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IL MIRACOLO A MANHATTAN

 

Leggendo la cronaca sui giornali e  ascoltando i vari corrispondenti da New York alla televisione , giorno dopo giorno,  dopo l’11 settembre 2001, scopriamo sempre delle interessanti notizie. Questa volta abbiamo appreso che un disperso delle Torri , dopo un anno, é stato ritrovato ricoverato in un ospedale e “ soffre di amnesia e schizofrenia”. Si tratta di George V. Sims, 46 anni, venditore ambulante  al World Trade Center, senza più sapere chi sia, come si chiama, come sia stato sparato in quel nido di cuculi, trovato e riconosciuto soltanto dalla madre che, unica e testona, aveva sempre rifiutato di chiedere il certificato di morte e i soldi dei danni per lui. E ora ha un figlio che ha appunto 46 anni e deve ricominciare a esistere, appunto, da zero.

La storia di questo miracolato, come é stato definito, venditore ambulante di “ qualcosa”, che cosa lasciamo stare, diciamo soltanto che é un miracolo.

La storia di George V. Sims,, venditore ambulante di “ qualcosa”, che cosa lasciamo stare, come scrive Vittorio Zuccone sulla Repubblica, il 28 agosto u.s., é un miracolo a Manhattan che solo l'incomprensibile uragano dell’11 settembre può spiegare, nel vortice di vite umane, detriti e follia che sollevò e che ancora frulla vite. Lui di guerre sante, crociate e scontri di civiltà nulla sapeva e meno gli importava. S’era limitato a scegliere quella mattina fra tanti marciapiedi possibili a Manhattan proprio le Torri Gemelle per andare a smerciare la sua mercanzia ai banchieri e agenti di cambio e avvocati che salivano in fretta sugli ascensori verso il loro olocausto. E sarebbe ora un nome su una lapide, un milite ignoto fra le migliaia, se non fosse stato scoperto da una chiesa, da un ospedale, da un giornale di Newark, la sua città  nel  New Jesey E soprattutto da una madre testona.

George, con i suoi quarant’anni un po' sgangherati, non era il figlio esemplare che le mamme, neppure le mamme di Newark, sobborgo sbagliato di New York conosciuto solo per il suo aeroporto e per le guerriglie razziali che la devastarono in passato, sognino.

Partiva spesso per cercare fortuna nella polpa della mela, vendendo things, cose, dicono pudicamente in famiglia, e scompariva per settimane. Per questo, neppure quando da casa sua diverso le due Torri, visibilmente da Newark oltre la foce dell’Hudson, sciogliersi nel fumo del mattino, si preoccuparono di non avere più notizie di lui. Soltanto un mese più tardi, quando il New Jersey, l’affluente umano principale di New York, seppe di aver pagato il massimo prezzo al sacrificio umano delle Torri - 940 tra morti, presunti morti e dispersi - Anna, andò alla polizia per denunciarlo tra gli scomparsi.

Il suo nome fu inserito nella lunga lista di 6 mila persone che per un anno, quotidianamente, le autorità, il Comune, la Croce Rossa e gli ospedali hanno dovuto aggiornare quasi ora per ora, togliendo, aggiungendo, trasferendo i dispersi tra i vivi, o i vivi tra i morti, quando uno dei 19 mila “ frammento d’essere umano” grattati via dal forno crematorio e catalogati all’obitorio coincidevano con il DNA di uno scomparso.

Magari scoprendo che i morti erano i vegeti truffatori e i migliaia che volevano fingere di morire per liberarsi da debiti, incassare assicurazioni, non pagare alimenti o per intascare rimborsi alle famiglie. Quando, poche settimane or sono, il cantiere del nulla, il buco delle Torri, é stato ufficialmente chiuso, il numero degli introvabili era sceso da 6 mila a 90. Per 89 di loro, giacciono nei tribunali di Manhattan le richieste di “ certificato di morte” depositate dalle famiglie e in attesa di approvazione giudiziaria. Per lui, per George, niente. La novantesima vittima non ci voleva stare.

La madre Anna, con il fratello Jonathan, su consiglio del pastore Ralph Branch jr della chiesa Battista del Monte Calvario, sono andati a cercarlo in ospedale lunedì scorso. Lo hanno riconosciuto, ma lui non ha riconosciuto loro. “ Un miracolo, il miracolo che aspettavo da un anno”, ha singhiozzato Anna al giornale di Newark, lo Star Ledger. Un caso gravissimo d’amnesia totale da shock aggravata da una condizione preesistente di schizofrenia, diagnosticano gli psichiatri che hanno tenuto finora nascosto il nome dell’ospedale per evitare la processione di fedeli e di cronisti al capezzale del miracolato. “ Non m’importa niente che sia malconcio, stordito, malato di mente, é mio figlio ed é ancora vivo”, risponde Anna ai filistei che non credono ai miracoli e non riescono a spiegare come  a  Manhattan un uomo possa essere inghiottito da un ospedale e lasciato su un letto per 12 mesi, forse perché i filistei sopravvalutano Manhattan.

Per lei, che ha passato la vita a cantare i gospel dei miracoli nella chiesa della città abbandonata dagli uomini, é normale che un figlio manchi al funerale solenne organizzato per lei e per gli altri morti veri o presunti delle Torri. “ Vuol dire che dalle funzioni di rimpianto e di esequie, dovremo passare a quelle di giubilo”, ha spiegato al giornale con senso pratico il reverendo Branch jr, che, pur essendo un uomo di fede, sembra anche lui molto scosso davanti al miracolo dell’ambulante di Manhattan che non sapeva d’essere vivo.

 La grande metropoli di New York, oltre ad essere una città abbandonata dagli uomini spaventati ed impazziti, dove i grattacieli sfiorano il cielo e le anatre camminano sugli argini del fiume Hudson: é una città meravigliosa.

Noi, non la conosciamo questa stupenda città, ma é come se avessimo vissuto da sempre. Conosciamo ogni angolo di Manhattan, con i suoi grattacieli, con allo sfondo la statua della Libertà: punto fermo di  migliaia di nostri connazionali, che prima di scendere a terra dalle navi, l’abbracciavano con lo sguardo, perché per loro significava il simbolo della  loro seconda Patria.

Alcune ore fermi in un aeroporto, non vuol dire di conoscere quella città, anche se é distante poche decine di chilometri. Puoi scrivere delle cartoline, ma non hai mai visto  i suoi monumenti, perché sei rimasto in quello spazio limitato, come se fosse l’anticamera del limbo. Sei fuori del mondo ed in attesa di continuare il tuo viaggio. Tutto questo é successo a noi alcuni anni fa. Eravamo nel territorio di New York, ma non abbiamo visto nulla di questa stupenda città. Conosciamo quasi tutta l'America dell’Ovest, tutti i suoi parchi, le sue bellezze naturali, come il Grand Canyon, La Monument Vally, Las Vegas, San Francisco e quasi tutta la California, ma non  abbiamo camminato lungo i viali di Manhattan, dove sorgono i meravigliosi grattaceli. Di questi grattaceli ne mancano due: le Torri Gemelle, al posto delle quali, oggi sorge la grande spianata del dolore e della sofferenza, che é stata denominata  il “Ground Zero”,che   presto diventerà, anzi lo é già diventato il memorial, il tempio dei caduti, e quindi il monumento nazionali della grande  Mela, con allo sfondo la statua della Libertà, che invita tutta l’umanità a meditare e pregare per i martiri delle Torri del Word Trade Center.

Goodbye Manhattan.