Dal Corriere della Sera

Scuola, se la riforma si arena sull’"onda anomala"

2007, INGORGO TRA I BANCHI

di GIOVANNI BELARDELLI

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Nei prossimi anni la scuola italiana rischia di essere colpita da un fenomeno del tutto peculiare, per definire il quale gli esperti del ministero della Pubblica Istruzione utilizzano addirittura il termine "onda anomala". Si tratta di questo. La riforma che partirà dall’anno scolastico 2001-02 non interesserà solo le prime due classi del ciclo di base, come generalmente si crede. Non è vero, cioè, che il resto degli studenti potrà completare gli studi seguendo tranquillamente il vecchio regime. Se si facesse così, infatti, avremmo una situazione del tutto particolare. Nel 2007 la leva dei tredicenni, finiti i sette anni della nuova scuola di base, si iscriverebbe al primo anno delle superiori. Ma al primo anno delle superiori si iscriverebbero contemporaneamente i quattordicenni, gli ultimi alunni ad avere frequentato il vecchio corso (elementari più medie), che durava otto anni. Due leve di studenti (la prima a completare il nuovo ciclo di base, l’ultima a completare le vecchie medie inferiori) si troverebbero affiancate e costrette ad iscriversi assieme alla prima classe delle superiori.
In questo modo in quell’anno il numero complessivo degli iscritti alla prima classe delle superiori raddoppierebbe. Secondo le stime ufficiali del ministero, ciò vorrebbe dire che nel 2007-08 il primo anno delle superiori verrebbe frequentato non da 550 mila, come sarebbe normale, ma da un milione e 100 mila studenti: è questa, appunto, l’"onda anomala". Il raddoppio delle presenze si trasferirebbe, l’anno successivo, alla seconda classe delle superiori e così via, finché nel 2011-12 l’"onda", dopo avere attraversato tutto il ciclo scolastico, finalmente svanirebbe all’orizzonte.
Questo è il quadro che il ministero ha comunicato al governo e al Parlamento, ricevendone l’invito a "frantumare l’onda" onde evitare gli enormi problemi edilizi e di personale (dunque anche di costi) che il passaggio dell’"onda anomala" sulle scuole italiane determinerebbe. Sennonché il rimedio che è stato escogitato sembra perfino peggiore del male.
La soluzione prevede infatti che, per quattro anni scolastici, il 25% degli alunni che stanno ultimando il vecchio ciclo elementare e medio faccia il salto di una classe: chi dalla terza elementare alla quinta, chi dalla quarta elementare alla prima media e così via. Chi desidera una descrizione dettagliata del meccanismo dei "salti" può trovarla in un articolo di Gianluigi Camera sul prossimo numero della Scuola italiana moderna (ed. La Scuola). In ogni caso, non è necessaria molta immaginazione per prevedere il caos che tutto ciò provocherebbe nella vita di centinaia di migliaia di studenti e nella struttura di classi che - tra arrivi e partenze - vedrebbero cambiare continuamente i propri componenti e dovrebbero rinunciare a qualunque parvenza di continuità didattica. Dato il generale sconvolgimento causato, nelle classi del vecchio ciclo, dalla "frantumazione", appare secondario che le famiglie possano anche non acconsentire al salto di classe.
Il fenomeno descritto interesserà - tra studenti e genitori - milioni di persone. Tanto più è singolare, perciò, che non abbia fin qui suscitato un’attenzione minimamente adeguata. Ciò conferma che quel che determina o meno l’inclusione di una questione nell’agenda pubblica, ciò che la rende ai nostri occhi meritevole di discussione o no, è strettamente connesso al fatto che quella questione prenda una curvatura ideologica, come è avvenuto ad esempio attorno al tema del finanziamento delle scuole private. Se questo non avviene, se ci si trova di fronte a un problema almeno all’apparenza tecnico (sia pure in grado di sconvolgere il curricolo scolastico di centinaia di migliaia di studenti), siamo tutti poco inclini a interessarcene. Peraltro, mi pare evidente che la formazione e l’eventuale frantumazione dell’"onda anomala" implica questioni non soltanto tecniche.
Appare sorprendente, infatti, che il ministro De Mauro, generalmente tutt’altro che restio a rilasciare dichiarazioni, non abbia ritenuto di doversi rivolgere all’opinione pubblica per renderla edotta dei rilevanti problemi pratici legati all’attuazione della riforma scolastica. E’ la conferma, purtroppo, del modo spesso frettoloso e superficiale con cui i problemi della scuola - si tratti degli aumenti per merito agli insegnanti (annunciati con la grancassa e mai introdotti), dei nuovi discutibilissimi programmi o di tante altre cose - sembrano essere da tempo affrontati.

Giovanni Belardelli

<Se le cose dovessero stare veramente così, ogni ulteriore commento risulterebbe superfluo!>

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