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LA FESTA DELL’ACQUA

 

Oggi, 22 marzo 2002, si festeggia in tutto il nostro meraviglioso Paese , la festa dell’acqua. A Torre d’Oglio, sono giunti scolaresche da tutto il Nord Italia, per festeggiare  questa ricorrenza: l’acqua é un bene  molto prezioso per l’intera umanità.  Esistono molti  Paesi che sono assetati di questo liquido vitale.

Dal piccolo villaggio  padano di Campitello, usciamo a far un giro per la campagna e muoviamo i nostri passi per la strada bianca che dal ponte di Gazzuolo segue il fiume Oglio.  .... che fino a Sant'Alberto  e subito dopo Torre d’Oglio, dove una breve ansa cade in Po....

Ovunque é bellezza di fertili campi ben avviati al par di giardini e subito si scorge come l’agricoltura sia la principale fonte del benessere; ma qua e là sono sparse anche l’opera dell’umano ingegno, e su queste ci soffermeremo in breve. Un tempo, ormai lontano, l’anima degli uomini era piena, solida, uniforme come questo paesaggio, tutto conquistato dalle acque, che il poeta cantava: “ Acque serene ch’io corsi sognando/ nella dolcezza delle notti estive/ acque che vi allargate fra le rive/ come un occhio stupito, a quando, a quando./ Oh! nostalgiche acque di sorgiva,/ acque lombarde”.

Rivediamo quella campagna descritta molti anni fa da Giovanni Nuvoletti, nel suo libro  “ Un matrimonio mantovano”: “ Una campagna immersa nel silenzio fervore delle opere; riposato paesaggio d'argani da cui per la gran distesa si possono scorgere lontani profili di monti, il Baldo e le prime cime delle Alpi discoste e nevose”. Anche oggi, come allora, i vecchi o meglio dire gli anziani pescatori affollano le rive con le lunghe canne da pesca, ma oggi il pesce non abbocca e allora, alcuni di essi passeggiano per quelle rive e traendo dalla vita infallibili presagi del tempo, ripetevano allora e lo dicono ancora oggi, i nomi quasi misteriosi di vette che nessuno di loro aveva mai visto da presso, essendo, i più modesti viaggi, roba da sior, roba da giovani. Nei giorni limpidi come questo di oggi, volgendo lo sguardo a mezzogiorno, l’Appennino si disegna domestico e quasi confuso nella linea dell’immensa pianura. Ci siamo più volte fermati, in un momento di pausa o di riflessione, per ammirare questo paesaggio da favola o da cartolina illustrata, quando con il nostro  fedele amico “Lessie”, percorrevamo questo paesaggio riposante d'argine. Oh, si, tempi ormai lontani, ma che ci sembrano ieri, eppure, la vita passa veloce e inesorabile come il tempo.

La strada che stiamo percorrendo, a tratti bianca e a tratti asfaltata, ombreggiata dagli alti pioppi che in certi   punti oscurano persino il placito fiume Oglio, che scorre dolcemente nel suo alveo. Osservando le loro cime ondeggianti ci rammentano alcuno versi di G. Nuvoletti, che così recitano:  “c’era una volta ..... ieri, vecchie canzoni d’amore sempre viva, sentita su le cime dei pioppi alte sulle verdi golene del nostro fiume”. Queste vallate, un tempo molto lontano, erano una terra di fiumi, di stagni e di acquitrini che le continue bonifiche redimevano. Fra gli alti pioppi si alzavano i canti della antica  pazienza, intrecciandosene qualche nuovo delle prime rivolte. Lunghe file di carriolanti uscivano all’alba a scavare nelle umide terre e senza più canzoni. In questi e simili  luoghi s’era levato cupo il  grido dei diseredati, le boje.

