese scelto dal dalmata Niccolò Tommaseo come rifugio ultimo della sua instancabile vita di letterato, patriota e politico ( tra l’altro aveva proposto una federazione repubblicana delle diverse regioni d’Italia anticipando le velleità delle leghe).

Intanto quella piazza, già modificata nell’accrescere le costruzioni esistenti, fu sventrata dalle mine tedesche che fecero saltare l’allora Casa del Fascio, sorta al posto di una delle trattorie dei bei tempi, e non perché fosse la Casa del Fascio ma per bloccare le truppe  americane e inglesi che avanzavano verso nord dilagando non soltanto al centro di Firenze, ma anche alle estreme ali della città come Settignano appunto.

Che, purtroppo, se conserva in parte quell’aria campestre e insieme letteraria derivantegli dal Tommaseo e D’Annunzio, ha subito notevoli variazioni che certo non abbelliscono la Settignano di ora. Nella stessa villa La Cappocina, in cui abitò per qualche tempo Gabriele d’Annunzio, il muro di cinta, ad esempio, é stato rifatto come anche quello fiancheggiante la strada. E se ci ha guadagnato di vista dell’amenità campestre richiamata invece dal muro di fronte. Non solo, se andiamo verso il centro del paese la via della Cappocina ha conservato quasi intatto quel sapore di “Estate a Settignano” che il Signorini sa raccontarci nei suoi quadri con colori magici. Ed é proprio questa Estate a Settignano il timbro letterario e pittorico del paese incantato di boschi e di vallate aperte verso Firenze o  scoscese a nord - est riuscendo a darci ancora la tinta mnemonica di un tempo felice”.

Si sa, la felicità é sempre trascorsa o rimossa e per il futuro quella attuale dobbiamo ricordare o immaginare il futuro. Siamo qui infatti per frugare nell’Italia com’era, per trarne dal rimpianto forse più bellezza che dalla realtà stessa. Ma la realtà é del passato, che di solito si porta via anche dolore e tragedia, per lasciarci l’illusione stentorea di un tempo che fu. In questo nostro Week-end toscano, abbiamo registrato tutto questo. E debbo dire che l’abbiamo ritrovato in pieno per le vie e le viuzze di Montepulciano, di San Gimigniano e di Pienza, come Sergio Savione li ha trovate  a Settignano dove i fatti dolorosi della guerra diventavano solo ricordo pittoresco.  Giorgio Savione, così continua dicendo: “Nutrito soprattutto dagli altri grandi di Settignano: lo scultore Desiderio, i fratelli Gamberelli detti Rossellino, l’architetto Fancelli e il grandissimo Palazzeschi, quasi dimenticato dai nostri critici che paiono nutrirsi solo di Pasolini e Moravia. Mentre trovare a Settignano la tomba di Aldo Palazzeschi ci riempie il cuore di sana letteratura, morbida dello stesso paesaggio che ci commuove”.

Oggi, in questa escursione nel senese, in queste giornate di fine autunno splendenti di sole, é come é stata molti anni fa quando passeggiavamo per le stradine di  Settignano, a constatare nel presente la validità di una nostalgia implicita nell’Italia com’era. Si, é vero, la nostalgia é fatta di sapori, d'immagine, dai colori dolci  e sfumati come quelli del Signorini che se non contengono l’assoluto pittorico  hanno però la patina di ricordo. Quasi l’arte si distingua in chi propone e in chi rammenta proprio per costituire quella presenza totale che a Montepulciano abbiamo ritrovato piena di nostalgia. Con l’amico Rodolfo Faroni, mentre percorrevamo quelle stradine, fiancheggiate da piccoli carruggi e affacci, che scendono verso la vallata, abbiamo ritrovato quelle dolcezze alle quali noi della Val Padana non siamo abituati a vedere qui in pianura e poi, c’era quell’atmosfera da sogno, quei colori leggeri e sfumati da quel mare grigio della nebbiolina bassa che copriva ogni cosa. Quelli sono immagini, dei colori del Signorini e del Fattori, che se non contengono l’assoluto pittorico hanno però la patina del ricordo.

