Chi è Giulia Merlino?

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 Nasce a Messina, la zattera dello stretto, il 7/9/1981. Giulia odia le biografie, con questa cercherà di fare del suo meglio... Fa teatro da anni ma dedica la maggior parte del suo tempo alla sua passione più grande: la filosofia (la studia da tre anni all'Università di Messina).
Scrive principalmente poesie ma, qualche volta, si è dedicata a monologhi e piccoli pseudoracconti. Suona la batteria da quando aveva 16 anni e adora viaggiare, sempre e comunque...   





 
> Il rapporto col proprio corpo
> Naufragio di un corpo


Francesca si guarda allo specchio e si accarezza il corpo. Lentamente. Tatto sulla mano di chi tocca, tatto sulla pelle di chi si fa toccare. Insieme. Dona e prende Francesca, tutto da sola. E non leva gli occhi dallo specchio. Si umilia e si gratifica. Pensa che il suo corpo è bello, Francesca. Pensa che è liscio, e morbido,e pallido. Ma stringe le dita,Francesca, e la pelle si strizza. Non è più liscia Francesca. Come invecchiare.
E continua il suo viaggio inesorabile. Si imbratta il trucco Francesca, il rossetto macchia anche le guance, e le labbra perdono forma, e gli occhi colano. Si scioglie il viso. Grottesca, colorata, gocciolante, non è più bella Francesca.
Poi scende senza voglia. La sua lentezza interrompe la danza per una pigra marcia. Marcia verso il suo ventre, Francesca. L'ombelico tradisce la sua trasgressione.
Ha una madre, Francesca. Vai a nanna, Francesca, che hai le occhiaie sotto gli occhi. Francesca senza ombelico sarebbe irreale. Sollevata dal mondo. Più che errante, sospesa. E Francesca non ha le ali, cadere la schiaccerebbe finalmente al suolo, come un'impronta. Francesca orma sulla terra.
Non vuole più il suo ombellico, allora, Francesca. Così non è più fango. Ma sotto le mani ancora tatto, e non può tirarsi indietro.
Ancora sotto, allora, c'è il sesso. Senza amore. Francesca si accarezza fino a sporcarsi.
Non è più vergine Francesca?
Doveva essere più delicata, Francesca, ma conoscere il proprio corpo, toccare se stessi, è dolore, e lei sta al gioco. Non è più candida Francesca, tutta macchiata da tavolozze di trucco e ferite. Vai a lavarti, Francesca,e poi vai a dormire, che hai le occhiaie sotto gli occhi.

 

> Non pianto
Deve essere grottesco vedermi da fuori
e guardare le mie lacrime
che non scendono
la mia è una strana perversione
o forse solo avidità
perchè potrei nutrirmi delle mie lacrime
conservate
facendone una scorta come se fossi un cammello
con la sua acqua da bere.
In realtà vorrei solo saper urlare

 

> L'ora cattiva

Questa è l'ora cattiva
quella delle maschere
che cadono
il buio illumina
più di un riflettore,
ed io mi addormento
per non dovermi
guardare nuda.

Neanche questa poesia
posso scrivere
senza fare una scelta
ma ho guardato troppo a lungo
il mare
guardalo,
neanche uno scoglio
mi ha dato la scusa
ed io so mentire
poi tolgo la carne alle
parole
ma io neanche mi graffio
ci vuole troppo fegato
per l'essenziale
de-cisione
no,odio i tagli
non lego i capelli,
che vadano dove li si porta
anche un cane
per condurmi
come i ciechi

 

>Confessione. Di notte
 

"Mi morirà questa notte?" (Ungaretti)

Stanotte
ho bisogno
di una confessione
solo
una confessione
perchè si
parla
così poco
con se stessi

invidio
quel matto
laggiù
forse non è
follia, la sua
solo coraggio


Solo una
confessione
allora
perché la mia
innocenza
è malizia
ed il mio candore
vanità
e
ti prego
la mia
paura
codardia
e la mia
forza
isteria.

Non voglio tenermi
nulla
mi dispiace
ed esagerare
esasperare
come le
maschere
nelle antiche
commedie
perchè la
vista
può essere
latente
quando c'è il rischio
di se stessi

 
 


 I limoni occhieggiano tra le foglie scure e luminose, come gocce di sole raggrumato, pendono come oro povero di una terra che si sfa nella luce. Ma i limoni, dalle crepe nella buccia spessa, spruzzano sul viso lo stupore dell'aspro, un colare nascosto che perfora chi li assaggia, brucia di gelo e resta. Raccogliendo le gocce aspre celebri del passato, vogliamo seguirne i solchi tracciati, stillando anche noi un succo quasi sempre scomodo e inatteso

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