 Oggi, in questa giornata di primavera, rallegrata dalla stupenda fioritura dei frutteti dell’oasi di Sant'Alberto, che dista pochi centinaia di metri da Torre d’Oglio, ci fa dimenticare  il lungo inverno freddo e reso grigio dalla nebbia, che copriva ogni cosa, come se fosse un sudario.  Se proseguivi scarpinando, ti sembrava di entrare nell’inverno degli Hobbit. Fantasmi di dune innevate, pioppeti sotto vetro, pezzi di banchisa tra i campi gialli gelati. L’acqua, quell’acqua di cui si festeggia oggi, era  al minimo, ma la cosa eccezionale non era quest’aorta semivuota. L’Oglio e il Po così basso si é visto altre volte. “ Quello che non si era mai visto - ci spiega Gianni, il vecchio amico pescatore di Gazzuolo, che controllava ogni giorni l’Oglio fino al punto in cui  diventa tutt'uno con il grande fiume : il Po. “Una simile durata della magra: quasi quaranta giorni. E non si era mai vista, nemmeno una temperatura così a lungo sotto zero”. Di notte faceva meno otto, anche nove. Freddo boia. Roba da tabarri, come nel libro “L’albero degli zoccoli”  Nei boschi e sugli argini c’era ancora la neve di metà dicembre, la brina disegnava fiori di ghiaccio sulla sabbia. Un gelo tale che fino a tutto gennaio si é mangiato pure la nebbia. Tutte le mattine, salivo fin dietro al Municipio, dove lei Maresciallo, andava sempre con il suo cane, si ricorda! dove si era formata una grande spiaggia di  sabbia, da dove riemergevano  i palafitti  del vecchio ponte in ferro, che collegava Gazzuolo, all’altra sponda dell’Oglio. Il bello viene dopo il ponte in ferro. Qui la vallata era diventata uno stoccafisso - una bassura secca e fredda come la Puszta ungherese. Qui dove l’Oglio diventa un dio - serpente, dopo Bocca Chiavica si attorciglia in meandri, sbanda come un ubriaco e ti depista nella nebbia per attirarti nella sua trappola invernale fino agli argini di San Matteo delle Chiaviche”. Salutai in vecchio pescatore e continuai la mia passeggiata verso  Torre d’Oglio.

A Torre d’Oglio é festa sugli argini e nelle golene per celebrare la giornata mondiale dell’acqua. Apprendiamo che vi hanno partecipato quattromila ragazzi del bacino idrografico del Po ( tremila dei quali mantovani) e quattrocento insegnanti. Fra questi insegnanti vi era nostra figlia, la “ Principessa” Tiziana, con la sua scolaresca, giunti dalla vicina Viadana. Più di cento i volontari che hanno offerto la loro disponibilità, e con rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, a sostegno dell’iniziativa. Una mobilitazione dunque di massa che ha fatto dell’appuntamento alla confluenza di Oglio e Po la più grande manifestazione a livello europeo. Alunni e studenti di ogni ordine  di scuola hanno dimostrato sul campo, con una cinquantina di attività, come si può vivere e utilizzare l’ambiente fluviale, salvaguardando il territorio e le sue preziose risorse.

Il giornalista Giorgo Guaita, così scrive nel suo articolo, apparso sulle pagine della “ Gazzetta di Mantova” del 23 cm. : “La manifestazione si é snodata su un itinerario di tre chilometri, dallo stabilimento idrovoro di San Matteo a Corte Motta di Cesole. Per l’occasione il transito sul ponte in chiatte é stato chiuso dalle 9 e sino alle prime ore del pomeriggio. In tutto questo periodo le corti vicino alle due sponde e le aree rivierasche sono state al centro di iniziative che hanno inteso  promuovere una cultura dell’ambiente in grado di dare continuità a un progetto teso a sviluppare nei cittadini una partecipazione consapevole e attiva alla gestione delle problematiche del territorio. A Corte Corregioli si é assistito alla tessitura e alla colorazione della canapa con lo zafferanone; in funzione anche laboratori scientifici, performance artistiche, esposizione di modellini. Non molto distante da lì il gruppo di protezione civile di Viadana ha simulato il contenimento di un fontanazzo; molto frequentato anche un percorso di “orientamento” in golena. Alla Madonnina dei Correggioli é stato possibile cimentarsi in un’opera di “land art” e svolgere giochi di strada proposti dagli operatori dell’Ecomuseo delle valli Oglio - Chiese. In altre località vi sono state rappresentazioni teatrali, studi su delle specie ittiche e della botanica autoctona, oltreché in prossimità del ponte, monitoraggi chimici, batteriologici e dei macroinverterbrati delle acque. Non sono mancati i momenti di puro divertimento, grazie anche all’esibizione del trio Pietro Borettini “ Pedar”, alla chitarra; Paride Tenca alla fisarmonica e Giovanni Ghierlandi “ Giuanin” al tamburello.

Di centinaia di ragazzi é brulicata anche corte Motta, dove i sono avute simulazioni di smielatura, laboratori con piante palustri, escursioni in calesse, attività pittoriche, giochi mostre di auto elettriche. Davvero impossibile elencare tutte le iniziative nelle quali gli studenti  sono stati coinvolti dagli insegnanti e dagli organizzatori dal Labtr -Crea di Mantova e dal laboratorio regionale per l’educazione ambientale “ Laura Conti” di Milano. Da rilevare comunque l’azione corale svoltasi in conclusione alle 13,30, quando alunni e studenti si sono disposti sui due argini dell’Oglio e sul ponte per sottolineare, con la loro catena umana, l’impegno comune a favore dell’ambiente.