Sicuramente non possiamo facilmente dimenticare le vie e gli angoli  pittorici di questi borghi, ma che dico, di queste città medioevali, dove regna tanta serenità e dolcezza, dove gli artisti si innamorarono non solo della loro bellezza pittorica, ma anche e soprattutto della loro storia. Questi luoghi ricordano i grandi che qui nacquero e gli ospiti illustri. Noi, che non siamo niente di fronte a questi grandi artisti e personaggi della letteratura, dell’arte  e della storia, ma sentiamo dentro di noi stessi di amare moltissimo l’arte pittorica e, vediamo questi luoghi allo stesso modo come Signorini vidi gli angoli di Settignano.  Noi viviamo, giorno dopo giorno, di queste bellezze che riempiono il cuore e soprattutto gli occhi, non delle lusinghe interessate a corrompere l’arte e la letteratura. Ecco, dicevo all’amico Rodolfo, mentre ammiravamo queste meraviglie, sono state tre giornate di risorse venire in questa terra antica e meravigliosa di Toscana, per constatare nel presente la validità di una nostalgia implicita nell’Italia com’era.

Qualcuno ha scritto che le Terre di Siena e le Crete sono le terre dei poeti, degli scrittori e dei musicisti che qui hanno sempre trovato originale aspirazione. Un altro mondo da scoprire é quello dell’Amiata , montagna generosa la cui grande ombra materna da sempre protegge le Terre di Siena e le Crete. Altri climi e altre certezze naturalistiche, ci consentono di vivere con serenità la nostre passeggiate in primavera e in autunno. Qui le stagioni hanno caratteri più decisi e qui si apprezzano ancor meglio i frutti della terra, soprattutto quelli invernali, che oggi sono un vanto e una nuova risorsa. Sono i luoghi dell’anima dove le forme del paesaggio esprimono l’essenza dell’armonia e dell’equilibrio, sono il disegno dell’impalpabile interiorità, un’opera d’arte dai contorni imprevedibili. Noi diremo che La Terra di Siena é come un mare: onde, curve, valli e crinali s’inseguono dall’alba al tramonto, dalla primavera all’inverno.

E’ come un gioco di  scatole cinesi dove un tesoro lascia scoprire un altro tesoro. Piccoli edifici romanici che racchiudono preziosi fondi d’oro, vicoli stretti che si affaccino sulle piazze imponenti e sui  pendii, mura severe che abbracciano la vita di comunità ancora capaci di curare con amore tradizioni e testimonianze del passato. La Terra di Siena  é tanto ricca di capolavori da essere essa stessa un capolavoro. Immersi in un’atmosfera senza tempo é difficile scegliere se indugiare sui paesaggi delle Crete o ammirarli nelle pitture del Lorenzetti e di Simone Martini o ancora sulle tavole dei Maestri del Quattrocento. Questo nostro viaggio é stato all’insegna della poesia che dal nord al sud della provincia rivela aspetti diversi e tutti assolutamente affascinanti.

Dovunque ti aggiri, vedi che tutto respira ancora di glorioso medioevo la turrita San Gimignano , l’incantevole Montepulciano e Pienza. Il misticismo, come ci suggeriva Don Enrico Castiglioni, ci regala incanti come l’Abbazia Isola, l’Abbazia di San’Antimo e quella di Monte Oliveto Maggiore. Nei vecchi borghi, nelle stradine, nelle impenetrabili foreste, nei tronchi dei vecchi e secolari ulivi , nei cipressi e nei casolari, c’è la saggezza di una terra antica, ancora tutta da scoprire. Questi luoghi, questi paesaggi metafisici e lunari senza tempo ne orizzonti, sono immortali dentro di noi, come pure i paesaggi dipinti   dai grandi pittori macchiaioli: Signorini, Fattori e Silvestro Lega. Sulla scia pittorica di questi grandi artisti toscani , che attorno alla seconda metà dell’Ottocento si proposero di lottare contro l’accademismo e di instaurare una pittura di “ impressione” attuata per mezzo di “macchie” di colore , con diretto riferimento all’opera dei  pittori pre - impressionisti e impressionisti francesi, studiando e copiando le opere più significative di questi grandi autori, oltre  a formarmi  una cultura pittorica, mi sono innamorato del paesaggio toscano, dall’atmosfera da sogno, di questi colori trasparenti, leggeri e sfumati. Ogni volta che ne ho la possibilità, vengo volentieri per ammirare questi paesaggi metafisici e lunari, luoghi da sogno e di dolcezze, dove regna la pace e la gioia di vivere.

Perché la vita, credetemi, é fatta di queste piccole cose.