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cover italiana n. 1 Questo manga è magnifico: sontuoso nelle ambientazioni, nelle esternazioni dei sentimenti e nelle esagerazioni anti-realistiche che ne permeano ogni passaggio. Un esempio perfetto di narrazione sopra-le-righe, eccessiva ed esagerata, romantica nel senso più retorico del termine… eppure così dannatamente coinvolgente! Non si tratta del solito shojo spezzacuore, ma di una vicenda piena di dolore e crudeltà ambientata in un imprecisato presente giapponese nel quale ardite architetture “moderne” contrastano con atteggiamenti feudali e dove la politically correctness se non è sconosciuta è comunque evitata come la peste. Una storia che qualsiasi
cover italiana n. 2
cover italiana n. 3 occidentale minimamente progressista troverebbe diseducativa, che farebbe tuonare un esercito di vere slepoy… Una storia bellissima, imperniata sull’ambizione, sul teatro e il dolore della recitazione. Un breve accenno alla trama: Maya Kitajima, povera quattordicenne orfana di padre, lavora con la madre (un “simpatico” personaggino da Telefono Azzurro!) in un ristorante specializzato nelle consegne a domicilio. Incantata da ogni forma di spettacolo –cinema, televisione, teatro- sogna di recitare, puntualmente stroncata dalla insensibile madre che non manca di rammentarle quanto a suo dire Maya sia priva di qualità e di ogni minimo
talento. Dopo una scommessa raccapricciante, Maya riesce finalmente ad assistere alla rappresentazione della Signora delle Camelie, che ha su di lei un effetto di coinvolgimento totale e devastante: la ragazza è in grado, incredibilmente, di recitare ogni singola battuta della commedia (pose e voci degli attori comprese) dopo quell’unica visione. 
Chigusa Tsukikage Durante un’improvvisata recita davanti ad alcuni amichetti, Maya attira l’attenzione di una misteriosa Signora-in-nero, la quale si rivelerà essere una ex Grande Attrice orrendamente sfigurata. Il suo nome è Chigusa Tsukikage ed è alla disperata ricerca dell’interprete perfetta per La Dea Scarlatta, leggendaria commedia che non viene rappresentata da oltre 30 anni e di cui ella è l’unica detentrice dei diritti di rappresentazione. Ma un’altra potente compagnia teatrale, la Ondine, è molto interessata all’acquisizione dei diritti della Dea Scarlatta… Da qui si dipanano gli avvenimenti che porteranno Maya a fuggire di casa per frequentare la scuola di recitazione della Tsukikage, una sorta di lager nel quale si fa ampio uso di punizioni corporali, castighi vietati dalla Convenzione di Ginevra, spossanti prove della durata anche di ventidue ore consecutive ecc. ecc.
Maya alla sua prima recita...
  Avvenimenti comunque appassionanti, anti-realistici e intrisi di una disperata volontà, di una passione violenta per la recitazione, intesa qui come unica meta di vita, annullamento del sé e dono divino, sogno supremo da conquistare a costo della sanità fisica e mentale. 
Non mancheranno amori contrastati, rivalità accanite, congiure, complotti e colpi di scena, così come in  ogni buon fuilleton che si rispetti. I volumetti de La Maschera di Vetro – Il Grande Sogno di Maya usciti a tutt’oggi per la Orion Edizioni (al di là della denominazione si tratta comunque della Star Comics), presentano le caratteristiche ideali per piacere sia agli appassionati del genere shojo, sia agli amanti del buon fumetto-fuilleton: la sceneggiatura e i dialoghi sono realizzati dall’autrice, Suzue Miuchi, con grande perizia e conoscenza del linguaggio fumettistico, senza abuso di didascalie, con una davvero ottima scansione temporale perfettamente comprensibile e coinvolgente (il trascorrere del 
tempo e la divisione delle vignette spesso costituiscono i “punti deboli” di molti manga, per lo meno agli occhi degli occidentali…); senza dimenticare il disegno, drammatico e potentemente simbolico, mai mieloso anche se giustamente debitore ai cliché del genere. 
A nostro giudizio la forza di questo manga sta principalmente nella storia e ancora di più  nella caratterizzazione dei personaggi: il loro essere perennemente esagerati, la fuoriuscita violenta delle emozioni di cui si fanno portatori, lungi dall’apparire parodistica o esclusivamente
stereotipata, “regge” perfettamente e fa sì che la sospensione dell’incredulità del lettore funzioni senza intoppi di sorta. Anzi, la lettura ne risulta piacevolissima e molto intensa, segno che Suzue Miuchi ha ben colto nel segno. In fondo è proprio questo che si chiede a un fumetto: una buona storia e personaggi che, pur nel loro essere solo figurine di carta, stimolino la nostra fantasia e la nostra immaginazione, ci sembrino –insomma- veri e vivi.

l'Autrice Suzue Miuchi, la cinquantunenne Autrice di Glass no Kamen, è molto amata in Giappone e in tutto il Sud-Est asiatico: i suoi manga vengono infatti tradotti in molte lingue. Debutta giovanissima, e La Maschera di Vetro – Il Grande Sogno di Maya è certamente la sua opera maggiore e più conosciuta nel mondo: le sue uscite si susseguono da ben vent’anni (!) e si vocifera che sia vicino alla conclusione. E’ difficile trovare in Giappone una ragazza che non conosca questo shojo; anzi, molte delle ragazze che cominciarono a seguirlo vent’anni fa sono tutt'ora,
autocaricatura di Suzue Miuchi
ormai donne, affezionate lettrici di quest’opera. Naturalmente ci auguriamo che la serializzazione italiana segua ritmi un po’ meno… biblici: l’italica pazienza non è infatti assolutamente paragonabile a quella nipponica! Suzue Miuchi continua tutt’ora a essere un’accanita divoratrice di manga: quand’era piccola nella sua famiglia leggere i manga era strettamente proibito in quanto questi ultimi venivano considerati cattive letture, tant’è vero che usava leggerli a noleggio (usanza un tempo diffusa in Giappone) e fuori casa. 
Stimolata da questo divieto l’autrice cominciò a creare da sé i propri manga e ben prima della fama poteva già contare, specialmente a scuola, su un nutrito seguito di fan. E’ interessante notare come molte attrici giapponesi abbiano confessato che la loro decisione di intraprendere la carriera recitativa è stata presa dopo aver letto Glass no Kamen, ed esserne rimaste incantate. L’autrice ha più volte dichiarato di essersi ispirata per la sua opera maggiore, al personaggio –realmente esistito- di Sankichi Sakata, il giocatore di scacchi del film giapponese “Ousho” : per lui il gioco è tutto, il centro del suo universo. Questo personaggio impressionò moltissimo la giovane Miuchi tanto che divenne la prima fonte d’ispirazione per Il Grande Sogno di Maya. Per ora, non si sa quando il manga avrà fine…
Orlando Furioso


alcune covers originali giapponesi
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Gennaio 2002