La manifestazione “ erre d’acqua tra Oglio e Po, programmata nell’ambito del progetto “ Un po di cultura” in occasione della giornata mondiale dell’acqua é ora alla terza edizione. Nel 2000 era stata organizzata nel Parmense e l’anno successivo a San Benedetto Po. Crescente il numero dei partecipanti, passati da 600 a 3000 e adesso a 4000.

Non é incluso che per la prossima edizione venga scelta una località compresa tra Ostiglia e Sermide.

“ Questo successo - ha commentato alla fine il prof. Sandro Sutti, uno dei più attivi promotori - é il frutto di una grande progettazione partecipata, che ha coinvolto a lungo molte persone nell’impegno di richiamare l’attenzione sui problemi delle risorse idriche. Nel ringraziamento generale vanno comprese le comunità locali, che hanno risposto con slancio e in modo meraviglioso al nostro invito di collaborazione”.

Fra gli amministratori dei Comuni limitrofi, abbiamo visto il nostro caro amico Ezio Zani, sindaco di Marcaria e altri insegnanti e alunni di nostra conoscenza.

Così continua Giogio Guaita - dicendo - “ Gli obiettivi della giornata a contatto con la natura sono stati illustrati a corte Motta dagli organizzatori e dalle autorità. In particolare, vista la partecipazione di tanti ragazzi, é stata sottolineata l’importanza di portare le giovani generazioni a scoprire e vivere i paesaggi fluviali e di creare un’occasione per testimoniare l’impegno delle scuole per lo sviluppo sostenibile, Fausta Setti di Lea ha insistito sul fatto che occorre una vera cultura ambientale per il governo del territorio e anche giustamente si parte dalla scuola per costruire coscienza e responsabilità ambientale. Sono poi intervenuti tre sindaci: Giovanni Pavesi di Viadana, Ezio Zani di Marcaria e Gianfranco Allegretti di Borgoforte. Tutti si sono felicitati dell’iniziativa ( che getta il seme su un terreno fertile) e hanno insistito sulla necessità di tutelare l’ambiente e di utilizzare al meglio le risorse a disposizione. “ Per le  popolazione rivierasche - hanno aggiunto - va considerato un privilegio vivere in questi luoghi”.

Ad un certo punto del nostro percorso, mentre camminavamo sull’argine del Po, ci siamo accorti che la nostra passeggiata stava volgendo a termine, come pure la grande festa ecologica al Ponte d’Oglio. Ma eravamo talmente attratti dalla vista panoramica del vecchio e grande fiume , con  l’intrico di canali ed insenature, dove  l’Oglio termina la sua corsa, diventando un tutt'uno con il grande e vecchio fiume. In quella insenatura, in quella macchia selvaggia, costituita di pioppi, rovi e canne, potevamo osservare le numerose famigliole di folaghe, di capiverdi e oche selvatiche, che si rincorrevano fra i cespugli. In quella zona, oltre alle folaghe, si possono ammirare numerose specie di uccelli acquatici. Più avanti, vicino a Scorzarolo, alcuni aironi grigi erano intenti a pescare vicino alla riva, mentre tra l’acqua e l’argine, una numerosa famiglia di nutrie stava pascolando indisturbata. La riviera opposta, compresa tra Gualtieri  e Boretto, faceva  da sfondo   ad un paesaggio meraviglioso, segnata da borghi distesi lungo il corso del fiume, era talmente bello che sembrava un paesaggio astratto. Per completare il quadro magico, improvvisamente si é aggiunta la nave fluviale: una nave bianca, che solcava le acque limpide e trasparenti del grande fiume, che  navigava verso sud.

Il  grande disco del sole, che sembrava appeso ad un filo di lana, lentamente dall’alto del cielo presto si tufferà nelle lucide onde del  vecchio fiume, nel fiume della vita.

Umida di rugiada l’aria imporpora l’infinita, serena volta celeste, mentre dai campi che fiancheggiano il fiume la luce che viene meno e il suo tepore destano ovunque aliti di profumo. Ecco che lo sciame, composto di quattromila ragazzi,  amanti della natura, già sazi di tanta gioia di vivere una giornata a contatto con la meravigliosa natura, con  gli automezzi messi a loro disposizione, lasciano il campo base di Torre d’Oglio, per fare rientro alle loro case. Sono come lo sciame amante dei fiori, già sazio del dolce timo, rientra operoso ai bugni sapidi di miele; ma tutt'intorno, con quei rumori misti a sussurri che accompagnano la fine delle fatiche  quotidiane, evocando i silenzi della notte, crepitano invece i dintorni tutti delle varie fattorie, sinora tranquille.